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Polemiche pretestuose ed evidenze

È evidente che i migranti non possono essere lasciati morire in mare. È evidente che se non si fermano a monte le partenze, attraverso controlli sulle coste africane, se non ci sono corridoi umanitari per chi ha diritto di rifugiarsi subito in Europa e se non c’è una battaglia comune contro i trafficanti di uomini, le partenze continueranno e i naufragi ed i morti anche.

È evidente che ogni Paese può aiutare economicamente delle Ong che si attivano per salvare persone che rischiano di morire in mare ma dovrebbe essere altrettanto evidente che le Ong finanziate da un Paese europeo devono garantire di portare i migranti in quello stesso Paese, via mare o via terra. Il trattato di Dublino era sbagliato prima ed è anacronistico da tempo, che la Germania, od altri, vi faccia ancora riferimento è un evidente pretesto per non adempiere ai suoi obblighi, o forse anche per ottenere di più dall’Europa.

È evidente che la politica europea non solo è in grave e colpevole ritardo ma che anche ora annaspa senza affrontare, alla radice, il problema immigrazione che ha due principali aspetti: come risolvere nell’immediato l’arrivo di decine di migliaia di persone e come affrontare per l’imminente, prossimo futuro la gestione di quello che è diventato un esodo biblico.

Dovrebbe essere evidente che ciascuno dei paesi europei deve accogliere un numero di immigrati in rapporto alla propria capacità territoriale e al numero dei suoi abitanti e che vi è la necessità di una politica economica per i Paesi africani che soffrono per la mancanza dei beni primari. Occorrono aiuti alle popolazioni che passano anche da investimenti per la produzione agricola e che per i profughi da paesi in guerra, oltre ai corridoi umanitari, occorrono centri di istruzione ed avviamento al lavoro, in caso contrario, se le persone, specie i giovani, non hanno l’istruzione necessaria e non conoscono le leggi e le regole europee parlare di integrazione è pura utopia.

Altrettanto evidente è che la guerra ai trafficanti di uomini non può essere fatta che in maniera dura, con il coinvolgimento di quegli stati dai quali partono i barconi e che sono noti per i lager nei quali la criminalità, con il silenzio compiacente o la complicità di molte autorità, sevizia, ricatta e sfrutta donne, uomini e bambini.

Ed è anche evidente che se un Paese come la Germania, che anche ora continua a ritenersi capofila in Europa, ha un Presidente della Repubblica che in Italia condivide la necessità di rivedere il trattato di Dublino ed una ministro che, dalla Germania, il giorno dopo lo smentisce è imminente il pericolo che la crisi immigrazione si tramuti in una crisi che mette a repentaglio il futuro dell’Europa e perciò di tutti noi.

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