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Gli hacker paralizzano piccole città degli Usa

Lake City e Riviera Beach, Florida e a Jackson County, Georgia hanno pagato rispettivamente 460mila, 600mila e 400mila dollari per sbloccare telefoni, e-mail e svariati altri servizi ai cittadini colpite, giorni scorsi, da quello che le autorità hanno definito «un attacco coordinato» da parte di hacker che hanno infettato e paralizzato i loro sistemi telematici. Una semplice mail, aperta fa un qualsiasi funzionario, le ha poste di fronte al dilemma se pagare per avere un codice che facesse ripartire tutto o non piegarsi al ricatto e restare paralizzate. Baltimora si è rifiutata di pagare i 76mila dollari richiesti ma ha dovuto spendere 5,3 milioni per ripartire, Atlanta ha speso addirittura 17 milioni per non cedere alla richiesta di 51mila dollari.

Il dipartimento per la sicurezza nazionale ha mandato una allerta invitando le municipalità di tutto il Paese a fare back up dei dati e tenerli offline. Interpellato dal New York Times, Allan Liska, analista della compagnia di cybersecurity Recorded Future, ha spiegato che gli obiettivi degli attacchi sono piccole città perché i loro sistemi informatici sono datati, meno protetti e non hanno soldi sufficienti a comprare sofisticati sistemi di cyberdifesa.

Secondo la conferenza dei sindaci degli Stati Uniti, almeno 170 comuni, province o agenzie statali sono state prese di mira dal 2013 a oggi. I ransomware esistono da anni, ma hanno cominciato a diffondersi in maniera più pervasiva, spiega il Washington Post, man mano che forme di pagamento online relativamente anonime si sono rese disponibili (per esempio criptovalute come i bitcoin). 

Secondo i funzionari dell’intelligence la maggior parte degli hacker sono originari dell’Europa orientale, dell’Iran e più raramente degli stessi Stati Uniti.

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