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Il Congresso mondiale degli uiguri chiede all’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani di intraprendere azioni concrete per fermare il genocidio

Il 1° settembre ricorre il primo anniversario dello storico rapporto sugli uiguri stilato dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR). Il rapporto conclude che le atrocità e le violazioni dei diritti umani in corso nel Turkistan orientale, in particolare la “detenzione arbitraria e discriminatoria” degli uiguri e di altri popoli turchi, nel contesto di altre restrizioni “potrebbero equivalere a crimini internazionali, in particolare crimini contro l’umanità”.

Ad oggi il rapporto offre la valutazione più definitiva dei problemi affrontati dagli uiguri e da altri popoli turchi. Nonostante le ampie raccomandazioni al governo cinese, non sono stati riconosciuti miglioramenti per affrontare la situazione, al contrario le misure repressive sono peggiorate.

“Un anno dopo questo rapporto innovativo, chiediamo una rinnovata azione da parte della comunità internazionale. La Cina ha continuato la sua violenta repressione nei confronti degli uiguri e degli altri popoli musulmani turcofoni e la recente visita di Xi Jinping nel Turkistan orientale dimostra che il PCC non ha intenzione di porre fine alle sue politiche repressive, ma piuttosto raddoppia il piano sistematico per cancellare gli uiguri”, ha affermato Il presidente del Congresso mondiale uiguro, Dolkun Isa.

Il Congresso mondiale uiguro chiede all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, di dare seguito alle raccomandazioni contenute nel rapporto del suo ufficio, di informare il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione attuale nel Turkistan orientale e di individuare un modo costruttivo per porre rimedio alle persistenti lamentele degli uiguri.

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