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La Cina a un’incollatura dall’Italia per siti patrimonio mondiale dell’Unesco

Chi pensa che la Cina significhi soltanto copie e contraffazione di prodotti e modelli altrui non sa cosa sia la Cina. Il Paese del Dragone è infatti il secondo Paese al mondo per numero di siti considerati Patrimonio Mondiale Unesco, dietro soltanto all’Italia (che vince di misura: 53 a 52, ma ha un territorio decisamente meno vasto), cioè di originalità assoluta. Tra le zone Unesco cinesi ci sono alcune delle risorse turistiche più famose come la Grande Muraglia, le Grotte di Mogao e il Palazzo Imperiale di Pechino. 34 siti sono riserve culturali e fra questi quello di Tusi è il più recente, entrato nella lista nel 2015. Tusi si riferisce ai capitribù che governavano i gruppi etnici non Han nella Cina sud occidentale nominati dal governo centrale, nel periodo tra il XIII sec. e la metà del XX sec. Tra i 100 resti Tusi, i tre più importanti sono: il sito Laosicheng nella Contea di Yongshun nello Hunan, il sito Hailongtun in Zunyi nella provincia di Guizhou, il sito Tangyacheng in Hubei.

Sono presenti inoltre nel territorio cinese dieci riserve naturali e quattro aree miste. La zona di Xinjiang Tianshan è stata inserita solo nel 2014 ed è l’ultima entrata fra le zone naturali. Questo territorio comprende una varietà incredibile di paesaggi per un totale di 606,8 ettari. Ne fanno parte la catena montuosa di Tianshan dell’Asia Centrale con picchi innevati e ghiacciai imponenti, foreste incontaminate e canyon rossi insieme al paesaggio desertico del Taklimakan, uno dei più grandi al mondo, noto per le forme delle dune e per le grandi tempeste di sabbia e polvere.

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