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L’importanza degli abbracci

In un recente libro, ‘La scienza degli abbracci’, il neuroscienziato Francesco Bruno e la biologa Sonia Canterini affrontano il tema della potenzialità degli affetti, dell’abbraccio come terapia. Analizzano cioè come gli abbracci creino stimoli affettivi di condivisione e vicinanza e aumentino i livelli di ossitocina, sostanza che si ripercuote in modo positivo sulla salute del sistema cardiovascolare. Gli abbracci allentano la tensione e le sostanze positive che mettono in circolo aiutano a combattere la mancanza di serenità e di sonno. Infatti l’ossitocina smorza l’agitazione del cuore. La tensione continua rompe l’equilibrio di neurotrasmettitori ed ormoni con le ovvie  conseguenze sulla psiche e sul fisico, dalla gastrite alla tachicardia, dall’ansia alla depressione, e lo stress cattivo si associa alla produzione di cortisolo che danneggia il sistema immunitario. 

La giornalista Eliana Liotta in un articolo ricorda un aneddoto raccontato da Piero Angela al quale un medico disse: «Ci sono persone che vengono da noi e non avrebbero bisogno di tre pillole al giorno ma di tre abbracci». Secondo gli scienziati l’abbraccio stimola nel cervello messaggeri chimici in grado di influenzare il nostro comportamento, l’ossitocina riduce lo stress, migliora il riconoscimento delle emozioni, rafforza i legami tra le persone, rende più empatici. Nella nostra epoca l’indifferenza e l’autoreferenzialità stanno creando gravi problemi in quanto contrastano e spesso annientano proprio l’empatia e questo rende sempre più difficili i rapporti tra le persone,  impedisce la capacità di confrontarsi in maniera anche decisa ma serena, senza utilizzare linguaggi o comportamenti fuori misura. La mancanza di empatia verso gli altri esseri umani in alcune occasioni, fortunatamente, porta ad avere maggiore attenzione verso gli animali. Se questo è un fatto certamente positivo, rimane però negativo che l’affetto che riusciamo magari a dimostrare al nostro cane o gatto non sappiamo dimostrarlo al nostro partner, ai nostri colleghi di lavoro e qualche volta purtroppo neppure ai nostri figli.

Il periodo dell’estate e dei giorni di vacanza dovrebbero darci il tempo e la voglia di tentare di nuovo a provare quei sentimenti e quelle manifestazioni di affetto che non solo stimolano, per il nostro e altrui benessere, l’ossitocina ma che ci possono anche aiutare a ritrovare l’empatia perduta.

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