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Anime in vendita anche a Bruxelles

Non abbiate paura di alzare la voce per l’onestà e la verità e la solidarietà contro l’ingiustizia e la menzogna e l’avidità. Se la gente di tutto il mondo avesse fatto questo, sarebbe cambiato il mondo.

William Faulkner

Due ladruncoli andarono a rubare uva in un vigneto. E siccome le uva stavano in alto e loro non potevano raggiungere i grappoli, pensarono bene di salire uno sulle spalle dell’altro. Ma non riuscirono a prendere niente, perché il proprietario con alcuni altri arrivarono e presero i due ladruncoli, portandoli davanti al giudice. Il giudice chiese loro cosa avessero da dire di fronte all’accusa del proprietario del vigneto. Uno di essi, quello che era salito sulle spalle dell’altro, giurò di non aver messo mai piede sul terreno del vigneto. L’altro, quello che portava l’amico sulle spalle, giurò di non aver mai toccato con le mani nemmeno un grappolo d’uva del vigneto. Tutti e due dicevano soltanto una parte della verità, cercando di apparire innocenti dietro giuramento, schivando però la vera verità. E cioè che erano entrati nel vigneto per rubare.

Purtroppo persone che, come i due ladruncoli, cercano di nascondere le vere verità con linguaggio sibillino e altri sotterfugi si trovano dappertutto. Anche nelle istituzioni importanti internazionali, quelle europee comprese, dove si elaborano dati, informazioni e realtà diverse, e dove si prendono delle decisioni. Decisioni delle quali potrebbero beneficiare meritevolmente delle comunità coinvolte, ma potrebbero creare ingiustamente anche non pochi problemi. Non di rado anche gravi. L’operato di alcuni alti funzionari e/o di certi “burocrati europei” potrebbe, perciò, danneggiare fortemente la causa stessa per cui i Padri Fondatori hanno deciso di costituire  l’Unione, con i Trattati di Roma del 25 marzo 1957. Purtroppo, parafrasando Amleto di Shakespeare, c’è del marcio anche a Bruxelles.

Negli ultimi anni anche in Albania si sono fatte sentire e pesare le conseguenze dell’operato, degli atteggiamenti e delle dichiarazioni pubbliche di alcuni alti rappresentanti diplomatici e/o delle istituzioni europee, soprattutto quelli della Commissione. L’ultima conseguenza, in ordine di tempo, riguarda il Teatro Nazionale. O meglio, riguarda lo scandalo clamoroso, reso pubblico dopo la decisione personale del primo ministro di distruggere il Teatro e costruire, in pienissimo centro di Tirana, un complesso di edifici in cemento armato. Una decisione che oltrepassa significativamente il Teatro stesso (Patto Sociale n.316; 319).

Il 5 luglio scorso, la maggioranza governativa ha approvato con solo i propri voti una legge speciale che prevedeva la distruzione del Teatro. Una legge palesemente anticostituzionale, clientelistica e che violava alcune convenzioni internazionali, ufficialmente riconosciute dall’Albania. La reazione è stata immediata. Il presidente della Repubblica, in seguito, non decretò quella legge speciale, specificando dettagliatamente anche il perché, comprese le violazioni della Costituzione e delle leggi in vigore.

A metà luglio un gruppo di deputati dell’opposizione albanese ha mandato una lettera alla Commissione europea, tramite la quale si denunciava lo scandalo e si elencavano, dettagliate, tutte le violazioni. Nello stesso periodo, una rappresentanza dell’Alleanza per la Difesa del Teatro ha incontrato la rappresentante dell’Unione europea a Tirana, informandola della realtà e consegnandole documenti che dimostravano l’abuso in corso. Lei ha promesso di informare la Commissione europea. Chi sa se l’ha fatto e se sì, come l’ha fatto. Perché bisogna sottolineare che le cattive lingue, da anni, l’hanno considerata come una portavoce del primo ministro. Pubblicamente lei è stata denunciata, a più riprese, documenti alla mano, per uno scandalo milionario che riguardava l’acquisto di una villa. Chissà se la verità, anche in questo caso, verrà a galla?!

In seguito alla lettera dei deputati dell’opposizone, ha reagito l’apposito ufficio della Commissione. Ma non rispondendo, però, ai diretti interessati. Tramite quindici domande, si chiedevano al governo albanese delle informazioni sulle procedure svolte. Focalizzandosi, così facendo, soltanto sulle violazioni riguardanti gli aspetti procedurali, ma trascurando altri importanti argomenti, a loro resi noti ufficialmente in modo dettagliato. Argomenti che riguardavano la violazione della Convenzione europea per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, approvata a Parigi il 17 ottobre 2003 e riconosciuta ufficialmente anche dall’Albania. Argomenti che riguardavano i principi fondamentali della Costituzione sull’identità e il patrimonio nazionale. Le domande dell’apposito ufficio della Commissione europea ignoravano anche gli argomenti molto importanti e a loro noti, che riguardavano la violazione dei principi costituzionali della decentralizzazione e dell’autonomia locale ecc.. Chissà perché?! Si sa però che una lettera, con le risposte a quelle domande, è stata consegnata direttamente dal primo ministro albanese al Commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di Vicinato, in visita a Tirana. Commissario che ultimamente e spesso, con le sue dichiarazioni pubbliche, ha appoggiato vistosamente il primo ministro, trascurando, altrettanto vistosamente, l’allarmante realtà albanese. Sono fatti pubblicamente noti ormai. Chissà cosa era stato scritto in quella lettera?!

Si sa però che circa due settimane fa, con una lettera, la responsabile della Sessione per l’Albania e la Bosnia Herzegovina presso la Direzione dell’Allargamento della Commissione europea, indirizzata al segretario generale del Consiglio dei Ministri albanese, faceva riferimento soltanto ad un argomento: la riapertura della gara, tramite degli emendamenti della sopracitata legge speciale. Come mai, nella risposta molto ambigua e sibillina, si chiedeva soltanto la riapertura della gara chiedendo emendamenti alla legge speciale e nient’altro?! Il resto è storia della scorsa settimana. Il parlamento, con soltanto i voti della maggioranza ha superato se stesso. Ha sì, approvato il decreto del presidente della Reppubblica, che rifiutava di firmare la legge speciale. E da quel momento, la legge doveva essere considerata nulla. Ma non per il primo ministro e per la sua castrata maggioranza. Perché su quella [inesistente ormai] legge hanno approvato alcuni emendamenti. Sbandierando fortemente soltanto il sopracitato “suggerimento europeo”. Questo è successo la scorsa settimana in Albania! Proprio come “consigliava” però, e chissà perché, la responsabile della Sessione per l’Albania e la Bosnia Herzegovina presso la Direzione dell’Allargamento della Commissione europea!

Chi scrive queste righe è convinto che la causa del Teatro è emblematica proprio perché va molto oltre il Teatro stesso. Coinvolgendo, forse, anche alcuni rappresentanti della Commissione europea. Quella causa è emblematica e importante perché dimostra, tra l’altro e soprattutto, anche l’ascesa di una nuova, ma altrettanto pericolosa dittatura. Egli da tempo ritiene che gli albanesi debbano finalmente capire che sono loro i veri padroni dell’Albania, delle loro sorti e del loro futuro. Ragion per cui debbano ripudiare tutti quelli che si permettono di assumere ruoli impropri e che, con il loro operato, creano e causano danni enormi. Molto peggio che i due ladruncoli della favola che giuravano mezze verità.

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