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In attesa della decisione del Consiglio europeo

È in ballo anche la casa tua, se brucia la casa del vicino

Orazio

Tra il 28 e il 29 giugno, durante il vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione europea, si deciderà, tra l’altro, anche sull’Albania. Il Consiglio europeo valuterà le raccomandazioni della Commissione europea, dell’aprile scorso, sull’apertura dei negoziati dell’Albania come Paese candidato all’adesione nell’Unione europea. Con ogni probabilità la decisione non sarà quella che sta cercando di avere il primo ministro albanese, costi quel che costi. Lui è consapevole che in gioco potrebbe esserci, questa volta, il suo futuro politico e non solo. Perciò è pronto a dare tutto e tutti per avere una decisione positiva dal Consiglio europeo. Ma le probabilità che questo accada sono tutt’altro che ottimistiche.

Si sapeva già delle opinioni critiche e refrattarie della Francia, dell’Olanda, della Danimarca e della Germania, ma durante la scorsa settimana si è passati dalle opinioni ai fatti compiuti.

Il Parlamento olandese, in grande maggioranza, ha votato il 21 giugno scorso contro l’apertura dei negoziati per l’Albania. La ragione di una simile decisione, è che “L’Albania non ha esaudito le cinque condizioni (poste da alcuni anni dalle istituzioni europee; n,d,a,)”. Inoltre, i rappresentanti olandesi sono convinti che “Non ci sono dati esatti sulla criminalità organizzata” e “Ci sono problemi con i dati della lotta contro la corruzione”. Il ministro degli Esteri olandese ha dichiarato per il quotidiano “De Telegraaf” di avere “serie preoccupazioni legate alla lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata”.

La Francia è tra i Paesi contrari all’apertura dei negoziati con l’Albania. Secondo autorevoli media internazionali, il presidente Macron è convinto che la questione dell’allargamento dell’Unione europea non debba essere per niente discusso prima delle elezioni europee del 2019. Oltre ai problemi creati dall’Albania e che preoccupano l’Olanda e altri Paesi europei, la Francia sta affrontando anche un flusso continuo di richiedenti asilo albanesi. Una realtà che non ha potuto cambiarla neanche il ministro francese degli Interni, con i suoi diretti interventi ufficiali.

Della stessa linea sembrerebbe essere anche la Germania. Ma, forse, con un’impostazione diversa. E cioè dell’appertura dei negoziati, ma con delle condizioni aumentate e senza una data precisa. Da fonti mediatiche e diplomatiche, risulterebbe che il Bundestag tedesco abbia deciso di imporrere all’Albania, oltre alle cinque ormai note condizioni, anche altre, divise in due fasi. E questa volta tutto sotto un severo controllo, non solo dalla Commissione europea, ma anche dalle stesse istituzioni tedesche. E quando il Bundestag sarà convinto che l’Albania abbia rispettato tutte le nuove condizioni poste, soltanto allora deciderà di proseguire con la verifica dell’adempimento delle altre cinque condizioni, per poi esprimersi sull’apertura dei negoziati. Questa decisione del Bundestag, con ogni probabilità e senza cambiamenti dell’ultima ora, verrà espressa dalla cancelliera Merkel durante il sopracitato Consiglio europeo. Un’inedita scelta, questa tedesca per l’Albania, mai addoperata per un altro Paese che aspirava ad aderire all’Unione europea.

Nel frattempo, domenica scorsa, il presidente della Commissione europea ha convocato a Bruxelles una riunione informale dei massimi rappresentanti, di soltanto 16, tra i 28 Paesi membri attuali dell’Unione. Il tema delle discussioni è stato quello dei profughi provenienti dalla Siria e da altri Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Le discussioni continueranno anche durante il vertice del Consiglio europeo, il 28 e il 29 giugno prossimo. Si tratta di una questione spinosa e che deve trovare, quanto prima, una soluzione convincente e di lunga durata. Soluzione che, ovviamente, dovrebbe tenere presente sia il rispetto dei diritti umani dei profughi che i diritti e gli obblighi prestabiliti dei Paesi membri dell’Unione sui profughi.

Da alcune settimane in Albania si sta parlando di un progetto per aprire dei campi profughi sul territorio. La reazione dell’opinione pubblica è stata immediata e refrattaria. All’inizio si era parlato di una richiesta fatta dal cancelliere austriaco al primo ministro albanese, durante un loro incontro ufficiale a Vienna. Poi, in seguito, si era detto che la stessa richiesta era stata fatta anche dalla Germania. Del progetto aveva parlato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Secondo la rivista tedesca “Der Spiegel” lui condivide e appoggia il progetto dell’apertura dei centri per i profughi in Albania. Per la rivista, l’Unione europea potrebbe fare in Albania quello che l’Australia ha fatto per i profughi nell’Isola Papua Nuova Guinea. Secondo “Der Spiegel”, un simile progetto potrebbe risolvere anche i forti contrasti tra la cancelliera Merkel e il suo ministro degli Interni. Contrasti che riguardano proprio i profughi.

Ma sembra che la verità sulla paternità della richiesta di aprire, sul territorio albanese, dei centri per i profughi, sia ben diversa. Lo ha rivelato, il 23 giugno scorso, un esponente del partiro della Merkel, durante un’intervista per l’agenzia tedesca “Deutsche Welle”. Secondo il deputato la proposta è stata fatta proprio dal governo albanese!

Durante tutto questo periodo in cui si sta parlando di questo progetto, il primo ministro albanese ha costantemente negato tutto. Lo ha fatto anche un giorno dopo la sopracitata notizia riportata dalla “Deutsche Welle”, considerandola una “Fake news”. Ma chi conosce il modo di agire del primo ministro, per il quale mentire è normalità, sa che la verità potrebbe essere proprio quella riportata della ”Deutsche Welle”. Non a caso, alcuni giorni fa, il sottosegretario albanese degli Interni ha dichiarato per la television tedesca ZDF, che “L’Albania ha delle capacità di accogliere fino a 600.000 profughi”. Da sottolineare che l’Albania ha meno di 3 milioni di abitanti! Perciò è ovvio che l’Albania non può raccogliere i rifugiati che non possono mantenere i Paesi dell’Unione europea. Per varie, ben note e fondate ragioni.

Nel frattempo l’Albania, da alcuni anni, è tra i primi Paesi per il numero dei richiedenti asilo nei Paesi europei. Lo sanno bene in Francia e altrove. Perciò l’Albania non potrà mai e poi mai dare, di punto in bianco, delle garanzie per gestire i profughi. Si tratta semplicemente di un altro, l’ennesimo, inganno del primo ministro con il solo scopo di mantenere il potere. Perciò attenzione! Come mai si può affidare all’Albania il compito di aprire e gestire i campi dei profughi? Ci sarebbero anche tante altre cose da analizzare, ma lo spazio non lo permette.

Comunque, chi scrive queste righe pensa che l’apertura dei campi profughi in Albania, in cambio di “qualche favore” per il primo ministro, in grosse difficoltà, possa danneggiare sia l’Albania, che gli stessi Paesi europei. L’Italia per prima. Perché, con ogni probabilità, i traffici dei clandestini riprenderanno di nuovo, e con più vigore, tra le coste albanesi e quelle italiane. Come accadeva venti anni fa. Perciò non trattare l’Albania come se fosse la pattumiera dell’Europa. Perché, come scriveva Orazio, è in ballo anche la casa tua, se brucia la casa del vicino.

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