Operato abominevole e dannoso
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati […] All’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Vangelo secondo Matteo; 23; 27-28
Il 26 giugno scorso, a Lussemburgo, i ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno deciso di non aprire i negoziati con l’Albania, come paese candidato all’adesione nell’Unione europea. La decisione è stata adottata dal Consiglio europeo a Bruxelles due giorni dopo.
Il 13 luglio scorso a Bruxelles, il Commissario per la Politica di Vicinato e i Negoziati per l’Allargamento Johannes Hahn, a fianco del primo ministro albanese, ha dichiarato che loro due erano convinti che la sopracitata decisione rappresentava “Un grande passo in avanti nel processo dell’integrazione dell’Albania” (Sic!). Il Commissario europeo lo ha ripetuto anche il 17 luglio a Tirana, sempre a fianco del primo ministo albanese. Riferendosi di nuovo alla decisione del 26 giugno, lui ha detto che “L’Albania ha appena ricevuto uno straordinario apprezzamento perché […] il consiglio degli affari generali dell’Unione europea ha apprezzato le riforme attuate in Albania”. Musica per le orecchie del primo ministro al suo fianco. Come se le avesse dette proprio lui quelle parole. E non erano passate neanche tre settimane da quando dagli uffici della Commissione, forse dal suo ufficio, veniva informato, via Twitter, della sopramenzionata decisione del 26 giugno 2018. E cioè che l’Albania “ha bisogno di ulteriore progresso con la riforma della giustizia, la lotta contro la corruzione [e] la criminalità organizzata” (Albania: Further progress on judicial reform, fight against corruption, organized crime needed.#EUenlargement #Enlargement). Mentre il documento ufficiale, pubblicato dopo il vertice dei ministri degli Esteri del 26 giungo, nei paragrafi 45-53 sull’Albania, si riferiava a ben altro (Patto Sociale n.318). Chissà dove ha visto il Commissario questo “grande passo in avanti nel processo di integrazione dell’Albania”. E chissà a quale “straordinario apprezzamento” lui si riferiva. Da sottolineare però, che a Tirana il Commissario ha evitato di incontrare i rappresentanti dell’opposizione. Contrariamente a quanto ha fatto poche ore prima in Macedonia. Avrà avuto le sue buone ragioni, visto che il motivo delle visite era lo stesso; il percorso europeo dei due paesi. Con le sue dichiarazioni, il Commissario per la Politica di Vicinato e i Negoziati per l’Allargamento ha semplicemente dato fiato a quanto è stato costretto a dire il primo ministro, suo malgrado e con tante sofferenze, dopo il 26 giugno. E cioè dopo quella decisione dei ministri delgi Esteri dell’Unione, che ha sgretolato tutte le sue “ottimistiche aspettative” sull’apertura dei negoziati.
Riferendosi alla vissuta realtà albanese e fino a prova contraria, tutto farebbe pensare ad una ben organizzata campagna propagandistica al sostegno del primo ministro. La stessa impressione hanno fatto anche le dichiarazioni del ministro tedesco per gli Affari europei Michael Roth, rilasciate a Tirana domenica scorsa. Socialdemocratico, cioè dello stesso raggruppamento politico come il primo ministro albanese, lui ha sottolineato tra l’altro, che era venuto a “congratularsi con l’Albania per i successi”. Per poi aggiungere che l’Albania è “sulla strada giusta verso l’adesione, dopo aver avuto dall’Unione europea una raccomandazione positiva”. Anche in questo caso, chissà dove ha visto “i successi” il ministro tedesco e chissà a quale “raccomandazione positiva” si riferiva. Perché basta ricordare a lui che da cinque, le condizioni poste all’Albania dai ministri degli Esteri a Lussemburgo, il 26 giungo scorso, sono diventate tredici e ben articolate e severe. E d’ora in poi non saranno soltanto le istituzioni europee a verificare l’adempimento rigoroso delle suddette condizioni, ma anche delle apposite strutture e i parlamenti dei singoli paesi europei (Patto Sociale n.318). Chissà perché!
I gravi problemi in Albania sono tanti e allarmanti. Tutti evidenziati anche nelle sopracitate nuove e ormai tredici condizioni. Problemi che riguardano la connivenza della criminalità organizzata con i massimi livelli della politica, la coltivazione e il traffico illecito di stupefacenti, la corruzione diffusa a tutti i livelli ecc. Ma basterebbe riferirsi soltanto a quanto sta accadendo con la riforma del sistema della giustizia in Albania, per capire quanto siano infondate le dichiarazioni “tutto rose e fiori” dei due sopramenzionati alti rappresentanti europei.
Sbandierata come un successo dal primo ministro e dalla sua ben oleata propaganda governativa e mediatica, la riforma, invece di generare un credibile e autorevole sistema di giustizia, indipendente dalla politica, purtroppo e innevitabilmente, da come è stata concepita e adottata, ha volutamente bloccato il sistema stesso. Attualmente in Albania non funziona più la Corte Costituzionale, mentre la Corte Suprema è al collasso (Patto Sociale n.314). Per non parlare poi, come testimoniato in più occasioni negli ultimi mesi, della ormai controllata Procura della Repubblica da parte del primo ministro. Controllo attuato con la nomina “partigiana” del procuratore generale provvisorio, in palese violazione della Costituzione della Repubblica e delle leggi in vigore. Proprio di quella Costituzione emendata e di quelle leggi approvate nell’ambito della riforma della giustizia. Spesso anche con il “supporto specializzato” dei rappresentanti dell’Unione europea e altri. Che adesso si nascondono, chissà dove, non assumendo le proprie responsabilità. Mentre il danno, anche da loro causato, è grave. Perché l’Albania ormai sta precipitando verso una nuova camuffata dittatura.
Purtroppo atteggiamenti e dichiarazioni simili a quelle del Commissario per la Politica di Vicinato e i Negoziati per l’Allargamento e del ministro tedesco per gli Affari europei non sono state le uniche negli ultimi anni. Basta pensare e riferirsi alle dichiarazioni pubbliche, sia a Bruxelles che a Tirana, dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini e, in alcuni occasioni, anche del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Il lettore de “Il Patto Sociale” è stato sempre e a tempo debito informato di tutto ciò.
Chi scrive queste righe si chiede se certi “europei” riescono a capire veramente la vissuta realtà albanese. Forse non lo capiscono, perché possono non essere informati adeguatamente. O perché possono essere intenzionalmente malinfortati. Comunque sia, la responsabilità è loro. Ma se lo capiscono, allora con il loro operato stanno sacrificando “la piccola Albania” per “determinati altri interessi”. Come è stato fatto anche prima, da un secolo a questa parte. E se così fosse, essi non devono più fare i giusti e gli onesti. Anche perché il loro operato non combacia con i principi dei Padri Fondatori dell’Unione europea. Mentre il danno pesa gravemente sull’Albania. Comunque sia, essi sono e rimangono responsabili, per quello che compete loro.
Ad ogni modo rimane sempre attuale l’ammonimento di San Matteo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati. All’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità”.