Lettere

L’orrore delle Foibe e l’impegno del Sen. Franco Servello per ricordarle

Nei giorni scorsi si è celebrato il giorno del Ricordo, ricorrenza istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Quegli eventi sono stati a lungo dimenticati tanto che per decenni non se ne è trovata traccia nei libri di scuola, né sono stati oggetto di approfondimenti e discussioni afferenti il recente e tragico passato italiano. Per anni i sopravvissuti a quella tragedia non hanno raccontato, molti sono morti senza avere giustizia e poter lasciare un testimonianza di quell’orrore al quale furono sottoposti da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA (una sezione apposita dei servizi segreti jugoslavi organizzata da Tito e Milovan Gilas), dell’esodo al quale furono costretti e del rifiuto ad essere accolti da molte città italiane.

Una tragedia caduta nell’oblio in un’Italia che, negli anni, pian piano, ha cercato di ricucire ferite (non sempre riuscendoci), di dare voce a chi per troppo tempo non aveva potuto parlare, un’Italia che ha saputo cambiare, crescere, ricostruire. Le foibe però no, sembravano appartenere ad altro tempo, altra storia, altri mondi. Eppure c’è stato chi, per decenni e con fatica, si è battuto affinché anche quei morti avessero giustizia e la storia concedesse loro lo spazio dovuto. Tra questi ci fu il Senatore Franco Servello del quale sua moglie, Donatella, ci ha inviato una testimonianza per ricordare quell’impegno, strenue, e che di seguito riportiamo.

“In occasione delle molte lodevoli manifestazioni realizzate per il ‘Giorno del Ricordo’, dedicato al calvario degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia e Venezia Giulia, mi è caro ricordare l’opera svolta in merito da mio marito Franco Servello, senatore della Repubblica, scomparso cinque anni or sono. Egli contribuì, in particolare, tramite molti incontri con la sorella Licia Cossetto, a portare all’attenzione del Parlamento e degli italiani la dolorosa storia di Norma Cossetto e il suo infame epilogo. Più volte, mio marito organizzò convegni e occasioni d’incontro e condivisione con la sorella, per ricordare alla cittadinanza le tristi e umilianti vicende vissute dai nostri concittadini istriani, giuliani e dalmati. Anni prima, molti dirigenti dell’allora MSI, triestini e nazionali, tra cui in primis Almirante, avevano più volte denunciato il silenzio colpevole dello Stato sulle foibe in tutte le piazze italiane”.

Donatella Albanese
vedova di Franco Servello

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