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In attesa di Giustizia: il guardasigilli della porta a fianco

La settimana scorsa ci siamo occupati della Maratona oratoria per la verità sulla prescrizione, iniziativa organizzata a Roma di fronte alla sede della Corte di Cassazione volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo argomento di grande attualità e fonte di contrasti all’interno della maggioranza a guida (si fa per dire…) del Paese. Chi avesse la pazienza di rileggere il pezzo, ritroverà le parole di un’avvocata che ha descritto la manifestazione come un momento per contrastare l’ignoranza di coloro che non sanno di cosa parlano, il pregiudizio di chi ha deciso prima di conoscere e l’ottusità di chi non vuole ascoltare.

Tra costoro si annovera uno dei fautori della riforma della prescrizione: il Ministro della Giustizia. Bonafede, trattando nuovamente l’argomento nel corso della puntata di Porta a Porta subito successiva al termine della Maratona è incappato in una clamorosa gaffe (così definita per bontà d’animo pre natalizia) o, meglio, in uno strafalcione inascoltabile. Il Guardasigilli, che nella precedente vita faceva l’avvocato, sostenendo con forza l’esigenza di evitare che i reati restino impuniti per decorso del tempo (oggi già lunghissimi), ha detto che – tra l’altro – il problema si pone quando non si riesce a dimostrare il dolo e quindi il reato diventa colposo con termini di prescrizione molto più bassi.

Orbene, secondo la lettera del codice penale ed in base all’elemento psicologico dell’autore, il delitto può essere di tre tipi: doloso quando è voluto come conseguenza del comportamento di chi ne è l’autore, preterintenzionale quando la conseguenza della condotta è più grave di quella voluta inizialmente dall’agente, colposo quando l’evento rimproverabile si verifica per negligenza, imprudenza o inosservanza di regolamenti, ordini discipline.

Il codice, poi, prevede tassativamente, le diverse ipotesi di delitto individuandole singolarmente: ve n’è una sola di preterintenzionale, la maggior parte sono dolosi e quando si è inteso prevedere la punibilità anche per colpa, il crimine è previsto autonomamente in quanto tale.

Dunque è assolutamente falso quello che ha osservato Sua Eccellenza e non lo è sulla scorta di cervellotiche e strampalate elucubrazioni dottrinarie o cavillosità avvocatesche ma in base ad un complesso normativo in vigore da circa novant’anni.

Vespa – che, pure, è laureato in giurisprudenza ed ha una moglie magistrato – abbozza alle parole del Ministro, non lo corregge né incalza, nessuno in studio è presente per un contraddittorio tecnico e ragionato in argomento che, se fosse avvenuto in occasione di un esame di profitto universitario di diritto penale avrebbe inesorabilmente condotto il candidato ad una valutazione largamente inferiore ai 15/30.

La gaffe, continuiamo bonariamente a chiamarla così, è diventata virale inducendo anche reazioni molto forti come quella dell’Ordine degli Avvocati di Palermo il quale, rilevato che le dichiarazioni di Bonafede sono del tutto errate dal punto di vista tecnico giuridico e ingenerano pericolosa confusione nell’opinione pubblica e che le regole processuali e sostanziali in ambito civile e penale siano basate sulla errata conoscenza degli istituti giuridici, ha chiesto espressamente le dimissioni del Ministro indirizzando la propria delibera ad organi di stampa, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Consiglio Nazionale Forense.

Non succederà nulla, purtroppo, così almeno è da temere; ma, lo abbiamo detto, è Natale e insieme agli auguri che – come curatore di questa rubrica – formulo a tutti i lettori, concludo con una sorta di preghiera: Signore, perdona a loro che non sanno quello che fanno (e che dicono). Dio salvi l’Italia dai Ministri preterintenzionali.

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