acqua

  • L’intelligenza artificiale prosciugherà le risorse di acqua

    Un’operazione elementare come l’invio di una e-mail comporta la produzione di anidride carbonica in misura variabile tra i 4 e i 50 grammi, a seconda della presenza di allegati, e l’arrivo dell’intelligenza artificiale lascia intravedere un forte incremento dell’inquinamento dovuto ad emissioni di apparecchiature tecnologiche.

    Qualcuno ha già pronosticato che nel 2040 le emissioni prodotte dall’utilizzo di tecnologie  saranno il 14% del totale, però intanto si registra che nel solo mese di gennaio del 2023 OpenAI, la società di ChatGpt, ha utilizzato un’energia equivalente al consumo di un intero anno di oltre 170.000 famiglie danesi, mentre l’addestramento del Gpt3, il modello su cui si basa ChatGPT, avrebbe generato circa 500 tonnellate di carbonio (l’equivalente di un viaggio in auto fino alla luna e ritorno) e consumato 700.000 litri di acqua dolce, un quantitativo sufficiente a realizzare 370 auto Bmw o 320 Tesla.

    Lo scambio di conversazioni di un utente medio con ChatGpt equivale al consumo di una bottiglia di acqua e i ricercatori si aspettano che i consumi idrici aumenteranno ulteriormente con i modelli più recenti, come Gpt-4, che si basano su un insieme e una elaborazione più ampia di dati rispetto ai software predecessori.
    Nel frattempo i data center di Google negli Stati Uniti hanno bevuto 12,7 miliardi di litri di acqua dolce nel 2021, di cui circa il 90% potabile.

  • La Namibia è ormai quasi priva di acqua

    In Namibia si ricicla l’acqua usata per lavarsi per annaffiare le piante, perché pochi Paesi più di quello a Nord-ovest del Sud Africa soffrono maggiormente la siccità, grande quasi il triplo dell’Italia, abitato da una popolazione di 2,7 milioni di abitanti (è la seconda nazione al mondo per densità, dopo la Mongolia). Non c’è (ancora, forse), la Namibia vede un costante aumento della temperatura: da qui al 2040 il termometro salirà in media di 2,7° e le piogge già scarse, invece, diminuiranno ancora del 7%, con periodi di siccità sempre più frequenti e, di contro, sempre più inondazioni man mano che cambiano i modelli delle precipitazioni.

    La grande siccità del 2018-2019 ha provocato un crollo dei due terzi della produzione agricola e alla strage di 60mila bovini (di cui la Namibia è fra i primi allevatori del Continente e che conta per il 70% del settore agroalimentare interno) mentre l’impennata dei prezzi lasciava un terzo della popolazione senza alimentazione.

    Come riporta il Corsera, Thinus Pretorius, presidente dell’Organizzazione dei produttori di bestiame, non ci gira intorno: «La situazione è disastrosa, anche se ora pioverà un altro po’, la stagione è finita. Alcune zone non si sono neppure accorti che c’è stata». «Gli effetti del cambiamento climatico qui sono evidenti», aggiunge Erastus Ngaruka, consigliere tecnico dell’Agricultural Bank of Namibia. «Le piogge sono ormai diventate irregolari, e gli eventi associati – come le epidemie di malattie e parassiti o le inondazioni – sempre più comuni. Ogni stagione può presentare condizioni diversamente negative sulla produzione agricola, e gli allevatori devono imparare dall’esperienza per garantire che i loro animali sopravvivano fino all’anno successivo».

    La siccità colpisce anche i parchi nazionali, come l’Etosha (è grande come la Svizzera) e chi vive del turismo che la natura genera – una voce importante dell’economia locale – è preoccupato. A Solitaire, un paesino vicino al Parco del Namib, su una lavagnetta vicino alla pompa di benzina, il titolare della stazione di servizio ha scritto con il gessetto le precipitazioni in millimetri dal 2009: 160 un paio di stagioni fa, 45 quella successiva, 206 nell’ultima. Il ministro dell’Ambiente Pohamba Shifeta ha anche fatto i conti della serva: «Da qui al 2030 per combattere la crisi climatica, a cui siamo i più vulnerabili, servono 15 miliardi di euro». Non pochi, per il 90% arriverebbero dall’estero. Ma l’elenco delle 36 priorità – Shifeta ha rivendicato interventi dal 1992 – è già pronto.

  • Alert di A2a: per l’emergenza idrica servono 48 miliardi in 10 anni

    All’Italia serve un pacchetto d’investimenti da 48 miliardi in dieci anni per superare l’emergenza idrica, recuperare acqua per le esigenze di famiglie, agricoltura, industria e idroelettrico. “Il 2022 è stato un anno orribile, con la minore quantità d’acqua degli ultimi 60 anni. Ed è un trend che continua”. A lanciare l’allarme è l’amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini, alla luce dei dati che emergono da uno studio realizzato con The European House-Ambrosetti e presentato durante il Forum di Cernobbio.

    La siccità record del 2022 ha ridotto la disponibilità di risorsa idrica naturale di 36 miliardi di metri cubi (-31% sul 2021), un volume comparabile a 60 volte il Lago Trasimeno. Di questi, 7,1 miliardi di metri cubi sono di acqua consumabile (-34%), pari al consumo di 14 milioni di cittadini. La siccità ha inoltre ridotto la produzione idroelettrica a un valore che non si vedeva dal 1954 (30,3 TWh rispetto alla media del decennio 2012-2021 di 48,4 TWh), ma con una potenza installata di 3 volte inferiore a quella attuale.

    I dati mostrano che siamo “vicini a un punto di non ritorno” per una risorsa che contribuisce al 18% del Pil Italiano, pari a 320 miliardi di euro l’anno, e senza la quale “non c’è futuro”. Ma in futuro, avverte Mazzoncini, “avremo sempre meno acqua” perché  “i cambiamenti climatici, gli sprechi e una gestione poco oculata hanno messo a rischio questa risorsa, come denunciato anche dall’Onu”. E se il 2022 ha visto picchi di anomalie termiche e una crescita della frequenza di eventi estremi, dalle piogge intense agli allagamenti, nella prima metà del 2023 gli eventi idrici estremi sono più che raddoppiati.

    In questo scenario, è necessaria “un’azione congiunta tra istituzioni, industria e cittadini” mettendo in campo investimenti sia sul ciclo idrico che sull’idroelettrico. In particolare, bisogna destinare risorse alle infrastrutture, agli acquedotti, per ridurre le perdite di acqua nella distribuzione, visto che oggi “l’Italia è il quarto paese europeo per perdite idriche: il 41,2% contro una media del 25%”, spiega il ceo, sottolineando che “dobbiamo scendere a una quota intorno al 20%”. Questo è possibile e, dal canto suo, A2a investirà quel che serve per salvaguardare questa risorsa. “Abbiamo un piano al 2030 che prevede 16 miliardi di investimenti, che non potranno essere tutti sull’acqua, ma penso che potremo investire 1 miliardo sull’idroelettrico e uno o anche di più sull’idrico”, assicura il numero dell’utility lombarda.

  • Le priorità dell’Italia

    La manovra finanziaria non è ancora nota nel testo definitivo ma da tempo infuriano polemiche su bozze più o meno veritiere o inventate.

    Si spera che tutti siano consapevoli delle difficoltà che il governo deve affrontare per dare aiuti a chi ne ha più bisogno e per risolvere problemi complessi, in una situazione di emergenza mondiale per l’intensificarsi dei conflitti, per l’inflazione ancora troppo alta, per l’aumento dei tassi e per l’oggettiva presenza di poche risorse disponibili.

    In molti ritengono, noi compresi, che in questa situazione le opposizioni dovrebbero mostrare maggiore capacità di confrontarsi sui problemi reali invece di affidarsi alle solite sterili dichiarazioni  per dire sempre no a tutto.

    La mancanza di una opposizione capace, senza pregiudizi a priori e in grado di offrire proposte ragionevoli e realizzabili, rende il Paese più povero, rende la completezza della democrazia più a rischio, nega agli italiani un oggettivo diritto di scelta per le competizioni elettorali, come si vede dal continuo aumento dell’assenteismo.

    Sul problema assenteismo pesa anche il rifiuto che i cittadini hanno per leggi elettorali che li hanno privati del loro diritto di scegliere le persone che devono rappresentarli mentre le liste bloccate danno ai leader di partito il potere di decidere chi dovrà essere eletto, spesso mettendo in lista persone  a loro “obbedienti” anche se meno qualificate.

    Non è certo il momento, esaminata con lucidità e consapevolezza la situazione nel suo complesso, di pensare al ponte sullo Stretto mentre rimane incomprensibile, quando si parla di aiuti alla famiglia, alle donne ed alla natalità, il ventilato aumento dell’IVA  sui pannolini.

    Una volta in più ricordiamo, al governo ed alle opposizioni, che le priorità dell’Italia sono, oltre ovviamente dare sicurezza alle categorie svantaggiate ed alle imprese come fonte di lavoro, risolvere tutti i problemi legati alle calamità naturali già avvenute, la messa in sicurezza del territorio, per cercare di prevenire il più possibile altre tragedia, eliminare le pericolosità di strutture pubbliche, partendo dai cavalcavia, dai ponti e dalle scuole,ristrutturare la  rete idrica nazionale che, perdendo gran parte dell’acqua potabile, procura un danno irreversibile.

  • In arrivo dall’UE 109,9 milioni di euro all’italiana Sorical

    La Commissione europea ha approvato una misura del valore di 109,9 milioni di € per fornire un urgente sostegno di liquidità a Sorical S.p.A., società interamente controllata dalla Regione Calabria e incaricata della concessione per la fornitura di servizi di acqua potabile e di acque reflue nella regione. Sorical è l’unico fornitore regionale di servizi idrici integrati e sta attraversando difficoltà finanziarie.

    L’obiettivo della misura è fornire a Sorical le risorse necessarie per far fronte al fabbisogno urgente e immediato di liquidità fino alla fine del 2023. Sorical fornisce un servizio essenziale di interesse economico generale nella regione Calabria, che non può essere fornito a breve termine da un altro concessionario. L’aiuto per il salvataggio assumerà la forma di un prestito. L’Italia si è impegnata a presentare entro sei mesi un piano di ristrutturazione dell’impresa al fine di renderla redditizia a lungo termine.

  • Miglior efficienza della rete idrica per una maggior varietà di frutta e verdura italiana

    Con la risoluzione 64/292 l’Onu ha affermato: «Il diritto all’acqua potabile e sicura e ai servizi igienico-sanitari quale diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani». L’Italia tuttavia ha un sistema di distribuzione che non agevola certo questo diritto, il 60% della rete ha oltre 30 anni, tanto che col Pnrr sono stati stanziati circa 4,3 miliardi per rimetterla in sesto.

    Intanto l’agricoltura soffre: l’anno scorso la produzione di grano duro nel Belpaese è arretrata del 7,4% rispetto al 2021 e quella di grano tenero del 9%, mentre per il pomodoro il calo è stato dell’11%. Al terzo posto dietro Grecia e Malta per produzioni agricole che necessitano di acqua, la filiera agricola italiana ha perso oltre 6 miliardi, l’anno scorso, per la diminuita produzione legata ai problemi di approvvigionamento idrico. Il Po, principale fonte idrica del Paese, è sempre più in sofferenza ed anche le opere rese possibili dagli stanziamenti del Pnrr stanno procedendo ad un ritmo che non è quello delle necessità dei produttori. La via dell’efficientamento è già stata intrapresa, come pure quella della selezione delle specie da coltivare in funzione della disponibilità di acqua che si ha, ma chiaramente non tutte le specie vegetali possono essere coltivate con bassi consumi idrici e la varietà dell’offerta di prodotti agricoli passa necessariamente per la disponibilità di acqua anche per le coltivazioni che comportano una più forte idratazione.

  • Somalia water crisis ‘far from over’ – Unicef

    The Somalia water crisis is “far from over” and tens of thousands more people are projected to die from drought there, Victor Chinyama from Unicef told the BBC’s Newsday radio programme.

    A new report from Somalia’s government and the UN has found that 43,000 people in Somalia probably died from the drought last year – half of them children.

    It is estimated that from January to June of this year a further 25,000 people could die, Mr Chinyama said.

    However, there was still time to save lives, he said, recommending that aid agencies “continue to provide safe water to communities that are stressed”.

    He said more needs to be done to help Somali families grow their own food, as well as provide stronger healthcare, education and protection for children.

  • L’acqua non macina più consenso

    La democrazia rappresenta la migliore forma istituzionale garante delle libertà e vicina alle aspettative dei propri cittadini. Sicuramente nella sua forma diretta, come quella adottata in Svizzera, pur comportando un impegno elettivo quasi settimanale al quale vengono chiamati gli elettori per esprimersi sui quesiti posti, rappresenta la sua migliore declinazione in quanto priva di alcuna delega e quindi interposizione.

    Nel nostro Paese si è optato per una democrazia rappresentativa e quindi delegata ai rappresentanti candidati dai partiti al parlamento che operano in ragione di mandato elettorale finalizzato a generare lo sviluppo economico, politico e sociale per il nostro Paese.

    Entrambe queste due forme di democrazia rispetto ad una tecnocrazia o, peggio, ad una dittatura hanno bisogno di una legittimità istituzionale espressa attraverso il consenso elettorale ai più diversi livelli istituzionali.

    La moltiplicazione degli appuntamenti elettorali, tuttavia, tende a bloccare questo virtuoso meccanismo in quanto impedisce alla stessa classe politica di investire in programmi ed investimenti infrastrutturali i cui risultati si rendessero palesi solo nel medio e lungo termine.

    Il risultato anche positivo di una lungimiranza politica diventa quindi capitalizzabile solo ben oltre il prossimo appuntamento elettorale. In questo modo ogni forza politica si adopera con un orizzonte dell’immediatezza per ottenere il massimo consenso già dall’imminente appuntamento elettorale, in quanto anche un riconoscimento “postumo” della propria corretta visione strategica nel medio lungo termine potrebbe portare comunque alla scomparsa della stessa forza politica.

    Quindi, in termini politici, ma soprattutto elettorali ecco perché ad ogni alluvione si assiste alla solita commedia relativa alla necessità di investire in bacini di deflusso necessari a contenere le esondazioni. Viceversa, ad ogni siccità gli stessi attori replicano il medesimo copione dei bacini idrici dell’acqua per ovviare alla carenza del bene prezioso: l’oro blu appunto.

    Fino all’ennesimo verificarsi di questi due eventi catastrofici, nessuna forza politica, ma anche istituzionale, sembra preoccuparsi di come la rete elettrica italiana perda il 40% dell’acqua all’interno degli acquedotti italiani.

    Una situazione insostenibile specialmente in un periodo di scarse precipitazioni che dovrebbe spingere tutte le forze politiche di ogni livello istituzionale ad adottare un articolato intervento strategico ed un piano di investimento finalizzato alla riduzione se non addirittura ad un annullamento di queste dispersioni di un bene sempre più prezioso come l’acqua.

    Tuttavia le incombenze elettorali spingono tutti i partiti da una parte a prediligere scelte di breve respiro ma in grado di ottenere un riscontro elettorale immediato in quanto l’obiettivo principale rimane quello di essere rieletti e successivamente rimanere in carica fino alle prossime elezioni immediatamente successive.

    Di conseguenza in questo contesto ogni piano di investimento a medio e lungo termine viene relegato in una posizione marginale a favore di un piano di marketing elettorale che consenta dei riscontri immediati in termini di consenso.

    Così non è difficile immaginare come gli investimenti necessari tesi a riammodernare la rete idrica italiana non trovino alcuna priorità all’interno della strategia di una classe politica la quale ha come propria principale priorità quella della propria rielezione.

    Solo attraverso una sostanziale riforma del sistema elettorale e soprattutto una sua precisa scadenza che sappia racchiudere in poche date i principali gli appuntamenti si potrebbe individuare l’unica soluzione per dare a questo Paese una classe politica in grado di adottare programmi e progetti di ampio respiro come quello dell’ormai improcrastinabile ammodernamento della rete idrica.

    Non pressati dai molteplici appuntamenti elettorali potrebbero concentrarsi sul raggiungimento del bene comune e la corretta gestione di uno dei massimi patrimoni.

  • Direttiva Ue contro gli sprechi d’acqua potabile

    Gli europei possono beneficiare di un migliore accesso all’acqua potabile di rubinetto e di una maggiore sicurezza della stessa, grazie all’entrata in vigore delle prescrizioni previste dalla direttiva riveduta sull’acqua potabile. Le nuove regole sono le più rigorose al mondo in materia di acqua potabile, in linea con l’obiettivo “inquinamento zero” annunciato nel Green Deal europeo. Le nuove norme rispondono anche alla prima iniziativa di successo dei cittadini europei, “Right2Water”, che ha raccolto 1,6 milioni di firme a sostegno del miglioramento dell’accesso all’acqua potabile sicura per tutti gli europei.

    Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: «Da oggi gli europei possono essere certi dell’elevatissima qualità dell’acqua che bevono. Stiamo affrontando il problema delle sostanze chimiche pericolose e delle microplastiche che finiscono nell’acqua potabile, rendendola sicura per noi e per l’ambiente. Mi auguro che, con una maggiore fiducia nell’acqua di rubinetto, i cittadini possano anche contribuire a ridurre i rifiuti di plastica derivanti dall’acqua in bottiglia e i rifiuti marini».

    Per garantire l’elevata qualità dell’acqua potabile, la direttiva comprende norme di sicurezza aggiornate, introduce una metodologia per individuare e gestire i rischi di qualità nell’intera catena di approvvigionamento idrico, stabilisce un elenco delle sostanze emergenti da tenere sotto controllo, come le microplastiche, gli interferenti endocrini e nuovi tipi di sostanze chimiche da monitorare, e introduce disposizioni di conformità per i prodotti da utilizzare a contatto con l’acqua potabile.

    La nuova direttiva affronta il problema delle perdite idriche, in quanto nell’Ue attualmente durante la distribuzione si perde in media il 23% delle acque trattate. Gli Stati membri hanno inoltre l’obbligo di migliorare e mantenere l’accesso all’acqua potabile per tutti, e in particolare per i gruppi vulnerabili ed emarginati. In Italia, come più volte segnalato sulle colonne di questa testata, la perdita di acqua potabile degli acquedotti è particolarmente grave: l’idea che la rete idrica sia un bene comune, sposata dagli italiani nel referendum del 2011, e che sia affidarne la gestione ai privati fosse solo un favore alla speculazione ha lasciato tuttora aperte falle pari a perdite del 45% dell’acqua potabile veicolata dalle condotte.

  • Non è più il tempo di parole al vento

    Come tutti sanno il corpo umano può anche sopravvivere giorni senza mangiare ma senza bere muore.

    Il problema della mancanza d’acqua è stata la tragedia che tanti popoli hanno subito nei paesi più aridi ed oggi, con il cambiamento climatico, è diventato un grave problema per tutti.

    La siccità impedisce di coltivare la terra e perciò di produrre cibo, dell’acqua hanno bisogno le piante come gli animali, la siccità, la mancanza d’acqua, blocca gran parte della produzione idroelettrica e impedisce il raffreddamento della centrali nucleari che devono essere spente, come è successo in Francia questa estate.

    La mancanza d’acqua è il principale pericolo per la vita del pianeta.

    Un altro pericolo incombe: quello delle forti piogge su terreni inariditi dalla siccità e perciò non in grado di assorbire l’acqua che così si incanala in torrenti e fiumi che tracimano, esondano, allagano, distruggono anche perché non sorvegliati e con i letti non puliti da anni.

    Se a tutto questo aggiungiamo il dissesto idrogeologico di molte aree del pianeta comprendiamo bene come, di fronte ai cataclismi che gli scienziati prevedono sulla scorta di quelli già avvenuti, nessuno possa più tollerare l’incuria e l’indifferenza o la sprovvedutezza di chi, rappresentando le istituzioni, dovrebbe intervenire per mettere il più possibile in sicurezza il territorio.

    La mancanza d’acqua, secondo un rapporto internazionale, ha portato, negli ultimi decenni perdite per 120 milioni di dollari e tre quarti della popolazione mondiale, nei prossimi anni, sarà colpita dalla siccità e dovrà cercare rifugio in altri luoghi.

    Il rischio desertificazione di sempre più vaste aree del pianeta va di pari passo con catastrofi e alluvioni come quelle che hanno recentemente sconvolto il Pakistan.

    In Italia la nuova tragedia con morti, dispersi, feriti e la distruzione di ponti, strade, case, attività economiche distrutti da una spaventosa inondazione di acqua e fango speriamo ricordi alla classe politica che non è più il tempo di parole al vento.

    Se il gas è una priorità altrettanto lo sono la riqualificazione della rete idrica, perché stiamo buttando via l’acqua da decenni, e la bonifica del territorio partendo dai letti dei fiumi e dallo stop alla cementificazione ed al consumo di suolo.

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