acqua

  • Miglior efficienza della rete idrica per una maggior varietà di frutta e verdura italiana

    Con la risoluzione 64/292 l’Onu ha affermato: «Il diritto all’acqua potabile e sicura e ai servizi igienico-sanitari quale diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani». L’Italia tuttavia ha un sistema di distribuzione che non agevola certo questo diritto, il 60% della rete ha oltre 30 anni, tanto che col Pnrr sono stati stanziati circa 4,3 miliardi per rimetterla in sesto.

    Intanto l’agricoltura soffre: l’anno scorso la produzione di grano duro nel Belpaese è arretrata del 7,4% rispetto al 2021 e quella di grano tenero del 9%, mentre per il pomodoro il calo è stato dell’11%. Al terzo posto dietro Grecia e Malta per produzioni agricole che necessitano di acqua, la filiera agricola italiana ha perso oltre 6 miliardi, l’anno scorso, per la diminuita produzione legata ai problemi di approvvigionamento idrico. Il Po, principale fonte idrica del Paese, è sempre più in sofferenza ed anche le opere rese possibili dagli stanziamenti del Pnrr stanno procedendo ad un ritmo che non è quello delle necessità dei produttori. La via dell’efficientamento è già stata intrapresa, come pure quella della selezione delle specie da coltivare in funzione della disponibilità di acqua che si ha, ma chiaramente non tutte le specie vegetali possono essere coltivate con bassi consumi idrici e la varietà dell’offerta di prodotti agricoli passa necessariamente per la disponibilità di acqua anche per le coltivazioni che comportano una più forte idratazione.

  • Somalia water crisis ‘far from over’ – Unicef

    The Somalia water crisis is “far from over” and tens of thousands more people are projected to die from drought there, Victor Chinyama from Unicef told the BBC’s Newsday radio programme.

    A new report from Somalia’s government and the UN has found that 43,000 people in Somalia probably died from the drought last year – half of them children.

    It is estimated that from January to June of this year a further 25,000 people could die, Mr Chinyama said.

    However, there was still time to save lives, he said, recommending that aid agencies “continue to provide safe water to communities that are stressed”.

    He said more needs to be done to help Somali families grow their own food, as well as provide stronger healthcare, education and protection for children.

  • L’acqua non macina più consenso

    La democrazia rappresenta la migliore forma istituzionale garante delle libertà e vicina alle aspettative dei propri cittadini. Sicuramente nella sua forma diretta, come quella adottata in Svizzera, pur comportando un impegno elettivo quasi settimanale al quale vengono chiamati gli elettori per esprimersi sui quesiti posti, rappresenta la sua migliore declinazione in quanto priva di alcuna delega e quindi interposizione.

    Nel nostro Paese si è optato per una democrazia rappresentativa e quindi delegata ai rappresentanti candidati dai partiti al parlamento che operano in ragione di mandato elettorale finalizzato a generare lo sviluppo economico, politico e sociale per il nostro Paese.

    Entrambe queste due forme di democrazia rispetto ad una tecnocrazia o, peggio, ad una dittatura hanno bisogno di una legittimità istituzionale espressa attraverso il consenso elettorale ai più diversi livelli istituzionali.

    La moltiplicazione degli appuntamenti elettorali, tuttavia, tende a bloccare questo virtuoso meccanismo in quanto impedisce alla stessa classe politica di investire in programmi ed investimenti infrastrutturali i cui risultati si rendessero palesi solo nel medio e lungo termine.

    Il risultato anche positivo di una lungimiranza politica diventa quindi capitalizzabile solo ben oltre il prossimo appuntamento elettorale. In questo modo ogni forza politica si adopera con un orizzonte dell’immediatezza per ottenere il massimo consenso già dall’imminente appuntamento elettorale, in quanto anche un riconoscimento “postumo” della propria corretta visione strategica nel medio lungo termine potrebbe portare comunque alla scomparsa della stessa forza politica.

    Quindi, in termini politici, ma soprattutto elettorali ecco perché ad ogni alluvione si assiste alla solita commedia relativa alla necessità di investire in bacini di deflusso necessari a contenere le esondazioni. Viceversa, ad ogni siccità gli stessi attori replicano il medesimo copione dei bacini idrici dell’acqua per ovviare alla carenza del bene prezioso: l’oro blu appunto.

    Fino all’ennesimo verificarsi di questi due eventi catastrofici, nessuna forza politica, ma anche istituzionale, sembra preoccuparsi di come la rete elettrica italiana perda il 40% dell’acqua all’interno degli acquedotti italiani.

    Una situazione insostenibile specialmente in un periodo di scarse precipitazioni che dovrebbe spingere tutte le forze politiche di ogni livello istituzionale ad adottare un articolato intervento strategico ed un piano di investimento finalizzato alla riduzione se non addirittura ad un annullamento di queste dispersioni di un bene sempre più prezioso come l’acqua.

    Tuttavia le incombenze elettorali spingono tutti i partiti da una parte a prediligere scelte di breve respiro ma in grado di ottenere un riscontro elettorale immediato in quanto l’obiettivo principale rimane quello di essere rieletti e successivamente rimanere in carica fino alle prossime elezioni immediatamente successive.

    Di conseguenza in questo contesto ogni piano di investimento a medio e lungo termine viene relegato in una posizione marginale a favore di un piano di marketing elettorale che consenta dei riscontri immediati in termini di consenso.

    Così non è difficile immaginare come gli investimenti necessari tesi a riammodernare la rete idrica italiana non trovino alcuna priorità all’interno della strategia di una classe politica la quale ha come propria principale priorità quella della propria rielezione.

    Solo attraverso una sostanziale riforma del sistema elettorale e soprattutto una sua precisa scadenza che sappia racchiudere in poche date i principali gli appuntamenti si potrebbe individuare l’unica soluzione per dare a questo Paese una classe politica in grado di adottare programmi e progetti di ampio respiro come quello dell’ormai improcrastinabile ammodernamento della rete idrica.

    Non pressati dai molteplici appuntamenti elettorali potrebbero concentrarsi sul raggiungimento del bene comune e la corretta gestione di uno dei massimi patrimoni.

  • Direttiva Ue contro gli sprechi d’acqua potabile

    Gli europei possono beneficiare di un migliore accesso all’acqua potabile di rubinetto e di una maggiore sicurezza della stessa, grazie all’entrata in vigore delle prescrizioni previste dalla direttiva riveduta sull’acqua potabile. Le nuove regole sono le più rigorose al mondo in materia di acqua potabile, in linea con l’obiettivo “inquinamento zero” annunciato nel Green Deal europeo. Le nuove norme rispondono anche alla prima iniziativa di successo dei cittadini europei, “Right2Water”, che ha raccolto 1,6 milioni di firme a sostegno del miglioramento dell’accesso all’acqua potabile sicura per tutti gli europei.

    Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: «Da oggi gli europei possono essere certi dell’elevatissima qualità dell’acqua che bevono. Stiamo affrontando il problema delle sostanze chimiche pericolose e delle microplastiche che finiscono nell’acqua potabile, rendendola sicura per noi e per l’ambiente. Mi auguro che, con una maggiore fiducia nell’acqua di rubinetto, i cittadini possano anche contribuire a ridurre i rifiuti di plastica derivanti dall’acqua in bottiglia e i rifiuti marini».

    Per garantire l’elevata qualità dell’acqua potabile, la direttiva comprende norme di sicurezza aggiornate, introduce una metodologia per individuare e gestire i rischi di qualità nell’intera catena di approvvigionamento idrico, stabilisce un elenco delle sostanze emergenti da tenere sotto controllo, come le microplastiche, gli interferenti endocrini e nuovi tipi di sostanze chimiche da monitorare, e introduce disposizioni di conformità per i prodotti da utilizzare a contatto con l’acqua potabile.

    La nuova direttiva affronta il problema delle perdite idriche, in quanto nell’Ue attualmente durante la distribuzione si perde in media il 23% delle acque trattate. Gli Stati membri hanno inoltre l’obbligo di migliorare e mantenere l’accesso all’acqua potabile per tutti, e in particolare per i gruppi vulnerabili ed emarginati. In Italia, come più volte segnalato sulle colonne di questa testata, la perdita di acqua potabile degli acquedotti è particolarmente grave: l’idea che la rete idrica sia un bene comune, sposata dagli italiani nel referendum del 2011, e che sia affidarne la gestione ai privati fosse solo un favore alla speculazione ha lasciato tuttora aperte falle pari a perdite del 45% dell’acqua potabile veicolata dalle condotte.

  • Non è più il tempo di parole al vento

    Come tutti sanno il corpo umano può anche sopravvivere giorni senza mangiare ma senza bere muore.

    Il problema della mancanza d’acqua è stata la tragedia che tanti popoli hanno subito nei paesi più aridi ed oggi, con il cambiamento climatico, è diventato un grave problema per tutti.

    La siccità impedisce di coltivare la terra e perciò di produrre cibo, dell’acqua hanno bisogno le piante come gli animali, la siccità, la mancanza d’acqua, blocca gran parte della produzione idroelettrica e impedisce il raffreddamento della centrali nucleari che devono essere spente, come è successo in Francia questa estate.

    La mancanza d’acqua è il principale pericolo per la vita del pianeta.

    Un altro pericolo incombe: quello delle forti piogge su terreni inariditi dalla siccità e perciò non in grado di assorbire l’acqua che così si incanala in torrenti e fiumi che tracimano, esondano, allagano, distruggono anche perché non sorvegliati e con i letti non puliti da anni.

    Se a tutto questo aggiungiamo il dissesto idrogeologico di molte aree del pianeta comprendiamo bene come, di fronte ai cataclismi che gli scienziati prevedono sulla scorta di quelli già avvenuti, nessuno possa più tollerare l’incuria e l’indifferenza o la sprovvedutezza di chi, rappresentando le istituzioni, dovrebbe intervenire per mettere il più possibile in sicurezza il territorio.

    La mancanza d’acqua, secondo un rapporto internazionale, ha portato, negli ultimi decenni perdite per 120 milioni di dollari e tre quarti della popolazione mondiale, nei prossimi anni, sarà colpita dalla siccità e dovrà cercare rifugio in altri luoghi.

    Il rischio desertificazione di sempre più vaste aree del pianeta va di pari passo con catastrofi e alluvioni come quelle che hanno recentemente sconvolto il Pakistan.

    In Italia la nuova tragedia con morti, dispersi, feriti e la distruzione di ponti, strade, case, attività economiche distrutti da una spaventosa inondazione di acqua e fango speriamo ricordi alla classe politica che non è più il tempo di parole al vento.

    Se il gas è una priorità altrettanto lo sono la riqualificazione della rete idrica, perché stiamo buttando via l’acqua da decenni, e la bonifica del territorio partendo dai letti dei fiumi e dallo stop alla cementificazione ed al consumo di suolo.

  • Via libera della Ue alla joint-venture tra Acea e Suez

    Via libera dalla Commissione europea alla joint-venture tra Acea e Suez per la progettazione di un sistema evoluto di misurazione intelligente per il servizio idrico. I servizi antitrust di Bruxelles hanno infatti ritenuto l’operazione compatibile con le norme che regolano la concorrenza e le concentrazioni. Gli accordi tra le due società, definiti tra la fine del 2021 e il marzo di quest’anno, prevedono anche la successiva produzione e commercializzazione dello ‘smart meter’, in Italia e all’estero, sulla base di una partnership commerciale.

    Il progetto, spiega Acea, secondo quanto previsto dalla procedura si qualifica come “operazione con parti correlate”, in ragione del coinvolgimento di Suez, che detiene il 23,33% del capitale sociale di Acea. Il mercato dei sistemi di misurazione intelligente per il servizio idrico è attualmente in espansione in tutto il mondo, per un valore che supera i 4 miliardi di euro all’anno.

    Il progetto che vedrà impegnate Acea e Suez è caratterizzato dalla digitalizzazione e innovazione tecnologica funzionali alla misurazione intelligente del servizio idrico. Si basa, spiega Acea, “sul miglioramento dei servizi ai clienti, sull’efficienza della gestione e sul miglioramento della sostenibilità ambientale, che costituiscono valori fondamentali e condivisi da entrambe le società coinvolte”.

    Nello specifico il progetto prevede la realizzazione di un contatore multifunzione di nuova generazione, dotato della connettività Nbiot che, a giudizio di Acea e del Gruppo Suez, costituisce “una svolta nelle tecnologie di comunicazione del futuro in questo settore”. A questo proposito le società stanno anche sviluppando congiuntamente un brevetto, mettendo in questo modo a fattor comune le proprie competenze complementari.

  • La Commissione fornisce consulenza sul riutilizzo sicuro dell’acqua in agricoltura

    La Commissione ha pubblicato orientamenti volti ad aiutare le autorità nazionali e le imprese competenti ad applicare le norme dell’UE sul riutilizzo sicuro delle acque reflue urbane trattate per l’irrigazione agricola. In un’Europa che soffre sempre più di siccità, l’acqua riutilizzata acquisisce sempre maggiore importanza quale fonte idrica sicura e prevedibile e quale mezzo per ridurre la pressione sui corpi idrici e aiutare l’UE ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: “Le risorse di acqua dolce sono scarse e sottoposte a una crescente pressione. In tempi di picchi di temperatura senza precedenti, dobbiamo smettere di sprecare acqua e dobbiamo utilizzare questa risorsa in modo più efficiente per adattarci ai cambiamenti climatici e garantire la sicurezza e la sostenibilità del nostro approvvigionamento agricolo. Gli orientamenti odierni possono aiutarci a farlo e aiutarci a garantire la circolazione sicura, in tutta l’UE, dei prodotti alimentari coltivati con acque depurate”. Il regolamento sul riutilizzo dell’acqua, applicabile dal giugno 2023, stabilisce prescrizioni minime in materia di qualità, gestione dei rischi e monitoraggio delle acque affinché il riutilizzo dell’acqua sia sicuro. Il riutilizzo dell’acqua contribuisce a limitare la pressione sulle acque superficiali e sotterranee e a promuovere una gestione idrica più efficiente, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Analogamente, anche la recente proposta della Commissione di rivedere la direttiva sulle emissioni industriali promuove un consumo idrico più efficiente in tutti i processi industriali, tra l’altro attraverso il riutilizzo dell’acqua. L’imminente proposta della Commissione di rivedere la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane mirerà anch’essa a facilitare il riutilizzo dell’acqua.

    Fonte: Commissione europea

  • Gli interessi dietro le leggi elettorali e il disastro idrico

    Continua da mesi, ora più scoperta ora più in sordina, la solita diatriba sulla legge elettorale. Ormai mancano pochi mesi al voto, voto che da tempo alcuni sostenevano e sostengono di volere subito, voto che rischia di tramutarsi nella nuova vittoria dell’astensionismo.

    Ancora una volta, come nel passato, i partiti non sono alla ricerca di un sistema elettorale che rafforzi la democrazia, riportando gli elettori ad essere protagonisti delle scelte, ma sono concentrati, con alchimie e calcoli, per cercare di trovare la legge che ritengono più premiante per il loro schieramento.

    Nonostante tutti gli evidenti fallimenti del bipolarismo alcuni ancora cercano di scimmiottare sistemi e paesi diversi dal nostro che, per altro, vedono anche  loro la sempre maggior disaffezione degli elettori.

    Per chi vuole una democrazia più forte, con una più responsabile partecipazione degli elettori, le strade da percorrere e le decisioni da prendere sono evidenti.  Occorrono:

    1) un sistema elettorale proporzionale preferenziale con limite di sbarramento e rigide regole che impediscano spese scellerate o scorrette (senza la preferenza i deputati non saranno espressione dei cittadini ma continueranno ad essere scelti, nominati dai loro capi partito e non saranno mai veramente presenti e disponibili sul territorio ma più legati e dubbi al centro di potere partitico);

    2) nuove norme che portino i partiti ad avere statuti che garantiscano la democrazia interna ed il dibattito, con l’obbligo di avere i bilanci approvati dalla Corte dei Conti, problemi che già la nostra Costituzione affrontava ma che sono rimasti insoluti;

    3) riconquistare la fiducia dei cittadini con proposte serie per tutto il Paese, progetti che si occupino del presente guardando lontano, avendo una visione delle realtà economiche, scientifiche, geopolitiche e sociali. Le battute, gli slogan, le provocazioni e ancor di più la difesa degli interessi solo di alcune categorie, le promesse mai mantenute, gli interventi pubblici fumosi e tesi solo a colpevolizzare l’avversario, senza mai ammettere i propri errori, aumentano l’astensionismo e la ripulsa che i cittadini hanno ormai verso la politica.

    Tra i tanti gravi problemi di oggi, e di domani, alcuni, per essere risolti, necessitano di un comune senso di responsabilità:

    1. a) l’invasione dell’Ucraina ha smascherato le mire espansionistiche di Putin e la crudeltà di parte dei suoi eserciti, una guerra in Europa, con eccidi e stragi, non può essere accettata anche per la nostra stessa sicurezza perciò, ovviamente, mentre dovranno continuare tutte le iniziative per arrivare ad un tavolo di pace giusta dovremo continuare a dare all’Ucraina tutto il sostegno economico e militare necessario.
    2. b) L’aumento delle povertà ha bisogno di interventi che riportino il lavoro, e la sua equa retribuzione, al centro dell’attenzione senza pannicelli caldi o nuovi inutili bonus, per questo le opere pubbliche, dalle grandi alle piccole, non possono più attendere, pensiamo ai tanti cavalcavia e ponti da mettere in sicurezza, alle scuole fatiscenti, alle barriere architettoniche ancora presenti negli edifici pubblici, alla mancanza di una politica di edilizia popolare sia per nuove abitazioni che per ristrutturare quelle degradate che ci sono anche in grandi metropoli come Milano, Roma, Napoli. Pensiamo all’elefantiaca burocrazia che impedisce il decollo o la sopravvivenza di tante attività, dall’artigianato agli impianti per l’energia rinnovabile, alla mancanza di sufficiente preparazione di molti percorsi scolastici che, di conseguenza, non offrono sbocchi, o alle centinaia di migliaia di pratiche che giacciono nei tribunali per capire che non è il momento di proposte per catturare qualche consenso elettorale ma che la realtà ci impone di  ragionare su quanto si può effettivamente fare subito.
    3. c) La siccità, e le sue conseguenze economiche ed alimentari, mette in evidenza non solo i ritardi con i quali sono stati affrontati i cambiamenti climatici e la storica mancanza di attenzione all’ecosistema ma anche la colpevole indifferenza con i quali i tanti precedenti governi hanno ignorato la necessità di creare invasi, di mettere in funzione quelli esistenti, di rifare la rete idrica nazionale, che perde la metà dell’acqua potabile mentre ci sono ancora case che non hanno l’acqua corrente. Si è preferito ascoltare gli interessi di alcuni, enti, regioni, consorzi, si sono spesi molti soldi, sbagliando, per cementificare le sponde dei canali di irrigazione, non si sono puliti i letti di fiumi e torrenti e si è continuato a costruire a ridosso di corsi d’acqua torrentizi mentre il dissesto idrogeologico ha continuato ad essere solo raramente materia di dibattito senza che seguisse alcun intervento concreto. Forse qualcuno potrebbe cominciare a pensare ad un’azione comune contro i responsabili di quei governi che, ignorando il problema acqua, hanno, per agevolare interessi o per ignavia e incompetenza, portato all’attuale disastro idrico.

    È evidente che questi sono solo alcuni dei molti temi che dovrebbero vedere le forze politiche confrontarsi concretamente specie durante un governo che ha visto tutti i partiti, salvo Fratelli d’Italia, avere ministri, vari prestigiosi incarichi e voce in capitolo.

    In verità si sta assistendo a continue sceneggiate e proclami e veramente in pochi, solo Draghi e qualche  ministro e sottosegretario, sembrano aver compreso la gravità della situazione.

    Così mentre attendiamo i prossimi proclami e ricatti non abbiamo bisogno di qualche sondaggista né della palla di vetro per essere convinti che, se non si cambia prima la legge elettorale e la mentalità con la quale si  fa politica, anche alle prossime elezioni il partito di maggioranza sarà quello dell’astensione.

  • Notizie in breve, note e meno note

    La siccità riarde la terra e distrugge parte dei raccolti, se ne parla molto ma non sono ancora partiti i lavori per aggiustare le tubature rotte e i nostri acquedotti disperdono il 40% dell’acqua potabile. Se dovranno razionarci l’acqua  avremo poi il diritto di decurtare il danno dalle tasse? Visto che il problema si è aggravato di anno in anno, per colpa dei diversi governi che si sono succeduti e che non sono intervenuti per approntare un piano acqua che complessivamente affrontasse quanto necessario per l’acqua potabile, le acque reflue, le acque industriali  e quelle legate alle necessità agricole, partendo dagli invasi, visto che hanno lasciato andare in rovina gli impianti idrici, non hanno controllato le regioni per verificare se fossero stati messi a punto nuovi invasi e in funzione quegli esistenti, potremmo fare una azione collettiva contro quei presidenti del Consiglio e quei ministri?

    Dall’inizio di maggio le centinaia di migliaia  di cavallette che avevano invaso la Sardegna sono diventate a giugno centinaia di milioni e hanno distrutto i raccolti. Nonostante tutti gli appelli degli agricoltori non è stato fatto nulla, in modo tempestivo, per distruggerle ed ora oltre al danno all’agricoltura c’è stato un danno anche per il turismo ed un pericolo per le strade visto che gli sciami di cavallette possono infilarsi  nei finestrini delle macchine e rendere cieco il parabrezza. Le cavallette sono antiche come il mondo ed è ben nota la loro pericolosità, cosa ha impedito un intervento rapido?

    Il NewsGuard riferisce un’analisi comparata dei canali di informazione alternativa, in questi canali la maggior parte dei no vax e dei complottisti è diventata supporter della Russia,difensori di Putin. Sono 230 i siti, tra i quali alcuni italiani, che sponsorizzano la tesi del complotto, dal covid alla guerra, complotto messo in atto per sovvertire l’ordine mondiale e tenere distratti e soggiogati i cittadini. Come più volte abbiamo detto e scritto la mancanza di regole nell’utilizzo della Rete, il diritto, per alcuni, ad una totale libertà, anche quando si professa il falso, si istiga ai più efferati delitti o si lucra con l’imbroglio vendendo farmaci falsi e pericolosi, si tramuta in un danno costante verso tutti gli altri, in un pericolo per la stessa democrazia.

  • L’esperto D’Angelis: il governo aumenti la quota del Pnrr destinata alle reti idriche

    “Siamo l’unico Paese europeo che non riusa l’acqua di depurazione. E da giugno del prossimo anno l’Europa ci sanziona anche per questo motivo. Abbiamo un ritardo pazzesco nelle infrastrutture idriche dell’acqua che va al rubinetto perché con la legge Galli tutto è delegato alla bolletta e avendo noi la bolletta più bassa d’Europa, non è che con i proventi si possono fare grandi riparazioni, sostituzioni, sono costose. L’acqua non è più nei bilanci dei Comuni, delle Regioni. La conclusione di  stato paradossale è il Pnrr: su quasi 200 miliardi l’acqua ne ha l’1, il 2% delle risorse. Una cosa indecente». Come riecheggiando le considerazioni che l’on. Cristiana Muscardini ha sottoposto al ministro delle Infrastrutture Enrico Govannini, anche Erasmo D’Angelis, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Agi, evidenzia che «il Pnrr deve finanziare la Rete delle reti, che sono le vie d’acqua. Va bene finanziare le reti stradali, autostradali, ferroviarie, le reti digitali, ma la rete idrica è essenziale, vitale. Siamo rimasti all’Ottocento, a quelle opere lì, il Canale Cavour, ma ora bisogna avviare un nuovo cantiere di opere come è stato fatto alla fine di quel secolo e negli anni ’50 e ’60 del dopoguerra. È un lavoro enorme, ma va fatto».

    Tra i massimi esperti di acque e delle sue problematiche ambientali e climatiche, un lungo impegno di ecologista e giornalista ambientale, già presidente di Publiacqua, l’azienda degli acquedotti e della depurazione della Toscana centrale, presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Toscana, sottosegretario del Governo Letta con delega anche alle dighe e infrastrutture idriche, ideatore e coordinatore di Italiasicura, la struttura di missione di Palazzo Chigi per il contrasto al dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche, oggi segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Italia Centrale, autore di Acque dItalia (Giunti Editore, € 7,50) D’Angelis ricorda che l’Italia è “il Paese più ricco d’acqua d’Europa». E osserva: “Abbiamo un cumulato di pioggia elevato, anche perché due terzi dell’Italia è fatto da colline e montagna e sui rilievi piove tanto. Non ce ne accorgiamo, perché viviamo tutti in pianura, ma abbiamo piogge medie l’anno per 302 miliardi di metri cubi. Un raffronto? A Roma piovono ogni anno in media circa 800 millimetri di pioggia, a Londra 760 e però, nell’immaginario, l’Inghilterra è il Paese delle piogge come la Germania, la Francia. Noi abbiamo più piogge, più corsi d’acqua di ogni altro paese europeo: ne abbiamo 7.596, di cui 1.242 sono fiumi. Ma tutti i nostri corsi d’acqua, di cui oggi la gran parte sono in secca, alcuni sono addirittura polvere, hanno – unico paese europeo di queste dimensioni – un carattere torrentizio, non fluviale come sono i grandi fiumi europei, che sono lunghi oltre mille chilometri, larghi che sembrano enormi laghi. Ma in Italia se c’è pioggia hanno acqua, se non c’è vanno in secca subito. Infatti rischiamo le alluvioni proprio perché d’improvviso non ce la fanno ad assorbire l’acqua”.

    Una condizione che però è insieme un paradosso e una contraddizione.

    “Esatto. Ma il paradosso è che siamo ricchi d’acqua, abbiamo 342 laghi, ma siamo poverissimi d’infrastrutture idriche. I grandi investimenti italiani negli schemi idrici si sono fermati negli anni ’60 dal Novecento. E da lì in poi, trent’anni dopo, lo Stato ha cancellato di fatto dai fondi pubblici tutte le risorse per il bene pubblico e con la legge Galli del 1996 ha delegato per l’idropotabile tutto alle risorse della tariffa e non sono state più costruite né dighe né invasi”.

    Il risultato qual è?

    “Noi abbiamo 526 grandi dighe più circa 20 mila piccoli invasi. Immagazziniamo oggi più o meno l’11,3% dell’acqua piovana in questi contenitori. Cinquant’anni fa se ne immagazzinava circa il 15%, perché nel frattempo non essendoci manutenzione, sfangamenti – i sedimenti mano a mano si accumulano e lo spazio per l’acqua si riduce –, il risultato è che abbiamo queste grandi dighe che non vengono ripulite perciò riescono a stoccare sempre meno acqua”.

    Allora, lacqua c’è, in abbondanza, non sappiamo trattenerla ma dove finisce?

    “Ne sprechiamo una quantità inenarrabile. Fatto 100 i prelievi dell’acqua, noi però sappiamo quasi tutto solo di un segmento del 20%, che è poi l’acqua che arriva al rubinetto. Ed è l’unica acqua controllata da un’autorità, che è Arera, Autorità di controllo di energia, gas, acqua che controlla le aziende idriche. E sappiamo che nei 600 mila km di rete idrica italiana noi perdiamo per strada il 42% di acqua. Uno scandalo, la più alta percentuale mai esistita”.

    Ma dell80% dacqua che resta, cosa sappiamo invece?

    “Questo è il punto. Su quell’80% non c’è alcuna autorità di controllo, di regolazione. Circa il 51% viene utilizzato in agricoltura, dove se ne spreca almeno la metà con l’irrigazione a pioggia, e poi c’è un 25% di acqua prelevata per usi industriali. Siamo l’unico paese europeo che con l’acqua potabile ci lava i piazzali, gli automezzi, raffredda gli impianti produttivi, quando potrebbe esser fatto con il riuso delle acque di depurazione, di riciclo. Noi abbiamo ottimi depuratori da cui fuoriescono più o meno 9 miliardi di metri cubi acqua ogni anno, anche di grande qualità, trattata, depurata, e la ributtiamo a mare…”

    Come in mare?

    “Siamo l’unico paese europeo che non riusa l’acqua di depurazione. E da giugno del prossimo anno l’Europa ci sanziona anche per questo motivo. Abbiamo un ritardo pazzesco nelle infrastrutture idriche dell’acqua che va al rubinetto perché con la legge Galli tutto è delegato alla bolletta e avendo noi la bolletta più bassa d’Europa, non è che con i proventi si possono fare grandi riparazioni, sostituzioni, sono costose. L’acqua non è più nei bilanci dei Comuni, delle Regioni. La conclusione di questo più che crisi idrica per mancanza d’acqua è crisi di infrastrutture. Certo, è un problema di stoccaggio e distribuzione. Oggi ci mancano almeno 2.000 piccoli e medi invasi ma c’è il piano dei Consorzi di bonifica che ne ha 400 pronti e progettati solo da sbloccare”.

    Cosa impedisce di farlo?

    “I finanziamenti. C’è molto disinteresse e rimozione del problema acqua”.

    Anche Draghi?

    “Anche questo governo. Tutti i governi, nessuno escluso. Abbiamo avuto due grandi siccità, nel 2003 e nel 2017, ma come accade in tutte le cose passata l’emergenza ce ne dimentichiamo, rimuoviamo tutto. Dopo le grandi emozioni arrivano le grandi rimozioni. La nostra indole è questa: dimenticare”.

    Chi sta peggio di noi? Il Sahel?

    “Il punto è che ci stanno arrivando solo ora gli effetti delle previsioni climatiche fatte venti anni fa, che ci dicevano delle ondate di calore permanenti, precoci, che hanno devastato le fasce mediterranee, quelle africane, spagnole, eccetera: alla fine sono arrivate. Purtroppo questa crisi è il preannuncio di quello che accadrà nei prossimi trent’anni come ci spiegavano i climatologi anche ieri”.

    Proprio ieri il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, è stato a dir poco apocalittico.

    “Le previsioni climatiche sono queste. Il professor Renzo Rosso, un luminare dell’idrologia, addirittura ci diceva ieri che questo potrebbe essere l’anno più fresco dei prossimi trenta. A dimostrazione che c’è un problema enorme e che va gestito con una pianificazione che può durare anni ma che è importante fare da subito. È come per l’altra faccia delle alluvioni, passata l’emergenza nessuno pensa a mettere in sicurezza il territorio”.

    Lei lamenta il fatto che non è mai stato indetto un G7 o un G20 sullacqua. Si farà mai?

    “Spero di sì. Ma che nel frattempo in Italia si facciano almeno sedute straordinarie del Parlamento per lanciare un Piano acqua per i prossimi trent’anni, con risorse adeguate. Alcune cose vanno messe in cantiere subito, immediatamente i 400 medi e piccoli invasi in tutta Italia, un set di tecnologie in l’agricoltura per il risparmio idrico, un’agricoltura di precisione o 4.0 della Coldiretti, tutte cose che fanno risparmiare il 70% delle risorse irrigue. Si deve portare acqua in tutte le fasce costiere dove il cuneo salineo sta penetrando per 15, 20 chilometri nell’entroterra. Il Piave, fiume Sacro alla Patria della Prima Guerra Mondiale, che d’improvviso tracimò sbarrando la strada e inghiottendo il nemico che lo stava attraversando, “il Piave mormorò…”, per 13 km è salato. Il mare avanza. Man mano che si riducono le falde dolci costiere perché s’irriga e si svuotano, quelle si riempiono con l’acqua salmastra del mare che sale. L’acqua va portata lì, altrimenti quelle aree si desertificano. Già un 20% di fascia costiera è desertificato e l’agricoltura non può più esser praticata”.

    LItalia s’è candidata ad essere il Paese che vorrebbe ospitare il Decimo Forum Mondiale dellacqua per il 2024. Ce la farà?

    “No, ma abbiamo spuntato un evento mondiale sull’acqua e la cultura da fare nel 2023. Il Forum del ’24 è andato all’Indonesia, ma noi lo avremo quasi sicuramente nel 2027. Però il prossimo anno ci sarà questo evento mondiale in Italia sulla cultura dell’acqua, siamo comunque al centro dell’attenzione”.

    Una raccomandazione?

    “Di non sprecare più neanche una goccia d’acqua, è la raccomandazione numero 1”.

    Cioè tirare lacqua una volta su quattro, lavarsi meno o, come dice Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf, cambiarsi le mutande ogni tre, quattro giorni…?

    “No, no, laviamoci, beviamo, perché comunque non siamo in un’area desertica. L’igiene è la prima cosa. Quanto a Fulco, lo fa anche quando ci sono piogge torrenziali. È il suo stile di vita. Da sempre ha quest’approccio accorto sull’uso delle risorse naturali. Ma sono soluzioni estreme. Non dimentichiamoci che l’Italia ha tutte le forme dell’acqua del Pianeta Terra, dai ghiacciai alle cascate, le paludi, fiumi, laghi, laghetti. Ci rendiamo conto? Nessun Paese è come il nostro, eppure siamo in questa condizione per lo spreco, la mancanza di infrastrutture, lo scarso impiego delle tecnologie per il risparmio e un piano per il riuso dell’acqua adeguato”.

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