Comune

  • Una domanda al Sindaco Sala

    Come si può conciliare l’idea di una Milano sempre più verde, a dimensione umana, fruibile sia da chi ci lavora, ci vive come da chi la frequenta per turismo con i gravissimi ritardi che anche la sua amministrazione, al secondo mandato, non è riuscita a risolvere mentre ad ogni pioggia il Lambro ed il Seveso esondano procurando danni economici immensi ed innumerevoli disagi?

    Forse prima delle piste ciclabili, che non hanno risolto il traffico e spesso lo hanno reso più difficoltoso per tutti, ciclisti compresi, non sarebbe stato necessario pensare a come impedire che metà città rimanesse periodicamente sotto l’acqua e il fango?

    Prima di rifare, per altro malamente, piazzale Lavater, giusto per fare un esempio tra i tanti, non sarebbe stato più saggio, pensando agli abitanti di Milano, occuparsi di realizzare subito le vasche necessarie al contenimento delle acque e tutto quanto, fin dal 1976, si sapeva che serviva per evitare i periodici allagamenti?

    Certo vi sono responsabilità anche delle amministrazioni precedenti ma più errori non fanno una ragione e se altri, che comunque non avevano sposato l’ideologia verde in modo oltranzista, non si sono mossi questa non è una giustificazione per Lei sindaco Sala.

    Così come non esistono giustificazioni per la mancata manutenzione del verde che ha portato al crollo di molti alberi centenari ed al depauperamento dei pochi giardini della città, a partire da quelli di corso Venezia e dei Bastioni.

    Oggi, e da molti anni, i cittadini che abitano in centro, grazie a Lei, devono pagare per entrare a casa propria con una evidente lesione della proprietà e della libertà individuale e gli abitanti di un’altra parte della città devono pagare per i danni subiti dalle inondazioni che si sarebbero potute evitare.

    Mentre si spendono denari pubblici per opere non di immediata urgenza quelle necessarie, da anni, non sono realizzate, la metà del patrimonio immobiliare pubblico è inutilizzabile in attesa di ristrutturazioni che non sono mai fatte come non è stato mai messo in cantiere un piano di edilizia popolare mentre dagli studenti ai lavoratori di alzano proteste per l’impossibilità di trovare alloggi a prezzi accessibili.

    Signor Sindaco pensa veramente di aver fatto il bene di Milano o non piuttosto di qualche gruppo politico ed economico?

  • Se questa è Milano

    Da mesi i cittadini che vivono o lavorano a Milano subiscono l’interdizione a circolare nella città se viaggiano su una macchina diesel fino a euro 5. 1) L’euro 5 non può considerarsi una macchina obsoleta in uno Stato dove l’età media delle macchine è intorno ai 14 anni, 2) la nota crisi economica impedisce a molti di cambiare la macchina in poco tempo, 3) il divieto riguarda Milano ma si può in parte superare mettendo un dispositivo, a pagamento, che consente l’ingresso però solo in Area B, l’Area C rimane comunque impraticabile, come se da Viale Bianca Maria l’inquinamento si fermasse senza arrivare al Conservatorio, 4) tutti questi divieti riguardano, come sempre, i privati, infatti il Sindaco Sala, così ecologista nel pretendere dai cittadini più di quanto chiede l’Europa o il governo nazionale, non ha applicato lo stesso divieto ai mezzi comunali. A Milano l’ATM, controllata dal Comune, fa circolare 350 autobus euro 3 !ed altrettanti euro 5.

    Per avere maggiori notizie su chi inquina veramente ci manca il numero aggiornato di quanti sono i sistemi di riscaldamento, degli edifici pubblici o di partecipate, ancora non in linea con le norme antinquinamento ma speriamo che qualche consigliere di opposizione si svegli e c’è lo faccia sapere.

    Intanto gli eterni lavori in corso continuano a bloccare il traffico creando ulteriore inquinamento e la creazione di piste ciclabili in luoghi non idonei, l’eliminazione di un gran numero di parcheggi e soprattutto la fantasia politica per la viabilità che si è dimostrata poco costruttiva e molto demagogica sta espellendo dalla città gli abitanti. Ci sono locali aperti, quello sì, movida, affari, luci e turisti ma quando il palcoscenico si spegne resta la città dei divieti, delle case popolari fatiscenti, delle centinaia di richieste inevase da anni, le miserie e le solitudini degli anziani e dei più poveri, la chiusura di migliaia di saracinesche di piccoli esercizi commerciali mentre le grandi marche dei supermercati aprono mini market con prezzi alti e con la merce preconfezionata, alla faccia di chi giustamente deve fare la raccolta differenziata ma vive in due locali.

    Una città sporca con marciapiedi e strade piene di rattoppi anche nelle vie più centrali che fa rimpiangere la tanto criticata Milano da bere dell’epoca di Tognoli e Pillitteri, ma quelli erano sindaci in un tempo nel quale, nel bene e nel male, la politica era ed aveva un valore mentre oggi tutti sembrano piazzisti di se stessi quando non sono promotori d’affari.

    Se questa è Milano cosa sarà mai il resto d’Italia tra Roma assediata dai cinghiali e Napoli e dintorni dove cascano anche i cimiteri?

  • Scuola di Via Vivaio: il Sindaco fa il bullo con i più deboli

    Il Sindaco Sala ha pensato di fare un regalo per festeggiare la sua rielezione, un regalo alla Scuola comunale a statuto speciale per ragazzi ipovedenti di Via Vivaio a Milano: traslocare la scuola e non pagare più l’affitto.
    La scuola, un gioiello della nostra città, attua un progetto di educazione ed integrazione tra allievi vedenti, non vedenti, ipovedenti e con altre disabilità. Ma non solo; garantisce lo studio del francese e dell’inglese, di uno strumento musicale, attività di laboratorio e di orientamento professionale e musicale anche per gli alunni diversamente abili. E tanto altro ancora. Una scuola coi fiocchi!

    Ebbene, ora dovranno traslocare presso la Darsena con tutte le attrezzature e, viste le loro condizioni, riaddattarsi ad una nuova sconosciuta struttura, sperando di non avere incidenti e difficoltà.
    Complimenti al Sindaco Sala, ma anche ai consiglieri della sua maggioranza e dell’opposizione che fanno finta di niente e vilmente tacciono. Complimenti a tutti.

  • Carlo Tognoli, per tutti ‘il Sindaco di Milano’

    “Gli scontri con lui erano sempre intelligenti”. Con queste parole, che tanto lo rappresentano, si chiude l’intervista a Dorina, la moglie di Carlo Tognoli mancato, dopo una dura battaglia contro il covid, all’affetto della sua famiglia, dei tanti amici e di Milano. Sì, Milano ha voluto bene al sindaco Tognoli e non lo dimenticherà per la sua intelligenza e normalità, per il suo essere stato l’uomo che in anni difficilissimi ha saputo portare la città a nuova vita e confronto. Ricordo gli scontri in aula e le simpatiche chiacchierate alla buvette, confidenze umane fatte con la certezza che i rapporti personali rimanevano tali, racchiusi nell’animo di ciascuno mentre in aula ognuno faceva, con la necessaria durezza e la reciproca integrità, il suo lavoro. Furono anni difficili ma furono anche anni di ricostruzione e penso spesso a quante opportunità abbiamo tutti perso nel non essere riusciti ad evitare che la politica, la società, i partiti degenerassero come ora. Molti sono stati gli importanti incarichi istituzionali che Carlo Tognoli ha ricoperto ma per tanti è stato il suo essere sindaco di Milano, mentre sulle strade scorreva tanta insensata e criminale violenza, in un Consiglio Comunale dove diversi big nazionali si scontravano e si incontravano, a rimanere nella memoria e nell’affetto.

  • Continua lo scandalo sulla mancata assegnazione degli alloggi popolari

    L’assessore ai Lavori pubblici e Casa del Comune di Milano, Gabriele Rabaiotti, in un’intervista al Corriere della Sera, affronta il problema delle case popolari sostenendo che Milano è meglio di altre città in quanto vi è un alloggio pubblico ogni dieci alloggi e che i problemi principali sono le domande irregolari e l’occupazione di case di edilizia pubblica da parte di persone che non avrebbero più i titoli. In verità vi sono moltissime case del Comune o della Regione non utilizzate sia perché ancora fatiscenti sia perché non assegnabili a persone non autosufficienti in quanto con barriere architettoniche, sia perché, ed è noto da anni, vi è un farraginoso sistema di assegnazione, sia perché di fatto non si riescono neppure a fare i cambi di alloggio anche quando gli inquilini lo richiedono. Senza dilungarci sulle pesanti problematiche passate dell’ALER sta di fatto che una città come Milano, che ha indubbiamente avuto negli ultimi anni una grande svolta in meglio per quanto riguarda il turismo, le offerte culturali e lo sviluppo di attività in tutti i settori, una città che è ai primissimi posti a livello europeo per attrattività, non può continuare a lasciare inevase le richieste legittime di migliaia di cittadini, specie in una situazione che vede aumentare il disagio delle famiglie sia per le nuove povertà sia per gli alti costi che la vita  a Milano comporta.

    Se ci sono problemi da risolvere per snellire, migliorare i sistemi di controllo, di ristrutturazione  e di assegnazione si passi finalmente ad azioni concrete, quelle azioni che fino ad ora sono mancate, come dimostrano le tante persone in regola con i titoli di assegnazione e che da anni inutilmente, anche quando posizionate all’inizio della graduatoria nei bandi, attendono ancora la casa promessa. Persone che in molti casi sono anziane o portatrici di gravi impedimenti fisici e vivono in appartamenti a locazione privata o pubblica privi di ascensore e perciò praticamente recluse. Milano è una città tradizionalmente generosa ma il problema dell’edilizia pubblica si trascina da decenni diventando ogni giorno sempre più drammatico e come le amministrazioni di centrodestra non hanno saputo risolvere il problema così le amministrazioni di centrosinistra lo hanno ancor più aggravato.

  • Il Comune di Milano regola la Tari per il 2018, ma non decide sui rimborsi Tari per il 2017

    Con 26 voti a favore e 6 contrari, il Consiglio comunale di Milano ha approvato il piano tariffario per il 2018 della tassa sui rifiuti (Tari) e ha anche approvato il nuovo regolamento Tari, modificato dopo la circolare del Ministero delle Finanze sull’applicazione della quota variabile della Tari per le utenze domestiche e le loro pertinenze. Sulla base delle nuove indicazioni del Mef sono cambiate le tariffe perché aumenta la quota variabile per le utenze domestiche: sono previsti sconti fino al 50% della parte variabile della tariffa per le attività commerciali e industriali che producono e distribuiscono generi alimentari e che cedono gratuitamente parte dei beni eccedenti agli indigenti e alle persone in condizioni di bisogno attraverso una rete di onlus certificate; ci sarà una riduzione del 25% della tariffa per le attività commerciali e artigianali nelle aree chiuse al traffico a causa dello svolgimento di cantieri di opere pubbliche e verranno esclusi dal conteggio 145.348 tra box e autorimesse sui quali prima veniva applicata la quota variabile.

    Resta però aperta la grana per la Tari pagata nel 2017, anno in cui una circolare del Ministero delle Finanze ha cambiato i criteri di calcolo e quindi di pagamento. In attesa che sulla questione si pronunci la Corte dei Conti, il Comune non intende restituire nulla di quanto ha percepito, anche se i calcoli di quanto dovuto sono mutati, in alcuni casi riducendo l’importo dovuto da chi pure aveva già pagato. Una situazione da far west così sintetizzata da Maurizio Giannattasio sul Corriere della Sera: «Prendiamo un’abitazione di cento metri quadri. Con il regolamento ante-Mef un nucleo famigliare con un’abitazione di cento metri quadrati senza box avrebbe pagato un totale di 298,67 euro, 187,79 euro per la parte fissa e 111,08 per la quota variabile. Con la nuova disciplina il totale aumenta e arriva a 316,39 euro: 187,8 per la parte fissa e 128,58 per la parte variabile. Al contrario un nucleo composto da tre persone con un appartamento di 80 metri quadri a cui si aggiunge un box pertinenziale di 20 vedrà diminuire la sua spesa. Prima pagava in tutto 390,14 euro di cui 261,31 per l’abitazione (150,2 per la parte fissa e 111 per la variabile), e 128,83 per il box (33,62 per la fissa e 95,21 per la variabile. Adesso il suo contributo per la Tari scende a 316,39 euro (187 per la parte fissa, 128,59 per la variabile). Altro esempio che sembra andare nella direzione opposta, ma che serve meglio a chiarire le ‘limitazioni’ delle pertinenze. Se si prende un nucleo famigliare di 4 persone che vivono in una casa di 140 metri quadrati e sono proprietari di 8 garage pertinenziali la cifra che andranno a spendere nel 2018 per la tari sarà di 1.492,35 euro contro i 1.453,63 del 2017. Perché? Perché viene ritenuto pertinenziale uno solo degli otto box, il più grande, mentre gli altri sette sono sottoposti alla quota variabile. Manca l’esempio più «doloroso». Un single che vive in un appartamento senza box. Per lui o lei, l’aumento dovrebbe arrivare fino a un massimo del 4 per cento. Ma, oltre agli esempi, sono arrivate in commissione anche le polemiche sul nuovo regolamento con l’opposizione scatenata. Non tanto sulle nuove regole quanto sui mancati rimborsi dopo il «congelamento» da parte di Palazzo Marino in attesa di un parere della Corte dei Conti sulla possibilità di restituire i soldi prelevandoli dalla fiscalità generale. Fino a quel momento, il Comune non metterà mano al portafoglio».

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