digitale

  • Protezione dei minori online: la Commissione pubblica un progetto di orientamenti nel quadro del regolamento sui servizi digitali

    La Commissione ha avviato una consultazione pubblica su un progetto di orientamenti per la protezione dei minori online nel quadro del regolamento sui servizi digitali. In questo modo la Commissione mira a rendere più sicuro l’ambiente online sostenendo le piattaforme accessibili ai minori affinché garantiscano loro un elevato livello di tutela della vita privata, sicurezza e protezione.

    Il progetto di orientamenti riguarda un’ampia gamma di misure, quali la verifica dell’età degli utenti, il miglioramento del modo in cui i contenuti vengono raccomandati agli utenti per ridurre il rischio che i minori siano esposti a contenuti dannosi, l’impostazione predefinita degli account dei minori come privati, le migliori pratiche per la moderazione dei contenuti sicuri per i minori, i canali di segnalazione e l’assistenza a misura di minore, nonché orientamenti sulla governance interna delle piattaforme.

    Le parti interessate, compresi i giovani ambasciatori per un’internet migliore per i ragazzi (BIK+), sono state ampiamente consultate e hanno contribuito all’elaborazione del progetto di orientamenti.

    Le misure delineate negli orientamenti verranno applicate alle piattaforme online di tutte le dimensioni utilizzate dai minori – a eccezione delle micro e piccole imprese – comprese le piattaforme online di dimensioni molto grandi con oltre 45 milioni di utenti mensili nell’UE.

    Il pubblico può presentare osservazioni sul progetto di orientamenti fino al 10 giugno 2025. La Commissione chiede il contributo di tutte le parti interessate, compresi i minori, i genitori e i tutori, le autorità nazionali, i fornitori di piattaforme online e gli esperti.

    La Commissione prevede di adottare gli orientamenti prima dell’estate 2025, segnando una tappa importante nell’impegno dell’UE a rendere l’ambiente digitale più sicuro per i minori.

  • Il Covid ha insegnato agli anziani a diventare digitali

    Anziani digitali rinforzati, o resilienti, o resistenti. Queste tre tipologie di persone tra i 65 e gli 80 anni sono state definite dal Ilqa-19 “The Longitudinal study on older people’s quality of life during the Covid-19 pandemic” (2020 – 2024) che indaga le conseguenze dell’epidemia di Covid-19 nella vita quotidiana degli anziani, esplorando in particolare l’uso delle risorse digitali e le trasformazioni intervenute nel tempo delle reti familiari e sociali. La ricerca è stata finanziata dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto “Active-Ir. Active ageing in changing societies. Older people’s social and digital resources in pandemic and post-pandemic Italy”. Capofila del progetto è l’Università Milano Bicocca, responsabili della terza e quarta indagine Ilqa sono i ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Simone Carlo, Sara Nanetti, Francesco Diodati, e sono coinvolte anche l’Università di Pavia e la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana. La ricerca, cominciata nel maggio 2020, prevedeva interviste a distanza di un anno a un panel di 40 anziani e anziane residenti in dieci borghi della provincia di Lodi, al centro dell’emergenza COVID-19 nel marzo 2020 (prima zona rossa europea).

    Arrivato alla quarta rilevazione (2023/2024), e con un approccio longitudinale, lo studio sta esplorando nel tempo le conseguenze del Covid-19 sulla qualità della vita delle persone anziane e sulle pratiche di vita quotidiana, concentrandosi sulle risorse attivate e sulle strategie adottate per reagire alle sfide poste dall’epidemia. Nello specifico si stanno esplorando nel tempo i rischi e le opportunità connessi alla crescente digitalizzazione nei servizi per le persone anziane. A distanza di quattro anni dalla prima rilevazione, emergono alcuni risultati interessanti che permettono di individuare profili diversi di anziani digitali a seconda del precedente background tecnologico. Il primo gruppo è costituito dagli “anziani digitali rinforzati”, vale a dire attrezzati digitalmente già prima del Covid-19. Si tratta di fruitori consapevoli delle tecnologie che hanno incrementato il loro uso durante e dopo la fase emergenziale. Sono stati poi identificati gli “anziani digitali resilienti”, ovvero i soggetti in fase di acquisizione delle competenze digitali che al termine dell’emergenza hanno in parte continuato a utilizzare alcuni servizi digitali (SPID, eGov), abbandonandone altri (videochiamate, ecommerce) in una logica di scelte e opportunità e di desiderio di tornare alla normalità.

    Infine, gli “anziani digitali resistenti” sono rimasti estranei al mondo delle tecnologie anche durante l’emergenza. Tali anziani senza competenze digitali possono comunque fare affidamento su reti familiari strette. Gli intervistati inquadrano questo aiuto all’interno di un modello culturale non individualista e basato su tradizionali forme di reciprocità fra le generazioni. D’altro canto, però, altri interlocutori lamentano la perdita della propria indipendenza a causa della recente digitalizzazione dei servizi. In questi casi, la dipendenza dal supporto dei figli e delle nuove generazioni è vista come un impoverimento del proprio status individuale e come una forma di controllo che limita la realizzazione personale. L’emergenza Covid-19 ha notevolmente aumentato l’offerta di servizi digitali (pubblici ma anche di comunicazione e intrattenimento) ma non si è notato il corrispettivo aumento dell’uso da parte delle diverse fasce della popolazione. In particolare, la diffusione dell’uso dei servizi digitali è stata più lenta nelle fasce di popolazione più anziane. Il rapido processo di digitalizzazione durante la pandemia di Covid-19 non ha colmato il divario tra utenti anziani digitalizzati e non, ma lo ha piuttosto ampliato. Se da un lato ha avvantaggiato chi ha una rete di supporto, dall’altro tende ad emarginare ancora di più gli anziani isolati che devono affrontare un processo di digitalizzazione dei servizi (pubblici) senza avere l’aiuto necessario e rischiando così di essere ulteriormente svantaggiati.

  • Non tutti i giovani si lasciano incantare dai social. Ma tra chi ci casca ci sono soprattutto le ragazze

    I social già oggi richiedono un’età minima di 13 anni per iscriversi. Ma il problema, che neanche il divieto di iscriversi fino ai 16 anni introdotto in Australia risolve, è che i dati forniti all’iscrizione possono essere falsati. Così, la questione dei social resta un nodo che è semplicistico pensare di risolvere a colpi di norma e di divieti.

    I giovani in realtà “vorrebbero avere una sana vita ‘analogica’ e circa la metà di loro prova a uscire di casa per divertirsi, a fare sport con regolarità e ad avere uno stile alimentare equilibrato. Tanti altri però si lasciano ipnotizzare dalla dimensione digitale, con effetti deleteri su umore e prospettive per il futuro. Le più colpite sono le ragazze”.

    Questa è la realtà di fatto, così come emerge dall’annuale indagine condotta dall’Associazione Nazionale DiTe (Dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo) in collaborazione con il portale studentesco Skuola.net e in anteprima pubblicata da Adnkronos Salute – su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi italiani, tra i 10 e i 24 anni – in occasione della Giornata nazionale contro le dipendenze tecnologiche, indetta dalla stessa associazione per il 30 novembre. Lo studio arriva nei giorni della clamorosa decisione presa dall’Australia sul divieto di utilizzo dei social per gli “under 16”.

    Il quadro che emerge è quello dei giovani “sempre più isolati”, secondo l’indagine “la ridotta capacità di relazionarsi ‘vis a vis’ si riflette in una crescente assenza di amici in carne ed ossa: il 26,8% non ha legami significativi coltivati regolarmente con incontri al di fuori delle piattaforme digitali. E nella riduzione della capacità di uscire di casa: il 14,4% spesso se non sempre fa fatica a incontrare i propri amici dal vivo”. “Questi dati – sottolinea Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Di.Te. – ci restituiscono il ritratto di una generazione consapevole dell’importanza delle relazioni autentiche e delle buone abitudini, ma al tempo stesso immersa in una realtà che amplifica insicurezze e solitudini”.

    I social influenzano stati d’animo e percezioni del sé. “In questa pericolosa deriva, l’influsso del digitale è evidente: il 49,3% dei giovani ammette di sentirsi influenzato da ciò che vede sui social media, mentre il 34,2% si sente spesso triste o insoddisfatto dopo un uso prolungato delle piattaforme sociali”, avverte l’indagine. “Qui sta la chiave – commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – dell’apparente contrasto tra la ricerca del benessere fisico e il malessere mentale: infatti il 36% del campione ammette che il rapporto con il proprio corpo è legato a doppio filo con i modelli proposti dai social. Anche la ricerca di un ‘fisico da post’ fa parte degli effetti della dieta digitale”. Ma non basta: “la cura per questi stati d’animo viene cercata nella loro causa. Spesso, infatti, si visitano i social per gestire distrarsi dagli stati d’animo come tristezza o rabbia (58%) oppure frustrazione/delusione (54,4%)”, rimarca l’indagine.

    Un effetto a catena che ha ricadute oltre l’esperienza online. “Il passaggio più preoccupante della ricerca – avverte Lavenia – è legato a un altro aspetto: la gestione delle emozioni e la percezione del domani. Il 62,3% delle ragazze e dei ragazzi, infatti, confessa di fare fatica a immaginare la propria vita futura. Una difficoltà che, peraltro, cresce con l’età. Viviamo in un’epoca in cui tutto è istantaneo, e questa immediatezza sembra soffocare la capacità di progettare a lungo termine. I social, che dovrebbero essere uno strumento, diventano spesso un rifugio che però amplifica frustrazione e insoddisfazione”.

    Entrando più nel dettaglio dell’indagine, la percezione dell’influenza (negativa) dei social varia notevolmente tra i generi: se tra la ragazze è il 65% a sentirsi condizionata da ciò che vede online, tra i ragazzi ci si ferma al 31%. Per questo, secondo lo psicologo Lavenia, “è fondamentale lavorare su percorsi educativi che aiutino le ragazze a sviluppare una maggiore autostima, offrendo loro strumenti per leggere criticamente i contenuti online e contrastare le insicurezze”. “La situazione è ancora peggiore – conferma Grassucci – se ci limitiamo a misurare l’impatto dei social sul rapporto con il proprio corpo: è rilevante secondo il 47% delle ragazze intervistate e solo per il 18% della controparte maschile.

  • L’UE chiede a piattaforme e motori di ricerca online di grandi dimensioni le prime relazioni di revisione e di valutazione dei rischi

    I fornitori dei primi 19 motori di ricerca online di dimensioni molto grandi (VLOSE) e piattaforme online di dimensioni molto grandi (VLOP) designati nell’aprile 2023 devono pubblicare per la prima volta le loro relazioni annuali di valutazione dei rischi e di revisione, a norma del regolamento sui servizi digitali.

    Tali relazioni devono includere le valutazioni effettuate dai fornitori di piattaforme e motori di ricerca online di dimensioni molto grandi per individuare e analizzare i rischi derivanti dai loro servizi, quali la diffusione di contenuti illegali, la disinformazione o la protezione dei minori. Tali relazioni illustrano inoltre le misure messe in atto da piattaforme e motori di ricerca per attenuare i rischi individuati.

    La Commissione organizzerà inoltre seminari in cui i fornitori di tali servizi designati saranno invitati a presentare le valutazioni dei rischi pubblicate ai coordinatori nazionali dei servizi digitali, alle organizzazioni della società civile e ad altre parti interessate. Tali seminari dovrebbero svolgersi all’inizio del 2025.

  • La Commissione accoglie con favore l’orientamento generale sull’IVA nell’era digitale

    La Commissione ha accolto con favore l’orientamento generale annunciato dal Consiglio in merito alle proposte della Commissione sull’IVA nell’era digitale. Con l’adozione e la promozione della digitalizzazione, il pacchetto rende il sistema dell’IVA dell’UE più propizio alle imprese e più resiliente alle frodi. Le nuove norme segnano inoltre il primo passo per affrontare le sfide derivanti dall’economia delle piattaforme e contribuisce a creare la parità di condizioni tra i servizi ricettivi a breve termine e i servizi di trasporto online e tradizionali.

    Il pacchetto introduce tre misure:

    1. Il nuovo sistema introduce la comunicazione digitale uniforme in tempo reale ai fini dell’IVA basata sulla fatturazione elettronica per le operazioni transfrontaliere, che fornirà tempestivamente agli Stati membri le informazioni preziose di cui hanno bisogno per intensificare la lotta contro le frodi dell’IVA. La fatturazione elettronica accelererà ulteriormente la trasformazione delle imprese nell’era digitale attraverso la semplificazione delle operazioni, garantendo la conformità e la sicurezza, consentendo un processo decisionale basato sui dati e sostenendo la scalabilità per la crescita e l’innovazione future.
    2. Gli operatori dell’economia delle piattaforme nel settore dei servizi di trasporto di passeggeri e dei servizi ricettivi a breve termine diventeranno inoltre responsabili della riscossione dell’IVA e del versamento dell’imposta alle autorità fiscali, se il fornitore indiretto non applica l’IVA. La misura contribuirà a migliorare la parità di condizioni fra i servizi online e tradizionali e agevolerà le attività per gli operatori indiretti che non saranno responsabili dell’IVA.
    3. L’iniziativa ridurrà infine l’esigenza di registrarsi più volte nei diversi Stati membri, attraverso l’espansione del modello già esistente di “sportello unico per l’IVA” già in essere per le imprese commerciali.

    I ministri delle Finanze dell’UE dovrebbero adottare la proposta a seguito di una nuova consultazione con il Parlamento europeo.

     

  • TikTok si impegna a ritirare definitivamente dall’UE il programma TikTok Lite Rewards per conformarsi al regolamento sui servizi digitali

    La Commissione ha reso vincolanti l’impegno di TikTok a ritirare definitivamente dall’UE il programma “TikTok Lite Rewards”. Tale impegno era stato assunto da TikTok per venire incontro alle preoccupazioni espresse dalla Commissione nel procedimento formale avviato nei confronti della piattaforma il 22 aprile e per garantire il rispetto del regolamento sui servizi digitali.

    La decisione rende gli impegni di TikTok giuridicamente vincolanti: qualsiasi loro violazione costituirebbe immediatamente una violazione del regolamento sui servizi digitali e potrebbe comportare l’imposizione di sanzioni pecuniarie. Con tale decisione, la Commissione chiude inoltre il procedimento formale avviato nei confronti di TikTok il 22 aprile.

    Si tratta del primo caso che la Commissione chiude ai sensi del regolamento sui servizi digitali, a 105 giorni dall’apertura del procedimento.

  • Preavviso di contestazione della Commissione Ue a Meta

    La Commissione europea ha inviato a Meta le conclusioni preliminari della sua indagine, secondo cui il suo modello pubblicitario “Pay or Consent” non è conforme al regolamento sui mercati digitali. Secondo il parere preliminare della Commissione, la scelta binaria prevista dal modello obbliga gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali e non prevede la possibilità di una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta.

    Le piattaforme online spesso raccolgono dati personali attraverso servizi propri e di terzi al fine di fornire servizi pubblicitari online. In considerazione della posizione significativa che occupano sui mercati digitali, i gatekeeper sono riusciti ad imporre alla loro ampia base di utenti condizioni di servizio che hanno permesso loro di raccogliere enormi quantità di dati personali. Ciò ha conferito loro potenziali vantaggi rispetto ai concorrenti che non hanno accesso a una quantità così ampia di dati, creando in tal modo notevoli ostacoli alla fornitura di servizi pubblicitari online e di servizi di social network.

    A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento sui mercati digitali, i gatekeeper devono chiedere il consenso degli utenti alla combinazione dei loro dati personali provenienti dai servizi di piattaforma di base designati e da altri servizi e, se un utente rifiuta tale consenso, dovrebbe essere disponibile un’alternativa meno personalizzata ma equivalente. I gatekeeper non possono subordinare l’uso del servizio o di determinate funzionalità al consenso degli utenti.

    In risposta alle modifiche normative adottate dall’UE, nel novembre 2023 Meta ha introdotto un’offerta binaria “Pay or Consent”, in base alla quale gli utenti dell’UE di Facebook e Instagram devono scegliere tra: i) l’abbonamento, a fronte di un canone mensile, a una versione di tali social network priva di annunci pubblicitari o ii) l’accesso gratuito a una versione di tali social network con annunci pubblicitari personalizzati.

    La Commissione ritiene in via preliminare che il modello pubblicitario “Pay or Consent” di Meta non sia conforme al regolamento sui mercati digitali in quanto non soddisfa i requisiti necessari di cui all’articolo 5, paragrafo 2. In particolare, il modello di Meta: non permette agli utenti di optare per un servizio che utilizzi un quantitativo inferiore dei loro dati personali ma che sia comunque equivalente al servizio che prevede gli annunci pubblicitari personalizzati; non permette agli utenti di esercitare il loro diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei loro dati personali.

    Per garantire il rispetto del regolamento sui mercati digitali, gli utenti che non danno il loro consenso dovrebbero comunque avere accesso a un servizio equivalente che utilizza un quantitativo inferiore dei loro dati personali, in questo caso ai fini della personalizzazione degli annunci pubblicitari.

    Nel corso della sua indagine, la Commissione si è coordinata con le autorità competenti per la protezione dei dati.

    Inviando le sue conclusioni preliminari, la Commissione informa Meta del suo parere preliminare secondo cui l’impresa viola il regolamento sui mercati digitali, senza che con questo venga pregiudicato l’esito dell’indagine. Meta ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa esaminando i documenti contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e rispondendo per iscritto alle conclusioni preliminari della Commissione. La Commissione concluderà la sua indagine entro 12 mesi dall’apertura del procedimento, che è avvenuta il 25 marzo 2024.

    Se il parere preliminare della Commissione dovesse essere confermato, la Commissione adotterebbe una decisione secondo la quale il modello di Meta non è conforme all’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento sui mercati digitali.

    In caso di inosservanza, la Commissione può infliggere ammende fino al 10% del fatturato mondiale totale del gatekeeper. In caso di recidiva, tali ammende possono arrivare fino al 20%. Nell’eventualità di violazioni sistematiche, alla Commissione è conferito anche il potere di imporre rimedi aggiuntivi, quali l’obbligo per un gatekeeper di vendere un’impresa o parti di essa o il divieto di acquisire altri servizi connessi all’inosservanza sistemica.

  • Dalla Commissione due miliardi di euro a sostegno di STMicroelectronics per la creazione di un nuovo impianto di fabbricazione di semiconduttori

    La Commissione europea ha approvato una misura italiana da 2 miliardi di euro a sostegno di STMicroelectronics (“ST”) per la costruzione e il funzionamento di un impianto integrato di produzione di chip per dispositivi elettrici in carburo di silicio a Catania. La misura rafforzerà la sicurezza dell’approvvigionamento, la resilienza e la sovranità digitale dell’Europa nelle tecnologie dei semiconduttori, in linea con gli obiettivi stabiliti nella comunicazione relativa a una normativa sui chip per l’Europa.

    L’Italia ha notificato alla Commissione il suo piano di sostegno al progetto Catania Campus di ST per la costruzione e la gestione di un impianto integrato di produzione di chip per dispositivi elettrici in carburo di silicio. Il carburo di silicio è un materiale composto utilizzato per fabbricare wafer che fungono da base per specifici microchip utilizzati in dispositivi ad alte prestazioni, come i veicoli elettrici, le stazioni di ricarica rapida, le energie rinnovabili e altre applicazioni industriali. L’impianto integrato coprirà tutte le fasi di fabbricazione, dalla materia prima ai dispositivi finiti, vale a dire transistori di potenza e moduli di potenza.

    L’aiuto prenderà la forma di una sovvenzione diretta di circa 2 miliardi di euro a favore di ST a sostegno dell’investimento totale dell’impresa di 5 miliardi di euro. Il progetto consentirà lo sviluppo di un impianto di produzione su larga scala per chip in carburo di silicio ad alte prestazioni utilizzando wafer di 200 mm di diametro che saranno trasformati in moduli e altri dispositivi utilizzati, ad esempio, dall’industria automobilistica, in Europa e nel mondo. L’impianto dovrebbe funzionare a pieno regime nel 2032.

  • Entrano in vigore le norme europee sull’identità digitale

    Sono entrate in vigore lunedì le norme relative all’istituzione di un’identità digitale europea, che dal 2026 permetteranno a tutti i cittadini e residenti dell’UE di beneficiare di un unico e personale portafoglio europeo di identità digitale. Il portafoglio, che sarà costituito da un’applicazione mobile emessa in ciascuno Stato membro, consentirà ai cittadini e ai residenti dell’UE di identificarsi online in piena sicurezza per accedere a servizi online pubblici e privati in tutta Europa.

    Il portafoglio di identità digitale dell’UE rivoluzionerà l’identificazione digitale. Ogni utente potrà utilizzare servizi online, condividere documenti digitali come una patente di guida o una prescrizione elettronica, aprire conti bancari o effettuare pagamenti avendo il pieno controllo dei dati personali.

    La Commissione ha già investito 46 milioni di euro a titolo del programma Europa digitale in quattro progetti pilota su vasta scala per testare il portafoglio di identità digitale dell’UE in una serie di casi d’uso quotidiano, tra cui la patente di guida mobile, la sanità elettronica, i pagamenti, i titoli d’istruzione e le qualifiche professionali.

    Dopo l’entrata in vigore delle nuove norme, la Commissione preparerà i pertinenti atti di esecuzione per garantire che tutti i portafogli presentino lo stesso elevato livello di sicurezza e protezione dei dati e funzionino senza soluzione di continuità in tutta l’UE.

  • La Commissione europea avvia un procedimento formale nei confronti di Meta sulla violazione dei servizi digitali

    La Commissione ha avviato un procedimento formale per valutare se Meta, fornitore di Facebook e Instagram, abbia violato il regolamento sui servizi digitali in relazione alla tutela dei minori. A Bruxelles si teme infatti che i sistemi di Facebook e Instagram, compresi i loro algoritmi, possano stimolare dipendenze comportamentali nei minori generando il cosiddetto effetto “rabbit-hole” e c’è preoccupazione sui metodi di garanzia e verifica dell’età messi in atto da Meta.

    L’apertura del procedimento si basa su un’analisi preliminare della relazione di valutazione dei rischi presentata da Meta nel settembre 2023, sulle risposte di Meta alle richieste formali di informazioni da parte della Commissione (sulla tutela dei minori e sulla metodologia della valutazione dei rischi), sulle relazioni accessibili al pubblico e su analisi della Commissione stessa.

    Il 30 aprile 2024 la Commissione aveva già avviato un procedimento formale nei confronti di Meta, in relazione sia a Facebook sia a Instagram, per pubblicità ingannevole, contenuti politici, meccanismi di notifica e azione, accesso ai dati da parte dei ricercatori e per la mancanza di uno strumento efficace di monitoraggio in tempo reale del dibattito civico e delle elezioni fornito da terzi in vista delle elezioni del Parlamento europeo.

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