digitale

  • La Commissione fornisce a piattaforme online e motori di ricerca orientamenti sulla pubblicazione del numero di utenti nell’UE

    La Commissione ha pubblicato orientamenti non vincolanti per aiutare le piattaforme online e i motori di ricerca che rientrano nell’ambito di applicazione della normativa sui servizi digitali a conformarsi all’obbligo di comunicare il numero di utenti nell’UE entro il 17 febbraio 2023 e successivamente almeno una volta ogni sei mesi.

    La Commissione pubblica questi orientamenti per rispondere a domande pratiche sulle disposizioni della normativa sui servizi digitali relative all’obbligo di pubblicare il numero di utenti. Qualora il numero di utenti raggiungesse più del 10% della popolazione dell’UE (45 milioni di utenti), la Commissione designerebbe le piattaforme e i motori di ricerca come, rispettivamente, piattaforma online di dimensioni molto grandi e motori di ricerca online di dimensioni molto grandi. Ciò significa che sarebbero soggetti a obblighi aggiuntivi, come la valutazione del rischio e l’adozione delle relative misure di mitigazione.

    La normativa sui servizi digitali, entrata in vigore il 16 novembre 2022, è un insieme di norme fondamentali dell’UE che mirano a promuovere un ambiente online più sicuro e responsabile, e si applica a tutti i servizi digitali che mettono i consumatori in collegamento con beni, servizi o contenuti. Stabilisce nuovi obblighi globali per le piattaforme online allo scopo di ridurre i danni e contrastare i rischi online, introduce forti tutele per i diritti degli utenti e colloca le piattaforme digitali in un nuovo quadro di trasparenza e responsabilità unico nel suo genere.

  • L’imbuto digitale

    L’innovazione tecnologica rappresenta sicuramente una leva importante finalizzata al mantenimento e allo sviluppo della competitività di un Paese ed all’ampliamento dei servizi alla cittadinanza.

    In questo contesto lo stesso complesso sistema di digitalizzazione contribuisce ad accorciare il Time to Market e quindi ad accrescere la competitività delle imprese all’interno dei mercati globali nei quali la tempistica rappresenta ormai un fattore vincente.

    Quando l’innovazione, tuttavia, viene applicata in modo univoco nei confronti dell’accesso ai servizi della pubblica amministrazione questa assume i connotati di un imbuto digitale, finalizzato alla creazione di una rendita di posizione di imprese che si occupano di servizi digitali necessari per bypassare il restringimento.

    In altre parole, all’interno di uno Stato che fosse anche espressione di valori democratici e liberali la digitalizzazione, essendo questa irreversibile, non comporterebbe tuttavia, come avvenuto in Italia, l’esclusione dai medesimi servizi di un qualsiasi altro accesso, ma non digitale.

    Così configurato questo processo di digitalizzazione diventa semplicemente una imposizione normativa di regole digitali escludenti, le quali accrescono il potere, non solo economico, di aziende e della stessa classe politica. Senza dimenticare come venga cosi ristretto il perimetro democratico all’interno del quale i diritti vengono tutelati e resi disponibili indipendentemente dall’accesso e dalla configurazione più o meno digitale.

    In questo contesto, poi, a riprova di questa ispirazione digitale come semplice espressione di interessi corporativi, risulta infatti ridicolo come gli scontrini emessi dalle casse dei supermercati abbiano assunto una lunghezza imbarazzante: una chiara quanto banale conferma di una rendita di posizione a favore delle imprese che producono carta chimica.

    In ambito internazionale si parla poi spesso di un ipotetico processo di avvicinamento normativo tra i paesi che aderiscono all’Unione Europea. Contemporaneamente si dimentica come, nello specifico, il Portogallo, la Spagna, la Francia e la Germania, cioè le più importanti concorrenti a livello economico e soprattutto produttivo del nostro Paese, non abbiano adottato, pur favorendo la digitalizzazione, lo Spid come accesso ai servizi della pubblica amministrazione e tantomeno una sua obbligatorietà.

    In fondo anche se nel terzo millennio, il nostro Paese continua ad adottare il vecchio principio delle decime anche se in versione digitale.

  • La Commissione approva una misura italiana da 512 milioni di € per compensare Poste Italiane per la creazione e l’aggiornamento di servizi digitali

    La Commissione europea ha approvato una misura italiana da 512 milioni di € volta a compensare Poste Italiane per la creazione e l’aggiornamento di servizi digitali nella sua rete postale nei piccoli comuni italiani. Il regime fa parte del piano nazionale italiano per gli investimenti complementari che integrerà il piano di ripresa e resilienza dell’Italia con risorse nazionali.

    L’obiettivo della misura è fornire nuovi servizi digitali della pubblica amministrazione ai cittadini e alle imprese dei piccoli comuni con meno di 15.000 abitanti, colmando così il divario digitale delle aree in questione, stimolando la crescita economica e lo sviluppo imprenditoriale e migliorando il contesto imprenditoriale e dei consumatori.

    La misura sosterrà l’installazione e/o l’ammodernamento di i) ATM, ii) stazioni self-service per l’accesso ai servizi pubblici digitali e iii) schermi interattivi e sportelli negli uffici interessati di Poste Italiane. Nell’ambito della misura, che durerà fino al 31 dicembre 2026, il sostegno assumerà la forma di una sovvenzione diretta e coprirà i costi di sviluppo. Ciò fa seguito a due misure italiane a sostegno di Poste Italiane per i) la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica e ii) la creazione di spazi di co-working, che la Commissione ha approvato rispettivamente il 5 ottobre 2022 e il 19 ottobre 2022. Le tre misure fanno parte di un progetto più ampio (“Progetto Polis”) che consentirà a Poste Italiane di fornire una serie di servizi alla popolazione dei piccoli comuni e delle zone isolate italiane.

  • La contraddizione digitale

    Il mercato delle commissioni bancarie e relativo  ai pagamenti attraverso la moneta elettronica unito alla gestione del risparmio rappresenta un settore ad alta remunerazione, in forte espansione tanto da ingolosire il gigante della telefonia Apple.

    L’obiettivo, o meglio, l’opportunità offerta dal sempre maggiore favore riservato dalle istituzioni politiche alla moneta digitale, è rappresentato dalla semplice considerazione di come le banche ormai, grazie al trasferimento dei pagamenti su piattaforme digitali presentino dei bilanci al 50% composti proprio dalle commissioni nella gestione del risparmio e dei  pagamenti elettronici.

    L’iniziativa di Apple si pone l’obiettivo di ottenere nuova  redditività, oltre la semplice vendita di cellulari, e quindi nei servizi applicati post vendita, attraverso la sintesi di pagamenti elettronici e la  creazione di depositi presso la Goldman Sachs intervenendo,  in questo modo, anche indirettamente nella gestione del risparmio.

    Il riconoscimento di un 3% come premio per questa operazioni “a risparmio” rappresenta attualmente un livello al di sotto circa di un punto e mezzo rispetto ai tassi d’interesse praticati negli Stati Uniti.

    Il  mondo della tecnologia digitale, andrebbe ricordato, trova una delle principali  e legittime giustificazioni della propria crescente centralità nell’annullamento, o quantomeno nell’accorciamento,  dell’intermediazione all’interno della filiera commerciale tra i prodotti fisici come per i servizi ed il  consumatore.

    Paradossalmente ora, e quindi nella più recente declinazione, lo stesso mondo digitale dimostra la propria contraddizione in quanto si interpone come un soggetto aggiuntivo appunto nell’acquisto dello stesso bene o di un servizio aggiungendo un passaggio digitale ulteriore il cui costo aggiuntivo dovrebbe venire compensato da un premio del 3%.

    Mai come adesso questa contraddizione nasconde una vera involuzione digitale la quale, da fonte di apertura verso orizzonti senza limiti e con relazioni di ogni genere e senza intermediazioni, si sta trasformando in una semplice nuova ortodossia digitale i cui interessi si traducono in ulteriori costi a tutto danno del consumatore.

  • Affrontare le sfide più urgenti mantenendo la rotta a lungo termine

    La Commissione europea ha adottato il programma di lavoro per il 2023 con il quale definisce un’agenda coraggiosa per rispondere alle crisi attuali che pesano sulla vita quotidiana degli europei e raddoppia nel contempo gli sforzi per conseguire le trasformazioni verde e digitale in corso, rendendo la nostra Unione europea più resiliente.

    In quest’ottica la Commissione mira a sostenere i cittadini e le imprese, sia riducendo i prezzi dell’energia, garantendo gli approvvigionamenti essenziali per la competitività delle nostre imprese e per la nostra sicurezza alimentare, sia rafforzando la nostra economia sociale di mercato.

    Il programma di lavoro della Commissione contiene 43 nuove iniziative strategiche che coprono i sei ambiziosi obiettivi definiti negli orientamenti politici della Presidente von der Leyen e si fonda sul suo discorso sullo stato dell’Unione del 2022 e sulla lettera di intenti.

    Molte delle iniziative chiave di questo programma di lavoro danno seguito ai risultati della Conferenza sul futuro dell’Europa. I panel dei cittadini di nuova generazione saranno inoltre integrati nel processo di elaborazione delle politiche della Commissione in alcuni settori chiave. I primi panel di cittadini affronteranno le questioni dello spreco alimentare, della mobilità per l’apprendimento e dei mondi virtuali.

    Realizzare sei obiettivi prioritari

    1. Un Green Deal europeo

    Nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina, nel 2023 la Commissione proporrà, tra le altre iniziative, una riforma generale del mercato dell’energia elettrica dell’UE, che comprenderà il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas. Per contribuire a potenziare rapidamente la nostra economia dell’idrogeno verde, la Commissione proporrà di creare una nuova Banca europea dell’idrogeno, che investirà 3 miliardi di € per rilanciare un mercato dell’idrogeno nell’UE.

    Nel 2023 la Commissione adotterà inoltre misure per ridurre i rifiuti e il loro impatto ambientale, con particolare attenzione ai rifiuti alimentari e tessili, un tema individuato durante la Conferenza sul futuro dell’Europa. Analogamente, in risposta alle preoccupazioni dei cittadini, la Commissione proporrà una revisione della legislazione dell’UE in materia di benessere degli animali.

    1. Un’Europa pronta per l’era digitale

    Per affrontare i rischi attuali e futuri delle dipendenze strategiche, la Commissione proporrà misure dell’UE per garantire un accesso adeguato e diversificato alle materie prime critiche necessarie per la resilienza digitale ed economica dell’Europa.

    In occasione del 30° anniversario del mercato unico, ne mostreremo i grandi vantaggi, individuando e colmando al contempo le lacune esistenti nell’attuazione dei suoi obiettivi. La revisione delle norme sui ritardi di pagamento contribuirà a ridurre gli oneri per le PMI in un periodo di incertezza economica. La nostra iniziativa volta a ampliare e migliorare ulteriormente l’uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario aiuterà le imprese nel mercato unico semplificando le procedure amministrative e giudiziarie.

    La Commissione proporrà inoltre uno spazio comune europeo di dati sulla mobilità per promuovere la digitalizzazione del settore della mobilità, mentre un quadro normativo dell’UE per il sistema Hyperloop ci aiuterà ad essere pronti per mettere in atto le soluzioni emergenti in materia di mobilità.

    1. Un’economia al servizio delle persone

    Tenendo conto del contributo della Conferenza sul futuro dell’Europa, la Commissione effettuerà un riesame della nostra governance economica per garantire che sia ancora adatta allo scopo. Per rafforzare ulteriormente il bilancio dell’Unione di fronte all’urgenza dei problemi attuali, procederemo anche a una revisione intermedia del bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027 e presenteremo una seconda serie di nuove risorse proprie sulla base della proposta relativa a un corpus unico di norme fiscali per le imprese in Europa.

    Per garantire che la moneta comune dell’Unione sia adatta all’era digitale, presenteremo una proposta per stabilire i principi di un euro digitale prima di una possibile emissione da parte della Banca centrale europea.

    Date le sfide sociali create dalla pandemia di COVID-19 e dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, aggiorneremo il nostro quadro per tirocini di qualità per affrontare questioni quali una retribuzione equa e l’accesso alla protezione sociale, allo scopo di rafforzare la resilienza sociale dell’Europa.

    Questo programma di lavoro è il frutto di decisioni prese in tempi di grande incertezza economica. Siamo pertanto pronti a rivalutarlo dopo l’inverno, in particolare per quanto riguarda le misure che possono incidere sulla competitività.

    1. Un’Europa più forte nel mondo

    La crudele realtà della guerra conferma la necessità di intensificare gli sforzi dell’UE nel settore della sicurezza e della difesa. Per difendere i nostri interessi, i nostri principi democratici, la pace e la stabilità presenteremo la strategia spaziale dell’UE per la sicurezza e la difesa e una nuova strategia per la sicurezza marittima dell’UE. Aggiorneremo inoltre il nostro pacchetto di strumenti sanzionatori per includervi la corruzione.

    Proporremo una nuova agenda per corroborare le nostre relazioni con l’America latina e i Caraibi. Nel contempo continueremo la nostra cooperazione con i paesi candidati dei Balcani occidentali, nonché con l’Ucraina, la Moldova e la Georgia, in vista della loro futura adesione all’Unione.

    1. Promozione dello stile di vita europeo

    Considerando che solo il 15% dei giovani ha intrapreso studi, formazioni o apprendistati in un altro paese dell’UE, la Commissione proporrà di aggiornare l’attuale quadro UE di mobilità per l’apprendimento per consentire agli studenti di spostarsi più facilmente tra i sistemi di istruzione. Il 2023 sarà l’Anno europeo delle competenze: vogliamo attirare professionisti altamente qualificati in settori in cui l’Europa soffre di carenze di manodopera, attraverso proposte sul riconoscimento delle qualifiche dei cittadini di paesi non UE. Un’iniziativa mirata promuoverà una delle competenze più importanti dal punto di vista strategico attraverso un’Accademia per le competenze in materia di cibersicurezza.

    Per uno spazio Schengen resiliente e sicuro, caratterizzato da viaggi senza frontiere, proporremo leggi sulla digitalizzazione dei documenti di viaggio dell’UE e sull’agevolazione dei viaggi.

    Per costruire ulteriormente l’Unione europea della salute, la Commissione proporrà un approccio integrato alla salute mentale, una delle iniziative chiave della Conferenza sul futuro dell’Europa, una raccomandazione riveduta sugli ambienti senza fumo e una nuova raccomandazione sui tumori a prevenzione vaccinale.

    1. Un nuovo slancio per la democrazia europea

    La democrazia è il fondamento della nostra Unione. Nel 2023 la Commissione presenterà un pacchetto per la difesa della democrazia, comprendente un’iniziativa sulla protezione dello spazio democratico dell’UE da interessi esterni.

    Continueremo a costruire un’Unione dell’uguaglianza proponendo una tessera europea di disabilità che garantirà il riconoscimento reciproco dello status di disabilità in tutti gli Stati membri. Continueremo inoltre a lavorare per colmare le lacune nella protezione giuridica contro la discriminazione fondata sulla razza o l’origine etnica.

    In linea con i nostri principi per legiferare meglio, la Commissione continuerà a individuare il potenziale di semplificazione e riduzione degli oneri e a favorire la sostenibilità. Per integrare gli sforzi sistematici volti a individuare ed eliminare le lungaggini burocratiche, un gruppo di portatori di interessi ad alto livello contribuirà ulteriormente a razionalizzare in modo mirato la legislazione dell’UE che interessa i cittadini e le imprese.

    La Commissione avvierà un dibattito con il Parlamento e il Consiglio per stabilire un elenco di priorità legislative comuni su cui i colegislatori convengano di intervenire rapidamente. La Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri e a collaborare con loro per garantire l’attuazione della legislazione e delle politiche dell’UE, nuove o già in vigore, e si impegnerà a far rispettare il diritto dell’UE attraverso procedure di infrazione ove necessario.

  • L’Italia digitale scala la classifica Ue ma resta ancora sotto la media

    L’Italia digitale risale la china e si piazza diciottesima nella speciale classifica annuale Ue, guadagnando altre due posizioni in un anno. Ma la strada per arrivare in vetta è ancora lunga e richiede, nell’incoraggiamento di Bruxelles, di “porre rimedio a varie carenze” sui punti deboli del Paese: le competenze digitali e il capitale umano. Un impegno a cui il governo intende tenere fede. I progressi, soprattutto su 5G e connettività, ha assicurato il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, “sono i primi passi di un percorso che ci porterà entro 4 anni tra i Paesi di testa dell’Ue grazie agli investimenti del Pnrr”. A patto che anche il prossimo esecutivo continui sulla strada tracciata.

    Nell’indice Ue della digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) 2022 Roma si allontana dalle retrovie, dove nel 2020 era relegata quasi maglia nera d’Europa, venticinquesima tra i 27 Stati membri. Un anno fa, era ventesima. L’avanzata fino al diciottesimo posto sta procedendo a “ritmi molto sostenuti”, evidenzia la Commissione europea, che nell’Italia vede il potenziale per “migliorare ulteriormente le proprie prestazioni”. Progressi che, in virtù delle dimensioni dell’economia nazionale, sarebbero “cruciali” anche “per consentire all’intera Ue di conseguire gli obiettivi del decennio digitale per il 2030”. Per migliorare, però, “è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell’Italia in materia di competenze digitali” e “specialisti Ict”, osserva Bruxelles, indicando che “oltre la metà dei cittadini italiani non dispone di abilità digitali di base” e “la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro è inferiore alla media”. Tanto che nel capitale umano ci piazziamo al 25esimo posto e, ha ammesso lo stesso Colao, “c’è ancora molto lavoro da fare”. L’urgenza tocca da vicino anche l’offerta dei servizi pubblici digitali, dove l’Italia, ha spiegato il ministro, sta già realizzando “molte delle iniziative previste dal Pnrr e allocando risorse a Pa locali e centrali”. A oggi, si legge nell’analisi Ue, il 40% degli utenti italiani li usa (contro una media Ue del 65%), in aumento di 10 punti percentuali tra il 2020 e il 2022 ma non ancora abbastanza per garantirne una disponibilità online del 100% e per rendere pienamente operativi i fascicoli sanitari elettronici. Anche la digitalizzazione delle imprese procede, con il 60% delle Pmi che ha ormai raggiunto almeno un livello base di intensità digitale e con il cloud in aumento, ma la diffusione di big data e intelligenza artificiale “è ancora limitata”.

    Va molto meglio, invece, nella connettività, dove l’Italia è tra le migliori 7 d’Europa. Bruxelles rileva “progressi nella diffusione della banda larga e nella realizzazione della rete”, ma ancora “alcune carenze nella copertura delle reti ad altissima capacità (compresa la fibra)”. In questi mesi, ha ricordato Colao, il governo ha assegnato tutti i bandi del Pnrr (Italia a 1 Giga, Italia 5G, Scuole connesse, Sanità connessa e Collegamento isole minori) “con l’obiettivo di portare la rete veloce in tutte le case degli italiani, nelle scuole e nelle strutture sanitarie”. E proprio il completamento delle gare fa parte dei 45 obiettivi da raggiungere entro lo scorso giugno per ottenere il via libera all’erogazione della nuova tranche del Recovery da 21 miliardi di euro, attesa dopo l’estate.

  • Parte la sfida delle banche digitali e l’Italia è seconda solo al Regno Unito

    Le banche digitali, con servizi esclusivamente da app e smartphone, sfidano il sistema bancario tradizionale in tutta Europa favoriti dal progresso tecnologico e dalla pandemia. A fronte di un calo strutturale di ricavi e margini, che nell’ultimo decennio ha portato gli istituti di credito a ridurre sportelli e personale, le challenger banks spingono sull’acceleratore, crescendo e raccogliendo capitali.

    Ad analizzare gli scenari del mondo Fintech è l’area studi di Mediobanca che ha dedicato un report alle 96 challenger banks del Vecchio Continente, dove l’Italia si piazza sul podio, al secondo posto, con 12 operatori dopo il Regno Unito (37) e insieme alla Francia (12). A seguire, Germania (8) e Spagna (7). Nel paniere considerato, circa il 65% è nato dopo il 2013 mentre solo 9 società sono quotate in Borsa, di cui una italiana (illimity Bank).

    Caratterizzate da una forte connotazione tecnologica, assenza di filiali fisiche e costi inferiori per i clienti, queste banche nel 2021 hanno più che raddoppiato la raccolta di fondi in venture capital, arrivata a 3,5 miliardi di euro (+129,5%), con ulteriori 1,8 miliardi nel primo semestre 2022. I ricavi 2020 sono cresciuti del 3,9%, a 7,9 miliardi, con un picco di +24,8% per le neobanks (costituite dopo il 2010) e un +19,9% segnato da realtà appartenenti a grandi gruppi bancari. Il risultato netto aggregato nel 2020 è peggiorato del 12,7%, in linea con le performance delle banche dell’eurosistema. In questo contesto, le 12 realtà italiane segnano una crescita dei ricavi 2021 del 22,8%, a 513 milioni, con un miglioramento del risultato netto (+63%) e del risultato operativo (+75,2%), dopo aver superato “brillantemente il primo anno pandemico” con un balzo del margine di intermediazione del 42,2% nel 2020.

    In aumento anche la forza lavoro: +18% nel 2020 sul 2019 e +5,7% nel 2021. Gli operatori italiani – secondo il report – appaiono tuttavia di dimensioni minori e presentano valori inferiori alla media per ricavi e totale attivo. Il Paese si posiziona inoltre nelle retrovie per utilizzo dei servizi bancari online: 45% degli italiani contro una media Ue del 58% e punte del 90% nei Paesi del Nord, che spiccano anche per una bassa densità di filiali rispetto alla popolazione. Più in generale, la profonda ristrutturazione dei modelli distributivi tra il 2010 e il 2020 ha portato a una riduzione del personale bancario del 14,8% in Italia (-34,4% in Spagna, -26,4% nel Regno Unito e -13,9% in Germania) e del 30% degli sportelli (-48,3% nel Regno Unito, -48,1% in Spagna, -36,8% in Germania).

  • Un nuovo patto per rafforzare le competenze digitali

    Con il sostegno della Commissione, associazioni, imprese, organizzazioni, sindacati, università, erogatori di formazione e federazioni nazionali dell’UE hanno dato vita a un nuovo partenariato per le competenze nell’ecosistema digitale. Questo nuovo partenariato consentirà il miglioramento delle competenze e la riqualificazione professionale dei lavoratori e attirerà un maggior numero di persone verso l’industria digitale. Il partenariato aiuterà i cittadini e le imprese ad acquisire le competenze digitali necessarie, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi relativi alle transizioni digitale e verde dell’economia europea. Si concentrerà in primo luogo sul miglioramento delle competenze della forza lavoro dei partner del settore digitale. I partner svilupperanno poi obiettivi comuni, ad esempio sul numero di persone che necessitano di essere riqualificate, e monitoreranno i futuri sviluppi in materia di miglioramento del livello delle competenze e di riqualificazione. Facendo seguito agli impegni assunti in altri ecosistemi industriali, questo nuovo partenariato fa parte del patto per le competenze, una delle iniziative faro dell’agenda per le competenze per l’Europa. Il nuovo partenariato collaborerà strettamente con altri partenariati esistenti in altri settori in cui le competenze digitali svolgono un ruolo cruciale. Punterà a sinergie e collaborazione con altre iniziative esistenti (come la coalizione per le competenze e le occupazioni digitali o la rete dei poli europei dell’innovazione digitale) per utilizzare le migliori pratiche e gli orientamenti esistenti come fonte di ispirazione per il partenariato. Il patto per le competenze contribuisce al conseguimento di uno dei tre obiettivi sociali dell’UE stabiliti nel pilastro europeo dei diritti sociali, ovvero che, entro il 2030, almeno il 60 % di tutti gli adulti partecipi ogni anno ad attività di formazione.

    Fonte: Commissione europea

  • Legge sui servizi digitali: il Consiglio e il Parlamento europeo raggiungono un accordo per un ambiente online più sicuro

    Una tappa importante nella transizione digitale dell’Unione è stata segnata con l’accordo politico provvisorio riguardante la legge sui servizi digitali raggiunto tra la presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo.

    La legge sui servizi digitali, che consente di sancire il principio secondo cui ciò che è illegale offline deve esserlo anche online, mira a proteggere lo spazio digitale dalla diffusione di beni, contenuti e servizi illegali e a garantire la protezione dei diritti fondamentali degli utenti.

    La legge sui servizi digitali si applica a tutti gli intermediari online che prestano servizi nell’Unione. Gli obblighi imposti sono proporzionati alla natura e alla portata dell’impatto intermediario in questione, in particolare in funzione del numero di utenti che utilizzano il servizio. Le piattaforme di dimensioni molto grandi o i motori di ricerca di dimensioni molto grandi saranno pertanto soggetti a obblighi più rigorosi a seconda del numero di utenti che utilizzano i loro servizi.

    Ambito di applicazione

    La legge sui servizi digitali stabilisce un quadro giuridico orizzontale e si applica ai servizi intermediari quali quelli offerti da prestatori di servizi di hosting, motori di ricerca, piattaforme e mercati online. Nell’ambito di questi servizi intermediari, tra le piattaforme e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi si opera una distinzione quando tali servizi sono utilizzati da oltre 45 milioni di utenti attivi al mese nell’UE.

    Al fine di salvaguardare lo sviluppo delle start-up nel mercato interno, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno convenuto che le microimprese e le piccole imprese con meno di 45 milioni di utenti attivi al mese nell’UE sono esentate da alcuni nuovi obblighi.

    Governance

    Per garantire un’attuazione efficace e uniforme degli obblighi della legge sui servizi digitali, il Consiglio e il Parlamento hanno deciso di conferire alla Commissione il potere esclusivo di vigilare sulle piattaforme e sui motori di ricerca di dimensioni molto grandi per quanto riguarda gli obblighi specifici a questo tipo di operatori.

    I principali operatori digitali saranno quindi controllati a livello europeo grazie allo sviluppo di competenze in seno alla Commissione e in collaborazione con gli Stati membri. In tal modo sarà garantita una risposta efficace e uniforme ai rischi sistemici posti da tali operatori di dimensioni molto grandi. Questo modello di governance preserva il principio del paese d’origine che si applica a tutti gli altri intermediari di servizi e agli altri obblighi stabiliti dalla legge sui servizi digitali.

    Per finanziare le attività di vigilanza della Commissione europea sugli operatori di dimensioni molto grandi, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio per creare un meccanismo di commissioni annuali da imporre a tali operatori, direttamente collegato ai compiti della Commissione.

    Mercati online

    I colegislatori hanno convenuto di rafforzare gli obblighi relativi ai mercati online nell’ambito della legge sui servizi digitali. In effetti, considerato il ruolo importante svolto da tali operatori nella vita quotidiana dei cittadini europei, la legge sui servizi digitali impone ai mercati un dovere di diligenza nei confronti dei venditori i cui prodotti o servizi sono messi in vendita sulla loro piattaforma online.

    Al fine di limitare la diffusione di contenuti illegali, i mercati online devono compiere i massimi sforzi per verificare la corretta fornitura di informazioni da parte dei venditori prima di autorizzarli a vendere online. I mercati dovranno inoltre raccogliere e mostrare le informazioni sui prodotti e i servizi venduti, come la marca e la conformità al diritto dell’Unione, al fine di garantire che i consumatori siano adeguatamente informati.

    Rischi sistemici delle piattaforme e dei motori di ricerca di dimensioni molto grandi

    Data l’importanza degli operatori di dimensioni molto grandi nella vita quotidiana dei cittadini europei e dell’Unione in generale, la legge sui servizi digitali introduce l’obbligo per tali operatori di analizzare i rischi sistemici che generano e di mettere in atto misure per ridurre i rischi individuati.

    Tale analisi è effettuata annualmente e, grazie alla supervisione unificata di questi operatori da parte della Commissione europea, consente un monitoraggio continuo per ridurre i rischi di: i) diffusione di contenuti illegali; ii) effetti negativi sui diritti fondamentali come la libertà di espressione e di informazione; iii) manipolazione dei loro servizi a scapito dei processi democratici e della sicurezza pubblica; iv) effetti negativi in relazione alla violenza di genere e alla protezione dei minori e gravi conseguenze sulla salute fisica o mentale degli utenti.

    Interfacce fuorvianti

    Tenuto conto dell’obiettivo di proteggere gli utenti online, i colegislatori hanno convenuto di vietare le interfacce fuorvianti e i metodi finalizzati a indurre in errore gli utenti per le piattaforme e le interfacce online designate nell’ambito della legge sui servizi digitali, come le interfacce relative alla segnalazione di presunti contenuti illegali da parte di un utente.

    Sistemi di raccomandazione

    Data l’importanza dei sistemi di raccomandazione nell’esperienza degli utenti online, il Parlamento e il Consiglio hanno convenuto di stabilire requisiti di trasparenza per i parametri dei sistemi di raccomandazione al fine di migliorare l’informazione degli utenti e le loro possibili scelte. Ai sensi della legge sui servizi digitali, le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi dovranno obbligatoriamente offrire agli utenti un sistema di raccomandazione dei contenuti che non sia basato sulla loro profilazione.

    Gestione delle crisi

    Nel contesto dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e in particolare delle conseguenze sulla manipolazione delle informazioni online, i colegislatori hanno convenuto di includere un nuovo articolo che introduce un meccanismo di risposta alle crisi.

    Tale meccanismo sarà attivato da una decisione della Commissione su raccomandazione del comitato dei coordinatori nazionali dei servizi digitali e consentirà di analizzare l’impatto dell’attività delle piattaforme e dei motori di ricerca di dimensioni molto grandi sulla crisi in questione, come pure le misure proporzionate ed efficaci da attuare nel rispetto dei diritti fondamentali.

    Tutela dei minori online

    Diverse disposizioni della legge sui servizi digitali consentono la tutela dei minori online. Le piattaforme accessibili ai minori dovranno mettere in atto misure di protezione particolari per garantire la sicurezza dei minori online, specie quando sono a conoscenza del fatto che l’utente è un minore; alle piattaforme sarà fatto divieto di presentare ai minori messaggi pubblicitari mirati derivanti dall’uso dei loro dati personali quali definiti nel diritto dell’UE.

    Nel dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato due proposte legislative nell’ambito di un pacchetto volto a regolamentare il settore digitale: la legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali.

    La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali costituiscono i due pilastri di una regolamentazione digitale che rispetta i valori europei e il modello europeo; tali regolamenti definiscono insieme un quadro adeguato allo sviluppo economico dei giganti del digitale e alla protezione dei loro utenti.

    Il 24 marzo è intervenuto un accordo politico provvisorio tra il Consiglio e il Parlamento e oggi si è giunti a un accordo politico provvisorio riguardante la legge sui servizi digitali.

    L’accordo politico provvisorio odierno deve essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento europeo prima di passare alle fasi formali della procedura di adozione di ciascuna istituzione.

    È stato raggiunto un ambizioso accordo provvisorio sul termine per l’entrata in applicazione della legge sui servizi digitali, poiché le disposizioni sulle piattaforme e sui motori di ricerca di dimensioni molto grandi che hanno il maggiore impatto sulla protezione degli utenti si applicheranno entro XX mesi, mentre le restanti disposizioni entreranno in vigore entro 12-18 mesi dall’entrata in vigore della legge sui servizi digitali.

    Fonte: Comunicato stampa del Consiglio europeo

  • Le riforme ‘anche’ se digitali

    Le riforme di ogni natura, anche se solo digitali, possono venire intese come la risultante di un intervento politico e governativo, utilizzando così risorse finanziarie ed umane, e dovrebbero possedere un importante e comune obiettivo individuabile nella maggiore inclusività offerta come effetto per la stessa popolazione, indipendentemente dal proprio livello culturale, sociale, economico o dall’indirizzo politico.

    In altre parole, la funzione di una riforma, oltre a fornire un maggiore senso di giustizia sociale, politica, economica e fiscale, dovrebbe anche essere rappresentata dall’abbattimento del maggiore numero di barriere tra i soggetti principali di uno Stato democratico mantenendo o magari migliorando l’equilibrio tra gli stessi.

    Anche nel caso della digitalizzazione della pubblica amministrazione l’obiettivo è quello di facilitare l’accesso e quindi il rapporto con i cittadini nella fornitura di un servizio pubblico, vera ragione fondativa della stessa P.A.

    Attraverso un miglioramento parziale oppure una riforma complessiva si dovrebbe confermare, esaltare e migliorare il rapporto democratico ed inclusivo, anche con l’introduzione di una diversa base tecnologica nei rapporti tra i soggetti interessati a seguito della modifica nel senso specifico verso il digitale.

    Le parole del ministro per l’innovazione del governo Draghi, Colao, vanno invece esattamente nella direzione opposta: “ID PAY: identità digitale totale entro il 2026. Tre quarti della popolazione italiana potrà accedere ai ‘propri diritti fondamentali ‘solo’ mediante accesso alla piattaforma digitale ID Pay”.

    All’interno di uno Stato che si definisce democratico un termine come “solo” sarebbe stato sostituito da un altro come “anche” il quale indicherebbe un’ulteriore opportunità offerta, dal 2026, alla complessa utenza di porsi e relazionarsi con la pubblica amministrazione.

    Il termine scelto dal ministro per definire e rafforzare l’impatto della riforma stessa presenta invece, in modo pericoloso, una volontà impositiva preferita ad un’altra maggiormente democratica ed al tempo stesso propositiva, mentre si avverte un declino verso uno Stato sempre più espressione delle proprie ed esclusive priorità fino alla sua assoluta supremazia nei confronti dei cittadini, declino che comincia proprio dal senso con il quale si intendono i nuovi rapporti introdotti con le stesse riforme.

    Il ministro Colao non può di certo venire indicato come l’espressione di una democrazia avanzata che non esclude nessuno ma semplicemente come l’espressione presuntuosa dell’avanzare verso uno Stato sempre più centrale ed etico.

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