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Non cadere nel tombino

In Italia in 30 anni ci sono stati 30.000 errori giudiziari che hanno portato ingiustamente in carcere, per mesi, per anni, per decenni persone innocenti privandole di una parte, a volte considerevole, della loro vita con tutto quanto ne consegue per le relazioni famigliari, interpersonali, per il lavoro, la vita sociale e la salute mentale.

Questi errori hanno avuto un rilevante peso economico sia per i singoli, ingiustamente detenuti, che per lo Stato che ha dovuto, giustamente, provvedere, anche se a volte in ritardo, ai risarcimenti.

Il Ministro della Giustizia ha dichiarato che nel 2026 si arriverà finalmente al pieno dell’organico, intanto i tribunali sono intasati, da anni, da pratiche e processi inevasi e non si sa come risolvere il problema nell’immediato.

Il digitale corre veloce e forse un domani saremo giudicati, assolti o condannati, dall’intelligenza artificiale, Dio ce ne scampi, sta però di fatto che più gli enti pubblici sono informatizzati e meno funzionano le cose, basti pensare all’impossibilità di accedere ai siti delle questure, per prenotare l’appuntamento per il rinnovo del passaporto, o le attese di mesi per avere, Milano o Roma è indifferente, la carta d’identità.

Nessuno sembra accorgersi dei disagi che i cittadini stanno subendo, in speciale modo i più anziani ed i meno esperti nell’informatizzazione, abbiamo una società solo per giovani mentre la maggioranza della popolazione è anziana, un problema la denatalità ma un problema anche non comprendere le difficoltà di chi non smanetta sui social.

Siamo assolutamente favorevoli ai grandi progetti, purché si realizzino effettivamente, ma mentre si guarda alle mete più in alto sarà bene che governo ed opposizioni, nazionali, regionali e locali, guardino anche in basso dove vive e sgomita la gente comune. Inoltre guardando sempre e solo in alto si rischia di cadere in un tombino rimasto aperto.

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