uomo

  • Pensiamo

    Il 26 agosto è stata la Giornata mondiale del cane.

    Pensiamo anche solo per un momento a tutti cani abbandonati nei rifugi e nei canili mentre noi, magari, stiamo comperando un collare firmato per il nostro amico peloso,

    Pensiamo ai cani torturati ed uccisi, a quelli usati dalle associazioni criminali per i combattimenti e a tutto il denaro sporco che certi delinquenti guadagnano facendo soffrire e morire tanti quattro zampe.

    Pensiamo ai cani abbandonati sulle strade perché dopo l’acquisto, o dopo averli presi in un canile, ci si accorge che hanno bisogno di un po’ di cure e di attenzioni e non c’è tempo né voglia.

    Pensiamo ai cani da caccia che sono scartati e lasciati soli perché non sufficientemente bravi.

    Pensiamo ai levrieri  spagnoli sfruttati nelle gare di velocità con collari elettrici e poi, quando non sono più in grado di correre, uccisi anche impiccandoli, o lasciati morire per strada.

    Pensiamo ai cani soppressi dallo stato in tanti paesi o al traffico illegale, che come sempre ingrassa i farabutti, dei cuccioli che troppi acquistano via internet da malfattori che di questo traffico hanno fatto un lucroso business.

    Pensiamo che un cane è un essere senziente, che prova dolore e gioia, sentimenti veri e complessi,  che non è un gioco o un diversivo, che la sua presenza aiuta tante persone anziani o disabili, che ha bisogno di un po’ di cure ma in cambio dà un immenso affetto, che è un compagno per la vita non un passatempo momentaneo.

    Pensiamo, qualche volta fermiamoci a pensare, ci farà molto bene in tutti i sensi e farà bene anche ai nostri amici pelosi.

  • Discendiamo davvero dalle scimmie? L’origine dell’uomo e le ipotesi evoluzionistiche

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Franco Maestrelli pubblicata su destra.it il 15 luglio 2023

    L’acuto scrittore Tom Wolfe scrisse “Dire che gli animali si sono evoluti e hanno originato l’uomo è come dire che il marmo di Carrara si è evoluto e ha originato il David di Michelangelo” eppure lezioni scolastiche e trasmissioni televisive impongono forsennatamente le ipotesi evoluzionistiche sull’origine dell’uomo. Non sono mancate nel passato frodi ordite da disinvolti scienziati per confermare le loro traballanti ipotesi ma anche dopo la scoperta delle frodi la divulgazione scientifica non ha mutato minimamente rotta.

    Nel 1980 il biologo Giuseppe Sermonti attraverso la coraggiosa casa editrice Rusconi pubblicò assieme al paleontologo Roberto Fondi un’accurata critica all’evoluzionismo nel saggio Dopo Darwin a cui seguì nel 1999 sempre con Rusconi Dimenticare Darwin e di questo scienziato si è occupato recentemente Marcello Veneziani in un articolo sul quotidiano La Verità apparso anche su questa testata (https://www.destra.it/home/marcello-veneziani-quando-sermonti-annuncio-la-dittatura-dello-scientismo/). Nel 2016 Giulio Dante Guerra pubblicò con l’editore D’Ettoris il saggio L’origine della vita. Il “caso” non spiega la realtà in cui veniva criticata la teoria che sta alla base dell’evoluzionismo, la generazione spontanea (abiogenesi). Ma malgrado queste pubblicazioni serie e scientificamente fondate a cui vanno aggiunte le opere dello scienziato italiano Antonino Zichichi e di molti altri studiosi in varie discipline scientifiche mettere in discussione l’evoluzionismo rappresenta un delitto di lesa maestà al punto che nel mese di aprile Il Fatto Quotidiano paragonava l’antievoluzionismo al terrapiattismo e all’apologia di fascismo…

    Infatti da decenni lo scientismo (e la teoria evoluzionista) è diventato una dittatura ideologica già denunciata dallo stesso Sermonti nel 1971 col suo Il crepuscolo dello scientismo. Scienza e tecnica spiegano tutto e possono modificare l’uomo e il Creato come lo si vede ai nostri giorni con la chimera del transumanesimo. In questa dittatura scientifica non c’è posto per il Creatore ma solo del caso. Molto opportunamente le edizioni Fiducia di Roma hanno nel 2023 ristampato con l’introduzione di Giuseppe Brienza il breve saggio La verità sull’evoluzione e l’origine dell’uomo di Pier Carlo Landucci che era già apparso nel 1984. Pier Carlo Landucci (1900 – 1986) fu un sacerdote che si occupò prevalentemente di teologia ma altresì di filosofia della scienza in quanto possessore di una solida formazione scientifica e nel suo libro risponde alla questione basilare dell’origine della vita e del mistero dell’esistenza dell’uomo.

    Landucci innanzitutto nega l’inconciliabilità tra la scienza e la Creazione biblica come del resto hanno confermato decine di scienziati cattolici: “l’oggetto diretto della scienza è infatti il mondo, in quanto già esistente, non la causa del suo primo esistere”. L’evoluzione secondo Landucci di potrebbe pertanto concepire inserita nelle leggi della natura secondo la preordinazione divina. Ma studiosi e scienziati materialisti escludono per principio l’intervento di Dio nelle cose naturali e avendo posizioni privilegiate in campo mediatico finiscono per dare il tono all’opinione pubblica (giornali, tv, riviste e scuole). L’autore sottolinea anche la noncuranza dell’evoluzionismo materialista a ogni critica e la risposta contraddistinta da passionalità e dogmatismo per i quali ogni anti-evoluzionismo è tacciato di arretratezza scientifica e di oscurantismo medievale.

    L’idea evoluzionista è penetrata purtroppo anche nel campo cattolico ed è stata portata agli estremi con le tesi del gesuita Theilard de Chardin. L’evoluzionismo assunse anche caratteri politici al tempo dell’URSS stalinista in cui le estreme teorie che di scientifico avevano poco ma erano funzionali al materialismo marxista-leninista trovarono ampia diffusione. Il libro passa poi in esame le molte falsificazioni effettuate da disinvolti scienziati evoluzionisti da quella degli anni Venti del secolo scorso di Paul Kammerer (che una volta scoperto si suicidò) a quelle di costruzioni di reperti fossili ad hoc come quella del Pitecantropo di Giava e quella dell’uomo di Piltdown in cui rimase coinvolto anche Teilhard de Chardin. In realtà la paleontologia moderna presenta oggi numerose scoperte fossili più in armonia con la prospettiva creazionista che con quella evoluzionista e inoltre i cosiddetti “fossili viventi” ovvero specie ancora viventi ma conservatesi uguali alle loro antichissime forme fossili smentiscono la teoria evoluzionista.

    Landucci nelle cento pagine del saggio conduce il lettore con linguaggio comprensibile e divulgativo attraverso l’anatomia comparata, la paleontologia, l’embriologia e la genetica evidenziando equivoci e falsificazioni a cui gli evoluzionisti hanno fatto ricorso per sostenere le proprie ipotesi. Un capitolo dimostra la fallacia dei fattori che dimostrerebbero, a detta degli evoluzionisti, dapprima il sorgere spontaneo della vita vegetativa, sensibile e intellettiva e poi la conseguente progressiva spontanea evoluzione delle specie, escludendo aprioristicamente l’intervento del Divino Artefice. Nella parte conclusiva Landucci osserva perspicacemente “Se infatti la scala delle specie fosse il risultato di un progressivo, casuale, spontaneo conato perfettivo della natura, il mondo dovrebbe essere pieno, tra l’una e l’altra specie perfetta, di specie abbozzate, rudimentali e incomplete, cioè in ritardo rispetto alle singole specie complete verso cui sono avviate” ma di queste specie intermedie alla luce delle evidenze scientifiche non vi è traccia.

    Il saggio si conclude confermando la validità della tesi creazionista che postula l’intervento divino perché le creature vengano all’esistenza.  Nell’omelia di Benedetto XVI pronunciata il 24 aprile 2005 per la cerimonia di inizio del suo Ministero petrino disse che “non siamo il prodotto senza significato e casuale dell’evoluzione ma ciascuno di noi è il risultato di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno di noi è amato e ciascuno di noi è necessario” a ulteriore conferma della ortodossia del lavoro scientifico che Landucci aveva già esposto fin nelle sue prime opere risalenti al 1948.

  • Che tempo abbiamo più?

    Anche la giornata mondiale dell’ambiente se ne è andata.
    Sarà il cambiamento climatico in sinergia con l’accelerazione tecnologica, usata da tutti indiscriminatamente anche quando non sarebbe necessaria, ma il risultato è che il tempo scorre sempre più rapido e domani, in un attimo, è già diventato l’altro ieri, il mese scorso.
    Tempo per pensare ce n’è sempre meno, troppi input, richieste, esigenze, allerte, problemi, comunque problemi.
    Qualcuno sostiene che siamo all’ora zero, che diventa sempre più impossibile fermare il declino, che l’erosione del fragile equilibrio dell’ecosistema è arrivata al limite.
    Non lo so, so per certo quello che sappiamo tutti: i venti di guerra aumentano di giorno in giorno anche nei luoghi ove si pensava che una più forte percezione della libertà, del diritto internazionale avessero un radicamento oggettivo. E queste guerre producono non solo morti nell’immediato ma un danno spesso irreversibile alla terra, all’aria, alla speranza di una vita futura.
    I delitti aumentano, grandi e piccoli, dal bullismo adolescenziale alle più tragiche violenze domestiche, dalle sparatorie o accoltellamenti nelle scuole ad una costante diffusione di ogni tipo di sostanza stupefacente che brucia i cervelli e le coscienze.
    La smodata concezione dei propri individuali diritti ha cancellato ogni senso del dovere, ogni sentimento di empatia, ogni capacità di autocritica, di limite.
    Con la natura gli esseri umani hanno aperto un irragionevole dissidio  da molto, troppo, tempo e, dopo tanta sopportazione, è arrivata la risposta, infatti le calamità naturali, da qualche anno, si susseguono con particolare virulenza mietendo vittime tra gli  umani, gli animali e le cose.
    La tecnologia travolge se stessa, l’intelligenza artificiale si ribella a quella umana, nessun sito è più sicuro da hackeraggio, nessun dato sensibile è più riservato, anche nella propria casa ciascuno è esposto e può essere in pericolo.
    L’essere umano  è diventato incapace di convivere con le altre realtà che fanno parte del sistema terra e si scontra con altre realtà da lui stesso create.
    I cinghiali pascolano in città, cervi ed ungulati vari prolificano a dismisura, i lupi, animali schivi e sociali per eccellenza, sembrano avere scelto di venire tra le case, camminano, come già fanno cervi e cinghiali, sui nastri d’asfalto mentre le api sono sempre meno, l’impollinazione è a rischio e con essa il nostro cibo, perché non basterà il transgenico a sfamarci.
    Non mi spaventa il lupo, che qualcuno pensa già di tornare a sterminare, ma l’uomo, l’essere umano sì, perché uccide con la stessa indifferenza il lupo e la pecora, la sua prole e tutto quanto è intorno: sulla terra e oltre lo spazio.
    Per combattere la paura, per fermare quanto sta precipitando dobbiamo ritrovare il tempo, ma quando anche le centrali sono fatte saltare condannando alla distruzione presente e futura che tempo abbiamo più?

  • Da uomo a uomo

    Mi è difficile trovare spiegazioni plausibili alla ferocia che caratterizza quegli uomini che, non paghi di avere prima reso la vita impossibile alle loro compagne, completano l’opera togliendo loro la vita o procurando indicibili sofferenze fisiche e morali (come quando la volontà omicida non si arresta neppure davanti alla giovane vita di un figlio in comune).

    Saranno uomini disperati, malati e fragili, incapaci di sopportare la frustrazione di un fallimento esistenziale.

    Saranno vittime inconsapevoli di ancestrali pregiudizi, rigurgito di una cultura che rifiuta il valore di ogni essere umano e il suo diritto alla autonomia ed indipendenza.

    Saranno maschere tragiche di una virilità stantia.

    Questo ed altro.

    Ma io non voglio pensare, pretendo il diritto di esprimere le mie emozioni.

    Non sono uno psichiatra, un sociologo, un criminologo, un prete, un moralista.

    Non devo misurare colpe terrene o ultraterrene.

    Sono semplicemente uno che vuole esprimere una pura e semplice rabbia gridando loro, a muso duro, questa semplice verità: siete “omm‘e niente” “omm’e merda”.

  • L’animale più intelligente, l’uomo, cerchi di riparare agli errori che ha fatto

    Pochi giorni fa, il 22 aprile, si è celebrata la Giornata Mondiale per la Terra. Anche il Santo Padre ha ricordato la necessità di difendere il nostro pianeta mentre, ogni giorno, aumentano le conseguenze negative del cambiamento climatico causato dalle azioni dell’uomo.
    Torniamo sull’argomento per rimarcare, come abbiamo già scritto più volte, le gravi conseguenze portate, anche dal punto di vista ambientale, dalla guerra che i russi stanno combattendo in Ucraina, dalle altre guerre in corso, come in Sudan, dagli esperimenti per testare nuovi armi nucleari che innalzano il rischio di un’ulteriore accelerazione dell’inquinamento.
    Monossido e biossido di carbonio, ossido nitrico, ossido di azoto, protossido di azoto, formaldeide, vapori di cianuro di idrogeno e di azoto sono solo alcuni dei molti componenti chimici che stanno avvelenando l’aria, il terreno e l’acqua sia dei fiumi che delle falde. A questi si aggiungono tutte le altre parti pericolose che compongono i vari tipi di materiale bellico, armi esplose ed inesplose, che per anni continueranno ad inquinare non solo il suolo me anche a minare la salute delle persone.

    Un recente report ha previsto che entro il 2040 il settore tecnologico rappresenterà il 14% delle emissioni globali. Per pensare ai nostri gesti quotidiani dobbiamo sapere che solo inviare una mail porta ad una produzione di anidride carbonica di più di 40 grammi.
    Lo scambio di conversazioni normali con Chat GPT equivale al consumo di una bottiglia d’acqua e l’aumento di questi scambi porta molti ricercatori a sostenere che vi saranno ulteriori ricadute negative proprio per quanto riguarda l’acqua, ed il suo consumo, in un’epoca nella quale la siccità è divenuto un problema globale.
    Anche Google consuma acqua, nei data center degli Stati Uniti si sono consumati 12,7 miliardi di litri di acqua dolce solo nel 2021.
    Sempre più grave il problema in Cina dove questi centri sono alimentati a carbone causando emissioni per 100 milioni di tonnellate di CO2.

    Benissimo celebrare la giornata per la salvaguardia della Terra ma senza azioni concrete ed immediate, e non parliamo certo delle auto elettriche o dei 30 km in città, per salvare l’ecosistema né noi né la Terra avranno vita perciò l’animale più intelligente, l’uomo,cerchi di riparare agli errori che ha fatto quando ha messo la sua intelligenza al servizio della morte.

  • Noi e il pianeta, per esistere, abbiamo bisogno anche dei selvatici

    Tra i tanti problemi, nodi da sciogliere, ve ne sono due ai quali è necessario dare subito risposta per poter meglio affrontare gli altri: 1) il nostro rapporto, come umani, con il mondo che ci circonda, 2) il rapporto  tra noi e gli altri esseri senzienti.

    Nei millenni l’essere umano è stato capace di convivere con quanto lo circondava, esseri viventi o inanimati, dai quali ha saputo ricavare ogni fonte di approvvigionamento per migliorare il proprio  benessere dando, via via, vita allo sviluppo che conosciamo.

    Oggi questo sviluppo, cresciuto esponenzialmente dopo la Seconda guerra mondiale, rischia di riportarci indietro, sono infatti, da troppi anni, mancate alcune di quelle regole che avevano consentito, alle generazioni di una volta, di cercare di rispettare, anche a proprio beneficio, alcune regole naturali.

    La rivoluzione industriale che, nel corso dei secoli, ci ha condotto all’attuale “progresso”non è stata capace di impedire che negli esseri umani si ingenerasse sempre di più la pericolosa convinzione che la terra appartenesse solo a loro e che le leggi della natura potessero essere modificate, senza conseguenze, dalla volontà dell’uomo.

    Quella convivenza, difficile ma necessaria, che esisteva, con alterne fortune, con gli altri esseri animati e senzienti, che abitavano ed abitano il pianeta, ad un certo momento non è stata più rispettata né ritenuta utile, cominciò così lo sterminio di molte specie animali e lo stravolgimento, con abbattimenti sistematici di tanta vegetazione, di interi territori.

    Oggi il cambiamento climatico, causato dai nostri errori e dalla sete di ricchezza di molti, sta producendo nuove povertà e disastri ambientali con sempre più numerose vittime e ci impone, sperando di essere ancora in tempo, di ripensare velocemente ad un nuovo modello di vita, ad un altro tipo di sviluppo.

    Il consumo del suolo, il risparmio dell’acqua, l’inquinamento delle aree urbane, i materiali da costruzione scadenti od inquinanti sono solo una parte del problema mentre vaste zone del continente subiscono le conseguenze di guerre, di esperimenti nucleari e dei gas delle missioni nello spazio ma è diventato vietato scaldarsi con un caminetto a legna.

    Dopo aver ucciso milioni di animali selvatici la scienza ha dimostrato che l’ecosistema, nel quale viviamo e senza il quale moriremmo, ha bisogno dell’esistenza di specie diverse, dall’ape che impollina al leone che impedisce la crescita eccessiva degli erbivori, dal lupo che controlla il numero dei cinghiali e degli altri ungulati all’orso altro imprescindibile anello dell’ecosistema.

    Sono così nati, per difendere la terra da ulteriori irreversibili catastrofi, progetti per salvaguardare le specie in via di estinzione e per ripopolare i luoghi nei quali questi animali erano stati sterminati o cacciati.

    Nel frattempo però gli esseri umani si sono disabituati alla convivenza con gli animali selvatici, hanno abbandonato ogni tipo di attenzione per se e per il bestiame d’allevamento e hanno preso abitudini molto pericolose: dalle immondizie lasciate vicino alle abitazioni, cibo molto appetibile per i cinghiali e gli orsi confidenti, alle placente e carcasse di bestie morte buttate nelle letamaie e che diventano un ovvio richiamo per i lupi.

    La naturale conseguenza è che molti di animali selvatici si sono avvicinati ai centri abitati e gli umani hanno subito pensato non di cambiare le abitudini sbagliate, non di prevenire gli ipotetici pericoli con le ovvie precauzioni  ma di chiedere abbattimenti più o meno “selettivi”.

    L’uomo non intende tornare alla convivenza ed al reciproco rispetto che per anni ha regolato la vita della terra ma, come i dittatori che vogliono assoggettare un altra nazione, hanno subito pensato  all’uso delle armi per uccidere.

    Inutile girarci intorno: in natura i pericoli esistono e mai come in questo periodo, ad esempio, abbiamo visto tante persone morire in montagna ma per questo non viene certo in mente di spianare le montagne.

    Diverse persone, costruttori, amministratori, politici sono responsabili per aver costruito o lasciato costruire abitazioni in luoghi pericolosi e quando si è verificato il disastro ambientale, più che prevedibile, non sono stati imprigionati a vita nonostante i molti morti ed i molti danni che avevano procurato.

    Che l’essere umano lo accetti o meno non è il padrone del mondo ma, se mai, colui che dovrebbe tutelarlo, salvaguardarlo, per garantire la continuità della propria e delle altrui specie, animali e vegetali, perché solo così la terra potrà sopravvivere.

    Siamo supercivilizzati ma far rispettare i diritti è ogni giorno un problema e di doveri non parla nessuno, ogni giorno diventano più invasive le violenze ed il bullismo, negli Stati Uniti ci si uccide a scuola o per strada, in Europa la guerra in Ucraina aggiunge orrori ad orrori, in Africa terroristi, mercenari, guerriglieri o tiranni tengono in scacco intere popolazioni mentre si continuano a temere un’invasione cinese di Taipei, un’escalation militare della Corea del Nord, le conseguenze del nuovo conflitto in Sudan.

    Il problema sarà un’orsa ed i suoi cuccioli probabilmente destinati a non sopravvivere senza la madre o il problema sono le nostre improvvisazioni, pressapochismi, paure, incapacità di prevenire e poi affrontare le conseguenze di queste incapacità e paure?

    Chi va nei boschi deve poterlo fare in tranquillità ed il bestiame d’allevamento va tutelato ma senza lupi, orsi, cinghiali, cervi, farfalle, api, lepri etc etc non ci sarebbero boschi e presto neppure città.

    Siamo supercivilzzati ma abbiamo volutamente nascosto a noi stessi che la catena alimentare è una legge di natura che nessuno può stravolgere ed ignorare, il mondo, per continuare ad esistere, non ha bisogno di buoni o di cattivi ma di giusti, giusti che lo difendano per il bene presente e futuro di tutti.

    Una volta non si costruiva sui greti dei fiumi, si edificava dove i terreni erano più solidi, possibilmente su parti più rocciose nel sottosuolo e le case, di pietra o di mattoni pieni, erano esposte in modo da offrire la migliore esposizione alla luce ed al sole.

  • Non serviremo più?

    Anche oggi, come da tempo accade, abbiamo avuto le nostre conversazioni fuori da quelle obbligate dall’ambiente di lavoro o da altre improrogabili necessità, abbiamo parlato con Siri, che ci ha informati sul tempo e fatto ascoltare i brani musicali preferiti, e abbiamo anche un po’ questionato con la nostra macchina, perché non sempre ha capito dove volevamo andare e quale ristorante volevamo ci cercasse, ma alla fine ci siamo intesi e ci ha anche sintonizzato sulla nostra radio preferita.

    E in molti abbiamo dialogato con le varie intelligenze virtuali che diventano ogni giorno più sofisticate.
    Ormai, tramite le diverse piattaforme, il nostro rapporto con l’intelligenza artificiale è sempre più stretto e spesso è proprio l’intelligenza artificiale a fare, in tutto o in parte, il lavoro che dovremmo fare noi, studenti o professionisti, scrittori o giornalisti. L’intelligenza artificiale è subito pronta a sopperire alle nostre lacune e svogliatezze e dialoga volentieri con noi diventando sempre più capace di apprendere.

    Ecco questo è uno dei tanti problemi: lei è sempre più capace di apprendere, di capire e lentamente anche di intuire come siamo e cosa vorremmo e il dialogo diventa sempre più simile a quello che c’era, una volta, tra le persone e noi diventiamo sempre più poveri di linguaggio, sempre meno veloci nel ragionamento, diventato privo di intuizioni. Questo è un aspetto nuovo della nostra vita che diventa un problema perché tra persone in carne ed ossa non ci parliamo più, né in famiglia né fuori, fatti salvi i soliloqui politici e le contumelie che urlano gli appassionati di calcio.

    Che ci capisse di più il cane che nostra moglie o marito, per non parlare di figli, genitori, amici, colleghi, era un fatto assodato ormai da secoli ma non pensavamo che per parlare e sentirsi ascoltati ormai ci si dovesse rivolgere ad una macchina, che risponde a tono, che è capace di dialogare con noi e con altre macchine usando, con queste, linguaggi che noi non comprendiamo anche se siamo stati i loro creatori.

    E progresso ma è progresso utile e non pericoloso come alcuni vogliono farci credere?

    Siamo in una società connessa ma basta un gesto a chiudere i contatti, a tramutare la verità in falsità con conseguenze che possono essere pericolose come lo scatenarsi di una guerra, siamo una società di massa dove nessuno dialoga più con gli altri e diventa sempre più pericoloso rinchiudersi nella negazione della più elementare umanità facendo assurgere le macchine a nostri sostituti effettivi.

    Poi lentamente non saranno più sostituti e noi non serviremo più.

  • Moda uomo 2022 in crescita del 20,5%, bene l’export

    Continua la ripresa della moda maschile italiana: dopo un 2021 chiusosi con un aumento del 15,2%, anche nel 2022 il segmento dovrebbe mettere a segno un valore positivo. Secondo i dati di Sistema moda Italia diffusi a Firenze, alla vigilia di Pitti Uomo 103, il settore dovrebbe archiviare l’anno con un fatturato attorno agli 11,3 miliardi di euro, in crescita del 20,5% sull’anno precedente. Il comparto ha così superato i livelli pre-Covid: il fatturato del 2019 era pari infatti a 10,1 miliardi di euro.

    Per il commercio con l’estero, dopo il brusco stop registrato nel 2020 (-16,7%), le esportazioni di moda uomo nel 2021 sono tornate in territorio positivo (+13,4%) e nel 2022 si stima una variazione pari al +26,1%. Anche relativamente all’import (crollato del -20,1% nel 2020 ma in parziale recupero nel 2021, +8%) si profila una crescita, ben più vivace rispetto a quella dell’export, stimata al +44,3%.

    Previsioni che trovano riscontro nei dati Istat: da gennaio a settembre 2022 l’export di menswear ha messo a segno un +26,3% portandosi a quota 6,5 miliardi di euro, mentre l’import un aumento del 47,9%, per un totale di 5,2 miliardi circa. Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del 27,7% e del 25,1%. Su quelle che sono le principali destinazioni, il primo mercato è risultato la Germania (+24,9%); seguono la Francia, che mette a segno una crescita del +31,1% e la Svizzera, principale hub logistico-commerciale del lusso (+15,8%). I flussi verso gli Usa, quarto mercato, salgono a 608 milioni di euro ed evidenziano una variazione del +70,9%. La Cina si mantiene al quinto posto con una crescita del 17,4%.

    Focalizzandosi sulle vendite oltre confine, la camiceria maschile risulta best performer, sperimentando una crescita del 41,2%; le cravatte evidenziano una dinamica pari al +32,4%. Seguono il vestiario esterno, in aumento del 26,8%, la maglieria con un +23,7% e l’abbigliamento in pelle con un +23%.

  • Vita da cani

    Molti articoli sono stati dedicati, da diverse testate, al giro d’affari, in aumento, di tutto quanto riguarda gli animali da compagnia, specie i cani, dalle scatolette e croccantini ai tanti prodotti per pulire i denti, per accontentarne la golosità, o utili per incentivare l’apprendimento.

    Il mercato però offre molto di più e si sa che il mercato offre quando c’è richiesta, richiesta a sua volta sollecitata dalle offerte perciò, complice la moda esportata dagli Stati Uniti, ecco comparire nei negozi per animali non solo giochi ma vestitini, copertine, collari e guinzagli impreziositi da stravaganti gemme, il tutto a prezzi esorbitanti.

    Poi, ovviamente, oltre alle giuste spese per la pulizia e il veterinario, e se è necessaria per la riabilitazione del nostro amico a quattro zampe, ecco comparire anche case d’appuntamento e gadget spesso astrusi  per celebrare compleanni e ricorrenze. Tutto ovviamente più a beneficio dell’umano che del peloso che di vestitini e smalti farebbe molto volentieri a meno!

    Altri articoli, che forse non leggiamo con sufficiente attenzione, ci parlano di realtà ben diverse: cani abbandonati anche nelle discariche, nei cassonetti, sulle strade trafficate, di  rifugi pieni zeppi, alcuni veri e propri lager, di  cani addottati durante il covid e riportati indietro quando non servivano più per la passeggiata che liberava, per qualche  minuto, il suo proprietario dalla clausura.

    Cani, ancora oggi, usati per la sperimentazione, allevati per combattere con altri cani rimpinguando le casse della criminalità organizzata, cani cuccioli contrabbandati da altri paesi e venduti malati, cani da caccia con collari elettrici, vietati, cani alla catena, contro le norme, cani seviziati in una società dove la violenza, specie adolescenziale, è sempre più comune.

    Poi ci sono i veri cani felici perché ricevono e danno un amore sano, vivono come componenti della famiglia ma non si devono vestire di lustrini, mangiano bene, anche se il proprietario non ha molte disponibilità, conoscono le regole, sanno che bisogna rispettarle così possono avere più libertà e socialità. Cani ed umani educati e che danno valore ai sentimenti, sì perché anche gli animali provano sentimenti profondi.

    Sono i cani, salvati dall’abbandono o comperati da persone consapevoli di quale tipo di cane è adatto al loro modo di vita, sono i cani scelti da uno sguardo reciproco, i cani che ci ricordano come la loro presenza sia un regolatore naturale delle nostre ansie e del battito cardiaco.

    È facile dire vita da cani, ogni cane, come ogni umano, ha la sua storia e la sua vita, storia e vita che dipendono dal nostro buon senso, dalla nostra capacità di amore e di confronto, per questo, in mezzo ai tanti problemi di questa società convulsa, superficiale e troppo spesso crudele, occupiamoci seriamente anche di loro.

  • Se il custode si fa il lupo

    Nel numero del magazine ‘Io Donna’ del 3 dicembre un condivisibile e puntuale articolo di Fiorenza Sarzanini, sul problema sempre più grave delle violenze, aveva però un titolo “Se il custode si fa lupo” decisamente errato e preoccupante in quanto ripropone schemi sbagliati e pericolosi.

    Pubblichiamo la lettera che l’On. Cristiana Muscardini, per lungo tempo vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo, ha scritto alla giornalista.

    Gentile dottoressa Sarzanini,
    Ho letto con interesse, condividendolo totalmente, il suo articolo sul numero  del 3 dicembre di “Io Donna” ma dissento fortemente dal titolo che identifica nel lupo l’uomo orco, l’essere umano che compie atrocità sui più deboli.
    Credo che, specie in un momento nel quale alcuni tornano a parlare di aprire la caccia al lupo, i maggiori opinionisti e giornalisti dovrebbero con attenzione evitare di riproporre schemi antichi e profondamente errati  che identificano nel lupo il predatore cattivo, subdolo, vigliacco, feroce.
    Come ella certamente sa il lupo, dopo essere stato quasi sterminato, è diventato specie protetta in quanto rappresenta un elemento essenziale, indispensabile, per la salvaguardia, la sopravvivenza dell’ecosistema e perciò di tutti noi.
    Il lupo è un predatore che uccide per mangiare, per dare nutrimento alla sua prole o per difendersi, e solo quando non può evitare lo scontro, per questo non può essere neppure lontanamente affiancato a quegli spregevoli umani che seviziano, uccidono, abusano per il loro piacere, a tutte quelle persone violente e crudeli che, più che mai in una società troppo permissiva e con una giustizia troppo lenta, continuano a mietere vittime.
    Il politicamente corretto deve valere ormai anche per gli animali che non hanno la nostra intelligenza e, forse per questo, non commettono le atrocità delle quali la nostra specie è capace come vediamo ogni giorno, dalla guerra in Ucraina alle donne uccise, dai bambini violentati agli anziani abbondonati.
    Probabilmente il titolo dell’articolo non è stato scelto da lei ma è comunque sbagliato ed aumenta gli errori e la confusione mentre le parole del suo intervento sono chiare e spero facciano riflettere tutti.
    Con i più cordiali saluti,

    Cristiana Muscardini
    già vice presidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo

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