Tecnologia

  • La sicurezza, i dati sensibili, Musk

    La sicurezza di una nazione, prima ancora che dalle Forze Armate, è garantita dai sistemi di intelligence e dalla esclusiva proprietà dei siti strategici e dei dati sensibili.

    Preoccupano seriamente le ipotesi di affidare a sistemi privati, di chiunque siano, la gestione dei nostri dati sensibili che, già nel passato, spesso, non sono stati gestiti direttamente da strutture pubbliche ma private con i problemi, molto preoccupanti, che sono sorti negli ultimi tempi per l’uso ed abuso di questi dati.

    L’ingerenza di interessi di singoli personaggi o di altri Stati nella vita democratica di una nazione non è un’ipotesi avveniristica ma è quello che è già più volte accaduto con conseguenze molto gravi.

    Per impossessarsi dei gangli vitali di un paese, potendo così condizionare scelte, alleanze, decisioni politiche o geopolitiche, non è necessario dare corso ad una invasione armata, è più che sufficiente conoscere, entrare in possesso, dei dati sensibili.

    L’Europa, per sua incapacità, dipende, dal punto di vista della finanza e dell’economia, da quanto è deciso al di là dell’Atlantico, non essendo stata in grado di mettere a punto un suo autonomo sistema di valutazione.

    L’ipotesi, che sempre più insistentemente circola, di un accordo tra lo stato italiano e Musk, che ha già dichiarato come questo accordo gli aprirebbe la strada per uguali contratti negli altri Stati dell’Unione, preoccupa per molti motivi:

    1) consegneremmo i nostri dati sensibili, e cioè un immenso potere con ricadute a breve e lungo termine, ad un uomo che rappresenta, per prima cosa, solo i suoi interessi perseguiti senza scrupoli o paletti, come dimostra il fatto che in poco tempo è riuscito a diventare l’uomo più ricco del mondo;

    2) consegneremmo i nostri dati sensibili ad una persona che oggi, come tutor del presidente Trump, supporta una visione degli Stati Uniti come paese egemone che potrebbe anche occupare, con la forza, altri paesi o parte di questi;

    3) Musk vive ed agisce secondo la sua personale ideologia, la conquista, a qualunque prezzo, di quello che vuole ottenere o sperimentare, non esistono per lui confini di ordine etico, morale o democratico.

    Come può un governo, che ha votato la maternità surrogata come delitto universale, immaginare, anche lontanamente, di affidare l’Italia e gli italiani ad un uomo che con la maternità surrogata ha avuto dei figli e gli ha chiamati con delle sigle senza dargli un vero nome? Non è anche questa una ulteriore dimostrazione del cinismo che guida le sue decisioni?

    È possibile che di fronte al potere, al miraggio di una tecnologia sempre più oltre, al desiderio di sentirsi amici ed apprezzati da chi, da uomo più ricco si sta trasformando nell’uomo più potente del mondo, chi ci governa sia accecato, incapace di comprendere i pericoli immediati ed a lungo termine, vanificando le speranze che tanti avevano avuto, speranze di libertà, indipendenza, democrazia vera?

    Possono gli italiani accettare di vedere ceduti i dati sensibili personali e della loro nazione, possono gli europei accettare di essere conquistati e dipendenti non solo da un altro Stato ma da un uomo che potrebbe in breve diventare il proprietario di quanto è più segreto e vitale per l’esistenza democratica di ciascuno e di tutti?

  • Sei banche italiane su dieci stanno già implementando l’intelligenza artificiale nei propri servizi

    L’88% delle banche italiane avrà una strategia per la Generative AI entro il 2025 (nel 38% dei casi già operativa). Inoltre, per l’80% degli istituti di credito nazionali, le iniziative di GenAI sono parte integrante di una più ampia strategia per lo sviluppo della AI. Queste alcune delle principali evidenze emerse dall’indagine condotta da ABI Lab con il supporto metodologico di Deloitte nell’ambito dell’Osservatorio Fintech Innovation e presentato in occasione dell’evento Sperimenta e innoverAI! Dalla visione alla realtà tra contaminazione e nuove tecnologie, presso il Centro Congressi Bezzi a Milano, con l’obiettivo di approfondire il livello di adozione della Generative AI nel settore Banking. La ricerca è stata condotta su un campione di 16 istituti di credito nazionali, che rappresentano il 76% dell’attivo a livello nazionale e il 79% del numero di dipendenti.

    «Negli ultimi anni, l’innovazione e le evoluzioni tecnologiche hanno permesso di affrontare sfide sempre più complesse. In questo momento, la Generative AI rappresenta un ulteriore cambio di paradigma che apre a nuove opportunità. Dalla iper-personalizzazione dei servizi fino al miglioramento dell’efficienza operativa dei sistemi informativi, il potenziale di applicazione è molto vasto e, in gran parte, ancora inesplorato. Ma per poter cogliere realmente questi vantaggi in termini di business, non basta solo implementare strumenti tecnologici avanzati, perché diventa necessario ripensare all’organizzazione aziendale e al miglioramento dell’offerta verso i propri clienti attuali e futuri, integrare competenze digitali e abilitare i propri collaboratori ad interagire con queste nuove tecnologie», ha commentato Paolo Gianturco, Financial Services Tech Leader di Deloitte Central Mediterranean.

    Sei banche italiane su 10 dichiarano progetti di AI in produzione, mentre il 69% degli istituti finanziari segnala di essere attualmente in una fase di sperimentazione dei progetti GenAI.

    Per il 69% delle banche italiane il budget GenAI è parte del budget complessivo di AI, ottimizzando le risorse e favorendo sinergie tra progetti, mentre solo il 13% delle realtà italiane ha dedicato un budget specifico per l’intelligenza artificiale generativa. Il trend di investimenti per iniziative legate all’intelligenza artificiale è in crescita: l’82% delle banche prevede un budget in aumento per le progettualità legate all’AI, il 38% in modo significativo (cioè oltre il 10%), e il 44% in modo moderato, quindi fino ad un massimo del 10% degli investimenti. Questo andamento si riscontra anche se si analizza più strettamente la sola GenAI, dove circa l’88% degli istituti di credito indica un incremento significativo o moderato degli investimenti previsti nei prossimi anni. Tra i fattori principalmente considerati nel valutare un investimento in GenAI, l’80% delle banche considera i ricavi e benefici attesi, il 67% i costi e investimenti necessari, e sempre il 67% dei rispondenti i rischi e la compliance.

    Un dato interessante riguarda poi le aspettative dei player bancari su ritorno dell’investimento dei progetti dedicati alla GenAI: il 75% non indica un periodo di ROI preciso, mentre il 13% risponde “da 6 mesi a meno di 1 anno”.

    Risorse e competenze disponibili, tempi di sviluppo e impostazione strategica aziendale sono i tre fattori che le banche indicano come principali nella scelta tra una logica “make” (costruire internamente i propri sistemi di GenAI) oppure “buy” (acquistare dall’esterno). Infatti, nella realizzazione di soluzioni, la strategia make è utilizzata prevalentemente per le attività di studio e progettazione, risk management, audit e assurance (indicate da oltre il 40% delle banche), mentre la formazione, l’implementazione architetturale, la manutenzione e lo sviluppo seguono principalmente logiche di esternalizzazione. Il 54% delle banche ha in corso partnership attive con aziende ICT/BigTech per lo sviluppo di iniziative di GenAI, mentre le sinergie future saranno realizzate principalmente con software Vendor e fintech/start up, indicate rispettivamente al 55% e 45% dei casi.

    L’81% delle banche afferma di presidiare le tematiche legate all’AI. E nel 77% dei casi la GenAI è seguita dalle stesse strutture aziendali che trattano temi di AI o di Innovazione, mentre il 23% dichiara di aver creato un presidio ad hoc dedicato alla GenAI. In media 4 dipendenti bancari ogni 1000 sono coinvolti in iniziative di AI e GenAI, e circa tre quarti delle banche prevede per i prossimi due anni un incremento degli FTE (full-time equivalent) interni che saranno dedicate a tali attività.

    Oltre il 57% delle banche dichiara uno skill gap moderato o alto in aree relative a Ethics, Solution Testing&Deployment e Data Science/Prompt Engineering. Il 75% delle banche ha già attuato o ha in programma di realizzare azioni culturali e di change management in risposta alle nuove progettualità di GenAI. Tra le iniziative ritenute più rilevanti, ci sono la formazione su tematiche di GenAI (50%), la revisione e l’adattamento dei processi aziendali (50%) e l’introduzione di nuove figure professionali (40%). La promozione di piani di formazione rappresenta un aspetto rilevante per lo sviluppo di iniziative di GenAI. E tra le principali attività formative attualmente realizzate ci sono: corsi rivolti ai dipendenti sull’uso della GenAI (44%), formazioni su temi di GenAI awareness (33%) e formazione di team di sviluppo per creare nuove soluzioni (33%). Inoltre, in futuro saranno predisposti percorsi dedicati allo sviluppo di nuovi ruoli o alternativi all’interno dell’organizzazione (56%).

    Il 70% delle banche ha definito o prevede di definire processi, metodologie e strumenti per garantire l’etica e la conformità all’AI Act entro il 2025. Monitorare i requisiti normativi e garantire la conformità (79%), promuovere un approccio di AI Governance by Design fin dalla fase di progettazione (71%) e garantire la supervisione umana nel processo di validazione dei contenuti della GenAI (57%) sono le pratiche più ricorrenti adottate dalle banche per gestire attivamente i rischi legati all’implementazione della GenAI. Per rispondere a tale esigenza, inoltre, si rileva dall’indagine come la metà delle banche rispondenti ha definito un Framework di governance per l’uso di strumenti e applicazioni di GenAI. Infatti, le disposizioni previste dall’AI Act rappresentano il principale riferimento normativo che le Banche in Europa devono considerare per assicurare il corretto sviluppo delle implementazioni di GenAI. E il recepimento di questi requisiti comporta interventi su tutto il Modello Operativo (strumenti, processi e procedure) in modo da garantire la conformità all’intero impianto normativo.

  • World’s first wood-panelled satellite launched into space

    The world’s first wood-panelled satellite has been launched into space to test the suitability of timber as a renewable building material in future exploration of destinations like the Moon and Mars.

    Made by researchers in Japan, the tiny satellite weighing just 900g is heading for the International Space Station on a SpaceX mission. It will then be released into orbit above the Earth.

    Named LignoSat, after the Latin word for wood, its panels have been built from a type of magnolia tree, using a traditional technique without screws or glue.

    Researchers at Kyoto University who developed it hope it may be possible in the future to replace some metals used in space exploration with wood.

    “Wood is more durable in space than on Earth because there’s no water or oxygen that would rot or inflame it,” Kyoto University forest science professor Koji Murata told Reuters news agency.

    “Early 1900s airplanes were made of wood,” Prof Murata said. “A wooden satellite should be feasible, too.”

    If trees could one day be planted on the Moon or Mars, wood might also provide material for colonies in space in the future, the researchers hope.

    Along with its wood panels, LignoSat also incorporates traditional aluminium structures and electronic components. It has sensors on board to monitor how its wood reacts to the extreme environment of space during the six months it will orbit the Earth.

    Dr Simeon Barber, a space research scientist at the Open University in the UK, said: “We have to be clear that this is not a satellite completely made of wood… but the basic premise behind the idea is really interesting.

    “From a sustainability point of view, wood is a material that can be grown and is therefore renewable,” he told the BBC.

    “The idea that you might be able to grow wood on another planet to help you explore space or make shelters – explorers have always used wood to make shelters when they’ve gone to a new land.”

    Dr Barber said it wasn’t the first time that wood had been used on spacecraft.

    “We use wood – cork – on the re-entry, outer shell of vessels of spacecraft to help them survive re-entry into Earth’s atmosphere.”

    Russian and Soviet lunar landers used cork to help the rover have grip as it was descending to the surface, he added.

    “There’s nothing wrong with using wood in space – it’s using the right material for the right task.”

    He pointed out that wood has properties that are hard to control.

    “So from an engineering point of view it’s quite a difficult material to work with… I think wood’s always going to have a problem to make critical structures like parts of spacecraft where you need to predict how strong it’s going to be.”

    The researchers at Kyoto University hope using wood in making spacecraft could also be much less polluting than metal ones when they burn-up on re-entry at the end of their life.

    Experts have warned of the increasing threat of space junk falling to Earth, as more spacecraft and satellites are launched.

    Dr Barber acknowledged the space industry was under growing pressure over the amount of pollution it puts into the atmosphere but he was sceptical using wooden spacecraft could provide the answer.

    “In principle having materials such as wood which can burn up more easily would reduce certainly those metallic contaminants… But you may end up taking more material with you in the first place just to burn it up on the way down.”

  • Il Consiglio europeo per l’innovazione investirà 1,4 miliardi di euro in tecnologie deep tech e nell’espansione delle tecnologie strategiche

    Il prossimo anno il Consiglio europeo per l’innovazione (CEI), che fa parte del programma di ricerca e innovazione dell’UE Orizzonte Europa, sosterrà la ricerca europea in deep tech e le imprese start-up ad alto potenziale con 1,4 miliardi di €.

    Il programma di lavoro 2025 del CEI, adottato dalla Commissione, prevede un aumento degli investimenti di quasi 200 milioni di € rispetto al 2024.

    Oltre a un bilancio più consistente, il programma di lavoro 2025 apporta diversi miglioramenti, tra cui un miglior accesso a finanziamenti azionari per scale-up attraverso il regime “scale-up” della piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa del CEI (STEP), introdotto in virtù del regolamento STEP.

  • Scemo chi legge e ci crede: le truffe sbarcano su whatsapp

    Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, lancia l’allarme sullo smishing affettivo e invita a fare attenzione ai falsi messaggi di parenti e amici e alle truffe romantiche su WhatsApp.

    “Parliamo – spiega Dona – di un sms che ho ricevuto qualche giorno fa sul mio telefono ‘Ciao papà il mio telefono è rotto, puoi scrivermi su whatsapp utilizzando questo numero’. Niente di allarmante, all’apparenza, se non fosse che mio figlio ha sette anni, non ha ancora un cellulare e per ora non mi scrive messaggini. Si tratta insomma di un tentativo di smishing, o meglio smishing affettivo, una tipologia di frode che si basa sulla manipolazione delle emozioni delle vittime attraverso l’invio di sms, whatsapp o messaggi su altre piattaforme come Telegram”.

    “Il truffatore – chiarisce Massimiliano Dona – si finge infatti un parente in difficoltà per accedere ai dati o ai soldi del malcapitato chiedendo, ad esempio, una ricarica urgente del telefono per fantomatici problemi di credito o un trasferimento di denaro per necessità impellenti. Nel caso del messaggio che ho ricevuto, c’era una diretta richiesta di denaro, in altri invece, si invita la vittima a cliccare un link contenuto nel testo del messaggio per accedere a una chat su whatsapp. In tal modo è proprio la stessa vittima che trasferisce il denaro ai truffatori seguendo le loro istruzioni”.

    “Quando si riceve un messaggio – sottolinea Dona – con una richiesta di denaro o con l’invito a cliccare su un link, anche se il messaggio arriva da qualcuno che ci sembra di conoscere, è bene mantenere la calma e fare caso ad un indizio importante: più cercano di metterci fretta, più è il caso di insospettirsi. Anche se chi ci contatta infatti sembra conoscere il nome dei nostri familiari o le nostre abitudini, non basta per fidarsi: spesso siamo stati noi stessi a diffondere queste informazioni sul web e sui social senza accorgercene. E’ fondamentale pertanto verificare se la storia che raccontano sia vera, contattando la persona direttamente coinvolta o altri familiari ai consueti recapiti; di conseguenza, non rispondere mai a questi messaggi e cancellali prontamente”.

    Il presidente dell’Unione nazionale consumatori ricorda poi di fare attenzione alle truffe romantiche. “Oltre allo smishing affettivo – avverte – esistono altre tipologie di truffe che sfruttano i sentimenti delle persone: i truffatori possono infatti creare profili falsi sui social network o piattaforme di incontri online, fingendosi persone che hanno nei confronti della vittima un interesse romantico o amichevole”.

    “Iniziano una conversazione – ribadisce – costruendo gradualmente una relazione di fiducia, per poi iniziare a fare richieste sospette, come denaro, informazioni personali o coinvolgere la vittima in attività fraudolente. Si tratta delle cosiddette ‘truffe romantiche già in voga qualche tempo fa, ora evolutesi e, in certi casi, rese più facili da attuare grazie al ricorso alla tecnologia. Quindi nel mondo virtuale così come in quello reale diffidate dagli sconosciuti, in particolare se vi chiedono denaro o informazioni sensibili”.

  • Italia tra i Paesi in cui più i lavoratori sfruttano l’intelligenza artificiale

    L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo delle imprese e si è affermata come una presenza stabile nel business delle stesse. Quasi tre quarti dei rispondenti italiani (76%) afferma di avere un’esperienza diretta con la nuova tecnologia. La maggior parte di loro utilizza l’AI prevalentemente nella vita privata (43%), o nel contesto lavorativo (12%), mentre il 20% la impiega in entrambi gli ambiti. Si evidenzia, quindi, un sostanziale ottimismo verso queste tecnologie. È quanto emerge dalla prima edizione dello studio “EY Italy AI Barometer” realizzato da EY, che ha coinvolto oltre 4700 manager di 9 Paesi europei, di cui 528 professionisti di imprese italiane in diversi settori, indagando aspettative e sfide future nei prossimi 12 mesi, nonché l’utilizzo attuale che viene fatto dell’intelligenza artificiale nel business. “L’intelligenza artificiale si sta affermando come una delle principali priorità e l’Italia è tra i primi tre Paesi che l’hanno adottata (77%o) – spiega Giuseppe Santonato, AI Transformation Leader di EY Italia – preceduta solo da Spagna (84 %) e Svizzera (82%). Investire oggi nell’intelligenza artificiale permette alle aziende di posizionarsi come leader in un contesto di mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo. Un’azienda su tre, infatti, si prepara a investire sulle sue potenzialità per il prossimo anno e i settori che prevediamo saranno al fronte di questo movimento includono i servizi finanziari, il settore immobiliare e il retail e consumer products”.

    L’analisi evidenzia, quindi, come l’Italia sia avanti nell’implementazione dell’AI nei contesti lavorativi rispetto alla media europea (19%), con quasi un quarto dei rispondenti (24%) che afferma che l’AI sta già influenzando il loro lavoro e il 46% che prevede invece un incremento nei prossimi tre anni dell’impatto delle applicazioni AI nel business. Inoltre, il 24% dei rispondenti ritiene che l’intelligenza artificiale possa sostituire parti delle mansioni su larga scala e il 76% si aspetta che questa porti a una riduzione del numero di dipendenti man mano che il suo utilizzo si consolida. Il tema della formazione si conferma cruciale in questo campo e si evidenzia come le imprese possano fare di più per sostenere i propri lavoratori nell’implementazione dell’AI, adottando un ruolo attivo nella formazione e nell’aggiornamento professionale delle proprie persone: il 37% dei rispondenti, infatti, pensa che la propria azienda dovrebbe fornire maggiore formazione e il 32% ritiene di non avere abbastanza aiuto in questo senso. Solo il 16% dei rispondenti si ritiene soddisfatto della formazione che riceve sul posto di lavoro, inoltre, il 55% dei rispondenti si dedica all’autoformazione, sia privatamente (22%) che professionalmente (20%), entrambi il 13%, prediligendo per la maggior parte formazione dal vivo e workshop e corsi online.

    Le trasformazioni derivanti dalle nuove tecnologie che stanno pervadendo sempre più il business delle imprese non vengono viste in modo negativo dalla maggior parte dei rispondenti: il 52% di questi, infatti, ritiene che la propria azienda abbia sufficienti conoscenze per implementare l’AI nel modo corretto. Guardando ai settori, questo trend si evidenzia in particolare nel settore energetico, dei servizi finanziari e nei media e telecomunicazioni. Al contrario, il 67% dei rispondenti appartenenti al settore pubblico pensa di non avere abbastanza conoscenze. Nonostante le numerose sfide, i benefici dell’adozione dell’AI sono già evidenti, soprattutto in termini di risparmi sui costi: in Italia, più della metà dei manager (58%) afferma che l’uso dell’AI ha permesso loro di risparmiare sui costi, aumentare i profitti o entrambi. Il 16%, al contrario, non ha riscontrato risparmi. Queste tecnologie in Italia impattano maggiormente il 69% di coloro che hanno ruoli manageriali, a differenza di chi ha un ruolo non manageriale (49%).

  • Rispondete voi

    Il  bollino rosso del caos informatico di venerdì 19 luglio, che ha messo in ginocchio trasporti, banche, attività lavorative, comunicazioni, e che un domani potrebbe mettere in tilt ospedali, erogazioni di energia, acqua compresa, cioè la normale vita di ciascuno di noi indurrà, a livello globale, la politica e la scienza, l’economia a ripensare al nostro presente e futuro?

    L’Europa sarà capace di cercare una sua strada? Di alzare una voce per indicare il modo di costruire una società che non sia così dipendente dalle interconnessioni da diventare vittima di se stessa?

    Siamo diventati deboli, indifesi e la nostra tecnologia ci si rivolta contro perché la nostra dipendenza è ormai totale, la connessione salta, il mega computer, il cervello mondiale commette un errore, o qualcuno glielo fa commettere, e non ci sarà modo di comunicare, di prelevare soldi dalla banca, di partire per un viaggio, di avere in funzione le macchine salva vita negli ospedali o l’acqua corrente o il riscaldamento in casa.

    E’ questo il progresso? La libertà, il futuro che ci attende?

    Rispondete voi

  • Gelato ricoperto di bacon e crocchette: negli USA McDonald’s sospende l’uso dell’intelligenza artificiale per gli ordini

    McDonald’s sta rimuovendo la tecnologia di ordinazione basata sull’intelligenza artificiale (AI) dai suoi ristoranti drive-through negli Stati Uniti dopo che i clienti hanno condiviso on line alcuni incidenti letteralmente comici.

    Nel 2019 è stata annunciata una prova del sistema, sviluppato da IBM, che utilizza un software di riconoscimento vocale per elaborare gli ordini, il quale però non si è dimostrato del tutto affidabile, dando vita a video virali di bizzarri ordini interpretati erroneamente, che vanno dal gelato ricoperto di pancetta alle crocchette di pollo del valore di centinaia di dollari.

    McDonald’s ha fatto sapere ad IBM che rimuoverà la tecnologia dagli oltre 100 ristoranti in cui la sta testando entro la fine di luglio anche se, ha aggiunto, di essere fiducioso che la tecnologia sarà ancora “parte del futuro dei suoi ristoranti”.

    L’applicazione della tecnologia è stata controversa fin dall’inizio, anche se le preoccupazioni erano incentrate sulla possibilità di rendere obsoleti i posti di lavoro delle persone. Tuttavia, è diventato evidente che sostituire i lavoratori umani dei ristoranti potrebbe non essere così semplice come si temeva inizialmente – e come speravano i sostenitori del sistema.

    Gli incidenti dell’addetto all’ordine dell’IA sono stati documentati online. In un video che ha 360.000 visualizzazioni, ad esempio, una persona afferma che il suo ordine è stato confuso con quello effettuato da qualcun altro, con il risultato che nove ordini di tè sono stati aggiunti al suo conto.

    Un altro video popolare mostra due persone che ridono mentre vengono aggiunte al loro ordine crocchette di pollo per un valore di centinaia di dollari, mentre il New York Post ha riferito che ad un’altra persona l’addetto agli ordini dell’AI aveva aggiunto pancetta al gelato per errore.

    IBM ha comunicato che continuerà a lavorare con McDonald’s in futuro, poiché “questa tecnologia ha dimostrato di avere alcune delle capacità più complete del settore, veloce e precisa in alcune delle condizioni più impegnative”.

  • L’intelligenza artificiale aumenterà del 25% la produttività mondiale

    L’Intelligenza artificiale generativa – anche detta Generative AI -, oggi rappresenta la nuova frontiera dell’innovazione tecnologica che trasformerà il settore delle utilities. Si stima infatti, che per le Utilities, la Generative AI potrà portare a un incremento della produttività fino al 25% a livello mondiale. Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’analisi Agici-Accenture presentata a Milano in occasione del Workshop: “Le utilities nell’era della Generative AI: ottimizzazione, competitività e gestione degli asset” organizzato dalle due società, alla presenza dei top manager delle principali aziende del settore. A oggi il 77% dei dispositivi elettronici include già una qualche forma di Generative AI. Lo scorso febbraio, a distanza di un anno da ChatGPT 3.5, è stato lanciato Sora, un modello di generazione di video da testi, oltre a Dall-E 3, in grado di generare immagini ad alta definizione da testi. Le grandi aziende dell’IT sembrerebbe punti con “decisione” su questa tecnologia, con investimenti in start-up dedicate che nel 2023 sono stati pari a 33 miliardi di dollari per Meta, 13 miliardi per Microsoft, 4 miliardi per Amazon e 2 per Google.

    Cresce infatti il numero delle realtà che puntano alla Generative AI, come Siram Veolia, “perché é una tecnologia che ha una potenzialità incredibile. Soprattutto nel nostro mestiere, che ha a che fare con l’ambiente e, nel nostro caso specifico, con l’efficientamento energetico, il digitale ha un effetto moltiplicatore estremamente importante” ha spiegato Emanuela Trentin, Amministratore Delegato di Siram Veolia, che “questo dal punto di vista dei risvolti ottimistici e positivi”. Sarà necessario poi costruire un modello flessibile per rendere l’intelligenza artificiale scalabile, accertarsi che questa venga usata in modo responsabile e senza generare rischi (Accenture calcola che il 28% dei lavoratori usi già la Generative AI, il 50% dei quali senza supervisione) e riqualificare e riorganizzare la forza lavoro, che dovrà arrivare a uno stato “liquido”, pronto cioè a modificare velocemente ruoli e compiti in modo da stare al passo dell’evoluzione tecnologica. Infatti ha precisato Trentin che “questi sono anche strumenti che sono tanto potenti quanto da maneggiare con estrema cautela”. Per questo “ci siamo dotati di una compliance forte proprio per gestire al meglio l’utilizzo di questi strumenti che, appunto, devono essere governati”. Inoltre, per quanto riguarda il dato, Veolia “ha già sviluppato un suo sistema, di sua proprietà, perché con ChatGpt, se utilizzato in maniera inconsapevole e non strutturata, si rischia di diffondere all’esterno dei dati sensibili” ha osservato.

    La Gen AI trasformerà in modo sostanziale la Industry, a partire da tre direttrici principali che possiamo definire come “archetipi”: nuove modalità di interazione con i clienti, una ridefinizione degli asset aziendali attraverso l’incrocio fra “fisico” e “digitale” (phygital) e, infine, la progettazione di nuovi servizi, costruiti attorno ai lavoratori. Sulla scia della digitalizzazione e della ricerca Pier Lorenzo Dell’Orco, amministratore delegato di Italgas Reti spiega che ora “stiamo avviando una nuova fase, che sarà dominata dall’avvento prorompente dell’intelligenza artificiale generativa”. Inoltre, si è detto “fortemente convinto che la GenAI cambierà, in positivo, l’organizzazione complessiva del settore e il nostro modo di fare”. Infatti, “abbiamo avviato le prime iniziative di GenAI nell’ambito della gestione documentale, dei processi commerciali e delle manutenzioni degli asset, e i primi risultati sono davvero sorprendenti. Siamo molto fiduciosi sugli sviluppi futuri”. Il gruppo italgas ha avviato già dal 2017 “un ambizioso percorso diretto alla completa digitalizzazione degli asset e dei processi aziendali, iniziato con la totale migrazione on cloud nel e proseguito con il deployment massivo degli smart meters, la digitalizzazione di impianti e reti di distribuzione e lo sviluppo del primo sistema al mondo di comando e controllo remotizzato per reti gas. Di pari passo abbiamo avviato concrete applicazioni di intelligenza artificiale, che ci hanno portato in pochi anni a conseguire risultati sorprendenti in termini di adoption ed efficienza. Oggi, in Italgas, una persona su 4 utilizza quotidianamente strumenti di intelligenza artificiale per svolgere in modo più rapido ed efficace il proprio lavoro” ha concluso.

    La Generative AI “rappresenta un fattore trasformativo dirompente anche per il mondo delle Utilities e consentirà a tutti gli attori del mercato di ripensare radicalmente il modo in cui si svolgono processi e modalità di interazione con i consumatori, abilitando soluzioni fino a oggi inimmaginabili. Pensiamo, infatti, che nel comparto delle Utilities in Italia fino al 40% delle ore lavorate sarà trasformato dalla Gen AI, migliorando la qualità del lavoro delle persone e la produttività attraverso le potenzialità di questa innovativa tecnologia, a beneficio dell’intero Sistema” ha sottolineato Claudio Arcudi, responsabile dell’Industry Group Energy e utility in Europa di Accenture. Il mondo dell’energia “si trova oggi sulla soglia di una grande trasformazione, quella dell’Intelligenza Artificiale, che potrà rivelarsi decisiva per lo sviluppo di un settore sempre più complesso” ha evidenziato Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici. La crescente centralità dell’efficienza energetica, delle rinnovabili, dell’economia circolare e della gestione delle acque in Europa e in Italia “ha ampliato, rispetto al passato, il perimetro delle attività svolte dalle Utilities. Aprirsi alla rivoluzione dell’IA Generativa sarà quindi funzionale alla gestione di questa complessità, favorendo anche un aumento della produttività delle Utilities. Per questo motivo, con l’incontro di oggi abbiamo voluto dare il nostro contributo al tema, per lanciare lo sguardo su un futuro che è sempre più vicino” ha concluso.

    Al termine dell’incontro sono stati consegnati i premi “Manager Utilities – Andrea Gilardoni” per l’anno 2023, votati dai prestigiosi comitati della Rivista Management delle Utilities e delle Infrastrutture di Agici. In questa diciassettesima edizione, vince nella categoria Energia Monica Iacono, ceo di Engie Italia, premiata dalla giuria “per i risultati raggiunti nel promuovere la leadership di Engie Italia nel processo di transizione energetica del nostro Paese”. Luca Dal Fabbro, Presidente Esecutivo di Iren, si aggiudica la vittoria nella categoria “Servizi Pubblici Locali “per la visione strategica fortemente innovativa ed i risultati industriali raggiunti da Iren nei servizi ambientali e nella circular economy”. Infine, Valentina Tamburini, head of strategy di A2A, ha ottenuto il Riconoscimento Speciale “L’energia di domani: il futuro è donna”, giunto alla seconda edizione e destinato alle professioniste under 40 nel settore delle utilities, “per il prezioso contributo al disegno della strategia del gruppo A2A”.

  • Tesla lavora alla commercializzazione di un robot umanoide entro il 2025

    Tesla sta ancora lavorando allo sviluppo del suo robot umanoide Maximus, ma punta a commercializzarlo entro la fine del prossimo anno. Lo ha dichiarato ieri l’amministratore delegato dell’azienda, Elon Musk. Tesla punta ad arrivare per prima al traguardo della commercializzazione di robot umanoidi, che potrebbero aiutare a far fronte alla carenza di manodopera per mansioni ripetitive o pericolose in settori come la logistica, lo stoccaggio, la vendita al dettaglio e la manifattura. Altre aziende, come Honda e Boston Dynamics, lavorano da anni allo sviluppo di robot umanoidi, e quest’anno Microsoft e Nvidia hanno sostenuto la startup Figure, che si propone di sviluppare robot umanoidi da impiegare negli stabilimenti produttivi statunitensi del costruttore di auto tedesco Bmw.

    Il costruttore di auto elettriche Tesla ha registrato un calo del fatturato pari al 9 per cento annuo nel secondo trimestre 2024, a 21,3 miliardi di dollari. Lo riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, ricordando che dall’inizio del 2024 il valore delle azioni di Tesla è calato complessivamente del 42 per cento. Per far fronte alla flessione delle vendite, l’azienda di Elon Musk intende accelerare la commercializzazione di nuovi modelli, puntando in particolare sulla guida autonoma: ieri Musk ha illustrato nuovi dettagli in merito ai piani di Tesla per la commercializzazione di robotaxi e reti dedicate al ride hailing, tramite flotte di autovetture di proprietà della stessa casa costruttrice. I piani illustrati da Musk sembrano aver restituito fiducia agli investitori, e ieri il titolo dell’azienda ha conseguito un rialzo superiore al 10 per cento dopo la chiusura del mercato.

    Tesla ha tagliato di circa 2mila dollari il prezzo unitario di tre dei suoi modelli più venduti a partire da venerdì 19 aprile, giorni dopo la chiusura del primo trimestre di esercizio dell’anno fiscale 2024 con risultati inferiori alle attese. I tagli, che sono entrati in vigore in tutti i mercati globali dell’azienda, seguono la pubblicazione della notizia secondo cui Tesla ha cancellato i piani per la commercializzazione della Model 2, un’auto elettrica con un costo unitario di circa 25mila dollari che doveva costituire un’offerta a più basso costo da parte del costruttore di proprietà di Elon Musk. Questi ha rinviato inoltre un viaggio in India, durante il quale avrebbe dovuto annunciare l’ingresso di Tesla in quel mercato dell’Asia meridionale.

    L’azienda ha annunciato la scorsa settimana che taglierà oltre il 10 per cento della sua forza lavoro a livello globale nel tentativo di contenere le perdite legate al rallentamento delle vendite dei veicoli elettrici. Lo ha comunicato lo stesso Musk in una email interna inviata ai dipendenti. “Come parte di questo impegno, abbiamo effettuato una revisione approfondita dell’organizzazione e preso la difficile decisione di ridurre il nostro organico di oltre il 10 per cento a livello globale”, ha scritto l’imprenditore. “Non c’è niente che odio di più, ma deve essere fatto. Ciò ci consentirà di essere snelli, innovativi e desiderosi di affrontare il prossimo ciclo di fase di crescita”, ha aggiunto, giustificando i tagli con la rapida crescita della compagnia e l’allargamento di numerose fabbriche internazionali, fase durante la quale in alcune aree si è verificata duplicazione di ruoli e di funzioni lavorative.

Pulsante per tornare all'inizio