fumo

  • Il velo e la sigaretta

    Sui nostri media si parla e si scrive spesso della ribellione di alcune donne iraniane nei confronti dell’obbligo di portare un velo che nasconda i capelli. Quando ne riferiscono, tutti i nostri giornalisti (cui si aggiungono alcuni politici) criticano con vigore le repressioni violente attuate dal Regime contro la volontà di quelle figlie o mogli di scegliere liberamente come abbigliarsi. Purtroppo, va da sé che le capacità intellettive di noi giornalisti (e della maggior parte dei politici) non siano particolarmente brillanti e confesso di non stupirmi se anche in questo caso non si sia capita la vera sostanza del problema e cioè il semplice desiderio di chi ha la responsabilità di governare di evitare che la società diventi una palude immorale. Cercherò allora di spiegarlo.

    Tutti concorderanno che gli omniscienti Ayatollah di Teheran e dintorni sappiano interpretare il Corano in modo corretto e se hanno deciso che il dettame che impone alle donne di non “sedurre” artatamente gli uomini imponga loro di coprirsi il capo ciò deriva certamente dagli studi approfonditi sull’argomento che hanno approfonditamente sviluppato. Qualcuno tuttavia continuerà a domandare: perché le reprimono, le picchiano, le imprigionano e non le lasciano libere di vestirsi come vogliono?

    Le risposte sono due. La prima: lo fanno per impedire loro di peccare e, quindi, per il loro bene. Scoprirsi il capo, oltreché un atto inutile e magari foriero di danneggiare la salute, è agire contro la volontà del profeta e di chi lo ha ispirato. È naturale che chi è stato chiamato a governare su tutti i cittadini faccia di tutto per garantire loro, se non proprio l’attuale, almeno un futuro benevolo per dopo la morte. La seconda: la religione è sempre stata in ogni parte del mondo il modo migliore per ottenere una società ordinata, coesa e soprattutto “morale”. Consentire pubblicamente a delle invasate anticonformiste di infrangere le regole che mantengono “puro” l’ambiente in cui vivere significherebbe aprire all’anarchia e fare un danno gravissimo a tutti gli altri cittadini rispettosi delle regole e amanti del proprio benessere spirituale. Cosa conta, dunque, una misera libertà individuale davanti al pregevole compito di chi comanda di occuparsi del bene individuale e collettivo?

    La giunta Sala di Milano non è, lo presumiamo, orientata religiosamente ma, almeno alla pari dei benemeriti Ayatollah, si preoccupa del benessere fisico e spirituale dei propri cittadini. Nessuno invochi lo “Stato etico” o la violazione di qualche libertà quando il Sindaco ha preso la decisione di impedire a qualche incallito tabagista di fumare all’aperto in qualunque posto pubblico. Si tratta di una misura doverosa al fine di tutelare gli individui e tutta la comunità. Così come in Iran lo si fa per garantire la moralità pubblica, a Milano ci si preoccupa della salute dei singoli fumatori e delle conseguenze di ciò che viene chiamato “fumo passivo”. Già la città è quotidianamente inquinata dagli scarichi dei riscaldamenti e delle auto, perché aggiungervi anche il fumo di sigaretta? Come ha ben spiegato una assessora di quella altruistica giunta si tratta anche di evitare l’ascesa in cielo di sostanze inquinanti che sicuramente contribuiscono in maniera determinante al cambiamento climatico. È la scienza che ce lo dice, visto che qualcuno ha perfino calcolato (lo afferma sempre l’assessora) che il fumo di tabacco contribuisce almeno al 7% dell’aria inquinata che circola a Milano (È vero, qualche miscredente dubita di chi e come abbia fatto questi calcoli ma io sono certo che un’assessora non menta mai). Chi vuole continuare a delinquere lo faccia dunque in casa, ma con le finestre chiuse per non ammorbare l’aria esterna. Tutti sappiamo che, se non aiutato nelle proprie scelte, il milanese è per natura immaturo e masochista e, per quanto compito ingrato, è un dovere di chi comanda indirizzarlo sulla retta via. Non lo si fa anche coi bambini?

    D’altra parte, Sala e i suoi non fanno che adeguarsi a una politica sempre più diffusa in tutta Europa. Se il suddito  cittadino non ha la maturità e l’intelligenza di fare da solo ciò che è vero e giusto, è compito di chi governa di spiegargli e, se necessario, imporgli di fare ciò che deve. E non basta! Se un singolo è talmente stupido da rimanere vittima di propaganda di chi l’Occidente ha deciso di definire come nemico (per esempio la Russia), è bene censurare tutti i media di quest’ultimo e annunciare la verità chiamando fake news tutto ciò che non collima con essa.  Comunque, la società sana non perde nulla di importante eliminando le voci diverse da quella che è, e non può che essere, la Verità! Mi auguro, sempre per il bene comune e per sottolineare la nostra appartenenza al benemerito Occidente, che chi ha il dovere di comandare ci liberi definitivamente da quella sotto-cultura affatto europea che arriva da Mosca da fin troppo tempo attraverso i vari Tchaikovsky, Rimskij-Korsakov, Gogol, Dostoevskij, Puskin e via dicendo.

    Già che si è all’opera, credo sia condivisibile anche la giusta eliminazione (mi raccomando: non fisica – almeno per ora) di tutti i negatori delle cause antropiche del cambiamento climatico. Se poco più di cento pazzi professori universitari (e qualche premio Nobel) scrivono che il cambiamento climatico non è causato dall’attività umana è giusto, per il bene collettivo e in nome della Vera scienza, emarginarli e mai menzionarli, affinché si chiuda così la loro immeritata carriera.

    Certamente ci sarà sempre qualche irriducibile anti-sociale che si lamenterà, ma con tali malvagi peccatori insensibili ai sacrifici di chi vuole solo tutelarli, basta continuare con il già applicato metodo della rana bollita: aumentare la temperatura (vedi repressione) poco per volta senza che nemmeno se ne possano accorgere.

    Approviamo, dunque, l’esempio degli Ayatollah e ben vengano i benefattori, gli altruisti, i dolci dittatori. Se noi non siamo abbastanza intelligenti per gestirci da soli ci obblighino loro a prenderci cura di noi stessi. Noi sappiamo che non lo fanno per ubriacatura da comando bensì per il bene nostro e di tutta l’umanità.

  • In attesa di Giustizia: buon anno

    Buon 2025 a voi lettori e buon anno, soprattutto, ai cittadini milanesi che – grazie alla ennesima iniziativa green – del sindaco Sala potranno disporre di un presidio in più a tutela della loro salute: il divieto di fumo all’aperto se tra il vizioso di turno e l’astante più vicino intercorre uno spazio inferiore ai dieci metri.

    Cosa c’entra tutto ciò con la giustizia? C’entra, c’entra perché avverso le contravvenzioni amministrative è possibile, a seconda dei casi, fare ricorso al Giudice di Pace o al T.A.R.  e c’è da prevedere un intasamento senza precedenza dei ruoli di udienza da parte di fumatori colti in flagrante accensione di sigaretta in un contesto in cui evitare la sanzione sarà per un verso pressochè impossibile e per altro diabolico da dimostrare il mancato rispetto della distanza.

    A prescindere dalla considerazione che in alcuni luoghi il divieto dovrebbe ritenersi sostanzialmente assoluto per le caratteristiche di pedonabilità ed affollamento in determinati giorni ed orari, in particolare nelle grandi arterie commerciali come Corso Vittorio Emanuele piuttosto oppure nelle zone della movida sul genere dei Navigli, proviamo ad immaginare cosa potrebbe accadere, per esempio, ad un residente in Corso Buenos Aires che rientra a casa dal lavoro, sotto sera in una condizione di maggiore tranquillità…

    …I negozi sono chiusi o prossimi alla chiusura ed anche i bar si stanno spopolando degli appassionati di quella tradizione tipicamente milanese che è l’aperitivo, persino il traffico veicolare si va riducendo ed il nostro immaginario cittadino dopo una giornata in ufficio decide di godersi una fumatina, appena uscito dalla metropolitana o disceso da un tram, lungo l’ultimo tratto a piedi: dovrà, tuttavia, procedere a zig zag per schivare, mantenendo la distanza, i pedoni che gli vengono incontro, forse dotandosi di un paio di smart glasses muniti di telemetro. La mancanza di specchietti retrovisori montati sul cappotto volti ad  adocchiare  quelli provenienti alle spalle comporta il rischio di esporli  a micidiali esalazioni durante l’avvicinamento e l’eventuale sorpasso. Permane, tuttavia, la difficoltà di tutelare da una mezza boccata di Marlboro quelle specie protette che sono i ciclisti o centauri in monopattino che sfrecciano e sbucano da ogni dove, incuranti di semafori, senso di marcia, attraversamenti pedonali e rischiano di terminare la giornata spiattellandosi contro una Tesla (sia pure munita di benedizione da Palazzo Marino dell’autista cultore dell’elettrico) che silenziosamente impegna un incrocio o una fiancata del tram 9.

    Che ne sarà di costui? Ci saranno ronde di cittadini salutisti pronti a chiamare le Forze dell’Ordine dopo aver immortalato l’inquinatore con il telefono, posti di blocco della Polizia Locale dotati di apposita strumentazione laser per calcolare le distanze oppure si andrà a occhio?  E che dire del momento della contestazione?

    “Concilia?”  “No, guardi, signor Vigile, secondo i miei Ray Ban Meta erano dieci metri e otto centimetri e non nove e novanta come dice lei”…e, come osserverebbero i giuristi più raffinati: quid juris se le  potenziali “vittime” fossero fumatori a loro volta, che magari avevano appena spento la lor sigaretta? il divieto vale anche nei loro confronti? Bisognerebbe, forse interpellare come testimoni tutti i presenti prima di redigere il verbale e sentire anche la loro versione circa la distanza? Sono solo alcuni esempi di ciò che potrebbe accadere.

    Delle due l’una: o nessuno verrà mai multato vanificando la rigorosa scelta del Primo Cittadino oppure – anche nel malcelato intento di fare cassa – vi saranno raffiche di sanzioni che saranno puntualmente impugnate soffocando definitivamente di ricorsi gli uffici giudiziari deputati ad esaminarli.

    E il Sindaco come reagirà? A Dio piacendo non potrà candidarsi per un ulteriore mandato, e siccome manca ancora un po’ di tempo alla fine di questo, qualcuno potrebbe dargli un suggerimento: perché, in luogo di queste iperboliche idiozie non dispone un censimento degli impianti di riscaldamento delle Case ALER e spende un po’ di soldi per sostituirli, posto che ancora funzionano quasi tutti a gasolio (qualcuno, non è da escludere, persino a carbone) ognuno dei quali in un’ora inquina più del Titanic con le macchine a tutta forza per tentare di evitare l’iceberg?

    Nel frattempo, Buon Anno di cuore a tutti voi: fumatori e non, ciclisti virtuosi e possessori di diesel Euro 6 che dovreste vergognarvi di avere.

  • La Commissione accoglie con favore la raccomandazione del Consiglio su misure rafforzate per ambienti senza fumo

    La Commissione accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio della revisione della raccomandazione del Consiglio relativa agli ambienti senza fumo. La raccomandazione riveduta è volta a proteggere meglio le persone, in particolare i bambini, dal fumo passivo e dagli aerosol. È inoltre mirata a denormalizzare e scoraggiare l’uso del tabacco e dei prodotti emergenti, in particolare tra i giovani, e a combattere la dipendenza dalla nicotina.

    Il consumo di tabacco e nicotina è il maggiore rischio evitabile per la salute e la principale causa di morte prematura nell’UE. La raccomandazione riveduta invita gli Stati membri a estendere le politiche in materia di ambienti senza fumo alle principali aree all’aperto, quali i parchi giochi pubblici, al di fuori dei locali adibiti all’assistenza sanitaria e all’istruzione e degli edifici pubblici e alle fermate dei trasporti. La raccomandazione si concentra in particolare su una migliore protezione dei bambini e dei giovani dagli effetti negativi del fumo passivo.

    La raccomandazione fa seguito e si basa sulle azioni già intraprese a livello nazionale da alcuni Stati membri. La Commissione sosterrà gli Stati membri nell’attuazione della raccomandazione, anche con i finanziamenti dell’UE a titolo del programma EU4Health. Spetta a ciascuno Stato membro valutare e attuare la raccomandazione in base al rispettivo contesto nazionale.

    Ogni anno nell’UE si perdono quasi 700.000 vite a causa del consumo di tabacco. L’obiettivo del piano europeo di lotta contro il cancro è ottenere entro il 2040 una generazione libera dal tabacco, in cui meno del 5% della popolazione dell’UE utilizzi prodotti del tabacco.

  • Sigarette elettroniche sempre più diffuse, avvisaglie di proibizionismo all’orizzonte

    Aumenta anche In Italia il consumo delle sigarette elettroniche, un dato in “lenta e costante” crescita negli ultimi anni come indicato dall’Istat in una recente Indagine. Una situazione contro la quale il ministro della Salute Orazio Schillaci ha in programma una nuova stretta, sul fumo in generale, ma estendendo i divieti anche alle e-cig. Una ipotesi auspicata di recente anche dall’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia che ha dato nome alla legge, esattamente 20 anni fa, per l’introduzione del divieto delle sigarette nei luoghi pubblici, cambiando le abitudini degli italiani. E il provvedimento trova il favore degli esperti, che da tempo sottolineano i rischi per la salute derivanti dai nuovi prodotti come sigarette elettroniche e tabacco riscaldato.

    Secondo i dati Istat ‘nel 2014 gli utilizzatori delle e-cig over 14 erano circa 800mila poi, soprattutto a partire dal 2017, si è visto un progressivo aumento, fino ad arrivare nel 2021 a quasi un milione e mezzo di persone, soprattutto tra i giovani’. “Non abbiamo dimostrazione scientifica che aiutino a smettere di fumare e di utilizzare nicotina – afferma Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto superiore di Sanità – anzi i nostri dati dimostrano che questi nuovi prodotti – le sigarette elettroniche e anche il tabacco riscaldato – contribuiscono alla iniziazione, alla recidiva di chi aveva smesso e ostacolano anche la cessazione, cioè il percorso di condivisione che le persone intraprendono proprio per liberarsi da questa dipendenza. Questo è un dato ormai acclarato”. Inoltre “l’87% di chi consuma sigaretta elettronica è un consumatore duale, cioè consuma sia quella elettronica sia quella tradizionale”.

    In Italia ci sono “93mila morti ogni anno a causa del tabacco, il 20,6% di tutti i decessi – denuncia la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) che promuove a pieni voti le misure annunciate dal ministro – I fumatori di sigarette a tabacco riscaldato sono il 3,3% della popolazione. Le sigarette a tabacco riscaldato rappresentano la porta di ingresso che introduce i giovani al fumo, con costi sociali e sanitari enormi”.

    A ottobre scorso inoltre l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva messo in guardia anche dai danni agi occhi provocati dal fumo passivo: “Gli aromi delle sigarette elettroniche, scriveva l’Oms, “possono aumentare la produzione di radicali liberi, che danneggiano il Dna e possono portare alla cataratta”.  Inoltre svapare “può ridurre il flusso sanguigno agli occhi, alterare la funzione retinica e aumentare il rischio di sviluppare il cancro agli occhi”.

    D’accordo con le limitazioni alle e-cig anche Silvano Gallus, a capo del laboratorio di Epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano: “Finalmente” – commenta l’esperto, coordinatore di uno studio che  “ha dimostrato che questi prodotti non aiutano a smettere di fumare, anzi sono un incentivo per continuare a fumare sigarette tradizionali, dal momento che i fumatori possono consumare questi prodotti laddove è vietato fumare sigarette tradizionali”.

    Quanto ai provvedimenti negli altri Paesi si va dalla tassazione ai divieti, con posizioni diverse anche all’interno dell’Unione europea, dove a normare lo svapo è la TPD o Tobacco Product Directive, in via di revisione, sui prodotti da tabacco emanata nel 2014 ed entrata in vigore in Italia nel 2017. “Alcuni paesi nella Ue puntano sullo svaping come strumento della lotta al fumo, come Francia, o Olanda che, dopo lungo dibattito, è in procinto di vietare aromi in liquidi per e-Cig, per renderle meno attrattive”, spiega Barbara Mennitti, esperta di politiche sulla riduzione del danno da fumo e giornalista. Inoltre, aggiunge, in 36 Paesi al mondo – nessuno nell’Ue –  è vietata tout court la vendita di sigarette elettroniche, come India Brasile Thailandia Singapore”. Al contrario alcuni Paesi, “come il Regno Unito, la nuova Zelanda e le Filippine, ne hanno fatto un cardine delle politiche sanitarie per la lotta al tabagismo”.

  • Il 44% delle morti per tumori è dovuta fattori di rischio evitabili

    Nel 2019 il 44,4% dei decessi per cancro nel mondo sono stati causati da fattori di rischio, come fumo, alcol, peso eccessivo o esposizione a contaminanti ambientali. La gran parte di essi è potenzialmente prevenibile.

    È il dato che emerge da uno studio internazionale che ha coinvolto oltre mille ricercatori in tutto il mondo nell’ambito della GBD 2019 Cancer Risk Factors Collaboration. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Lancet.

    “Il cancro è la seconda causa di morte nel mondo e l’esposizione ai fattori di rischio gioca un ruolo importante nella biologia e nell’impatto di molti tipi di tumori”, scrivono i ricercatori. “È fondamentale comprendere il contributo relativo dei fattori di rischio modificabili al carico complessivo del cancro per orientare gli sforzi per contrastare la malattia sia a livello locale sia globale”.

    Il team ha analizzato l’impatto di 34 fattori di rischio sul numero di decessi per cancro nel 2019, utilizzando i dati del Global Burden of Disease Study, un programma di ricerca sull’impatto delle principali malattie nel mondo. Nel lungo elenco di fattori presi in considerazione ci sono quelli comportamentali (per esempio il fumo, la sedentarietà o un’alimentazione povera di fibre), metabolici (come un alto indice di massa corporea), ambientali e occupazionali (per esempio l’esposizione a inquinamento atmosferico o a sostanze come l’amianto). È emerso che i fattori di rischio analizzati sono stati responsabili di oltre 4,45 milioni di decessi per cancro nel 2019, pari al 44,4% di tutti i decessi per tumori.

    Sono stati giudicati inoltre responsabile della perdita di 105 milioni di anni di vita in salute (i cosiddetti Daly). Il singolo fattore di rischio con un maggiore impatto in ambo i sessi è il fumo, responsabile del 33,9% dei decessi nei maschi e del 10,7% nelle donne. Gli altri principali fattori di rischio, nei maschi, sono l’alcol, l’alimentazione scorretta e l’inquinamento ambientale, responsabili rispettivamente del 7,4%, il 5,9% e il 4,4% dei decessi; nelle donne, il sesso non sicuro (8,2% dei decessi), l’alimentazione scorretta (5,1%) l’alto indice di massa corporea (4,7%). Tra i tumori maggiormente influenzati dai fattori di rischio al primo posto c’è il cancro del polmone, seguito da colon, esofago e stomaco nei maschi e cervice uterina, colon e seno nelle donne.

    Lo studio ha inoltre riscontrato ampie differenze tra le diverse aree del mondo e una tendenza che vede la crescita dell’impatto dei fattori di rischio metabolici rispetto a un decennio addietro.

  • La Ue chiede lo stop alle sigarette elettroniche aromatizzate

    Troppo consumo, il tabacco riscaldato aromatizzato va bandito. L’Unione europea dà il via ad una nuova tappa della sua ultradecennale crociata anti-fumo e chiede di vietare le cosiddette heets, gli stick aromatizzati da fumare. Per ora si tratta di una proposta della Commissione Ue ma l’esecutivo europeo ha tutta l’intenzione di fare sul serio. “Eliminando dal mercato il tabacco aromatizzato riscaldato, compiamo un ulteriore passo avanti verso la realizzazione della nostra visione nell’ambito del Piano europeo per la lotta contro il cancro, ovvero creare una “Generazione senza tabacco” in cui meno del 5% della popolazione faccia uso di tabacco entro il 2040″, ha annunciato la commissaria alla Salute Stella Kyriakides.

    “Con nove tumori polmonari su 10 causati dal tabacco, vogliamo rendere il fumo il meno attraente possibile per proteggere la salute dei nostri cittadini e salvare vite umane”, ha insistito Kyriakides. La mossa dell’Ue, tuttavia, è destinata a seminare polemiche dentro e fuori l’Europa. Le multinazionali del tabacco, finora, hanno reagito alla proposta con un gelido silenzio ma non tarderanno a farsi sentire. E non solo loro. Il rischio di ricadute sull’occupazione è dietro l’angolo. Il divieto che vuole mettere in campo l’Ue, va detto, non riguarda le sigarette elettroniche tout court ma solo quelle agli aromi. Niente più heets al mirtillo o alla menta, tanto per fare un esempio. L’iter della proposta non si prospetta comunque breve. Il testo, essendo un atto delegato, deve passare all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo dove può essere bocciato da una maggioranza qualificata di Stati membri o di eurodeputati. E si tratterebbe, in ogni caso, di una direttiva, che va quindi recepita entro otto mesi dai singoli Paesi membri.

    Ma da dove parte la crociata dell’Ue? Da una relazione del 15 giugno della Commissione in cui si registrava un vero e proprio boom di vendite degli stick agli aromi. Il rapporto ha mostrato un aumento del 10% dei volumi di vendita dei prodotti da tabacco riscaldato in più di cinque Stati membri e complessivamente nell’Ue questo tipo di stick ha superato il 2,5% delle vendite totali di tabacco. Percentuali che, a Bruxelles, hanno fatto scattare l’allarme. Del resto, anche Oltreoceano le sigarette elettroniche non godono di buona salute. Il 23 giugno, l’americana Food and Drug Administration ha ordinato alla Juul di interrompere immediatamente negli Usa la vendita di sigarette elettroniche  e tutti gli altri prodotti dell’azienda. Decisione che, due giorni dopo, è stata temporaneamente sospesa dai giudici della corte d’appello di Washington.

  • White House unveils plans to reduce nicotine in cigarettes

    The amount of nicotine in cigarettes sold in the US is set to be reduced to minimal or non-addictive levels.

    The White House on Tuesday unveiled the plans which could dramatically reduce cancer deaths – a goal of President Joe Biden’s administration.

    But the measure is likely to face opposition by the tobacco industry.

    Smoking remains the US’s leading cause of death, accounting for 480,000 every year, according to the Centres for Disease Control and Prevention (CDC).

    Nicotine is a highly addictive “feel good” chemical in tobacco products.

    In a statement, the US Food and Drug Administration (FDA) said that plans for a proposed product standard would establish a maximum nicotine level in cigarettes and “finish” some other tobacco products.

    “Making cigarettes and other combusted tobacco products minimally addictive or non-addictive would help save lives,” FDA Commissioner Dr Robert M Califf said.

    Dr Calif added that lowering nicotine levels may decrease the likelihood that young people become addicted to cigarettes and help current smokers quit.

    In 2020, an estimated 30.8 million adults in the United States smoked cigarettes. The US Surgeon General estimates that 87% of adult smokers begin by the time they turn 18.

    The initiative comes after the Biden administration in February set goals of reducing the cancer death rate by at least 50% over the next 25 years, as part of his Cancer Moonshot campaign.

    But experts say it could take at least a year for the Food and Drug Administration (FDA), which regulates cigarettes, to issue a proposed rule which could then be delayed by opposition, according to the Washington Post.

    It added the tobacco industry, which is likely to be fiercely opposed to such a big change in products, could challenge a final regulation in court.

  • Tornano a crescere i fumatori italiani, sono 800mila in più dal 2019

    Riprende a crescere il numero di fumatori in Italia, aumentato di 800mila unità rispetto al 2019, facendo registrare il primo incremento significativo dal 2006, anche tra le donne. Quasi un italiano su 4 (il 24,2%) è fumatore, e il 75% inizia a fumare tra i 15 ed i 20 anni (il 9% prima dei 15 anni). Mentre poi triplica la percentuale di chi fuma sigarette a tabacco riscaldato (3,3% nel 2022 rispetto all’1,1% del 2019), è in aumento anche il numero di fumatori ‘duali’: l’81,9% di chi usa la sigaretta elettronica (e-cig) fuma le sigarette tradizionali e contemporaneamente l’e-cig. E sul fronte delle cure, una nota negativa è anche il calo dei centri Antifumo su tutto il territorio nazionale, passati dai 292 del 2019 ai 223 del mese in corso. Questa la fotografia scattata dal report dell’Istituto superiore di sanità (Iss) in occasione della Giornata mondiale senza tabacco promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che si celebra il 31 maggio. Quest’anno il tema proposto dall’Oms è focalizzato sull’impatto del tabacco sul pianeta: dalla coltivazione, alla produzione, alla distribuzione e ai rifiuti. La campagna, denuncia l’Iss, “mira inoltre a evidenziare gli sforzi dell’industria del tabacco per ‘apparire ecosostenibile’ e migliorare la propria reputazione e quella dei suoi prodotti commercializzandoli come rispettosi dell’ambiente”.

    Oltre ad avere un impatto sull’ambiente, il tabacco, rileva l’Istituto, ha anche un prezzo di vite umane perse, 93mila all’anno nella sola Italia (8 milioni nel mondo in base ai dati dell’Oms). E l’aumento dei fumatori non è un dato incoraggiante. Il trend rilevato nel triennio 2017-2019, che vedeva una costante diminuzione delle fumatrici, rileva l’Istituto superiore di sanità (Iss), non viene confermato nel 2022: quest’anno infatti si assiste a un incremento nella percentuale dei fumatori che riguarda entrambi i sessi. “Quasi la metà dei giovani fumatori nella fascia d’età 15-24 anni (49,8%) – rileva Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss – fuma meno di 9 sigarette al giorno, sebbene il 45,5% di essi consumi tra le 10 e le 19 sigarette/die”. E se aumentano anche le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato, è forse anche perchè più di una persona su 3 (il 36,6%) le considera meno dannose di quelle tradizionali. L’Iss sottolinea che il 66,8% degli utilizzatori di e-cig (erano il 62,6% nel 2019) ed il 74,6% dei fumatori di sigarette a tabacco riscaldato (il 62% nel 2019) si sentono liberi di usare questi prodotti nei luoghi pubblici (mezzi di trasporto pubblici, privati, locali, bar). E parla di ‘legislazione fragile nei confronti dei prodotti diversi dalla sigaretta tradizionale”.

    Nel report l’Iss ricorda inoltre le iniziative in campo per aiutare i cittadini a smettere di fumare: a questo proposito, la piattaforma ‘Smettodifumare’ (https://smettodifumare.iss.it) offre la mappa geolocalizzata dei Centri Antifumo presenti sul territorio nazionale, fornendo indicazioni pratiche per un facile accesso. Dall’inizio della sua attività nel 2000, inoltre, il Telefono Verde contro il Fumo 800 554088 ha preso in carico oltre 98.000 telefonate e nell’ultimo anno (1 maggio 2021- 30 aprile 2022) sono giunte al Servizio oltre 8.500 telefonate.

  • Col coronavirus si è svapato di più e fumato di meno

    Secondo quando riportato dai dati dell`Istituto Superiore di Sanità presentati il 29 maggio in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, in Italia dopo anni di prevalenza stabile si registra un primo trend di calo del numero di fumatori.

    Daniela Galeone, direttore dell`ufficio per la promozione della salute e prevenzione e controllo delle malattie cronico-degenerative del Ministero della Salute, ha sottolineato cha dai numeri presentati il 2019 risulta un`annata storica per il numero di fumatori in Italia, che dopo oltre 10 anni di prevalenza stabile per la prima volta scendono sotto i 10 milioni (9,8 equivalente al 18.4% della popolazione, dati Istat). Un trend ulteriormente confermato da uno studio che ha preso in esame il periodo di lockdown.

    Lo studio – presentato dalla dott.ssa Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell`Istituto Superiore di Sanità, che ha utilizzato i dati Iss ed è stato condotto in collaborazione con l`Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, l`Università Vita-Salute S. Raffaele, l`Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro) e la Doxa, ha evidenziato come durante il periodo legato all`emergenza Covid-19 vi sia stata una diminuzione dei fumatori di 1,4 punti percentuali che corrispondono ad una stima di circa 630 mila fumatori in meno (circa 334 mila uomini e 295 mila donne).

    Tale calo coincide con l`aumento degli utilizzatori di sigaretta elettronica e tabacco riscaldato. Tali prodotti infatti hanno visto un aumento rispettivamente dell`1% e dello 0,3%, a conferma del fatto che rappresentano ad oggi un`alternativa valida per quei fumatori che vogliono smettere con le sigarette. Il passaggio a questi prodotti è stato particolarmente evidente tra coloro che rilevano una fascia di istruzione medio-alta.

    Anche l`Associazione italiana per la ricerca sul cancro, in occasione di uno speciale dedicato alla giornata mondiale contro il tabacco, ha ribadito sul proprio sito web come “nonostante la necessità di ulteriori studi, vi è oggi consenso sul fatto che in confronto al consumo tradizionale di prodotti del tabacco le sigarette elettroniche possano assicurare una riduzione del danno significativa da combustione per il fumatore e per chi gli vive accanto (non sembra infatti provocare effetti analoghi a quelli del fumo passivo).”loro attività offrendo agli utenti assistenza a distanza (telefonate, Sms, videochiamate).

  • Il Comitato Nazionale di Bioetica chiede più limiti per le sigarette elettroniche

    Il Comitato Nazionale di Bioetica raccomanda di estendere le limitazioni imposte alle sigarette ordinarie anche alle sigarette a tabacco riscaldato e alle sigarette elettroniche, a partire da  «giardini pubblici, luoghi di spettacolo all’aperto, spiagge attrezzate, stadi, campi sportivi, ristoranti all’aperto”. Il Comitato raccomanda altresì a governo e Parlamento di «promuovere una informazione corretta sui pericoli dell’uso del tabacco per sé e per gli altri (fumo passivo)», «promuovere ricerche per la valutazione ed applicazione di misure restrittive», come l’aumento dei prezzi, e «informare adeguatamente gli utenti che il preteso beneficio di svezzamento che deriva dall’uso delle sigarette elettroniche non trova alcuna prova scientifica e non e’ scevro di rischi per il fumatore e per chi gli sta accanto».

    Gli esperti, che avevano già nel 2003 affrontato la questione in un documento, giustificano la richiesta di divieti argomentando che «la mortalità e morbilità correlate all’uso di tabacco non sono diminuite, anzi aumentate. Tutto questo è avvenuto e continua ad avvenire, a conferma che le azioni di educazione sanitaria e prevenzione intraprese non sono sufficienti».

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