Aumenta anche In Italia il consumo delle sigarette elettroniche, un dato in “lenta e costante” crescita negli ultimi anni come indicato dall’Istat in una recente Indagine. Una situazione contro la quale il ministro della Salute Orazio Schillaci ha in programma una nuova stretta, sul fumo in generale, ma estendendo i divieti anche alle e-cig. Una ipotesi auspicata di recente anche dall’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia che ha dato nome alla legge, esattamente 20 anni fa, per l’introduzione del divieto delle sigarette nei luoghi pubblici, cambiando le abitudini degli italiani. E il provvedimento trova il favore degli esperti, che da tempo sottolineano i rischi per la salute derivanti dai nuovi prodotti come sigarette elettroniche e tabacco riscaldato.
Secondo i dati Istat ‘nel 2014 gli utilizzatori delle e-cig over 14 erano circa 800mila poi, soprattutto a partire dal 2017, si è visto un progressivo aumento, fino ad arrivare nel 2021 a quasi un milione e mezzo di persone, soprattutto tra i giovani’. “Non abbiamo dimostrazione scientifica che aiutino a smettere di fumare e di utilizzare nicotina – afferma Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto superiore di Sanità – anzi i nostri dati dimostrano che questi nuovi prodotti – le sigarette elettroniche e anche il tabacco riscaldato – contribuiscono alla iniziazione, alla recidiva di chi aveva smesso e ostacolano anche la cessazione, cioè il percorso di condivisione che le persone intraprendono proprio per liberarsi da questa dipendenza. Questo è un dato ormai acclarato”. Inoltre “l’87% di chi consuma sigaretta elettronica è un consumatore duale, cioè consuma sia quella elettronica sia quella tradizionale”.
In Italia ci sono “93mila morti ogni anno a causa del tabacco, il 20,6% di tutti i decessi – denuncia la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) che promuove a pieni voti le misure annunciate dal ministro – I fumatori di sigarette a tabacco riscaldato sono il 3,3% della popolazione. Le sigarette a tabacco riscaldato rappresentano la porta di ingresso che introduce i giovani al fumo, con costi sociali e sanitari enormi”.
A ottobre scorso inoltre l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva messo in guardia anche dai danni agi occhi provocati dal fumo passivo: “Gli aromi delle sigarette elettroniche, scriveva l’Oms, “possono aumentare la produzione di radicali liberi, che danneggiano il Dna e possono portare alla cataratta”. Inoltre svapare “può ridurre il flusso sanguigno agli occhi, alterare la funzione retinica e aumentare il rischio di sviluppare il cancro agli occhi”.
D’accordo con le limitazioni alle e-cig anche Silvano Gallus, a capo del laboratorio di Epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano: “Finalmente” – commenta l’esperto, coordinatore di uno studio che “ha dimostrato che questi prodotti non aiutano a smettere di fumare, anzi sono un incentivo per continuare a fumare sigarette tradizionali, dal momento che i fumatori possono consumare questi prodotti laddove è vietato fumare sigarette tradizionali”.
Quanto ai provvedimenti negli altri Paesi si va dalla tassazione ai divieti, con posizioni diverse anche all’interno dell’Unione europea, dove a normare lo svapo è la TPD o Tobacco Product Directive, in via di revisione, sui prodotti da tabacco emanata nel 2014 ed entrata in vigore in Italia nel 2017. “Alcuni paesi nella Ue puntano sullo svaping come strumento della lotta al fumo, come Francia, o Olanda che, dopo lungo dibattito, è in procinto di vietare aromi in liquidi per e-Cig, per renderle meno attrattive”, spiega Barbara Mennitti, esperta di politiche sulla riduzione del danno da fumo e giornalista. Inoltre, aggiunge, in 36 Paesi al mondo – nessuno nell’Ue – è vietata tout court la vendita di sigarette elettroniche, come India Brasile Thailandia Singapore”. Al contrario alcuni Paesi, “come il Regno Unito, la nuova Zelanda e le Filippine, ne hanno fatto un cardine delle politiche sanitarie per la lotta al tabagismo”.