legalizzazione

  • La droga uccide il cervello

    Si parla meno, negli ultimi tempi, di droga, salvo qualche articolo o qualche coraggioso reportage da alcuni luoghi nei quali lo spaccio a cielo aperto rende difficile la vita di chi abita vicino.

    In Italia i tossicomani ufficiali, abituali, costanti nell’uso sono più di 350.000. E soltanto 90.000 circa assumono metadone nei centri preposti.

    La pandemia non ha arrestato lo spaccio ed il consumo che si è allargato alle più diverse sostanze, eroina, cocaina, ecstasy, anfetamine, ketamina e farmaci di qualunque tipo tra gli antidolorifici e antidepressivi.

    Tutte le droghe producono danni sul cervello e, a seconda del dosaggio e del tempo di utilizzo, producono effetti allucinogeni, anche a distanza di anni da quando ci si è disintossicati e ci sono conseguenze gravi anche per il cuore e la respirazione.

    In molti casi si unisce il consumo di stupefacenti o ansiolitici al consumo di alcol e gli effetti devastanti si vedono anche in certi incidenti sulle strade.

    Spesso la codeina è usata come droga ed è aumentata la vendita di farmaci contraffatti o scaduti. Il crack, molto accessibile come costo, è pericolosissimo con gravi effetti sul cervello e come ogni droga può portare ad incontrollate violenze.

    Sono ormai diventate altrettanto pericolose dell’eroina o della cocaina sostanze che invece alcuni vorrebbero legalizzare: la forza distruttiva della cannabis è aumentata per l’aumento delle percentuali di THC, componente psicoattivo che agisce sull’encefalo.

    Il fumo di cannabis contiene migliaia di componenti chimiche diverse, anche cancerogene, non si tratta più dell’erba di una volta ma di un prodotto molto più elaborato e dannoso.

    L’osservatorio europeo sulle droghe denuncia un aumento esponenziale di persone in terapia per dipendenza da cannabis e più cannabis ed hashish si consumano, e si consumano fin dall’adolescenza, più è impossibile rimediare ai danni fatti al cervello la cui maturazione arriva dopo i 22 anni.

    Attacchi di panico, schizofrenia, gravi danni alla memoria, incapacità di apprendimento, di lavoro e di relazionarsi con gli altri, con un quoziente intellettivo ridotto perché il THC agisce sui recettori che stanno nel cervello, sono alcune delle conseguenze dovute all’uso di droghe che troppi, sbagliando, definiscono leggere.

    Inalare il THC dà affetti uguali all’uso di LSD e per la situazione allucinogena che si crea se da un lato si perde la capacità di provare sentimenti, di esercitare le funzioni superiori del cervello, dall’altro aumenta la probabilità di diventate violenti, senza rendersene conto, o comunque di perdere la percezione della realtà, del tempo e dello spazio.

    La scienza ormai è stata chiara, non esistono droghe che non facciano gravi danni, pensare di legalizzare, anche solo alcune sostanze, è un delitto contro il futuro di troppe persone, specie giovani.

  • A New York adesso c’è anche la marijuana legale

    New York dice addio al proibizionismo. Per anni capitale mondiale degli arresti per il possesso e l’uso di marijuana, la Grande Mela ha approvato una delle leggi più progressiste per la legalizzazione della cannabis a uso ricreativo. “Questo è un giorno storico”, ha esultato il governatore Andrew Cuomo dopo aver firmato il provvedimento tramutandolo in legge.

    New York diventa così il 16esimo Stato d’America a legalizzare la marijuana. I primi negozi di cannabis potrebbero aprire già nel 2022, subito dopo l’erogazione delle prime licenze che consentiranno fra l’altro la consegna a domicilio. Agli adulti di New York sopra i 21 anni sarà anche consentito di allevare in casa alcune piante di marijuana per uso personale. Le previsioni indicano possibili vendite record di cannabis: circa 4,2 miliardi di dollari l’anno, dietro solo alla California. Un boom che aiuterà le casse dello Stato: oltre a creare fra i 30.000 e i 60.000 posti di lavoro, l’industria genererà per l’erario statale circa 350 milioni di dollari l’anno grazie a un’imposta del 13% sulle vendite. Il 40% delle entrate sarà destinato all’istruzione, il 40% sarà investito nelle comunità più colpite dal ‘proibizionismo della marijuana’, ovvero quelle con più arresti, mentre il restante 20% andrà al trattamento della tossicodipendenza. “Per troppo tempo il divieto della cannabis ha colpito in modo sproporzionato le comunità di colore con dure sentenze di carcere. Questa legge offre loro giustizia oltre ad abbracciare una nuova industria che aiuterà l’economia a crescere”, ha spiegato Cuomo.

    I precedenti tentativi di legalizzazione della cannabis che si sono succeduti nel corso degli anni sono nella maggior parte dei casi falliti sulla ripartizione delle entrate fiscali. Ma questa è stata la volta buona e per Cuomo è una boccata d’ossigeno, per quanto momentanea. Gli scandali delle accuse di molestie e dei numeri truccati sui morti per Covid nelle case di cura continuano a non dare tregua al governatore, sempre più sotto pressione fra le richieste di dimissioni e le grandi manovre avviate per un suo possibile impeachment. La marijuana consente a Cuomo di distrarre l’attenzione dai suoi guai, anche se il compromesso raggiunto gli è costato molte concessioni. Passi indietro che hanno colpito i deputati e i senatori dello Stato abituati a un Cuomo decisamente più combattivo ma ora costretto a fare marcia indietro per ottenere un’importante vittoria politica da spendere di fronte agli occhi dei suoi elettori e di tutti coloro che lo accusano.

Pulsante per tornare all'inizio