Anche in questi giorni sono comparsi articoli che sembrano vere e proprie sentenze contro i lupi, fortunatamente altri hanno riportato la questione alla realtà ma intanto continuano le azioni di bracconaggio che colpiscono soprattutto i lupi dispersi o i più giovani, ancora sprovveduti rispetto ai pericoli rappresentati dal mammifero a due gambe.
Molti altri lupi sono uccisi dalle macchine, anch’io questa mattina ne ho trovato uno sul ciglio della strada e ho chiamato l’ambulanza veterinaria del centro per la cura degli animali selvatici perché venisse a prenderlo.
Si trattava di una femmina ancora molto giovane, probabilmente non arrivava all’anno
di età.
In un dossier del comandante dei Carabinieri forestali del gruppo di Parma si legge molto chiaramente che ”il lupo è un importante fattore nella riduzione del numero di cinghiali e di conseguenza della diffusione della peste suina, di caprioli e di altre specie che negli anni sono proliferate”.
Nel dossier si evidenzia anche che le morti di alcuni cani possono essere attribuite “più che al lupo ai cinghiali”.
La nota della Prefettura di Piacenza ha messo in rilievo come “i danni eventualmente provocati dai lupi sono integralmente risarciti e sono anche compensati dagli effetti positivi per l’agricoltura con il contenimento della fauna selvatica”.
Qualche agricoltore ed allevatore ha anche ammesso che i lupi sono stati e sono essenziali per l’abbattimento delle nutrie che scavando le tane negli argini di fiumi e dei canali creano rilevanti problemi.
Perciò, cari lettori, attenti al lupo, attenti a non investirlo e se ne trovate uno in difficoltà chiamate i carabinieri o il centro per gli animali selvatici più vicino a voi, attenti al lupo cioè siate anche voi portatori del messaggio per quella pacifica convivenza che salva l’ecosistema e perciò la nostra vita.
Lupo
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Attenti al lupo
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Il lupo non un pericolo ma è in pericolo
Spesso in questi ultimi tempi sono aumentate le richieste di aprire la caccia al lupo, di togliere il lupo dalle specie protette perché il loro numero è in aumento.
Sommessamente ma a ragion veduta e con caparbia costanza continuiamo a sostenere che l’aumento del numero dei lupi è gran parte dovuto alla fantasia, alla voglia dei cacciatori di sparare a qualcosa di più impegnativo della lepre e di meno pericoloso del cinghiale, e che se si vede qualche lupo sceso più a valle questo è dovuto a ben note ragioni.
Sappiamo infatti che i lupi inseguono caprioli e cinghiali e che questi animali sono ormai arrivati ai bordi dei paesi e delle città a cause delle molte immondizie abbandonate o dei cassonetti non chiusi ermeticamente, così come sappiamo che molti allevatori invece di smaltire correttamente le carcasse di animali morti e le placente attraverso i canali che la legge prevede per evitare anche un piccolo esborso di denaro le buttano sui letamai attirando così i lupi vicino agli allevamenti.
Qualunque, anche superficiale, studioso della nature sa bene che delle nuove cucciolate della coppia alfa, l’unica che può riprodursi, pochi arrivano all’anno di età perché molti soccombono per tutti i pericoli e le malattie che esistono in natura, non ultima la rogna che corrodendo il pelo dei cuccioli li condanna a morte per ipotermia.
Se a tutto questo aggiungiamo i lupi uccisi sulle strade, quelli vittima del bracconaggio, delle trappole e delle sevizie di alcuni sciagurati è facile capire che il problema lupi è un problema minimale anche per gli allevatori, se hanno l’intelligenza e la volontà di dotarsi di quei presidi di sicurezza che per altro sono loro offerti gratuitamente come i cani da guardiania.
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Al via il progetto europeo per la conservazione equilibrata ed a lungo termine dei lupi
È finalmente uscito sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero dell’Economia che dispone il cofinanziamento nazionale per la realizzazione degli interventi che riguardano il progetto ‘Life Wild Wolf’, il progetto europeo che ha per scopo la conservazione equilibrata ed a lungo termine dei lupi.
La collaborazione vede impegnati 18 partner in otto Paesi, in Italia il fondo sarà gestito dai carabinieri del CUFA, i carabinieri del Comando unità forestali, che effettuerà i controlli sulle erogazioni e verificherà che i finanziamenti comunitari e nazionali siano utilizzati entro le scadenze previste ed ottemperando alle norme.
Il progetto ‘Life Wild Wolf’ parte dal primo gennaio 2023 e prosegue fino al 31 agosto 2027, l’accordo è stato preso tra la Commissione europea e l’Istituto di ecologia applicata per studiare ed identificare le occasioni di interazione tra i lupi e gli abitanti delle comunità urbane e periurbane.
In ogni Paese aderente al progetto si raccoglieranno i dati che riguardano i lupi confidenti, i lupi cioè che non hanno paura dell’essere umano e si avvicinano maggiormente alle abitazioni. Ovviamente andrà anche controllato che si tratti di lupi e non di ibridi.
In ogni Stato, inoltre, sarà sviluppato un protocollo di intervento tempestivo nell’eventualità di casi più problematici.
Un altro obiettivo dell’intesa è quello di identificare gli elementi che portano alla interazione lupo- cane sia per evitare attacchi dei lupi ai cani che occasioni di ibridazione.
Il progetto riveste una particolare importanza visto che i lupi, specie protetta, sono un anello fondamentale nella tutela e conservazione dell’ecosistema e tutte le proposte, che arrivano da alcuni gruppi ben identificati per i loro personali interessi, volte alla eliminazione di questo animale sociale sono un attacco proprio alla natura e perciò alla vita del pianeta.
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Siamo davvero sicuri di doverci difendere dai lupi?
Da qualche tempo sono decisamente in aumento, nei quotidiani editi in certe province, articoli sempre più inquietanti che spingono a togliere il lupo dalle specie protette.
Amministratori della Lega e cacciatori, specialmente, supportati da qualche agricoltore del nord, sembra che nel centro e nel sud il problema non sia sentito, forse per un miglior rapporto con l’ecosistema e la natura, si affannano a parlare di un aumento di lupi preoccupante.
In Italia, dai dati oggettivi, i lupi sono poco più di tremila e quasi ogni giorno si trovano carcasse di lupi uccisi da veicoli, morti per avvelenamento, per esche avvelenate o perché hanno mangiato animali a loro volta avvelenati, o sparati oltre, ovviamente, a quelli morti per cause naturali.
Pensiamo che nella sola provincia di Piacenza, nel 2022, sono stati trovati morti per le strade più di 14 lupi.
Da anni la direttiva europea HABITAT ed altri ulteriori interventi hanno stabilito che i governi nazionali, con fondi ad hoc, risarciscano i danni, se effettivamente comprovati, subiti dagli allevatori per l’uccisione di animali dall’allevamento da parte dei lupi, inoltre ci sono fondi regionali per provvedere all’installazione di dispositivi di difesa e sono donati agli allevatori cani antilupo, come il pastore maremmano e abruzzese.
Bisogna inoltre ricordare che i lupi possono avvicinarsi agli allevamenti quando sulle concimaie sono buttate le placente e le carcasse di animali morti mentre, per legge, dovrebbero essere smaltite per incenerimento da un apposito servizio. Se a questo aggiungiamo la triste abitudine di lasciare in giro o vicino a casa immondizie alimentari risulta evidente che i lupi, come altri carnivori del bosco, possano essere attirati più vicino all’abitato.
E’ per molti ormai evidente che la furia che si è scatenata contro lupi ed orsi ha motivazioni diverse rispetto alla effettiva necessità di difendersi dalla loro pericolosità.
La verità è che l’uomo ama più convivere con il cemento che con la natura e che l’irrefrenabile voglia di dominare un animale e di esercitare potere e violenza è troppo forte nonostante la nostra presunta civiltà.
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Cani da difesa degli armenti: l’Italia impari dall’Africa
Continuano periodicamente, ormai da qualche anno, le polemiche sulla presenza dei lupi in Italia e sui modi per contenerli.
Già altre volte abbiamo affrontato l‘argomento ricordando le normative europee, che proteggono il lupo come animale essenziale per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema, dimostrando, dati alla mano, che gli allarmismi, anche di alcuni autorevoli politici, erano e restano ingiustificati, e sottolineando come, a fronte di un dimostrato danno da parte dell’allevatore, siano contemplati ed erogati contributi pubblici.
Da molti anni vi è uno specifico progetto che dona agli allevatori i cani da guardiania, ii pastori maremmani abruzzesi che non fanno avvicinarsi i lupi agli armenti, inoltre ci sono sovvenzioni per elettrificare le recinzioni.
E’ certamente vero che i lupi sono un po’ di più di qualche anno fa quando erano praticamente estinti come è vero che continua il bracconaggio e che molti esemplari sono travolti ed uccisi sulle strade. E’ vero che alcuni lupi scendono di più in pianura inseguendo i cinghiali, sempre più numerosi anche in città, ed è altrettanto vero che i cinghiali si avvicinano all’abitato per la pessima abitudine degli umani di abbandonare immondizie che sono per loro un interessante alimento che non costa fatica.
Sarebbe utile, tra i tanti accorgimenti da prendere, che le regioni od i comuni organizzassero le battute ai cinghiali dove questi si avvicinano di più all’abitato, inseguire i cinghiali in collina significa spingerli sempre di più a valle e portare a valle anche i lupi che restano l’unico vero deterrente per contenere la presenza di ungulati, caprioli e cervi compresi, che sono diventati in sovrannumero.
Il ventilato ritorno alla caccia al lupo, con il pretesto di proteggere gli animali da allevamento, sarebbe un gravissimo errore e vanificherebbe lo sforzo di anni, costato anche economicamente.
Il Patto Sociale vi propone, con l’articolo che segue, quanto il Cheetah Conservation Fund sta facendo da alcuni anni per proteggere pecore e vitelli in Namibia, dall’attacco del ghepardo che è anch’esso un animale da proteggere perché sempre più a rischio.
Se la presenza di cani da guardiania funziona anche contro i grandi felini perché tanta reticenza da parte dei nostri allevatori, perché non si dotano anche loro di quegli splendidi guardiani che sono i pastori maremmani abruzzesi o i pastori della Sila?
Certo deve essere chiaro che gli armenti non possono essere protetti da cani conduttori o che non hanno la potenza fisica e la tradizione di secoli di lavoro che hanno i cani preposti alla difesa del bestiame, cani che controllano il territorio costantemente, che impediscono l’arrivo del lupo, che non lo inseguono nel bosco ma restano vicini agli animali che sanno di dover difendere.
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Il lupo e l’ecosistema
Fino ad un paio di anni fa molti agricoltori si lamentavano insistentemente, specie in Emilia Romagna, per la presenza massiccia di cinghiali e caprioli che, anche in pianura, devastavano i campi coltivati.
Ora caprioli e cinghiali sono molto diminuiti, in alcune aree quasi spariti, salvo, ovviamente, l’eccezione della città di Roma, grazie all’aumento dei lupi che naturalmente procedono ad una caccia di selezione e così gli ungulati sono tornati verso le zone più boschive e collinari che offrono maggior riparo.
Il ritorno in collina di questi animali riporterà in quelle aree anche i lupi, sempre che persone ed amministratori locali si ricordino di non lasciare incustodite ed accumulate le immondizie derivanti dal cibo che, sappiamo bene, sono una fonte di grande interesse per molti animali, dai cinghiali alle volpi, dai lupi ai topi.
Troviamo molto pericolosa la tendenza, di alcuni organi di stampa e di qualche politico, di enfatizzare la presenza del lupo come animale pericoloso calcando la mano su alcuni fatti, sicuramente incresciosi, che si sono verificati.
Certamente il lupo può cercare di predare vitelli e pecore, per questo da molti anni si è detto e ribadito che gli animali d’allevamento devono essere custoditi al chiuso, o all’aperto al pascolo, con idonee misure di difesa quali i reticolati elettrici ed i cani da pastore abruzzesi e calabresi.
Certamente qualche cacciatore può aver perso drammaticamente il proprio cane ma varrebbe la pena di chiedersi quali precauzioni siano state prese visto che, purtroppo, non tutti i cacciatori usano la giusta attenzione verso i propri animali, come dimostrano i vari canili pieni di cani da caccia abbandonati.
Qualcuno sostiene che sia stato ucciso dai lupi anche il proprio cane da compagnia ma è più che notorio che i cani non vanno lasciati alla catena, è contro la legge, e che di notte dovrebbero essere ricoverati in casa o comunque in un luogo riparato, il cane lasciato nel cortile non è solo un possibile bersaglio per lupi o cani inselvatichiti ma anche per quelle “brave persone” che si divertono a lanciare e lasciare in giro bocconi avvelenati.
Un’indagine dell’Ispra segnala che in tutta Italia, nelle zone con presenza di lupi, soltanto 1300 sono le aziende che hanno avuto attacchi ripetuti dei lupi mentre la maggior parte delle attività d’allevamento, sempre in queste zone, ha avuto una sola predazione nell’arco di cinque anni.
Vale inoltre ricordare che in molti casi la predazione non è da attribuirsi al lupo ma a branchi di cani inselvatichiti che hanno, per loro natura, meno paura ad avvicinarsi a luoghi abitati dall’uomo e da cani domestici. Questo problema discende da quello del randagismo e dalla mancanza, in troppe aree, di strutture per l’accoglienza dei cani abbandonati. Purtroppo non aiuta anche la pessima abitudine, in campagna e specialmente nel centro sud, di quei proprietari che lasciano liberi e senza controllo i propri cani senza averli sterilizzati, poi di fronte alle ovvie gravidanze indesiderate abbandonano i cuccioli che vanno, quelli che sopravvivono, ad aumentare la popolazione dei cani randagi.
Il lupo è essenziale per la conservazione dell’ecosistema, qualunque ipotesi di tornare ad abbattimenti, anche selettivi, non farebbe che aggravare il problema, inoltre molti lupi già muoiono perché sono investiti dalle macchine o vittime di trappole di frodo e di esche avvelenate.
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Se il custode si fa il lupo
Nel numero del magazine ‘Io Donna’ del 3 dicembre un condivisibile e puntuale articolo di Fiorenza Sarzanini, sul problema sempre più grave delle violenze, aveva però un titolo “Se il custode si fa lupo” decisamente errato e preoccupante in quanto ripropone schemi sbagliati e pericolosi.
Pubblichiamo la lettera che l’On. Cristiana Muscardini, per lungo tempo vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo, ha scritto alla giornalista.
Gentile dottoressa Sarzanini,
Ho letto con interesse, condividendolo totalmente, il suo articolo sul numero del 3 dicembre di “Io Donna” ma dissento fortemente dal titolo che identifica nel lupo l’uomo orco, l’essere umano che compie atrocità sui più deboli.
Credo che, specie in un momento nel quale alcuni tornano a parlare di aprire la caccia al lupo, i maggiori opinionisti e giornalisti dovrebbero con attenzione evitare di riproporre schemi antichi e profondamente errati che identificano nel lupo il predatore cattivo, subdolo, vigliacco, feroce.
Come ella certamente sa il lupo, dopo essere stato quasi sterminato, è diventato specie protetta in quanto rappresenta un elemento essenziale, indispensabile, per la salvaguardia, la sopravvivenza dell’ecosistema e perciò di tutti noi.
Il lupo è un predatore che uccide per mangiare, per dare nutrimento alla sua prole o per difendersi, e solo quando non può evitare lo scontro, per questo non può essere neppure lontanamente affiancato a quegli spregevoli umani che seviziano, uccidono, abusano per il loro piacere, a tutte quelle persone violente e crudeli che, più che mai in una società troppo permissiva e con una giustizia troppo lenta, continuano a mietere vittime.
Il politicamente corretto deve valere ormai anche per gli animali che non hanno la nostra intelligenza e, forse per questo, non commettono le atrocità delle quali la nostra specie è capace come vediamo ogni giorno, dalla guerra in Ucraina alle donne uccise, dai bambini violentati agli anziani abbondonati.
Probabilmente il titolo dell’articolo non è stato scelto da lei ma è comunque sbagliato ed aumenta gli errori e la confusione mentre le parole del suo intervento sono chiare e spero facciano riflettere tutti.
Con i più cordiali saluti,Cristiana Muscardini
già vice presidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali del Parlamento europeo -
In Italia ci sono oltre 3mila lupi, quasi mille sulle Alpi
Il lupo non è più una specie a rischio in Italia. Anzi, gli interventi di conservazione ne hanno fatto aumentare la popolazione che ora supera i 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. La stima è dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha compiuto un monitoraggio tra il 2020 e il 2021 su mandato del ministero della Transizione Ecologica.
La notizia non è accolta con piacere dall’Unione dei Comuni e degli Enti montani italiani (Uncem), tantomeno dalla Coldiretti, che chiedono un piano nazionale a difesa degli agricoltori e degli allevamenti. Ma quello dei lupi è un argomento che divide. Un piano nazionale era stato presentato nel 2019 dall’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa ma non è stato mai approvato dalla Conferenza Stato-Regioni per una spaccatura fra i territori, tra chi voleva la possibilità di abbattimento e chi difende la conservazione della specie.
Se si calcola l’estensione delle aree dove è presente il lupo (41.600 chilometri quadrati sulle Alpi e 108.500 chilometri quadrati nelle regioni peninsulari), la specie occupa quasi la metà del territorio italiano, afferma il Wwf. Ovunque la popolazione di lupo è cresciuta, sulle Alpi di più, indica l’Ispra secondo cui il range può essere compreso tra 822 e 1.099 esemplari sulle Alpi e tra 2.020 e 2.645 nel resto .
Il monitoraggio, spiega l’Istituto, “è stato documentato con 6.520 avvistamenti fotografici con fototrappola, 491 carcasse di ungulato predate, 1.310 tracce, 171 lupi morti, oltre che da 16.000 escrementi rinvenuti sul terreno. Sono state condotte 1.500 analisi genetiche che hanno permesso di identificare la specie. In totale sono stati percorsi a piedi 85.000 chilometri per raccogliere i dati necessari all’indagine”.
Il Wwf rileva che “le minacce” per la conservazione della specie “restano attuali. Bracconaggio e mortalità accidentale continuano a ucciderne centinaia ogni anno, e l’ibridazione col cane mette a repentaglio l’integrità genetica della specie”. Il conflitto con gli allevatori, anche se inferiore ad esempio rispetto a quello causato dai cinghiali, “può localmente avere un impatto elevato su alcune aziende zootecniche”, osserva il Wwf ricordando l’efficacia delle azioni di prevenzione dei danni.
Federparchi chiede ora che gli interventi di «conservazione delle aree protette siano rivolti verso quelle centinaia di specie, importanti per la biodiversità, che in Italia sono concretamente a rischio, seguendo le indicazioni scientifiche delle Liste Rosse».
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Il lupo rischia di estinguersi per i troppi ibridi con i cani
Difendere l’ambiente e le diverse specie animali, patrimonio comune e insostituibili risorse per la salvezza dell’ecosistema, e perciò della nostra esistenza, significa anche tornare ad occuparci seriamente dell’ibridazione tra lupo e cane, sia che essa avvenga all’interno di allevamenti, per altro non autorizzati all’ibridazione, sia per così dire in natura. Se attraverso controlli più attenti possono essere impedite ibridazioni da parte di allevatori che immaginano possibile creare nuove razze o rinsanguarne alcune già esistenti, pratiche che sono pericolose e dannose, in natura il problema è più complesso per la mancanza, in molte aree geografiche, di una vera cultura diffusa contro il randagismo e l’abbandono di cani. I cani lasciati vaganti, senza quel controllo che, come ricorda la Commissione europea, spetta di dovere agli Stati membri attraverso i vari enti, nazionali e territoriali, in zone limitrofe a dove vivono i lupi porta di fatto alla nascita di soggetti ibridi. Sappiamo che, fortunatamente, i lupi, dopo essere stati quasi estinti, stanno ripopolando lentamente il territorio contribuendo così all’equilibrio dello stesso, basta pensare all’eccessivo, e spesso, non solo per l’agricoltura, pericoloso numero di cinghiali ed ungulati vari, cervi, caprioli, daini etc. per contenere il numero dei quali, anche attraverso la selezione naturale degli animali più deboli, la presenza dei lupi è indispensabile. L’unione tra lupo e cane porta alla nascita di ibridi che sono soggetti più pericolosi perché non temono l’uomo, discendendo dal cane, non hanno timore di attaccare animali domestici e d’allevamento perché discendono dal lupo e comunque devono mangiare. Ma al di là di questo aspetto il pericolo più grande che si corre con la nascita di ibridi è la snaturazione del lupo, la perdita del suo Dna caratteristico ed originario con in più l’insorgenza di patologie tipiche del cane, dopo millenni di convivenza con l’uomo, ma ancora sconosciute, fortunatamente, ai lupi. Ispra avverte che si è ormai segnalata la presenza di soggetti ibridi anche sulle Alpi e perciò è necessario che si ponga rimedio a quanto non è stato fatto fino ad ora in molti paesi europei e in Italia specialmente nel centro sud dove il randagismo e particolarmente diffuso e dove, specie in campagna, sono lasciati liberi cani di proprietà non sterilizzati. Per approfondire meglio l’argomento si consiglia di documentarsi anche sul è progetto europeo MIRCO-Lupo
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I lupi non possono essere catturati o soppressi, come prevede la direttiva ‘Habitat’. Lo stabilisce la Corte europea
Come i nostri lettori ricorderanno diverse volte, nel passato, abbiamo avuto modo di scrivere per segnalare le tante false notizie circolate sui lupi, le uccisioni crudeli di alcuni questi animali che vivono con una organizzazione sociale di reciproco sostegno. Abbiamo anche parlato, e aspramente criticato, i tentativi di alcune regioni, specie del nord est, di violare la direttiva europea Habitat. Fortunatamente il Ministro italiano dell’Ambiente ha sempre difeso la normativa e la vita delle specie protette.
Nei giorni scorsi la Corte europea, con buona pace di certi cacciatori, veri o presunti agricoltori e di certi amministratori si è pronunciarsi stabilendo in modo inequivocabile che la direttiva Habitat va sempre applicata. Secondo questa direttiva anche i lupi che lasciano il loro territorio d’origine e vanno in territori abitati dall’uomo non possono essere catturati o soppressi. Gli Stati membri dell’Unione Europea devono adottare tutti i provvedimenti necessari alla tutela delle specie animali protette. Per i lupi e per le specie protette non vi devono essere confini o barriere, un esemplare selvatico deve essere protetto anche all’interno di zone abitate dagli uomini infatti, dice la Corte, l’area di ripartizione naturale è più ampia dello spazio geografico nel quale l’animale vive e poi si sposta secondo il suo orientamento naturale. La pronuncia della Corte mette un punto fermo e sarà inutile che nel futuro si cerchi di infrangere la direttiva chiedendo ingiustificabili deroghe.
Certo i bracconieri continueranno a mietere vittime e purtroppo troveremo ancora lupi impallinati o impiccati ma spetterà a ciascuno di noi vigilare e alle forze dell’ordine impedire queste uccisioni o consegnare alla giustizia chi le ha commesse.
Per quanto riguarda il problema degli allevatori ripetiamo, per l’ennesima volta, che gli armenti vanno tenuti recintati e sorvegliati da cani che, come il pastore abruzzese e maremmano, sono il miglior deterrente per proteggere le povere bestie non solo dai lupi. Proprio per venire incontro agli allevatori ci sono associazioni che allevano e regalano i cani da guardia per gli armenti e nell’eventualità che un lupo uccida un animale dall’allevamento, se è effettivamente provato visto che i lupi di prendono anche colpe di altri, vi sono risarcimenti specifici.