Parla di un’Europa più partecipata il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, nel suo messaggio al Consiglio europeo che si è svolto a Bruxelles il 17 e il 18 ottobre. Pur sottolineando come i cittadini europei abbiano votato a maggio per partiti e movimenti che si riconoscono nei grandi principi del progetto europeo, limitando il dilagare delle forze populiste e nazionaliste, ciò non vuol dire che bisogna abbassare la guardia.I cittadini chiedono un’Europa nuova, più vicina alle loro esigenze, più verde, più severa nella difesa dello Stato di diritto, più attenta ai diritti sociali, più efficiente e trasparente nel suo processo decisionale. “Oggi nel Parlamento europeo – dichiara Sassoli – vi è davvero la possibilità di aumentare il grado di consapevolezza delle forze europeiste nel ricercare le convergenze possibili per rispondere alle domande di cambiamento. Il Parlamento è la base della legittimità del sistema democratico europeo”. Partendo dalla richiesta del Consiglio europeo di non tenere conto per l’elezione del Presidente della Commissione europea degli “Spitzenkandidaten” Sassoli parla della necessità della convocazione di una Conferenza sugli strumenti della democrazia in Europa per rimarginare questa ‘ferita’ che era invece uno dei capisaldi dei Trattati dell’istituzione dell’Ue. E rimarca il ruolo del Parlamento europeo che deve “affermarsi come un attore del processo decisionale europeo. Lo farà certamente in maniera costruttiva, lavorando fianco a fianco con il Consiglio e la Commissione, ma rivendicando anche il suo ruolo e le sue prerogative”. Per questo sono necessarie anche risorse adeguate, il Parlamento europeo ha fissato le sue ambizioni sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 con largo anticipo, già nel novembre 2018 e da allora è pronto a negoziare. “Dal lato delle entrate – continua il Presidente – è necessario introdurre un paniere di nuove risorse proprie che siano meglio allineate alle principali priorità politiche dell’UE e ne incentivino i progressi. Lavoreremo per un bilancio trasparente e riteniamo sia giunto il momento di abolire l’intero sistema dei ‘rebates’. Dal lato della spesa, invece, il Parlamento ritiene fondamentale dare impulso ai programmi di maggior successo – ad esempio nei settori della gioventù, della ricerca e dell’innovazione, dell’ambiente e della transizione climatica, delle infrastrutture, delle PMI, della digitalizzazione e dei diritti sociali – mantenendo al tempo stesso inalterato in termini reali l’impegno finanziario per le politiche tradizionali dell’UE, in particolare coesione, agricoltura e pesca. Servirà assicurare risorse sufficienti per le nuove sfide, quali la migrazione, l’azione esterna e la difesa. Dobbiamo poi rispondere al disagio e alle difficoltà economiche di tanti cittadini e per questo siamo convinti che sia necessario rafforzare il modello sociale europeo. Reddito minimo europeo, assicurazione europea contro la disoccupazione, misure contro la povertà infantile, garanzia giovani, fondo di aiuto agli indigenti sono misure che devono essere finanziate adeguatamente”.
Anche le problematiche legate al clima sono una prerogativa del nuovo Parlamento formatosi a maggio, per questo “la lotta al cambiamento climatico dovrà essere inclusa in tutte le politiche dell’Unione”, motivo per il quale è attesa la proposta della Commissione sul Green Deal europeo. “Abbiamo apprezzato molto le indicazioni, avanzate dalla Presidente von der Leyen, che riprendono le posizioni espresse dal Parlamento. La scorsa primavera, abbiamo chiesto di arrivare ad un obbiettivo di neutralità per le emissioni di carbonio nel 2050. Purtroppo, l’Unione europea non è stata in grado di farlo proprio. Tuttavia riconosciamo che sono stati compiuti progressi, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti e gli impegni del settore privato. Chiediamo agli Stati membri, che non l’hanno ancora fatto, di aumentare i loro contributi al Fondo Verde per il Clima e di sostenere la formazione di una Banca europea per il Clima. Queste politiche comportano profondi cambiamenti nelle nostre società e nelle nostre economie. Per questo è necessario adottare un piano di investimenti adeguato e finanziare la transizione ecologica in modo equo”.
Non manca un accenno allo spinosa questione della Brexit, della quale il Parlamento affronterà con tutta l’attenzione del caso gli ultimi sviluppi per verificarne la conformità all’interesse dell’Unione europea e dei suoi cittadini.
E per uno Stato che lascia l’Ue altri potrebbero accedervi, sempre che le condizioni siano conformi a quanto l’Europa chiede. Sassoli affronta, infatti, anche il tema dell’allargamento ai paesi del vicinato. “Quando a paesi vicini si chiedono sforzi straordinari di cambiamento e questi sforzi vengono compiuti è nostro dovere corrispondere. Per questo sosteniamo la necessità di aprire adesso i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania. Il giudizio della Commissione europea è favorevole e i cittadini di quei paesi non comprenderebbero rinvii. Certo, resta ancora molto da fare e i negoziati di adesione sono un lungo cammino. Non accadrà da un giorno all’altro. La stabilizzazione dei Balcani Occidentali è fondamentale anche per la nostra sicurezza e per evitare che ingerenze esterne condizionino il loro e il nostro futuro”. E a proposito di paesi limitrofi che con l’area balcanica hanno da sempre avuto molto a che fare, non poteva mancare un riferimento a quanto sta compiendo in questi giorni la Turchia con le discutibili iniziative militari del suo Presidente Erdogan nella Siria nord orientale. “La popolazione curda nel Nord-est della Siria ha combattuto con coraggio i terroristi dello Stato islamico e ora è oggetto di un’aggressione da parte di un Paese membro della NATO. Non è un mistero che i nostri cittadini nutrano un forte senso di riconoscenza per quelle comunità. La battaglia contro l’ISIS, d’altronde, è stata fondamentale per la nostra sicurezza. Per tali motivi condanniamo fermamente e senza riserve l’azione militare della Turchia nella Siria nord-orientale che costituisce una grave violazione del diritto internazionale e compromette la stabilità e la sicurezza dell’intera regione, causando sofferenze ad una popolazione già colpita dalla guerra ed ostacolando l’accesso all’assistenza umanitaria. Accogliamo con favore la decisione di operare un coordinamento delle misure nazionali di embargo sulla futura vendita di armi alla Turchia, ma lo consideriamo un primo passo e non sufficiente. Abbiamo il dovere di dare un segnale unitario, promuovendo un embargo comune a livello dell’Unione europea che riguardi non solo le future forniture di armi, ma anche quelle correnti. È positiva la decisione dell’Unione europea di sanzionare la Turchia per un fatto grave come le trivellazioni al largo di Cipro, ma risulta meno comprensibile che non si faccia altrettanto in merito all’aggressione militare nella Siria Nord-orientale. Dobbiamo mettere sul tavolo ogni ipotesi di sanzioni economiche nei confronti del governo turco che devono colpire persone fisiche e giuridiche e non la società civile già provata dalla crisi economica”.
Parlando di Turchia non possono non tornare alla mente i costosissimi accordi fatti negli anni scorsi per le politiche di contenimento dei flussi migratori. E alla migrazione è dedicata l’ultima parte del messaggio di Sassoli, consapevole di quanto accade quotidianamente nel Mediteranno e sulle coste dei paesi che esso lambisce. “Restiamo convinti che la soluzione non possa che essere elaborata nel quadro comune dell’Unione europea, a partire dalla riforma del Regolamento di Dublino su cui il Parlamento europeo si è espresso da tempo. L’Unione europea ha il dovere di assicurare la protezione delle persone che ne hanno diritto anche attraverso la creazione di veri e propri corridoi umanitari europei che, su base volontaria, con l’aiuto delle competenti agenzie umanitarie, consentano a chi ne ha bisogno di arrivare in Europa senza doversi affidare ai trafficanti di esseri umani”.