Torturati ai confini dell’Europa
Dati precisi non ce ne sono ma è certo che nell’ultimo anno il flusso migratorio attraverso il corridoio balcanico è aumentato. E con esso anche la violenza dei respingimenti e le torture inflitte ai migranti in Croazia. Arrivati in Bosnia da Tunisia, Afganistan, Siria, Iraq, Africa del Nord, appena provano a varcare il confine con la Croazia, porta per l’Europa, subiscono dalla polizia locale indicibili violenze, le cui conseguenze portano spesso alla morte. Come è accaduto al tunisino Khobeib, per tutti Alì, di 31 anni che, arrivato in Croazia dalla Bosnia a febbraio, è stato selvaggiamente picchiato, denudato e privato delle scarpe dalla polizia croata che lo ha poi rispedito in Bosnia. Per giorni ha camminato nella neve e quando è giunto all’ospedale bosniaco di Bihac, i suoi piedi erano ormai in cancrena. E’ morto pochi giorni dopo, in preda al dolore fisico e al delirio. Di questa storia ne ha parlato sulla rivista online NuoveRadici la volontaria triestina Lorena Fornasir che con suo marito Gian Andrea Franchi, da più di tre anni, porta assistenza e beni di prima necessità nei campi profughi bosniaci, sul confine nord occidentale. I due raccolgono le storie e le testimonianze delle sevizie che i migranti subiscono dagli agenti di frontiera quando vengono respinti e poi le rendono pubbliche con foto. La signora Fornasir nei giorni scorsi ha indetto una raccolta firme indirizzata alla Corte europea dei diritti dell’uomo, contro quelle che definisce “torture di stato”. “La Croazia – si legge nella petizione – che ha ricevuto milioni e milioni di euro per contenere i flussi migratori, è stata dotata di strumenti tecnici sofisticatissimi per la cattura di esseri umani. Sono già state denunciate le sevizie che applica su uomini, donne, bambini. Ora è giunta a perpetrare anche la tortura”. Come quella di Alì nella petizione sono state menzionate altre storie, come quella di Adnan, che è stato privato delle scarpe e torturato dalla polizia croata con una sbarra incandescente che gli ha scorticato la gamba o quella di un minore di 15 anni che è stato seviziato con scariche elettriche. Il sito borderviolence riporta oltre 500 casi di abusi e violenze. Tutti i migranti sono costretti così a tornare in Bosnia dove, si stima, siano circa 8mila quelli bloccati, concentrati soprattutto nella zona di Bihac, rappresentando il 10% della popolazione, e di Velika Kadusa. Secondo l’Unhcr, in Bosnia arriverebbero circa 450 profughi a per fare quello che loro stessi definiscono il “game”, cioè il tentativo di raggiungere l’Europa e lì chiedere asilo.