orso

  • ‘Appennino Ecosistema’ chiede alle istituzioni dell’Aquila di procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Appennino Ecosistema.

    Avezzano. Appennino Ecosistema ha appena inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Avezzano, al Comando Provinciale dei Carabinieri dell’Aquila ed al Gruppo Carabinieri Forestale dell’Aquila, chiedendo di procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena, avvenuta il 31/08/2023 a San Benedetto dei Marsi, non semplicemente per il reato di uccisione di animali (art. 544-bis c.p., applicabile a chiunque uccida qualsiasi animale senza necessità o per crudeltà, con una pena irrisoria della reclusione da 4 mesi a 2 anni), ma anche per i ben più appropriati e gravi reati di uccisione di specie selvatiche animali protette (art. 727-bis c.p., che vieta l’uccisione di esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, con la pena dell’arresto da 1 a 6 mesi o l’ammenda fino a € 4.000, senza necessità di dover dimostrare il dolo del reo) e soprattutto di inquinamento ambientale (art. 452-bis o almeno 452-quater, che punisce con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da € 10.000 a 100.000 “chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili di un ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna”), introdotti nel nostro codice penale solo nel 2011 (il primo) e nel 2015 (il secondo) in recepimento della Direttiva UE sulla tutela penale dell’ambiente (Dir. 2008/99/CE).
    Infatti, sostiene il Presidente di Appennino Ecosistema che ha firmato l’esposto (il giuri-ecologo Bruno Petriccione), “l’uccisione di una femmina di orso bruno marsicano, entità biologica gravemente minacciata di estinzione e per questo tutelata in modo prioritario a livello nazionale, europeo e mondiale, per di più se accompagnata da due cuccioli che sono quasi sicuramente spacciati in assenza della loro madre, costituisce certamente una gravissima minaccia ed un grave danno concreto alle possibilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano (decurtando la sua giù esigua popolazione del 5%) e quindi un grave danno al suo habitat, all’ecosistema del quale è parte fondamentale ed in generale alla biodiversità degli Appennini Centrali.

  • Il giallo dell’orso

    Mentre continuano le indagini su chi abbia veramente ucciso il runner Andrea Papi, alla faccia di Maurizio Fugatti, Presidente delle provincia di Trento, che aveva già emesso sentenze tanto per il gusto di uccidere o di farsi pubblicità verso una parte dei suoi elettori, abbiamo cercato di capire come si vive con gli orsi in altre parti del mondo ed il Canada ci sembra un esempio da studiare.
    In Canada, nel parco nella zona della British Columbia, vivono i grizzly, una specie dell’orso bruno, che occupano, in gran numero, un territorio abitato dagli uomini e per entrambe le specie vi sono delle regole, regole che ovviamente in Trentino non sono tenute in considerazione.
    In tutto il Nord America, su una popolazione di orsi che è il 60% di quella mondiale, si registrano, all’anno, solo due  o tre casi fatali per l’uomo mentre sono più di trenta le vittime per aggressioni di cani.
    Gli orsi sono onnivori e per il 90% si nutrono di frutta e verdura, per il restante 10 di pesce, salmone preso al volo con la bocca, o caribù, un orso può percorrere anche un territorio di 200 km quadrati e si ricorda sempre dove ha trovato il cibo che gli è piaciuto.
    Il turismo legato agli orsi è in continua espansione, l’osservazione degli orsi nel loro territorio naturale è 10 volte più redditizio della caccia.
    Gli incendi che bruciano i boschi, l’inquinamento, il cambiamento climatico o la siccità, che riducono il numero dei salmoni, rendono sempre più difficile per gli orsi procurarsi il cibo e sono portati perciò  ad avvicinarsi agli insediamenti urbani.
    Park Canada monitora  le aree protette ed i corridoi per la fauna selvatica affinché abbia quanto necessita, anche per accudire i piccoli, chilometri di autostrada hanno sottopassi e cavalcavia per evitare le collisioni con le auto mentre i coltivatori hanno fondi pubblici per installare barriere elettrificate ed espiantare i meli se sono troppo adiacenti ai luoghi abitati dall’orso.
    Per evitare che gli orsi si avvicinino agli insediamenti abitati è severamente proibito, con multe molto salate, mettere fuori casa i bidoni dell’immondizia, fuori l’orario programmato per il ritiro, o lasciare sporchi i  barbecue, ed  è assolutamente vietato dare da mangiare agli orsi, come molti tendono a fare. Il pericolo sono infatti gli orsi confidenti che non hanno paura di avvicinarsi troppo alle case ed alle persone.

    Se un orso è troppo confidente si cerca di ricondizionarlo al contrario ed in caso è trasferito in altra area, per allontanare gli orsi si usano spray alla capsaicina, sirene e proiettili di gomma nei casi più difficili.

    I funzionari del Conservazioniste Office Service sorvegliano e controllano la pericolosità eventuale e decidono come intervenire e le guardie forestali, per maggiore controllo ed identificazioni delle responsabilità, degli orsi o degli uomini, indossano una body – cam.

    Il ministero dell’ambiente della British Columbia ha sviluppato un programma per far diventare Bear Smart le comunità umane con piani che analizzano gli eventuali rischi e offrono il know- how per gestirlo.

    Chissà che anche alle nostre autorità territoriali non venga finalmente l’idea di vedere gli orsi come una risorsa invece che come un pericolo? Comunque al momento l’Abruzzo ha fatto molto meglio del Trentino, con buona pace del suo presidente!

  • M49: succede quando non si usano le competenze

    (Cremona, 15 luglio 2019) Daniza non ha insegnato niente. Le operazioni di cattura M49, precipitose e fallimentari, non si sono avvalse di Medici Veterinari specializzati in operazioni di recupero di plantigradi e per questo non sono riuscite. Non resta altro da aggiungere, dopo la conferenza stampa indetta poco fa dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.
    ”L’animale era in salute e la valutazione è stata di non fargli l’anestesia”, ha detto il Presidente della Provincia di Trento, così rivelando la mancata applicazione di un protocollo veterinario di cattura che avrebbe tutelato l’orso e portato a buon fine le operazioni di messa in sicurezza dell’animale e del territorio.
    Fonti locali fanno sapere che M49 è addirittura stato portato in un’area dove non c’erano orsi, prima della sua fuga.
    I Medici Veterinari specializzati nella cattura e nel trasferimento protetto di plantigradi seguono un protocollo collaudato in decine di azioni di recupero di orsi nei Paesi dell’Est Europa, in grado di garantire il massimo controllo degli animali durante tutte le fasi e contemporaneamente il loro benessere pre e post recupero.
    In Italia, la gestione della fauna selvatica continua ad essere improntata ad un barbaro dispregio delle competenze, che va sotto la propagandistica definizione di “azioni concrete”. Qualunque spiegazione si vorrà dare sulle dinamiche dell’accaduto, la valutazione dei Medici Veterinari esperti in plantigradi è di “clamoroso insuccesso tecnico”.
    Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

Pulsante per tornare all'inizio