Sanità

  • Preparazione alle crisi e sicurezza sanitaria: strategie dell’UE per la costituzione di scorte e le contromisure mediche

    La Commissione europea ha avviato due iniziative nell’ambito del programma dell’Unione per la preparazione alle crisi: una strategia di costituzione delle scorte dell’UE e una strategia sulle contromisure mediche. Entrambe concepite per migliorare l’accesso ai beni essenziali per i cittadini e le società, le imprese e le economie europei, garantiscono in ogni momento la continuità dell’approvvigionamento di beni essenziali e forniture mediche salvavita, in particolare durante crisi quali gravi blackout energetici, catastrofi naturali, conflitti o pandemie.

    Strategia di costituzione delle scorte dell’UE: salvaguardare gli approvvigionamenti essenziali prima delle crisi

    La strategia di costituzione delle scorte dell’UE è concepita per garantire beni essenziali, quali cibo, acqua, petrolio, carburante e medicinali, in caso di crisi. Si tratta del primo approccio globale dell’UE alla costituzione di scorte.

    Strategia sulle contromisure mediche: rafforzare la preparazione alle crisi sanitarie

    Con l’aumento dei focolai di malattie e la crescente resistenza antimicrobica, aggravati dai cambiamenti climatici, dal deterioramento della biodiversità e degli ecosistemi e dalle sfide geopolitiche, la strategia dell’UE sulle contromisure mediche mira ad accelerare lo sviluppo, la produzione, la diffusione e l’accessibilità degli strumenti medici salvavita.

  • L’UE stanzia 145,5 milioni di euro per rafforzare la cibersicurezza europea, anche per gli ospedali e i prestatori di assistenza sanitaria

    La Commissione europea mette a disposizione 145,5 milioni di euro per consentire alle PMI e alle pubbliche amministrazioni di implementare soluzioni di cibersicurezza e adottare i risultati della ricerca sulla cibersicurezza. A tal fine, la Commissione ha pubblicato due inviti a presentare proposte.

    Il primo invito fa parte del programma Europa digitale e ha una dotazione di 55 milioni di euro. Di questo importo, 30 milioni di euro miglioreranno la cibersicurezza degli ospedali e dei prestatori di assistenza sanitaria, aiutandoli a rilevare, monitorare e rispondere alle minacce informatiche, in particolare i ransomware. Ciò rafforzerà la resilienza del sistema sanitario europeo, in particolare nell’attuale contesto geopolitico, allineandolo al piano d’azione dell’UE sulla cibersicurezza negli ospedali e nell’assistenza sanitaria.

    Il secondo invito, nell’ambito del programma Orizzonte Europa, dispone di un bilancio di circa 90,5 milioni di euro. Sosterrà l’uso e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa per le applicazioni di cibersicurezza, nuovi strumenti e processi avanzati per la cibersicurezza operativa, tecnologie che migliorano la privacy e la crittografia post-quantistica.

    Il termine per la presentazione delle candidature al primo invito è il 7 ottobre, mentre per il secondo è il 12 novembre. I criteri di ammissibilità e tutti i documenti relativi agli inviti sono disponibili sul portale Finanziamenti e appalti.

  • La Commissione fa il punto sul lavoro dell’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie

    La Commissione ha pubblicato una relazione sul lavoro svolto dall’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) da quando è stata istituita oltre tre anni fa. La relazione mette in evidenza i risultati conseguiti dall’HERA nel rafforzare le capacità di preparazione e risposta a livello dell’UE, nonché nell’assumere nuovi compiti, affrontando ad esempio le questioni relative alla catena di approvvigionamento nei casi di carenza di medicinali critici. La relazione riconosce inoltre la posizione centrale dell’HERA nel quadro rafforzato di sicurezza sanitaria, in quanto contribuisce a far sì che l’UE sia meglio attrezzata per sviluppare, produrre e diffondere prodotti medici necessari per rispondere alle minacce per la salute. Vengono al contempo individuati gli ambiti in cui sono necessari miglioramenti per sfruttare al meglio il potenziale dell’HERA al fine di proteggere i cittadini e rafforzare la preparazione dell’Europa.

    Il riesame conferma che la struttura particolare dell’HERA all’interno della Commissione consente relazioni strette e costanti con le principali parti interessate, quali Stati membri, industria, società civile e agenzie dell’UE. Ciò ha contribuito all’efficacia di un’azione europea congiunta e di una cooperazione con gli attori mondiali per aumentare la sicurezza sanitaria. La relazione mette in luce anche gli ambiti in cui è necessario più lavoro, ad esempio per potenziare il coordinamento e la cooperazione con gli Stati membri e garantire flessibilità nel lavoro dell’HERA volto alla preparazione.

    L’HERA è stata istituita rapidamente nell’ottobre 2021, nel pieno della pandemia di COVID-19. La decisione con cui è stata stabilita come servizio della Commissione prevedeva perciò che quest’ultima effettuasse un riesame approfondito entro il 2025.

  • L’UE avvia la prima azione per affrontare la carenza di personale infermieristico

    La Commissione avvia la prima azione dell’UE per sostenere gli Stati membri nel trattenere e attrarre infermieri, con un bilancio di 1,3 milioni di € nell’ambito del programma “UE per la salute”. L’azione, istituita dalla Commissione europea in collaborazione con l’ufficio regionale europeo dell’OMS a seguito dell’accordo di contributo della Commissione con detto ufficio regionale firmato nel settembre 2024, prende il via a Varsavia in occasione di una riunione di alti funzionari in ambito medico, infermieristico e odontoiatrico, nel contesto della presidenza polacca del Consiglio dell’UE.

    L’azione prevede attività per 36 mesi in tutti gli Stati membri dell’UE, con particolare attenzione ai paesi con notevoli sfide per il personale sanitario. Mediante una stretta cooperazione con gli Stati membri, le organizzazioni di infermieri e le parti sociali, l’iniziativa sarà adattata alle specifiche esigenze nazionali e subnazionali. Le attività principali comprendono programmi di tutoraggio per attrarre una nuova generazione di infermieri, valutazioni d’impatto della forza lavoro infermieristica per comprendere i problemi alla base delle carenze strutturali, strategie per migliorare la salute e il benessere degli infermieri e azioni per sfruttare i benefici della trasformazione digitale e dell’IA.

  • Gli animali domestici fanno risparmiare 4 miliardi alla sanità pubblica

    Amici a quattro zampe come farmaci e antidoto alla solitudine degli anziani, ma anche efficace soluzione che porta a un consistente risparmio per le casse della sanità pubblica, circa 4 miliardi l’anno, e a una riduzione del 15% delle visite mediche.

    Gli effetti benefici per la salute e il benessere degli over65 della relazione con gli animali domestici è tra i temi al centro del 69esimo Congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), in corso a Firenze.

    L’introduzione di interventi assistiti con gli animali negli over65, affermano i geriatri sulla base di vari studi scientifici, ha infatti un’azione benefica su demenza, ansia e depressione, ma anche la semplice compagnia di un animale domestico stimola l’attività motoria e porta a vere e proprie modificazioni fisiologiche come l’abbassamento della pressione e il rallentamento del ritmo cardiaco e respiratorio, con effetti protettivi da infarto e ictus. Tutto ciò si riflette in una riduzione del 15% delle visite mediche e in un minor impatto della spesa farmacologica, con un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale stimato in circa 4 miliardi di euro. Avere un amico a quattro zampe, dunque, “toglie il medico di torno”: cani, gatti e conigli, non sono soltanto compagni di vita in grado di colmare un senso di solitudine, soprattutto durante le festività natalizie, ma anche un distillato di benefici per la salute. Il loro effetto può essere infatti paragonato a quello di un farmaco antipertensivo, antidepressivo, antidolorifico.

    Sono ormai tanti gli studi scientifici che elencano i vantaggi di ‘Dottor Fido’ e compagni, non solo per gli anziani in buona salute, ma anche per la cura di specifiche patologie a cui può essere applicata la pet-therapy come terapia complementare. Una realtà che si sta consolidando in Italia anche grazie alla recente nascita dell’associazione VETeris che vede per la prima volta la collaborazione tra geriatri e veterinari, con l’obiettivo di definire le specifiche modalità degli interventi assistiti con animali rivolti alla popolazione geriatrica.

    Il dato che ora emerge, certificato dalla pratica clinica, afferma Andrea Ungar, presidente Sigg e VETeris, «è che lo stimolo all’attività motoria derivato dal rapporto di accudimento dell’animale da parte dell’anziano porta a vere e proprie modificazioni dei parametri fisici come abbassamento della pressione, rallentamento del ritmo cardiaco e respiratorio, fino alla riduzione di colesterolo e trigliceridi, con meno attacchi cardiaci e mortalità per malattie cardiovascolari. Una ricerca pubblicata sulla rivista Circulation ha infatti evidenziato che avere un cane riduce del 33% il rischio di morte nei pazienti reduci da infarto che vivono soli». La capacità degli animali di sviluppare un complesso sistema comunicativo non verbale con gli esseri umani, che nulla ha a che fare con il linguaggio e la memoria, competenze spesso compromesse in presenza di demenza, sottolinea Marco Melosi, vicepresidente VETeris, «è alla base del loro utilizzo come terapia complementare, soprattutto negli anziani con difficoltà cognitive o con patologie psichiatriche. Infatti, anche una semplice azione, come accarezzare l’animale, ravviva i meccanismi cerebrali dell’attenzione e stimola il coordinamento psicomotorio».

    A dimostrarlo anche un recente studio condotto da VETeris e l’associazione Humanimal su anziani con demenza lieve residenti in una Rsa di Firenze, nella quale sono stati introdotti interventi assistiti con cani addestrati ad hoc: è stata così osservata una riduzione dei disturbi psico-comportamentali associati alla demenza dell’83,3%. In particolare, “essere soli a Natale può aumentare ansia e depressione anche nell’anziano senza patologie – sottolinea la geriatra Chiara Mussi -. In queste situazioni il contatto con un animale può essere un antidoto”. Tanto che, ricorda Maria Chiara Catalani di VETeris, «lo scorso anno è stato approvato in Senato un emendamento proposto da Sigg e VETeris che ha introdotto il principio di promozione del mantenimento degli animali domestici per contrastare la solitudine, preservare l’indipendenza e mantenere una buona qualità di vita degli anziani».

  • Secondo un’indagine del CNA i pensionati hanno fiducia nel medico base ma le liste d’attesa sono lunghe

    Il Cna, con un’indagine apposita, racconta come il Servizio Sanitario Nazionale sia percepito dagli anziani. Il quadro che emerge è quello di una categoria ancora molto legata al medico di base e abbastanza refrattaria alle nuove tecnologie. In particolare, per il 74,5% di loro il medico di medicina generale è ancora il punto di riferimento e in quasi il 59% dei casi si cerca un contatto diretto, possibilmente in presenza. Al contrario, il 50% non conosce le case di comunità e non ha mai sentito parlare di telemedicina e oltre il 68% è contrario o si sentirebbe a disagio con l’intelligenza artificiale.

    Per il 73% dei pensionati però i tempi delle liste di attesa sono peggiorati, così come peggiorato è il rispetto della persona per il 28%. Non soddisfatto della ‘completezza delle informazioni’ il 29,5%. Oltre il 70%. chiede la riduzione la riduzione delle liste d’attesa e per il 40,5% è prioritaria la riduzione dei tempi di attesa nei pronto soccorso.

    “Ciò che emerge è che tutti hanno un rapporto molto stretto con il medico di medicina generale ma il numero di questi medici sta diminuendo.”, afferma il segretario della Cna Pensionati, Mario Pagani. “Un elemento positivo è che ci si sta abituando all’utilizzo di strumenti telematici e questa potrebbe essere una soluzione del futuro. Ma di fronte alle difficoltà del pubblico, molti ricorrono al privato, e non tutti possono permetterselo”.

    “Fa specie non aver considerato fino in fondo quello che è successo durante la pandemia dove il Ssn ha dato risposte importante”, dichiara il segretario generale Cna, Otello Gregorini. “Finita l’emergenza – continua – si torna a una logica di risparmio. Qui ci sono persone che devono tenere insieme la possibilità di vivere ma anche di curarsi. Su questo ci sarà un forte impegno della Cna”.

  • Negli ultimi tre anni un milione di italiani migrati al Nord dal Sud e dalle isole per cure mediche. La Lombardia tra le principali destinazioni

    Migrazione sanitaria, impatto della tecnologia digitale come risorsa per affrontare il fenomeno, efficienza e sostenibilità dei percorsi di assistenza sul territorio: sono stati i temi al centro dell’evento che si è tenuto alla Società Umanitaria di Milano ‘Migranti della salute nell’era digitale: quali prospettive?’ organizzato da CasAmica ODV e Fondazione Roche, con il patrocinato di Rotary distretto 2041 di Milano.Partendo dai risultati della survey ‘Studio sui migranti sanitari’ realizzata da EMG Different per CasAmica su un campione rappresentativo di cittadini di età compresa tra i 35 e i 65 anni residenti in Calabria, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna, da cui è emerso che sono un milione gli italiani residenti al Sud e nelle isole che negli ultimi tre anni sono stati costretti a spostarsi dalla propria regione di residenza per sottoporsi a cure mediche, l’evento è stato una occasione di confronto tra terzo settore e istituzioni focalizzato sul presupposto che la chiave per ridurre l’impatto economico e psicologico di chi si sposta per ricevere cure risiede nelle nuove tecnologie. Occorre, infatti, un cambio di paradigma concreto che partendo dall’implementazione della digitalizzazione, in primis della telemedicina, integrata con servizi di assistenza sanitaria territoriale, permettano di ottimizzare l’equità e l’accesso ai migliori percorsi di diagnosi e cura.

    “Quasi il 70% dei migranti della salute intervistati ha scelto il Lazio e Lombardia1. Le cause di questa ‘migrazione’ sono da ricercare nei motivi legati all’opportunità di ottenere una migliore offerta sanitaria (51%) e medici più preparati (39%) o addirittura nella concreta impossibilità di ricevere cure adeguate alla propria patologia nella regione di provenienza (32%) – ha dichiarato Stefano Gastaldi, Direttore generale CasAmica ODV – Tutto questo ha un impatto economico notevole sulla vita dei malati e delle famiglie. Il 60% denuncia costi alti per gli spostamenti e gli alloggi e il 58% avrebbe avuto bisogno di prezzi calmierati. Oltre all’aspetto puramente economico, i migranti della salute hanno espresso anche altre esigenze come la necessità di un supporto psicologico per sé o per la propria famiglia (49%) e mezzi di trasporto per raggiungere l’ospedale (43%)”.

  • Spesa sanitaria italiana quasi in linea con la media europea

    Nel 2023 l’Italia per spesa sanitaria pubblica pro-capite si colloca solo al 16esimo posto tra i 27 Paesi europei dell’area Ocse e in ultima posizione tra quelli del G7. La spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2 per cento del Pil, percentuale inferiore sia rispetto alla media Ocse del 6,9%, sia rispetto alla media europea del 6,8%. “Il tema del finanziamento pubblico per la sanità – ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – infiamma il dibattito politico da oltre un anno, coinvolgendo aule parlamentari e consigli regionali, vista l’enorme difficoltà di tutte le Regioni a garantire i livelli essenziali di assistenza e un’offerta adeguata di servizi e prestazioni sanitarie. E, secondo indagini e sondaggi condotti sulla popolazione, la sanità è diventata per tutti una priorità assoluta perché la vita quotidiana delle persone è sempre più gravata da vari problemi: interminabili tempi di attesa per visite ed esami, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure”.

    A fronte di un Servizio sanitario nazionale (Ssn) sempre più in affanno nel garantire il diritto alla tutela della salute si sono moltiplicati i segnali istituzionali: la Corte dei Conti, la Corte Costituzionale e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio rilevano continuamente il sottofinanziamento del Ssn e ben 5 Regioni e successivamente anche le opposizioni hanno presentato disegni di legge per aumentare il finanziamento pubblico almeno al 7 per cento del Pil. Anche lo stesso ministro Schillaci ha recentemente dichiarato che il 7 per cento del Pil è il livello minimo sul quale attestarsi per il finanziamento della sanità pubblica. In vista della discussione sulla Legge di Bilancio 2025, la Fondazione Gimbe ha analizzato la spesa sanitaria pubblica 2023 nei paesi dell’Ocse al fine di fornire dati oggettivi per il confronto politico e il dibattito pubblico e prevenire ogni forma strumentalizzazione. La fonte utilizzata è il dataset Oecd Health Statistics, aggiornato al 23 luglio 2024, che riporta i dati 2023 per poco meno della metà dei paesi dell’area Ocse e quelli 2022 per i restanti paesi.

    Nel 2023 in Italia la spesa sanitaria pubblica si è attestata al 6,2% del Pil, un valore al di sotto sia della media Ocse del 6,9% che della media europea del 6,8%. Sono 15 i paesi europei dell’area Ocse che investono una percentuale del Pil maggiore dell’Italia, con un gap che va dai +3,9 punti percentuali della Germania (10,1% del Pil) ai +0,6 della Norvegia (6,8% del Pil). In Italia nel 2023 la spesa sanitaria pubblica pro-capite è pari a dollari 3.574, al di sotto sia della media Ocse (dollari 4.174) con una differenza di 600 dollari, sia soprattutto della media dei paesi europei dell’area Ocse (dollari 4.470) con una differenza di 896 dollari. In Europa ben 15 paesi investono più del nostro, con un gap che va dai +410 dollari della Repubblica Ceca (3.984 dollari) ai +3.825 della Norvegia (7.399 dollari).

    “Di fatto in Europa – ha commentato Cartabellotta – siamo primi tra i paesi poveri, davanti solo a Spagna, Portogallo e Grecia e ai paesi dell’Est, esclusa la Repubblica Ceca”. Dal 2010, per tagli e definanziamenti effettuati da tutti i governi, la distanza con i paesi europei è progressivamente aumentata sino a raggiungere dollari 623 nel 2019. Poi il gap si è ulteriormente ampliato, sia negli anni della pandemia quando gli altri paesi hanno investito molto più dell’Italia, sia nel 2023 perché di fatto la nostra spesa sanitaria è rimasta stabile. “Al cambio corrente dollaro/euro – precisa Cartabellotta – il gap con la media dei paesi europei nel 2023 raggiunge 807 euro pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente Istat al primo gennaio 2024 di quasi 59 milioni di abitanti, si traduce nell’esorbitante cifra di oltre 47,6 miliardi di euro”.

  • Bruxelles destina 1,3 milioni agli infermieri per evitare la fuga dagli ospedali

    La Commissione europea ha siglato un accordo di contributo con l’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms Europa) per sostenere gli Stati membri nell’adozione di misure volte a trattenere gli infermieri all’interno dei loro sistemi sanitari, rendendo la professione più attrattiva.

    Questo accordo, finanziato con 1,3 milioni di euro attraverso il programma EU4Health, avrà una durata di 36 mesi e interesserà tutti i paesi dell’Unione Europea, con un’attenzione particolare a quelli che presentano gravi carenze di personale sanitario, specialmente infermieristico.

    Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa: “Gli infermieri sono il pilastro dei nostri sistemi sanitari e fondamentali per garantire che i pazienti ricevano cure di alta qualità quando ne hanno bisogno. L’azione di oggi dimostra il nostro impegno nel fronteggiare le sfide legate al personale sanitario che molti Stati membri stanno affrontando e nel rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari in tutta l’Unione Sanitaria Europea. Siamo lieti di collaborare con l’OMS Europa su questa iniziativa cruciale”.

    L’iniziativa sarà sviluppata in stretta collaborazione con gli Stati membri, le organizzazioni infermieristiche e le parti sociali, e verrà adattata alle specifiche necessità a livello nazionale e subnazionale. Il finanziamento sosterrà la creazione di piani d’azione per il reclutamento, l’implementazione di programmi di tutoraggio per attrarre una nuova generazione di infermieri, la realizzazione di valutazioni d’impatto sulla forza lavoro infermieristica per identificare le cause delle carenze strutturali e la formulazione di strategie per migliorare la salute e il benessere degli infermieri. Inoltre, saranno promosse opportunità di formazione e azioni volte a garantire che il personale sanitario possa beneficiare della trasformazione digitale in atto.

  • In Lombardia bando da 24 milioni di euro per migliorare le cure del paziente

    Un bando da 24 milioni per finanziare progetti di ricerca finalizzati a migliorare ulteriormente la cura del paziente, le conoscenze mediche e il sistema sanitario regionale. Si tratta dell’iniziativa ‘From bed to bench: the way to innovation’, promossa della Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (Frrb), in collaborazione con Regione Lombardia, e presentata a Milano in un convegno in cui è intervenuto il presidente della Regione. Al bando potranno partecipare gli enti compresi nel ‘Sistema Ricerca Lombardo’, ovvero Ats, Irccs pubblici e privati, Asst, Areu, Università pubbliche e privati e organismi di ricerca, riunitisi in partenariati. Saranno supportati programmi che prevedano la realizzazione di un processo di miglioramento continuo nel settore sanitario, in cui le osservazioni derivanti dalla cura del paziente contribuiscono direttamente all’indagine scientifica, portando a innovazioni che generino benefici ai pazienti. Un ciclo interattivo fondamentale per far avanzare le conoscenze mediche e migliorare il sistema sanitario regionale.

    “Un bando importante – ha affermato il presidente della Regione Lombardia – che ha l’obiettivo di applicare concretamente la ricerca ai luoghi di cura, così da assicurare una medicina sempre più personalizzata e di precisione, in grado di rispondere ai fabbisogni specifici della popolazione”. “Lavoriamo – ha proseguito il presidente di Regione Lombardia – affinché tutta l’attività di ricerca scaturita da bandi come questo sia poi messa a disposizione della pratica clinica e assistenziale, per garantire un miglioramento dell’offerta di cura, non solo quella ospedaliera ma anche quella territoriale e assistenziale. Potenziamo il collegamento tra ricerca e applicazione della ricerca”. “Tutto questo – ha evidenziato Fontana – è possibile grazie all’ecosistema lombardo nel settore della ricerca, che è all’avanguardia e competitivo. Lo dimostrano la presenza del maggior numero di Irccs pubblici e privati, i primati nel campo universitario e nella registrazione dei brevetti e gli investimenti nei progetti dei nostri ricercatori”.

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