Almeno 12 membri del gruppo jihadista somalo degli al Shabaab, di cui tre comandanti, sono morti in un raid aereo avvenuto nell’area di Haway, vicino alla città di Sablale, nella regione del Basso Scebeli. Lo riferiscono fonti citate dal sito d’informazione somalo “Garowe online”, secondo cui i comandanti stavano tenendo una riunione operativa al momento dell’attacco, presumibilmente pianificando un attacco terroristico.
Sablale, situata a circa 200 chilometri dalla capitale Mogadiscio, è considerato un centro di comando chiave per le operazioni di al Shabaab nella regione meridionale. Non è chiaro chi abbia effettuato il raid, tuttavia il Comando degli Stati Uniti per l’Africa (Africom) compie frequenti attacchi simili.
Il gruppo jihadista somalo ha perso ampie fasce di regioni rurali centrali e meridionali a seguito di una recente operazione dell’Esercito nazionale somalo (Sna), con l’aiuto degli alleati (tra cui gli Usa). L’esercito è attualmente coinvolto in operazioni attive nelle regioni centrali e meridionali.
Sempre nella fascia meridionale del Paese, il governo federale della Somalia non ha riconosciuto l’esito delle elezioni del 24 novembre nell’Oltregiuba, che hanno visto la rielezione del presidente uscente Ahmed Islam Mohamed alias “Madobe”, dichiarando il voto illegale e in violazione della Costituzione del Paese. In un duro comunicato pubblicato al termine di una riunione di gabinetto presieduta dal primo ministro Hamza Abdi Barre, il governo ha inoltre accusato annunciato di aver incaricato il Procuratore generale di presentare un’azione legale contro Madobe presso la Corte suprema. “Il nostro impegno per lo stato di diritto è risoluto. Le azioni intraprese oggi riflettono la nostra determinazione a sostenere i principi democratici e ad assicurare che tutti i processi elettorali siano condotti in conformità con la legge”, ha affermato il premier Barre in conferenza stampa.
Ahmed Islam Mohamed alias “Madobe” è stato rieletto presidente dello Stato dell’Oltregiuba, in Somalia, al termine di contestate rielezioni regionali tenute oggi. Lo ha annunciato la Commissione elettorale statale, precisando che il presidente uscente è stato rieletto per un secondo mandato con 55 voti sui 75 totali espressi dal parlamento regionale. Altri due candidati, Abubakar Abdi Hassan e Faisal Abdi Matan, hanno ricevuto rispettivamente quattro e 16 voti. Entrambi hanno riconosciuto la sconfitta e si sono congratulati con il vincitore, che guiderà lo Stato regionale per altri cinque anni. “Sono pronto a lavorare con il presidente eletto dell’Oltregiuba Ahmed Madobe”, ha affermato Abdi Hassan, mentre Abdi Matan ha affermato che “il risultato delle elezioni è stato giusto”. Le elezioni si sono tenute oggi nella capitale regionale Chisimaio. Madobe ha pronunciato un duro discorso di insediamento, nel quale ha ribadito la necessità che all’interno dello Stato prevalga lo spirito di riconciliazione, sottolineando che dal 2013 la sua amministrazione ha dovuto affrontare una seria opposizione che ha incluso la violenza armata.
I toni più duri sono stati usati nei confronti dell’amministrazione federale di Mogadiscio, con la quale Madobe è ai ferri corti per la riforma costituzionale voluta dal presidente Hassan Sheikh Mohamud e per le tensioni dovute alla presenza delle truppe etiopi nella regione di Ghedo (che fa parte del territorio dell’Oltregiuba): da una parte il governo federale ne chiede il ritiro, vista la disputa con Addis Abeba sul controverso memorandum d’intesa siglato con il Somaliland, dall’altro Madobe ne chiede la permanenza in quanto ritenute cruciali nel contrasto al terrorismo. “Non riconosco l’Etiopia o il Kenya, né mi interessa nessun altro. Nell’Oltregiuba non c’è nessun altro presidente al di fuori di me. Non ci sono forze di sicurezza qui, tranne le forze dell’Oltregiuba, e nessuno oserà disturbare la stabilità di Chisimaio sotto la mia sorveglianza”, ha dichiarato Madobe. Il presidente eletto ha quindi accusato il governo federale di aver schierato le sue truppe a Raaskambooni nel tentativo di destabilizzare la regione e distogliere l’attenzione dalla guerra contro il gruppo jihadista al Shabaab, come fatto nel 2013 sotto il primo mandato dello stesso presidente Mohamud. “Questo non accadrà mai più”, ha giurato, avvertendo che le forze regionali annienteranno qualsiasi minaccia da parte del governo federale. “L’Oltregiuba è l’Oltregiuba e non ci sarà mai nessun’altra amministrazione in questo Stato tranne la mia”, ha aggiunto Madobe.
Il voto si è svolto in un clima di forti tensioni, dopo che sabato scorso pesanti combattimenti sono scoppiati nella capitale regionale, Chisimaio, dove le forze di sicurezza dell’Oltregiuba si sono scontrate con le truppe fedeli a un candidato presidenziale dell’opposizione, Ilyas Beddel Gabose, che sfidava il leader statale Ahmed Madobe in vista delle elezioni cruciali previste per domani, 25 novembre. Gli scontri, riferiscono fonti citate dal quotidiano “Somali Guardian”, sono scoppiati dopo che a Gabose è stato negato l’ingresso in un hotel dove erano in corso i preparativi per le elezioni. Le tensioni sono rapidamente aumentate quando una delle sue guardie del corpo è stata uccisa, innescando un violento scambio di colpi di arma da fuoco. Si segnalano vittime da entrambe le parti, anche se il bilancio esatto rimane poco chiaro. Gabose, le cui forze si sono scontrate con le truppe regionali dell’Oltregiuba, ha annunciato la sua candidatura a presidente regionale solo pochi giorni fa ed è membro del Senato della Somalia.
Il ministro della Sicurezza somalo Abdullahi Sheikh Ismail Fartag ha condannato le violenze a Chisimaio, accusando il presidente uscente Madobe di esacerbare le tensioni nella regione e di aver deliberatamente portato il Paese verso un collasso totale, trasformandosi in un conflitto ancora più devastante. “Ciò dimostra che Ahmed è determinato a provocare una guerra civile tra le comunità fraterne che vivono nell’Oltregiuba”, ha detto. Ciò è avvenuto solo pochi giorni dopo che il primo ministro somalo Hamza Abdi Barre, ex alleato di Madobe, ha accusato il suo ex amico di aver tentato di rovesciare il suo governo e lo ha messo in guardia dall’utilizzare le forze di sicurezza per alimentare la violenza nel tentativo di assicurarsi la rielezione, dichiarando che tali azioni sarebbero state considerate un reato penale. In un chiaro segno di crescenti tensioni tra l’Oltregiuba e il governo federale, Mogadiscio ha recentemente bloccato tutti i voli dalla capitale alla città di Dolow, nella regione di Ghedo, come forma di rappresaglia contro le autorità dell’Oltregiuba per l’arresto di sei ufficiali dell’esercito in rotta verso Elwak. Inoltre, Mogadiscio ha schierato truppe e armi a Elwak, nell’evidente tentativo di estromettere l’amministrazione allineata al presidente Madobe dalle città chiave di Ghedo.