Ospite, sempre tramite la sua ‘portavoce’ Cristiana Muscardini, del Centro Internazionale di Brera a Milano presieduto da Stefano Carluccio, nell’ambito del ciclo di incontri ‘I salotti dell’intelligence’ moderati da Andrea Vento, Albert De Bonnet ha fatto sapere che sta per ultimare un ulteriore romanzo, di nuovo una spy story ovviamente, ambientato in Africa, in quella parte del Continente Nero in cui imperversano i terroristi islamisti di Al-Shabaab.
La sua prima opera letteraria, ‘Operazione Pig’, ha intanto dato vita a un dibattito, anche grazie alla presenza all’incontro di un esperto di intelligence come Giuliano Tavaroli, a un dibattito su ciò che fiction non è, ovvero il problema delle armi non-convenzionali, le armi Nbc (nucleari, biologiche e chimiche), in uno scenario geopolitico già di suo tutt’altro che rasserenante.
Nata dal desiderio di far capire, senza poter ovviamente descrivere troppo esplicitamente, cosa c’è dietro le apparenze, come ha spiegato Muscardini, la ‘danza delle spie’ descritta da De Bonnet in ‘Operazione Pig’ ha il pregio, secondo Tavaroli, di mostrare la ‘banalità del pericolo’. Il reclutamento di estremisti islamici, ha raccontato Tavaroli per fornire un esempio concreto di banalità del pericolo e del rischio che esso venga sottovalutato o ignorato proprio perché apparentemente irrilevante, opera oggi attraverso il settore del gaming on line, tanto innocente all’apparenza quanto ricco di possibili target da fidelizzare (450 milioni di utenti).
Nel frattempo, i servizi segreti dei vari Paesi continuano a non dialogare tra di loro – i capi delle strutture di intelligence italiana e francese si sono visti insieme l’ultima volta nel 1981 ha ricordato Vento -, Bruxelles pullula di spie cinesi e russe quanto l’Africa mentre i parlamentari europei – ha ricordato l’ex eurodeputata Muscardini – brillano come poveretti disposti a vendersi per un tozzo di pane (4000 euro, che per il loro incarico è nulla) alla prima lobby disposta a investire su di loro i (dopo lo scandalo delle sospette tangenti da Qatar e Marocco, è spuntato il caso dell’occhio di riguardo verso la corporation di tlc cinese Huawei) e un’intelligence europea che affianchi la costituenda difesa europea per la quale la Ue conta di mettere sul piatto 800 milioni appare una chimera a Tavaroli, con buona pace di Putin e Trump che intanto preparano la Yalta del XXI secolo (come da titolo del libro dell’ex diplomatico Sergio Vento, padre di Andrea, il XX secolo non è mai finito).
Conte, Schlein e quant’altri si preoccupano più dell’esegesi del Manifesto di Ventotene più di quel che è l’Europa come storicamente si è realizzata e come concretamente oggi si trova sullo scacchiere globale non hanno trovato cittadinanza nel dibattito e le cifre emerse nel dibattito spiegano da sole perché non abbiano avuto cittadinanza nella discussione. L’Italia spende circa un miliardo di euro per i suoi 007, il Regno Unito 3,5 miliardi di sterline per il solo centro di comando delle sue barbe finte, gli Usa tra i 70 e i 100 miliardi di verdoni (che è in proporzione ben più di quanto maggiore sia il Pil statunitense rispetto a quello italiano). Senza contare – ha ricordato Tavaroli – che le intercettazioni disposte dalla magistratura in seguito alla vicenda di Abu Omar, il predicatore islamico catturato dalla Cia a Milano a suo tempo, hanno certo dissuaso i colleghi degli altri servizi dal sentirsi con i colleghi della penisola e che il buonismo verso gli immigranti che è praticato non solo da Bergoglio ma anche da chi ha retto quello Stato che sta dall’altra parte del Tevere ha reso invisa l’Italia a buona parte dell’Europa, non fosse altro che per il fatto che quattro di cinque estremisti che hanno compiuto attentati in Europa negli ultimi anni in Europa hanno messo piede passando da quel Paese che dai tempi di Aldo Moro e del suo celebre Lodo ha barattato impunità agli estremisti in cambio di nessun attentato sotto le Alpi.
Visto quel che c’è da constatare nella realtà a guardarsi intorno, secondo quanto emerso nel dibattito meneghino, leggersi quel che De Bonnet ha pubblicato e pubblicherà più che a trattenere il fiato forse serve a tirare un respiro di sollievo.