tutela

  • Il lupo non un pericolo ma è in pericolo

    Spesso in questi ultimi tempi sono aumentate le richieste di aprire la caccia al lupo, di togliere il lupo dalle specie protette perché il loro numero è in aumento.

    Sommessamente ma a ragion veduta e con caparbia costanza continuiamo a sostenere che l’aumento del numero dei lupi è gran parte dovuto alla fantasia, alla voglia dei cacciatori di sparare a qualcosa di più impegnativo della lepre e di meno pericoloso del cinghiale, e che se si vede qualche lupo sceso più a valle questo è dovuto a ben note ragioni.

    Sappiamo infatti che i lupi inseguono caprioli e cinghiali e che questi animali sono ormai arrivati ai bordi dei paesi e delle città a cause delle molte immondizie abbandonate o dei cassonetti non chiusi ermeticamente, così come sappiamo che molti allevatori invece di smaltire correttamente le carcasse di animali morti e le placente attraverso i canali che la legge prevede per evitare anche un piccolo esborso di denaro le buttano sui letamai attirando così i lupi vicino agli allevamenti.

    Qualunque, anche superficiale, studioso della nature sa bene che delle nuove cucciolate della coppia alfa, l’unica che può riprodursi, pochi arrivano all’anno di età perché molti soccombono per tutti i pericoli e le malattie che esistono in natura, non ultima la rogna che corrodendo il pelo dei cuccioli li condanna a morte per ipotermia.

    Se a tutto questo aggiungiamo i lupi uccisi sulle strade, quelli vittima del bracconaggio, delle trappole e delle sevizie di alcuni sciagurati è facile capire che il problema lupi è un problema minimale anche per gli allevatori, se hanno l’intelligenza e la volontà di dotarsi di quei presidi di sicurezza che per altro sono loro offerti gratuitamente come i cani da guardiania.

  • Centri storici tra crisi, trasformazioni e buone pratiche europee

    L’identità dell’Europa è tracciata in larga parte dalle sue città e delle città, come di questa identità del continente, i centri storici ne costituiscono il cuore. Tuttavia non esiste una vera riflessione da parte delle istituzioni europee sulla dimensione metropolitana, e anche le misure di sostegno sono relativamente scarse rispetto a quanto elargito ad altri settori – agricoltura, politica regionale del territorio, pesca. I centri storici rappresentano, soprattutto in Italia, il talismano della città, il territorio che raccoglie i principali monumenti, le glorie e le ragioni dell’orgoglio di una città. Con la trasformazione della società, i centri storici sono stati e sono destinati ancora a importanti cambiamenti; di questi, il segno principale è stato in Italia la chiusura al traffico o una sua limitazione. In buona parte questa scelta è restata la sola misura di qualificazione del centro storico – come se essa bastasse.

    Una soluzione all’italiana, perché una dimensione europea deve tener conto di un certo numero di esigenze:

    • Prioritaria è la difesa della salute dei Cittadini, provvedendo a misure che limitino l’inquinamento, atmosferico come acustico, reso più pernicioso dalle misure ristrette delle strade antiche. A queste in buona parte si ovvia proprio con un accesso limitato ai mezzi di trasporto; ma non solo: occorre anche investire sulla riconversione dei mezzi di trasporto, in particolare pubblici, sfruttando anche i finanziamenti europei disponibili per dotare autobus e altri veicoli pubblici con impianti elettrici. Tuttavia altro deve essere fatto in questa direzione: taxi-collettivi e perfino risciò. Decoro: il centro storico deve essere il biglietto da visita della città. Occorre procedere a una mappatura dei restauri da effettuare e trovare le migliori forme di co-finanziamento private e pubblico, e anche europeo attraverso fondi diretti, e recuperare, anzi valorizzare dal punto di vista sia estetico che dell’impiego, gli edifici non solo storici ma anche quelli dell’architettura minore. Una regolamentazione sui colori da usare e anche su alcuni criteri per fissare le insegne sono altri strumenti essenziali.
    • Vita: il centre storico ha un senso solo se è Per questo occorre mantenere alcune funzioni dei servizi pubblici – uffici comunali, banche, posta – ma soprattutto permettere ai negozi di poter lavorare nelle migliori condizioni. Un coinvolgimento con le categorie è fondamentale. Un centro chiuso ma accogliente per il passeggio, ben restaurato, illuminato, può creare ottime opportunità commerciali. Percorsi tematici, carte di acquisto comune e formule di agevolazioni, giornate o settimane dedicate, aiutano a sollecitare delle nuove forme di fare acquisiti, sempre basate su un’identità peculiare al centro storico – “i negozi del quartiere”.
    • Cultura: il commercio e i servizi però sono solo una gamba, perché il centro ha bisogno di affermare la sua vocazione culturale. Meglio dieci iniziative diffuse per le strade che una sola più eclatante ma riservata a pochi. Gli spazi degli edifici pubblici – centri civici, uffici comunali, piazze pedonali o altro – devono trasformarsi in altrettante occasioni di incontro, laboratori creativi, spazi espositivi. In queste il ruolo principale è quelle delle associazioni, alle quali si possono dare in concessione la gestione di specifici spazi.
    • Sostenibilità: il centro deve essere luogo del futuro. Pannelli solari – regolando la questione dei divieti da parte delle sovrintendenze-abbattimento delle barriere architettoniche, panchine per anziani, bagni pubblici, fontanelle: tutto questo è necessario per rendere il centro facile da usare, per la terza età, per genitori con passeggini, per turisti.
    • Parcheggi e mobilità: è il problema principale. II successo degli outlet dimostra, al di là della convenienza degli acquisti, che la facilità di parcheggio è un pezzo irrinunciabile del successo. La costruzione di un parcheggio non è mai cosa facile, e a seconda della sua collocazione occorre predisporre biciclette in prestito, autobus elettrici, percorsi pedonali. Il piano dei parcheggi costituisce l’investimento più oneroso, anche perché la formula delle generose concessioni a società private che si accollano la maggior parte delle spese di costruzione, comporta spesso dei prezzi per la sosta che non incentivano gli utenti.

    Tutti questi elementi, nessuno escluso, devono far parte di un approccio globale, che metta insieme le varie sfide in modo integrate. Un tale metodo è anche la condizione migliore per rivolgersi alla Commissione Europea per ottenere dei finanziamenti. Numerosi sono i programmi di finanziamento disponibili, altrettanti tasselli per realizzare un centro storico a misura d’uomo. In alcuni casi occorre una collaborazione tra enti locali o imprese e università in altri la creazione di consorzi internazionali. Ma tutte le esigenze di un centro storico possono essere soddisfatte con i finanziamenti europei, a patto di conoscere le regole di fondo dell’euro-progettazione. Dunque bisogna lavorare con metodo, coinvolgendo vari attori – associazioni di categoria, volontariato, operatori culturali, forze dell’ordine, comitati di cittadini – e mettere insieme un disegno complessivo.

    Spetta alle amministrazioni comunali farsi carico del coordinamento di queste lavoro, per far capire che tutti devono prendere parte a una decisione, nei rispettivi ruoli, e che chiudere una strada al traffico e basta è spesso indispensabile ma semplicistico. Nelle città ad alto flusso turistico queste strade pedonali si trasformano spesso in un mercificio che tradisce i connotati storici e allontana i residenti; in quelle meno battute dal turismo di massa, il centro storico si svuota di negozi e di residenti. Due forme di un medesimo deserto contemporaneo, tutt’altro che irresistibile perché, a volerle usare, ci sono idee e risorse per trasformare i centri “storici” in centri di vita.

  • Nemici di abbattere

    Così Fugazzi ha colpito ancora  anticipando una uccisione, che probabilmente gli sarebbe stata vietata, e  ha dato il suo ordine di abbattere l’orsa tanto odiata.
    Non si smentisce mai e il suo desiderio di eliminare, con ogni mezzo, gli orsi è più forte di tutto, sete di sangue ed incapacità di gestire il territorio visto che ancora oggi, a distanza di anni, non ci sono i cassonetti dell’immondizia che dovrebbero essere predisposti per impedire ai selvatici di abituarsi a mangiare gli avanzi e di essere così sempre più vicini all’abitato.

    Lupi, orsi, tutti gli animali che garantiscono l’equilibrio dell’ecosistema sono per Fugazzi nemici da abbattere, ci dispiace che un’area dell’Italia così bella e civile abbia personaggi come Fugazzi a decidere di vita e di morte e del futuro del territorio.
    Speriamo non se la prenda anche con le volpi, vegetariane all 80% come gli orsi, e poi non passi anche agli scoiattoli, rei di rubare noci e nocciole e il cui pelo gli servirebbe per cappelli alla David Crochet da regalare ai suoi fans.
    Non sarà che a Fugazzi piace mangiare la carne d’orso?

  • La Commissione pubblica nuovi orientamenti per fare maggiore chiarezza sui diritti dei passeggeri aerei

    La Commissione europea ha pubblicato orientamenti interpretativi aggiornati sui diritti dei passeggeri aerei. Tali orientamenti mirano ad accrescere il rispetto e a promuovere un’applicazione coerente della normativa da parte delle autorità nazionali. Dal 2016 la Commissione fornisce orientamenti per rispondere alle preoccupazioni comuni sollevate dagli organismi nazionali di controllo, dai passeggeri e dalle relative associazioni e dai rappresentanti del settore. L’aggiornamento tiene conto tra l’altro delle sentenze pronunciate dalla Corte di giustizia dal 2016 a oggi, chiarendo alcune disposizioni. Sono stati inoltre pubblicati orientamenti riveduti sui diritti dei passeggeri con disabilità e a mobilità ridotta durante i viaggi aerei.

    Sebbene i diritti dei passeggeri siano definiti a livello dell’UE, la loro applicazione spetta ai fornitori di servizi di trasporto e la loro attuazione è responsabilità degli organismi nazionali. Le discrepanze tra le prassi nazionali possono generare confusione nei passeggeri, in particolare per quanto riguarda i viaggi transfrontalieri. Trovare un’assistenza adeguata può essere difficile.

    Una nuova indagine Eurobarometro rivela che molti europei si sentono ancora male informati sui diritti dei passeggeri anche se, rispetto a cinque anni fa, la loro consapevolezza è aumentata.

  • La Commissione approva una nuova indicazione geografica italiana

    La Commissione ha approvato l’aggiunta del “Cavolfiore della Piana del Sele” al registro delle indicazioni geografiche protette (IGP).

    Prodotto nella provincia di Salerno, il “Cavolfiore della Piana del Sele” ha qualità distintive dovute principalmente alle caratteristiche ambientali tipiche della zona di coltivazione. Il terreno agricolo è costituito da uno spesso strato di suolo di natura vulcanica e alluvionale, formatosi in conseguenza delle diverse eruzioni del Vesuvio e dell’attività alluvionale del fiume Sele e degli altri corsi d’acqua superficiali che si diramano sul territorio. Ciò ha generato suoli molto ricchi di macro e microelementi, che conferiscono al prodotto le sue esclusive caratteristiche di consistenza, adattamento alle diverse condizioni di cottura e sapidità.

    Questa nuova denominazione si aggiunge all’elenco di 3.612 prodotti già protetti.

  • Niente di nuovo

    Sono nuovamente esondati fiumi e torrenti, si sono verificate frane ed aperte voragini, siamo ancora all’emergenza ed alle inutili dichiarazioni.

    Che i governi precedenti abbiano colpevolmente, per anni, ignorato il problema rendendolo sempre più grave è cosa nota da tempo, quello che invece ci stupisce e preoccupa è che neppure il governo Meloni sembri aver compreso la gravità della situazione.

    I fiumi sono ancora pericolosamente pieni di tronchi e detriti, i letti dei torrenti non sono, neppure quelli in aree più a rischio, stati puliti e messi in sicurezza, vanno a rilento la costruzione delle vasche di compensazione, non c’è la cura del territorio che dovrebbe essere uno dei primari compiti di province e regioni.

    Manca una recente mappatura del territorio per identificare le aree a rischio ed attuare i necessari provvedimenti mentre si continua a costruire ed a cementificare.

    L’Italia ha un considerevole numero di enti preposti al controllo delle acque, cosa stanno facendo, cosa hanno fatto fino ad ora e chi verifica la validità del loro operato?

    Quali amministrazioni, prima di dare le autorizzazioni a nuove costruzioni, hanno effettivamente verificato che le stesse non siano in zone che potrebbero diventare pericolose e quante hanno mappato il loro territorio rispetto alla presenza di case in prossimità di aree a rischio?

    Dobbiamo sempre vivere nell’emergenza o c’è la speranza che qualcosa cambi, che oltre al premierato, alla nuova autonomia delle Regioni, al ponte sullo Stretto ci si possa anche occupare concretamente dei problemi del territorio cioè di tutti noi?

  • Entra in vigore la direttiva dell’UE sulla lotta alla violenza contro le donne

    Sono entrate in vigore il 13 giugno le prime norme dell’UE sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. Si stima che 1 donna su 3 dei 228 milioni di donne nell’UE abbia subisca violenza. Configurando come reato alcune forme di violenza contro le donne, comprese quelle online, e migliorando l’accesso delle vittime alla giustizia, alla protezione e all’assistenza, la direttiva mira a garantire i diritti fondamentali di parità di trattamento e non discriminazione tra donne e uomini.

    Le nuove norme sono risolute contro la violenza di genere e vietano le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e le forme più diffuse di violenza online, come la condivisione non consensuale di immagini intime (compresa la generazione di deepfake, ossia video intimi realistici ma falsi), lo stalking e le molestie online (compreso l’invio non richiesto di immagini intime o cyberflashing). La violenza online è una questione da affrontare urgentemente, data la sua diffusione esponenziale e il suo impatto drammatico. Le nuove norme dell’UE aiuteranno le vittime di violenza online negli Stati membri che non hanno ancora configurato come reato tali atti.

    Gli Stati membri hanno tempo fino al 14 giugno 2027 per recepire la direttiva nel loro diritto nazionale.

  • Al via il progetto europeo per la conservazione equilibrata ed a lungo termine dei lupi

    È finalmente uscito sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero dell’Economia che dispone il cofinanziamento nazionale per la realizzazione degli interventi che riguardano il progetto ‘Life Wild Wolf’, il progetto europeo che ha per scopo la conservazione equilibrata ed a lungo termine dei lupi.

    La collaborazione vede impegnati 18 partner in otto Paesi, in Italia il fondo sarà gestito dai carabinieri del CUFA, i carabinieri del Comando unità forestali, che effettuerà i controlli sulle erogazioni e verificherà che i finanziamenti comunitari e nazionali siano utilizzati entro le scadenze previste ed ottemperando alle norme.

    Il progetto ‘Life Wild Wolf’ parte dal primo gennaio 2023 e prosegue fino al 31 agosto 2027, l’accordo è stato preso tra la Commissione europea e l’Istituto di ecologia applicata per studiare ed identificare le occasioni di interazione tra i lupi e gli abitanti delle comunità urbane e periurbane.

    In ogni Paese aderente al progetto si raccoglieranno i dati che riguardano i lupi confidenti, i lupi cioè che non hanno paura dell’essere umano e si avvicinano maggiormente alle abitazioni. Ovviamente andrà anche controllato che si tratti di lupi e non di ibridi.

    In ogni Stato, inoltre, sarà sviluppato un protocollo di intervento tempestivo nell’eventualità di casi più problematici.

    Un altro obiettivo dell’intesa è quello di identificare gli elementi che portano alla interazione lupo- cane sia per evitare attacchi dei lupi ai cani che occasioni di ibridazione.

    Il progetto riveste una particolare importanza visto che i lupi, specie protetta, sono un anello fondamentale nella tutela e conservazione dell’ecosistema e tutte le proposte, che arrivano da alcuni gruppi ben identificati per i loro personali interessi, volte alla eliminazione di questo animale sociale sono un attacco proprio alla natura e perciò alla vita del pianeta.

  • Bangladesh’s critically endangered Asian elephants get court protection

    Bangladesh’s critically endangered wild elephants have received a court order banning their adoption and protecting them from exploitation.

    Animal rights groups welcomed the High Court suspension of all licences, so young Asian elephants can no longer be captured and taken into captivity.

    Some of the animals have been used for begging, circuses or street shows.

    There are now only about 200 of the elephants in Bangladesh, with about half of those living in captivity.

    The country used to be one of the major homes for the Asian elephant but poaching and habitat loss has caused a marked decrease in their numbers.

    Under the previous scheme, young elephants could be taken into captivity where the forestry department issued licenses to logging groups who would use the animals to haul logs. Others ended up in circus groups. Such exploitation broke the terms of the licences, the court said.

    Rakibul Haque Emil, head of animal rights group People for Animal Welfare (PAW) Foundation in Bangladesh, said it was a “landmark order”.

    “In this name of training elephants, private licensees including circus parties brutally separate elephant calves from their mother, shackle them for months and then torture them to teach tricks,” he said.

    He said it was now hoped that captive elephants could be rehabilitated.

    Actor Jaya Ahsan launched the legal case alongside PAW, and said he hoped it would be the end of harsh “training” that could be inflicted on the animals.

    A spotlight was shone on the issue last year when a young elephant was killed by a train after being used for begging on the streets. They are often painted in bright colours and forced to perform tricks by their captors.

    And in 2019 two emaciated elephants were rescued by police after being used for roadside begging.

  • Reati e animali, modifiche al codice penale

    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell’ANMVI- Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

    Il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi si dice “soddisfatto” dello stop alla Pdl 30. Dopo le contrarietà emerse in audizione, la Commissione Giustizia della Camera si prende un “congruo” tempo gli emendamenti. Salta il calendario: il testo non sarà in Aula la prossima settimana. Melosi: “Apprezziamo la prudenza della Commissione. Le nostre obiezioni erano fondate”.
    Siamo soddisfatti della pausa di riflessione sulla pdl 30. Il testo presenta forti criticità per la professione veterinaria”. Così il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi commenta lo stop deciso ieri dalla II Commissione Giustizia della Camera alle proposte di modifica al codice penale in materia di reati contro gli animali”.

    Il Presidente della Commissione Giustizia, On. Ciro Maschio, ha riferito che sono in corso “interlocuzioni tra le forze politiche” che richiedono “un ulteriore lasso di tempo”. La proposta di legge non sarà in aula il 20 febbraio, come da programmazione iniziale.

    L’Associazione, in audizione la scorsa settimana, aveva evidenziato numerosi profili antigiuridici ed eccessi penalistici sull’operato dei Medici Veterinari, con l’introduzione di fattispecie colpose che non hanno precedenti nel sistema penalistico nazionale. Ai Ministri Nordio, Schillaci e Lollobrigida, l’Anmvi aveva anche segnalato l’incompatibilità di numerosi articoli con l’ordinamento delle professioni sanitarie, con le norme sui controlli ufficiali veterinari e con le produzioni alimentari di origine animale.

    La Commissione Giustizia ha rinviato ad una successiva seduta l’adozione del testo base, risultante dall’abbinamento della pdl 30, la principale in materia, con altre proposte analoghe. Anche per gli emendamenti, ha dichiarato il Presidente Maschio, è necessario un lasso di tempo “congruo” e un esame “approfondito”. A favore del rinvio si è espressa la deputata Maria Carolina Varchi (FDI) “al fine di consentire quella sintesi politica necessaria per l’adozione di un testo largamente condiviso”.

    “Apprezziamo la prudenza della Commissione. Le nostre obiezioni erano fondate”- conclude il Presidente dell’ANMVI.

    Fonte: Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

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