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  • Luce verde alla missione per il ritorno sulla Luna: il lancio il 29 agosto

    Luce verde ad Artemis 1, la missione senza equipaggio che è già il simbolo del ritorno alla Luna. Il via libera al lancio, alle 14,33 italiane del 29 agosto, è arrivato dalla Nasa ed era fortissima l’attesa anche da parte dell’Europa, con l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) responsabile del modulo di servizio della capsula Orion destinata all’orbita lunare.

    E’ un ok che aspettava con ansia anche l’Italia perché Artemis 1 porterà oltre l’orbita terrestre anche il satellite Argomoon dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), realizzato dall’azienda torinese Argotec. L’Italia e la sua industria, Leonardo e Thales Alenia Space, hanno un ruolo importante anche nella realizzazione del modulo di servizio di Orion.

    A meno di una settimana dal lancio, i responsabili della missione si sono incontrati al Kennedy Space Center di Cape Canaveral (Florida) per discutere i dettagli tecnici della missione. Riuniti per tutta la giornata, i tecnici hanno passato in rassegna tutti i dettagli, da quelli tecnici alle condizioni meteorologiche, che a Cape Canaveral sono sempre un’incognita. Hanno quindi dato il via libera al conto alla rovescia, che scatterà alle 10,23 di sabato 27 agosto e avrà una durata di 46 ore e 10 minuti, in vista del lancio, alle 14,33 italiane del 29 agosto. Da quel momento ci saranno due ore in cui sarà possibile lanciare, superate le quali la seconda ‘finestra’ è prevista il 2 settembre alle 18,48 e una terza il 5 settembre alle 23,12.

    Il lancio è previsto dalla piattaforma 39B del Kennedy Space Center, la stessa da cui nel 1969 partì la missione Apollo 10 che portò i primi astronauti nell’orbita lunare, e segnerà il debutto del più grande razzo mai costruito, lo Space Launch System (Sls) da 4,1 miliardi di dollari. Sull’Sls, pronto da giorni sulla piattaforma di lancio, è integrata la capsula Orion costruita dalla Lockheed Martin e il cui modulo di servizio è fornito dall’Esa, con tanta tecnologia italiana. Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) procura infatti i sottosistemi che garantiscono le condizioni vitali e la sicurezza dell’equipaggio durante l’intera missione.

    In questo primo volo di Orion, però, a bordo non ci saranno astronauti, ma tre manichini che, con i loro sensori, raccoglieranno dati utili al ritorno del primo equipaggio per tutti i 42 giorni della missione.

    “E’ un volo di test” e “non privo di rischi”, ha detto l’ex astronauta Bob Caban, attualmente amministratore associato della Nasa. “Abbiamo analizzato i possibili rischi al meglio delle nostre possibilità e abbiamo adottato tutte le misure possibili per mitigarli”. Da questo volo, ha aggiunto, “abbiamo molte cose da imparare”. Tanti gli esperimenti a bordo, ma uno dei test cruciali avverrà nella fase di rientro, quando all’incredibile velocità con cui la capsula entrerà nell’atmosfera terrestre, il suo scudo termico dovrà dimostrare di essere in grado proteggere l’equipaggio dalle temperature altissime che si raggiungono in quella fase della missione. Il rientro è previsto il 10 ottobre, con un tuffo nell’Oceano Pacifico.

  • Ricercatori italiani individuano una dozzina di stelle risalenti all’origine dell’universo

    Uno studio italiano ha trovato una dozzina di stelle tra le più antiche del cosmo, si tratta di stelle primordiali, formate solo da idrogeno, elio e litio, talmente antiche da essere considerate possibili candidate tra quelle della prima popolazione di stelle nella storia dell’universo, la cosiddetta Popolazione III.

    Sono illustrate nello studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, dal gruppo di astronomi guidato dagli italiani, Eros Vanzella e Massimo Meneghetti, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Bologna.

    Queste stelle, secondo l’ipotesi dei ricercatori italiani, sono incontaminate. Sarebbero, infatti, formate solo da tre elementi, i più semplici della tavola periodica, forgiati col Big Bang: idrogeno, elio e una spolverata di litio. I ricercatori sono riusciti a scovarle grazie allo strumento Muse (Multi Unit Spectroscopic Explorer) del Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), puntandolo in direzione della costellazione di Eridano. Per individuare queste stelle, gli astronomi hanno usato un effetto previsto dalla relatività generale di Albert Einstein chiamato lente gravitazionale. E’ un effetto lente d’ingrandimento in base al quale una galassia massiccia, in questo caso MACS J0416, distorce la luce proveniente da un altro oggetto posto alle sue spalle e la amplifica, permettendo di osservarlo meglio.

    Per avere un’idea della lontananza di queste stelle, spiegano gli esperti, basta pensare che, pur avendo una massa circa mille volte il Sole, ed essendo circa 20 volte più calde della nostra stella, “sono così lontane da produrre una luce 400 miliardi di volte più fioca della stella più debole a occhio nudo”, rilevano.

    Per avere una conferma che si tratta proprio di alcune delle stelle più antiche del cosmo, concludono, “occorrerà attendere le osservazioni del telescopio Elt (Extremely Large Telescope)”, che vedrà la luce nel 2025.

  • L’India sarà il quarto Paese a far atterrare un’astronave sulla luna

    L’agenzia spaziale indiana ha da poco inviato una missione sul polo sud della luna, ancora inesplorato. Grazie a questo lancio l’India sarà la quarta nazione a sbarcare sulla luna dopo Stati Uniti, Russia e Cina. Partita dall’isola di Sriharikota, a sud di Chennai, la missione è avvenuta una settimana dopo un tentativo di lancio annullato per motivi tecnici. Questa è la seconda missione lunare dell’India, la prima è avvenuta nel 2008 quando un orbiter ha scannerizzato la superficie con un radar in cerca di acqua. L’agenzia spaziale indiana guarda ora a Marte e pianifica una missione che renderà l’India la quarta nazione a inviare un orbiter attorno al pianeta rosso.

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