Vino

  • Il Prosek avanza nella Ue, l’Italia è pronta a fare le barricate per il Prosecco

    La Croazia torna alla carica sul vino Prosek e l’Italia si prepara a tutelare le sue bollicine più conosciute nel mondo. La domanda di registrazione della menzione tradizionale “Prosek” presentata dalle autorità croate avanza tra le proteste italiane. Lo ha confermato il Commissario Ue all’agricoltura Janusz Wojciechowski rispondendo a un’interrogazione presentata da europarlamentari di tutti gli schieramenti. La domanda croata risponde “ai requisiti di ammissibilità e validità”, e la Commissione “procederà alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue”.

    “Siamo pronti alle barricate per difendere in ogni modo e in ogni sede il Prosecco Made in Italy perché deve essere chiaro a tutti che l’unico vero prosecco è quello prodotto nelle nostre terre”, ha detto Mara Bizzotto della Lega, autrice di una delle tre interrogazioni sul tema, tutte partite ai primi di luglio. Una – primi firmatari Alessandra Moretti e Paolo De Castro – era di eurodeputati di diversi paesi e schieramenti, e un’altra ancora di Gianantonio Da Re (Lega) che oggi chiede a “Europa, Governo e Regione Veneto” di fermare “la truffa del Prosek”.

    Un tentativo croato di proteggere la denominazione Prosek era già fallito nel 2013. Oggi Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale”, che non è una Dop ma un modo di proteggere nomi ad essa legati. “Riserva”, “Superiore”, “Chateau”, “Grand Cru”, sono tutti esempi di menzione tradizionale riconosciuti dalle norme dell’Ue.

    Quello di Bruxelles non è un via libera e i giochi sono tutt’altro che conclusi. La pubblicazione della domanda in Gazzetta Ue coincide infatti con l’inizio di un periodo di due mesi in cui è possibile presentare obiezioni, che la Commissione analizzerà. Poi deciderà. “La Commissione ha risposto seguendo la procedura, ovviamente l’auspicio è che la stessa non vada avanti – sottolinea la Cia-Agricoltori italiani in una nota – dovremmo capire come i soggetti interessati potranno presentare obiezioni e farci eventualmente promotori”.

    “Il Ministero si è già opposto a questo riconoscimento – spiegano dal Ministero delle Politiche agricole – e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi”. Ma si deve “fare presto per fermare una decisione che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

    “Si tratta – precisa – di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi, come in Argentina e Australia”. Il pericolo di confusione da parte soprattutto di coloro che non conoscono il prodotto (ma solo il nome), secondo Confagricoltura, “è grande e potrebbe indurre in reale inganno chi acquista il prodotto”. Una ferma opposizione arriva anche dai territori di produzione del prosecco con il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, che definisce “vergognoso” quanto accaduto e il presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Elvira Bortolomiol, che chiede di fare squadra per proteggere il nome Prosecco. Mentre il presidente del Consorzio Prosecco Doc, Stefano Zanette, promette che “la faccenda non è affatto conclusa”.

  • 2020 da dimenticare, ma non per la produzione di vino

    È vincente l’Italia del vino nell’anno del Covid-19. Nonostante un calo produttivo (-1% rispetto allo scorso anno) e una congiuntura economica non proprio favorevole, lo Stivale è sul tetto del mondo per quantità mettendo a segno 47,2 milioni di ettolitri e in fila le storiche rivali del settore, con la Francia che registra una produzione di 45 milioni di ettolitri e la Spagna, 42 milioni. Buone, se non ottime le aspettative che emergono sotto il profilo della qualità dell’uva, considerata, per alcuni casi, eccellente. Preoccupa invece l’export, sulla base di quanto presentato da Ismea, Assoenologi e Unione italiana vino (Uiv) con il quadro di sintesi e le stime di vendemmia 2020. Secondo infatti gli analisti a una qualità alta e a una quantità leggermente inferiore alla media dell’ultimo quinquennio (-4%) fa da contraltare la particolare situazione economica internazionale, che registra una notevole riduzione degli scambi globali di vino (-11% a valore e -6% a volume nel primo semestre sul pari periodo 2019) e una contrazione, la prima dopo 20 anni di crescita, delle esportazioni del vino made in Italy (-4% nei primi 5 mesi), sebbene inferiore a quella dei principali competitor.

    L’argomento export e consumi entra dunque, gioco forza, nei tavoli di confronto istituzionali con la ministra per le Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova che, in occasione della presentazione del report Ismea Assoenologi e Uiv, ha annunciato la richiesta al ministro degli Esteri Luigi Di Maio di riaprire il Tavolo sul vino con la partecipazione dell’Istituto commercio estero (Ice) e Farnesina. Bellanova, ricordando che la sua attenzione nei confronti del settore non è in discussione, ha sottolineato che nel “Dl Agosto la misura destinata alla ristorazione del valore di 600 milioni a fondo perduto è ad una sola condizione, gli acquisti di prodotto made in Italy. Una misura importante, capace di generare – ha specificato – fatturato pari al quadruplo dell’importo destinato a ciascuna impresa, e che evidentemente avrà un effetto virtuoso proprio sul vino e proprio nei segmenti di eccellenza particolarmente colpiti dalla crisi”.

    Dal punto di vista di produzione a livello regionale il report economico conferma il Veneto prima regione con una crescita di un +1% e 11 milioni di ettolitri, seguita da Puglia (8,5), Emilia-Romagna e Abruzzo. Tra le principali aree produttive, in un quadro di raccolto di circa il 20% dell’uva al 3 settembre, segno più per Piemonte e Trentino-Alto Adige (+5%), Lombardia e Marche (+10%), Emilia-Romagna e Abruzzo (+7%). Calo della produzione invece in Toscana e Sicilia (-15%), Friuli-Venezia Giulia (-7%) e Puglia (-5%). Più in generale l’annata produttiva vede in leggero incremento il Nord (+3% sul 2019) mentre al Centro e al Sud le quantità si dovrebbero ridurre rispettivamente del 2 e del 7%. Positivi i giudizi degli operatori. “L’annata 2020 – afferma il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella – si presenta con delle uve di ottima qualità, sostenute da un andamento climatico sostanzialmente positivo, che non possono che darci interessanti aspettative per i vini provenienti da questa vendemmia”. “Il settore vitivinicolo italiano – dichiara Raffaele Borriello, direttore generale Ismea – ha dato prova di una straordinaria capacità di ripresa e resilienza riuscendo a reggere l’urto di questa crisi senza precedenti che si è abbattuta sul sistema produttivo globale”. “Il bilancio previsionale della vendemmia – commenta il presidente dell’Unione italiana vini, Ernesto Abbona – si annuncia positivo sia per la diffusa qualità delle uve, con diverse punte di eccellenza, sia per una quantità leggermente inferiore allo scorso anno che ci aiuterà a gestire il mercato in maniera equilibrata”.

  • Arriva il primo wine live tasting online

    Il vino? Lo ‘degustiamo’ on line! Costretti gli avventori a casa per il lockdown anche gli assaggi tradizionali si adeguano ai tempi e così i sapori vengono raccontati e descritti da chi, calice alla mano e al naso, può godere del buon nettare. L’idea è venuta a Eleganza Veneta, agenzia di organizzazione eventi e comunicazione, che ha deciso di presentare un nuovo modo di fare degustazione del vino utilizzando lo streaming in diretta on line. Nasce così “Live”, una nuova esperienza che offre ai partecipanti la possibilità di continuare a conoscere e degustare attraverso una diretta unica con l’acquisto del BOX WINE TASTING.

    Il progetto permetterà all’utente interessato di acquistare il BWT (la scatola con le bottiglie di vino) e di starsene comodamente a casa in famiglia, di stappare la propria bottiglia e preparare i calici per interagire con il produttore attraverso una diretta live. Così, almeno per un’ora, sembrerà di essere tutti in cantina, tra calore ed emozione, per condividere un’esperienza in cui si parlerà di cultura, tradizioni e territorio solo con un semplice click!

    Conosceremo cantine e vini grazie alla conduzione di relatori professionisti, docenti e giornalisti qualificati che seguiranno passo dopo passo la degustazione.

    Tutti su Youtube e…Prosit!

  • Lo champagne diventa italiano? Campari ci prova con Champagne Lallier

    Campari ha avviato una negoziazione in esclusiva con la francese Sarl Ficoma, holding che fa capo alla famiglia di Francis Tribaut, per l’acquisizione dell’80%, di Champagne Lallier e controllate, in vista di salire al 100%. L’operazione riguarda i marchi, le riserve, le proprietà immobiliari, inclusi i vigneti di proprietà e gestiti e gli impianti produttivi. Con l’acquisizione per la prima volta una società italiana entra nel mondo delle ‘bollicine francesi’.

    La società Champagne Lallier, per cui Campari sta trattando in esclusiva, esiste dal 1906, ha sede ad Ay, nell’omonima regione confluita nel ‘Grand Est’ di Francia. La cittadina situata tra Reims ed Epernay è una delle poche che si possono fregiare della denominazione ‘Grand Cru’ ed ospita altre case rivali, tra cui Veuve-Clicquot, Bollinger e Moet et Chandon, oltre ad altri piccoli produttori e al museo denominato ‘Citè du Champagne’. Nel 2019 Champagne Lallier ha venduto circa 1 milione di bottiglie, di cui 700mila con l’etichetta Lallier, principalmente nel canale ‘on-premis’ (bar, ristoranti, alberghi e caffetterie) e nelle enoteche.

    L’acquisizione della storica ‘maison’ si inserisce nella strategia di Campari di potenziare la propria presenza in Francia, dove ha recentemente avviato una struttura commerciale diretta. Quattro anni dopo l’acquisizione di Grand Marnier Campari si sta per aggiudicare un nuovo simbolo della tradizione vitivinicola e liquoristica d’Oltralpe.

  • FBM 2019 Figli di una Bollicina Minore. Serata produttori: grande successo per la settima edizione svoltasi a Viareggio

    La scorsa settimana siamo stati in Versilia, per l’esattezza a Viareggio, nella splendida location di ‘Olive a Cena’, dove i patron Daniele e Carlos dimostrano sempre di essere all’altezza della situazione nel rendere speciali i loro ospiti, per la VII edizione di Figli di una bollicina Minore. Visto il successo riscosso lo scorso anno dalla serata dedicata ai produttori anche quest’anno si è deciso di riproporla.

    Ovviamente il successo di questo evento lo si deve a Claudio Fonio, grande esperto di bollicine italiane e non, blogger di Sommelierxte e delegato dell’Associazione Italiana Sommelier Versilia.

    La serata è andata sold out appena pubblicato il calendario con gli appuntamenti. L’evento con i produttori ha riscontrato molto interesse tra i partecipanti/ospiti. Come indicato anche da altri esperti del settore, il raccontare la storia, il vino, direttamente dalla voce del produttore ha tutto un altro fascino, anzi, possiamo dirlo, un’altra emozione.

    I prodotti presentati e degustati erano di varie tipologie ed uvaggi, spumanti brut ottenuti con uve autoctone e altri con i classici vitigni internazionali.

    Le aziende che hanno partecipato alla serata erano due del territorio toscano, due emiliane ed una lombarda, nello specifico: Gigli, Vallepicciola, Castello di Stefanago, Tenuta di Aljano e Cantina Valtidone.

    Per quanto riguarda i Gigli, i prodotti presentati erano due: un Extrabrut Rosè prodotto con il “Metodo classico interrotto” 24 mesi sui lieviti, così lo definisce il produttore, in pratica i lieviti rimangono all’interno della bottiglia che viene chiusa con il tappo a corona, mentre l’altro è un metodo classico, Blanc de Noir Brut, 36 mesi sui lieviti, entrambi da uve autoctone Barsaglina (o Massaretta).

    Vallepicciola ha presentato il “Perlinetto”, brut millesimo 2014 da uve di Pinot Nero e Chardonnay, che rimane 48 mesi sui lieviti. Per Castello di Stefanago i prodotti presentati erano due: “ Ancestrale ” brut millesimo 2014, 48 mesi sui lieviti  a base di Pinot Nero. Il “Cruasè” Oltrepò Pavese DOCG Extrabrut  millesimo 2013, 60 mesi sui lieviti anche questo solo Pinot Nero. Tenuta di Aljano “Vigna al Vento” Brut 2013, 60 mesi sui lieviti, ottenuto da sole uve autoctone di Spergola.

    Cantina Valtidone ha presentato “Perlage Magnum” Cuvèe 60 mesi da uve di Chardonnay e Pinot Nero.

    I produttori hanno raccontato la loro filosofia di produzione ma soprattutto hanno raccontato le loro esperienze, le loro difficoltà nel produrre questi vini e i commensali sono stati colpiti dalle varie differenze che ci sono tra i vari territori (dal terroir, dai vitigni), tutti avevano una storia di emozioni da raccontare.

    A fine serata alcuni produttori hanno presentato alcune novità non presenti ancora sul mercato.

    Diciamo che è stata a tutti gli effetti un’anteprima per capire le prime reazioni da parte dei degustatori della serata. Sia i produttori che gli ospiti sono rimasti molto soddisfatti. Grazie a questi eventi si ha la possibilità di scoprire delle “chicche enologiche” ancora sconosciute, questo è stato uno dei commenti a fine serata. La VII edizione di FBM 2019 si è conclusa giovedì 12 dicembre, ovviamente anche in questo caso serata sold out.

    Nell’attesa della nuova edizione (VIII) di seguito vi riportiamo il link con la degustazione completa dei vini della serata http://www.sommelierxte.it/figli-di-una-bollicina-minore-vii-serata-produttori/

  • FIVI Mercato Dei Vini: a Piacenza strepitoso successo per la IX edizione

    “Ognuno nel mondo lascia la sua impronta, ma è insieme che dobbiamo portare in alto il vino italiano nel mondo. Chi produce vino artigianalmente deve dare un’impronta che deve emergere dalla massa per affermare la sua unicità”. Queste le parole di Lorenzo Accomasso, premiato Vignaiolo dell’anno 2019 al Mercato FIVI di Piacenza, che lasciano il segno di quello che è accaduto durante la kermesse piacentina.  Questa edizione è stata un gran successo sia per i numeri d’ingresso (ci sono stati circa 22.500 visitatori), sia per la presenza record di 626 vignaioli. Nella giornata di lunedì, aggiunta quest’anno, si è vista un’importante presenza di operatori professionali. Piacenza Expo, che comprende la città e la sua provincia, si è confermata una location con un’ottima funzionalità per accogliere il folto pubblico di eno-appassionati e non solo. Anche quest’anno sono stati organizzati alcuni momenti per spiegare e capire il lavoro dei Vignaioli che aderiscono al movimento: cinque Wine-Tasting (seminari) di approfondimento, distribuiti nei tre giorni dell’evento, dedicati a diversi territori di cinque regioni italiane Sicilia,Piemonte,Toscana, Puglia ed Emilia Romagna.

    Come ha sottolineato Matilde Poggi, Presidente FIVI “i numeri  sono in continua crescita, soprattutto è bello constatare che in molti ci seguono e aspettano questo momento per rivedere vignaioli conosciuti e scoprirne di nuovi. E’ un rapporto che traspare anche sui social, dove l’interesse è altissimo anche nel periodo che precede la manifestazione”.

    Sicuramente i numeri sono destinati a crescere, il 2020 sarà un anno importante che vedrà sempre di più protagonista il Vino, il Vignaiolo ed il suo Terroir. E’ in atto un continuo cambiamento che vedrà sempre di più protagonisti le persone ed il loro valore in quello che fanno.

    Aemme

  • Nel 2018 l’Ue ha esportato vini per 22,7 miliardi: la Francia batte l’Italia

    Nel 2018 gli Stati membri dell’Ue hanno esportato vino per un valore di 22,7 miliardi di euro. Sono i dati Eurostat pubblicati oggi. La Francia è leader, con quasi la metà (47%) delle spedizioni extra Ue per un valore di 5,4 miliardi. Seguono l’Italia (3,1 miliardi di euro, 26%) e la Spagna (1,2 miliardi di euro, 10%). Gli Stati Uniti sono i principali acquirenti delle etichette europee, con 3,8 miliardi di euro e il 33% delle esportazioni extra Ue, con Svizzera e Cina (rispettivamente al 9% e 8%) che sono le altre destinazioni principali.

    Considerando i flussi d’importazione, gli Stati membri hanno importato un totale di 13,4 miliardi di euro di vino, di cui il 20% da paesi extra Ue, in particolare dal Cile (0,6 miliardi di euro, 22%) e Australia (0,45 miliardi di euro, 17%). Gli importatori più forti di bottiglie da Paesi non europei, il ‘nuovo mondo’ del vino, sono Regno Unito (1,2 miliardi di euro, pari al 47% delle importazioni extra-Ue), Germania (0,3 miliardi di euro, 11%), Paesi Bassi (0,2 miliardi di euro, 9%) e Francia (0,2 miliardi di euro, 8%).

  • L’Italia è prima nella Ue per export di vino, gli italiani sono penultimi per consumi etilici

    Dai dati Eurostat relativi al 2017 emerge che le famiglie italiane sono le penultime in Europa, a pari merito con quelle greche, per la spesa destinata agli alcolici (0,9% contro lo 0,8% delle famiglie spagnole, che sono il fantino di coda europeo), mentre quelle che spendono di più in consumi di bevande alcoliche sono quelle di Estonia (prima con 5,2%), Lettonia (4,9%) e Lituania (4%), e poi, a seguire, di Polonia (3,5%), Repubblica ceca (3,3%) e Ungheria (3%). I tedeschi si situano nella parte bassa della classifica, vicino agli italiani, con 1,4% insieme ad austriaci e portoghesi. I francesi, invece, sono in posizione intermedia, con 1,8%. 

    La spesa delle famiglie d’Italia è rimasta invariata nell’arco dell’ultimo decennio (0,9% anche nel 2007), sostanzialmente in linea con la media Ue che ha visto solo un leggerissimo aumento dello 0,1%, dall’1,5% all’1,6%. Grecia e Spagna hanno anche loro registrato una crescita simile (rispettivamente +0,2% e +0,1%). Ugualmente stabile la spesa dei tedeschi, mentre i francesi marcano un +0,2%. I Paesi che nell’arco degli ultimi dieci anni hanno segnato gli aumenti maggiori sono la Romania (+0,4%, da 2,3% a 2,7%) e il Portogallo (+0,3%, da 1,1% a 1,4%). Al contrario, c’è stato un netto calo di spesa in alcolici per le famiglie bulgare (-1,3%, da 3% da 1,7%), lituane (-0,7%, da 4,7% a 4%) e finlandesi (-0,5%, da 3,3% a 2,8%). Nel complesso, nel 2017 gli europei hanno ‘investito’ in media l’1,6% della loro spesa per i consumi in alcolici, per un totale di oltre 310 miliardi di euro equivalenti allo 0,9% del pil Ue e a oltre 300 euro per abitante. Queste cifre non includono, però, le bevande alcoliche consumate in ristoranti e hotel.

    Sul fronte della produzione di vino, ancora Eurostat rileva che l’Italia è il primo Paese esportatore dell’Ue di vino con le ‘bollicine’: nel 2017, grazie in particolare a Prosecco e Asti spumante, sono stati raggiunti i 367 milioni di litri di vino frizzante italiano esportato, pari quasi alla metà (45%) dell’export totale dei 28 Paesi dell’Unione. In seconda posizione ma distaccata di quasi la metà arriva la Francia, dove a farla da padrone è lo Champagne, con 184 milioni di litri pari al 23% delle esportazioni europee. E terza, quasi a pari merito, c’è la Spagna, grazie al Cava, con 183 milioni di litri pari sempre circa al 23%. A distanza seguono poi la Germania (31 milioni di litri, 4%) e la Lettonia (10 milioni di litri, 1%). Insieme, quindi, Italia, Francia e Spagna costituiscono il 91% dell’export di vino frizzante prodotto nell’Ue. Il principale destinatario delle bottiglie con le ‘bolle’ al di fuori del mercato europeo sono gli Stati Uniti, che l’anno scorso hanno acquistato 127 milioni di litri di vino frizzante sui 315 milioni complessivi esportati extra-Ue, pari quindi al 40%. Seguono, ma con quantità decisamente inferiori, la Russia (32 milioni di litri, pari al 10%), il Giappone (26 milioni, 8%), la Svizzera (20 milioni, 6%), il Canada (14 milioni, 4%) e l’Australia (13 milioni, circa 4%). Anche se marginali (7,4 milioni complessivi di litri), le importazioni di ‘bollicine’ in Europa arrivano principalmente da Australia e Sudafrica (rispettivamente 1,9 milioni pari al 25%, e 1,7 milioni pari al 23%), che insieme costituiscono la metà dell’import. A seguire, altro vino frizzante arriva dal Cile (1,1 milioni di litri, 15%), Nuova Zelanda (0,6 milioni, 8%), poi Argentina, Usa e Moldavia (ognuno 0,4 milioni, 5%).

  • L’Italia torna leader mondiale per la produzione di vino

    Dopo il testa a testa con la Francia degli ultimi anni, l’Italia è pronta a riconquistare il proprio primato. La vendemmia 2018 non lascerà dubbi: in Italia si produrranno 55,8 milioni di ettolitri (+21% rispetto al difficile 2017) e verrà così staccata in maniera decisa la Francia che, pur in recupero rispetto allo scorso anno, si fermerà a quota 46 milioni.

    Basti pensare che per trovare una produzione made in Italy superiore ai 55 milioni di ettolitri bisogna risalire al 1999.

    Il terzo paese in Europa sarà la Spagna, in crescita del 20%, che però non andrà oltre i 42 milioni. Distanziati gli altri produttori extra Ue per i quali ancora non sono noti i dati 2018 ma che nel 2017, secondo l’Oiv, hanno prodotto 23 milioni di ettolitri negli Usa, 13 in Australia e 12 in Argentina.

    Le stime di Assoenologi sulla vendemmia 2018 sono effettuate sulla base di un primo 15% di uve già in cantina che possono essere confermate solo se non ci saranno stravolgimenti nelle condizioni meteo di settembre e ottobre quando le operazioni di raccolta conosceranno il proprio momento clou.

    Il sostanziale rimbalzo produttivo rispetto al 2017 non può far passare in secondo piano le difficoltà che pur ci sono state perché dalla siccità e dal forte caldo del 2017 si è passati all’opposto con abbondanti piogge e fenomeni estremi durante l’estate appena trascorsa. Motivo per il quale ad Assoenologi non si sbilanciano sulla qualità che appare molto differenziata da regione a regione. D’altro canto le precipitazioni abbondanti hanno portato, sia in Italia che in Francia, a condizioni di umidità diffusa che hanno favorito il ritorno degli attacchi di parassiti, spingendo i viticoltori a massicci trattamenti in vigneto.

    “Difficoltà più complesse rispetto allo scorso anno – ha dichiarato Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi – perché è più semplice affrontare la siccità che l’eccesso di piogge e di umidità. Contro la prima si può infatti ricorrere all’irrigazione mentre contro le bombe d’acqua si può fare poco”.

    Anche nelle cantine, dopo la vendemmia, non ci sono molti margini per poter recuperare ai danni fatti in precedenza: “La tecnologia di certo ci aiuta – spiega Cotarella -. In annate come queste i possibili rimedi sono più alla portata per i vini bianchi che per i rossi. Perché con l’abbondanza di acqua e di umidità ad essere danneggiate sono le bucce degli acini che per i bianchi vengono eliminate prima delle fermentazioni mentre per i rossi restano l’elemento dal quale dipendono molte delle qualità organolettiche dei vini. Per i rossi quindi se la buccia è danneggiata è dura”.

    Tornando ai dati la leadership produttiva regionale dovrebbe tornare alla Puglia con 11,9 milioni di ettolitri, anche se l’ultima parte dell’estate è stata alquanto turbolenta con forti grandinate che hanno penalizzato i vigneti di Negramaro nel Salento.  Subito dopo ci dovrebbe essere il Veneto (con 10,1 milioni), ma in molte altre regioni si registra una crescita a doppia cifra. Si va infatti dal +35% di Lazio e Umbria al +30% dell’Emilia Romagna ai progressi di Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Campania, Puglia e Sardegna tutte con crescite superiori al 20%. Piogge e grandinate hanno invece penalizzato i raccolti in Sicilia dove non si andrà oltre un +8%.

    Alla crescita dei volumi di produzione deve ora seguire un rinnovato impegno sui mercati.

    A giugno, dopo mesi di stallo, il ministro delle Politiche agricole, Centinaio, ha finalmente sbloccato i finanziamenti Ue (circa 102 milioni di euro l’anno) per la promozione all’estero del vino rimasti incagliati da un’ondata di ricorsi amministrativi nella campagna 2016-17. Nelle settimane successive molte regioni hanno provveduto ad emanare i bandi per la presentazione dei progetti.

    “La priorità era far ripartire le iniziative – commenta Cotarella -. Resto convito che anche le altre problematiche sul tavolo verranno presto affrontate e risolte”.

     

  • VINITALY 2018, partito il countdown per la 52a edizione

    A Verona è quasi tutto pronto per la 52a edizione di Vinitaly, una delle rassegne enologiche più importanti al mondo. Molte saranno le novità di quest’anno, a partire dall’aumento del 25% degli espositori esteri all’interno del padiglione International Wine Hall, tutti gli spazi già sold out a dicembre 2017. Decisamente importante, poi, la crescita dell’offerta “green” con le aree espositive di ViVIT, VinitalyBio e Fivi. La federazione FIVI quest’anno aumenterà la sua presenza con 158 vignaioli, ben 42 in più rispetto all’edizione precedente, e questa sarà anche l’occasione per festeggiare i 10 anni di attività della Federazione che, come ha dichiarato il suo Presidente Matilde Poggi “sono un bel traguardo”.

    Anche quest’anno Vinitaly sarà  preceduto dall’evento internazionale OperWine, che sabato 14 aprile farà da ouverture alla rassegna nel palazzo della Gran Guardia, presentando 107 aziende di tutte le regioni italiane, selezionate dalla rivista americana Wine Spectator.

    Appuntamento allora a Vinitaly (Verona, 15/18 aprile 2018, www.vinitaly.com), International wine & spirits exhibition, il più grande salone al mondo per metri quadrati e presenze estere dedicato al settore del vino e dei distillati. Noi della redazione del Patto Sociale – Informazione Europa seguiremo tutti e 4 le giornate, cercheremo di raccontarvi le novità, le curiosità, ma soprattutto coglieremo tutte quelle peculiarità che contraddistinguono il nostro Paese nell’organizzare un evento così importante ed unico nel suo genere.

    Antonio Montano

Pulsante per tornare all'inizio