Antibiotico-resistenza, ANMVI: bene target per la medicina umana
Inutili gli sforzi della Veterinaria senza interventi sulle infezioni ospedaliere
Riceviamo e pubblichiamo una comunicato stampa dell’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani)
Prima di oggi la strategia europea contro l’AMR (Anti-Microbico-Resistenza) non era compiutamente “one health”. Con l’odierna raccomandazione del Consiglio Europeo vengono finalmente fissati, per la prima volta, anche in medicina umana dei target di riduzione dei consumi di antimicrobici: entro il 2030 dovranno essere ridotti del 20% rispetto al 2019.
Inoltre, vengono fissati obiettivi di riduzione delle infezioni umane causate dai batteri più resistenti (Escherichia coli, Staffilococco aureus, Klebisiella pneumoniae) e vengono forniti ai medici indirizzi di scelta degli antimicrobici seguendo le indicazioni dell’OMS. Non da ultimo, vengono raccomandati la raccolta dei dati e il monitoraggio delle prescrizioni di antibiotici nelle persone, utili ad orientare i medici e i farmacisti nell’uso prudente.
Sono tutte azioni che nel settore della medicina veterinaria sono già in atto, con target di riduzione al 2030 ben più ambiziosi (50%). In Veterinaria si stanno già compiendo sforzi di monitoraggio dei dati di vendita, dei consumi e delle ricette veterinarie, fino alla completa rinuncia di ben 18 classi di antibiotici che i Medici Veterinari riserveranno all’esclusivo impiego in campo umano.
La raccomandazione approvata oggi dai Ministri europei alla Salute sottolinea che mentre per gli animali d’allevamento è già stato fissato un obiettivo di riduzione dei consumi del 50 %, nel settore della salute umana non esisteva, a livello di UE, alcun obiettivo. Ciò malgrado il 70% dei casi di infezioni nell’uomo da batteri resistenti agli antibiotici sia dovuto a infezioni correlate all’assistenza sanitaria. L’Italia è il secondo Stato Membro dopo la Grecia, con il più alto numero di decessi collegati alla resistenza antimicrobica (19 su 100.000 persone nel 2020).
Sarebbero inutili gli sforzi della Veterinaria senza interventi in campo umano di eguale portata e senza interventi di monitoraggio delle resistenze ambientali (es dispersione di antibiotici nelle acque) come quelli adottati oggi dal Consiglio dell’UE.