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Dal mare al fiume, l’idea di Israele per liberare la Palestina da Hamas

Dal fiume al mare, dicono quelli che vogliono completare la soluzione finale lasciata incompiuta negli anni Quaranta, intendendo con quelle parole significare la cacciata di tutti gli ebrei tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, cioè la distruzione di Israele. Ma dal mare al fiume potrebbe essere chiamata l’idea di Israele per liberare la Striscia di Gaza dai terroristi del gruppo armato palestinese islamista Hamas e della Jihad islamica.

Le operazioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza, secondo quanto riferito dal generale Yaron Finkelman, capo del Comando sud delle Idf, hanno condotto i soldati israeliani “nel cuore di Jabaliya, nel cuore di Shejaiya e, da oggi, anche nel cuore di Khan Younis”, la città più grande nel sud della Striscia, considerata da Israele una delle roccaforti del movimento islamista palestinese Hamas. Le Idf starebbero valutando l’ipotesi di pompare acqua di mare nella rete di tunnel di Hamas a Gaza, secondo quanto riferisce il quotidiano statunitense “Wall Street Journal”. Cinque grandi pompe sono già state montate a nord del campo profughi di Al Shati nell’ultimo mese, ciascuna in grado di pompare migliaia di metri cubi di acqua di mare nei tunnel. Da parte loro, le Brigate Qassam, l’ala armata di Hamas, hanno affermato sul loro canale Telegram di aver colpito obiettivi delle Idf nell’area di Khan Younis, distruggendo totalmente o parzialmente 24 veicoli e riempiendo di esplosivo un edificio contenente una postazione dell’esercito israeliano, causandone il completo crollo.

Dall’inizio della guerra tra Israele e il gruppo islamista il 7 ottobre scorso, sono morti circa 1.200 civili israeliani e 9.460 sono rimasti feriti. Secondo quanto si apprende, oltre 11.500 raffiche di razzi sono state lanciate verso il territorio israeliano. È salito invece a 15.900 il bilancio dei morti negli attacchi delle Idf a Gaza dall’inizio della guerra, secondo l’ultimo annuncio della ministra della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mai al Kaila. Secondo le stime del governo di Hamas sarebbero invece 16.248.

Proseguono nella regione le preoccupazioni per un eventuale allargamento del conflitto. Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che “le atrocità commesse dall’esercito israeliano nel conflitto nella Striscia di Gaza non si devono trasformare in una guerra che coinvolge tutta la regione del Golfo”. Erdogan è intervenuto in occasione del 44esimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc) in corso a Doha, in Qatar, durante il quale diversi leader regionali affronteranno varie questioni politiche ed economiche, in particolare il conflitto in corso tra il movimento islamista palestinese Hamas e Israele nella Striscia di Gaza. Nel suo intervento, Erdogan ha dichiarato: “La Turchia confida in un cessate il fuoco permanente e nella creazione di uno Stato sovrano palestinese indipendente”, aggiungendo che “l’amministrazione Netanyahu è pericolosa perché sta mettendo a rischio la sicurezza e il futuro di tutta regione del Golfo, a causa dei suoi calcoli politici errati”.

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