
Formiche o cicale?
Gli italiani continuano a risparmiare, ma il tasso di risparmio diminuisce
Se lo chiede il Wall Street Italia del 5.11.18 in un articolo di Alessandra Caparello.
Durante la 94esima Giornata mondiale del Risparmio, di cui Il Patto Sociale ha parlato qualche giorno fa (https://www.ilpattosociale.it/2018/11/02/italiani-popolo-di-risparmiatori-malgrado-il-futuro-incerto/), un’indagine realizzata dall’Acri, ovvero dall’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio insieme all’Ipsos, ha fatto emergere come la propensione degli italiani al risparmio resta alta, ovvero all’86% come lo scorso anno.
Ebbene, ora altri dati mostrano il contrario, almeno paragonando la capacità degli italiani di economizzare con quella dei colleghi europei. Se nel 1995 il 16% del reddito lordo delle famiglie italiane veniva risparmiato, ventidue anni dopo, nel 2017, tale percentuale è crollata al 2,4%. Questi i dati raccolti dall’Ocse e riportati oggi in un articolo de Il Sole 24 Ore. E’ vero che le condizioni economiche in ventidue anni sono profondamente cambiate, vuoi per l’abbassamento del costo del denaro, la creazione della moneta unica e la crisi economica che ha colpito duramente dieci anni fa, contribuendo tutti insieme a cambiare le abitudini delle famiglie.
Tuttavia, il confronto con altri paesi è molto deludente: Francia e Germania, che, pur con diversi esiti, hanno avuto le stesse condizioni dell’Italia, sono riuscite nel mantenere tassi di risparmio più o meno sugli stessi livelli, al 10% circa del reddito lordo disponibile.
In ogni caso la media dei paesi che adottano la moneta unica presenta un valore doppio del tasso di risparmio rispetto all’Italia. L’immagine che spesso si ha della famiglia del nostro bel paese “previdente”, che mette da parte una parte consistente dei guadagni del proprio lavoro, è solo un ricordo. Oggi i campioni del risparmio, le famiglie “formichine” – almeno tra i paesi Ocse – si trovano oramai in Svizzera, Cina e Svezia.