soldi

  • Parità retributiva e disparità di costo della vita, un nodo da affrontare nella manovra del governo

    Secondo uno studio della Cgia di Mestre, che ha elaborato i dati forniti da Inps e Istat, gli stipendi del Nord Italia sono più alti del 35% rispetto a quelli del Sud, la differenza sarebbe dovuta alla maggior produttività del lavoro nel Nord. Se in Lombardia la media annua di retribuzione è 28.354 euro, in Calabria scende a 14.960. Negli ultimi anni è cresciuta anche la produttività dell’Emilia Romagna.

    Secondo la ricerca, al Nord si lavora 28 giorni in più all’anno.

    Le ragioni della differente produttività del Nord e del Sud sarebbero anche dovuta all’economia sommersa, che nel Sud è più diffusa e che ovviamente non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. Al Sud vi sono inoltre molti lavoratori intermittenti, legati alle attività stagionali.

    Lo studio della Cgia ripropone la questione degli squilibri retributivi nelle varie aree di Italia, non solo tra Nord e Sud ma anche tra aree urbani e rurali.

    Negli anni ’70 furono abolite le cosiddette gabbie salariali, sostituite dal contratto collettivo nazionale di lavoro, contratto che però non ha prodotto gli effetti sperati visto che le disuguaglianze salariali sono rimaste e a volte anche aumentate. Bisogna infatti anche tenere conto che vi sono società private, e tra queste multinazionali, che operano prevalentemente al Nord e che sono più disponibili a corrispondere stipendi più elevati.

    Se le gabbie salariali non avevano risolto all’epoca il problema né ora lo ha risolto il contratto nazionale, dovrebbe essere evidente la necessità, per il governo e le parti sociali, di trovare una soluzione alternativa.

    Come abbiamo detto più volte, a identico lavoro deve corrispondere uguale stipendio e questo ovviamente vale anche per le donne che tuttora hanno retribuzioni inferiori. E’ altrettanto evidente però che lo stesso stipendio ha un potere di acquisto differente a seconda dell’area geografica in cui vive il lavoratore e il problema non è la retribuzione in sé ma il potere di acquisto della stessa.

    Vivere a Milano è più costoso che vivere a Roma ed infinitamente più costoso che vivere a Salerno per non parlare ovviamene di altre aree del Sud. Lo stipendio di un ricercatore universitario a Milano non basta a consentirgli una casa in affitto e a tutte le spese correlate per la vita quotidiana mentre a Palermo lo stesso ricercatore può concedersi una vita discreta. Analoga disparità di costo della vita si riscontra tra chi vive nella grande città e chi vive in campagna: infatti, ad esempio, il costo della vita nel centro di Piacenza è superiore a quello nei paesi del territorio provinciale circostante.

    Il problema perciò sarebbe, rimarcando nuovamente che a uguale lavoro deve corrispondere uguale stipendio, che lo Stato, identificando attraverso Regioni e Comuni le aree a maggior costo di vita, individuasse degli ammortizzatori sociali, dagli sgravi fiscali a quell’edilizia popolare che da decenni è ferma, che consentissero a tutti di poter vivere dignitosamente. Vi è inoltre il problema causato dall’eccessivo costo della vita in alcune aree che spinge molto persone del Sud a richiedere, dopo aver vinto un concorso pubblico al Nord, di essere ritrasferite al Sud dove la vita è meno costosa.

    Si avvicina il momento della legge di bilancio che, come sappiamo, affronterà una serie di temi diversi. La nostra speranza è che lo studio della Cgia e l’auspicabile conoscenza del problema da parte dei ministri preposti ai problemi del lavoro induca il governo a indicare soluzioni.

  • Dal Consiglio europeo della ricerca 780 milioni di euro a giovani scienziati

    Il Consiglio europeo della ricerca (CER) ha annunciato la concessione di 494 sovvenzioni a scienziati e accademici a inizio carriera in tutta Europa. Il finanziamento, per un totale di quasi 780 milioni di euro, sostiene la ricerca all’avanguardia in una vasta gamma di settori, dalle scienze della vita alla fisica, alle scienze sociali e umanistiche. Parte del programma Orizzonte Europa dell’UE, aiuterà i ricercatori a inizio carriera ad avviare i loro progetti, formare i loro team e perseguire le loro idee più promettenti.

    Le ricercatrici si sono aggiudicate il 44% delle nuove sovvenzioni di avviamento, rispetto al 43% nel 2023 e al 39% nel 2022. I beneficiari hanno proposto di sviluppare i loro progetti presso università e centri di ricerca di 24 Stati membri dell’UE e paesi associati, tra cui Germania (98 sovvenzioni), Paesi Bassi (51), Regno Unito (50) e Francia (49).

    Le sovvenzioni di avviamento ammontano in genere a 1,5 milioni di € ciascuna e vengono concesse per un periodo di cinque anni. Si stima che le sovvenzioni creeranno 3 160 posti di lavoro nelle équipe dei nuovi beneficiari.

  • La Commissione versa il quinto pagamento di 11 miliardi di € all’Italia nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza

    La Commissione ha versato all’Italia un quinto pagamento di 11 miliardi di € in sovvenzioni e prestiti (al netto dei prefinanziamenti) nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza.

    Come per tutti gli Stati membri, i pagamenti effettuati all’Italia nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza sono concessi sulla base dei risultati conseguiti nell’efficace attuazione degli investimenti e delle riforme previste dal piano di ripresa nazionale.

    La quinta richiesta di pagamento riguarda 54 traguardi e obiettivi, tra i quali alcuni passi importanti verso l’attuazione di 14 riforme e 22 investimenti in settori quali il diritto della concorrenza, gli appalti pubblici, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, la giustizia, il quadro di revisione della spesa e l’istruzione.

    Il 2 luglio 2024 la Commissione aveva approvato una valutazione preliminare positiva di 53 traguardi e obiettivi relativi alla quinta richiesta di pagamento dell’Italia, per un importo di 11 miliardi di €. Il successivo parere favorevole del Comitato economico e finanziario del Consiglio ha spianato la strada all’adozione da parte della Commissione di una decisione definitiva sull’erogazione dei fondi.

    Il piano globale per la ripresa e la resilienza dell’Italia è finanziato con 194,4 miliardi di € in sovvenzioni e prestiti.

  • Disponibile a sostegno dell’Ucraina il primo trasferimento di 1,5 miliardi di EUR di proventi da attività russe bloccate

    L’UE mette a disposizione a sostegno dell’Ucraina il primo pagamento di 1,5 miliardi di euro generati da attività russe bloccate. Queste entrate straordinarie generate dagli operatori dell’UE e detenute dai depositari centrali di titoli (CSD), derivanti da attività pubbliche russe bloccate, sono state messe a disposizione della Commissione da Euroclear come prima rata il 23 luglio. I fondi saranno ora erogati attraverso lo strumento europeo per la pace e lo strumento per l’Ucraina per sostenere le capacità militari dell’Ucraina e la ricostruzione del paese.

    Il blocco delle attività della Banca centrale russa è una delle conseguenze delle sanzioni adottate dall’UE nei confronti della Russia a seguito della guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Le entrate straordinarie generate in tale contesto dagli operatori dell’UE non appartengono alla Russia e sono detenute dai CSD. Ora l’UE ha iniziato a erogare tali entrate all’Ucraina.

  • Dall’evasione fiscale al sistema bancario

    All’interno di un sistema democratico ogni forma di pagamento dovrebbe rappresentare la manifestazione di una libera scelta del cittadino rispetto al pagamento per un qualsiasi acquisto e proprio per questo dovrebbe risultare legittima in ogni sua forma di espressione.

    La continua pressione, invece, nella sola direzione a favore dei pagamenti attraverso la moneta elettronica, soprattutto da parte di quelle forze politiche ed istituzionali italiane ed europee, e che si considerano liberali o addirittura progressiste, quindi più vicine alle incombenze del cittadino comune, suscita dubbi e probabilmente esprime anche una certa complicità con il sistema bancario.

    Andrebbe ricordato come con l’utilizzo dei pagamenti elettronici (una forma assolutamente comoda anche per chi scrive) si pagano ogni giorno tra i 150 ed i 180 milioni in commissioni.

    In un mese, quindi, questa somma diventa di 4,5 miliardi di euro e in un anno di trasforma in oltre 54 miliardi di risorse sottratte al processo di creazione di  valore aggiunto e trasformate in una  semplice commissione pagata al sistema bancario.

    L’evasione fiscale in Italia ammonta nel 2021 a 81 miliardi di euro di imponibile (compresa però anche quella contributiva) e nel 2023 sono state recuperate, secondo l’Agenzia delle Entrate, oltre 24 miliardi di imposte evase, proprio grazie, cosi si afferma, al maggiore utilizzo delle carte di debito e di credito e quindi alla tracciabilità dei pagamenti.

    Dalla semplice considerazione nel confronto tra i numeri  emerge come l’utilizzo della moneta elettronica rappresenta più  lo strumento “perfetto” finalizzato alla trasformazione di una ipotetica evasione fiscale in utili a favore del sistema bancario, in quanto per recuperare 24 miliardi di imponibile il costo complessivo risulta di circa 54 miliardi, con un saldo a tutto favore del sistema bancario.

    In altre parole per un euro recuperato di evasione fiscale il sistema bancario ne incassa due (2).

    Per questo semplice motivo, allora, il recupero anche dell’intero ammontare dell’evasione fiscale non potrà mai tradursi in una riduzione della pressione fiscale (“paghiamo tutti per pagare di meno”) ma diventa già da oggi semplicemente un ulteriore arricchimento ingiustificato del sistema bancario in quanto già ora le commissioni rappresentano il 57% degli utili degli istituti.

    Nessuno intende giustificare l’evasione fiscale ma risulta evidente come la moneta elettronica rappresenti lo scettro del potere del sistema bancario che esercita sulle masse di consumatori. In cambio, lo stesso sistema acquista i titoli del debito pubblico che assicurano la libertà di crescita nella spesa pubblica alla classe governativa e politica.

    La diarchia (*) trova la propria massima espressione nello storytelling della lotta all’evasione fiscale.

    (*) novembre 2018 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-vera-diarchia/

  • I proventi della droga viaggiano attraverso le banche fantasma cinesi

    La direzione distrettuale antimafia di Roma ha scoperto una banca fantasma cinese, che smistava in tutto il mondo i profitti del traffico di stupefacenti. In tutto gli indagati sono quaranta tra cittadini italiani e cinesi, per 19 sono scattate le misure cautelari, i reati contestati sono, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, il riciclaggio, l’estorsione, l’autoriciclaggio e la detenzione abusiva di armi.

    Si tratta peraltro dell’ultimo di una serie di episodi analoghi su cui sono in corso indagini da tempo.

    Nella prima relazione semestrale del 2020 della direzione antimafia, partendo dal crollo delle rimesse inviate dagli immigrati cinesi in Italia monitorato dalla Banca d’Italia. Nel 2017 la quota ammontava a 136 milioni di euro, nel 2019 a 11 milioni, nel 2022 la situazione non è migliorata molto: l’ammontare delle somme dirette a Pechino è risalito di poco, raggiungendo i 23 milioni di euro.

    Denominato flying money, soldi volanti, dal cinese feichien, il sistema informale di trasferimento di valore  è nato in Cina ai tempi dei Tang, la dinastia che ha regnato dal 618 al 907 dopo Cristo, ha portato l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia (Uif) a segnalare 62 operazioni sospette facenti capo a una rete di 1600 soggetti.

  • Dalla Commissione un sostegno alle imprese dell’Italia meridionale per le conseguenze della guerra russo-ucraina

    La Commissione europea ha approvato modifiche a un regime italiano esistente a sostegno delle imprese attive nell’Italia meridionale nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina.

    L’aiuto consisterà in una riduzione del 30% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati attivi nelle regioni meridionali dell’Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) che risentono delle conseguenze socioeconomiche derivanti dalla guerra della Russia contro l’Ucraina.

    L’Italia ha notificato due modifiche al regime esistente consistenti in un aumento di bilancio di 2,9 miliardi di euro e una proroga del periodo in cui si applica la riduzione dei contributi previdenziali fino al 31 dicembre 2024.

  • Abusi confermati con i fondi europei

    L’abuso è il contrassegno del possesso e del potere.

    Paul Valéry, da “Quaderni, 1894/1945”

    All’inizio del 1999 al Parlamento europeo si discuteva di una mozione di censura nei confronti della Commissione europea. Si accusava la commissaria europea per la scienza, la ricerca e lo sviluppo di “presunti casi di frode, cattiva gestione e nepotismo in seno alla Commissione europea”. Accuse che la diretta interessata aveva respinto. Il 16 marzo 1999 però l’allora presidente della Commissione europea aveva annunciato “le dimissioni sue e dell’intero collegio”. E fino a settembre 1999 la Commissione ha svolto solo delle attività necessarie previste dalle normative in vigore. Il 28 aprile 1999 è stato costituito l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Office européen de lutte anti-fraude – OLAF; n.d.a.). L’OLAF é un organismo indipendente all’interno della Commissione Europea. Il suo obiettivo istituzionale allora era quello di evidenziare e combattere “le frodi, la corruzione e qualsiasi attività illecita lesiva degli interessi finanziari della Comunità europea”. Da allora però sono aumentati i compiti istituzionali di OLAF. Uno di quei compiti è quello di indagare sugli abusi dei fondi comunitari attuati anche nei Paesi candidati all’adesione all’Unione europea. E tra i fondi ci sono anche quelli previsti per promuovere e sostenere dei progetti di sviluppo delle aree rurali. Si tratta di finanziamenti effettuati tramite i programmi settennali IPARD (Instrument for Pre-Accession Assistance and Rural Development – Lo Strumento di assistenza pre-adesione per lo sviluppo rurale; n.d.a.).

    Uno dei Paesi che approfitta dei finanziamenti IPARD è anche l’Albania. Attualmente sono attivi i finanziamenti nell’ambito del programma IPARD III. Ci sono diversi obiettivi previsti da questo programma. Si tratta di obiettivi istituzionalmente confermati, da conseguire nel periodo 2021 – 2027. Obiettivi che riguardano l’agevolazione dello sviluppo delle imprese, la loro crescita e, di conseguenza, la crescita dell’occupazione nelle aree rurali. Il programma IPARD III prevede anche “…l’aumento della competitività nel settore agroalimentare e il miglioramento dello sviluppo comunitario e del capitale sociale in quelle aree rurali” dov’è attivo il programma. L’istituzione incaricata per la gestione del programma è la Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (The Directorate-General for Agriculture and Rural Development), nota anche come DG AGRI. Trattandosi però di finanziamenti europei per i Paesi candidati all’adesione all’Unione europea, o potenzialmente tali, diventa obbligatorio anche il controllo della gestione di quei finanziamenti. Controllo effettuato da OLAF.

    In Albania le istituzioni governative direttamente coinvolte nell’uso di quei finanziamenti sono il ministero dell’Agricoltura e l’Agenzia per lo sviluppo agricolo e rurale. Ed è proprio quest’ultima che gestisce, a livello nazionale, i finanziamenti dei programmi IPARD.  Purtroppo però, fatti accaduti, documentati e denunciati alla mano, risulterebbero degli abusi continui e ben evidenziati di quei finanziamenti. Si tratta di fatti resi pubblici e denunciati ufficialmente anche presso le strutture dell’Unione europea, OLAF compresa. Il nostro lettore è stato informato di questi abusi a tempo debito (Abusi anche con i finanziamenti europei, 19 settembre 2023; Misere bugie per nascondere clamorosi abusi quotidiani ed altro, 27 novembre 2023). Basandosi su quelle denunce OLAF ha, in seguito, effettuato delle indagini focalizzate soprattutto sulla distribuzione dei finanziamenti a fondo perduto previsti e destinati ai beneficiari agricoltori albanesi.

    Ebbene in base a quelle indagini avviate dall’inizio del 2021 e dalle conclusioni preliminari, il 16 luglio 2023 la Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale ha ufficialmente inviato alle istituzioni albanesi una lettera confermando la sospensione temporanea del sostegno finanziario nell’ambito dei programmi IPARD. Con quella lettera si comunicava ufficialmente alle responsabili istituzioni albanesi “la sospensione temporanea del sostegno finanziario nell’ambito dei programmi IPARD”. E tra le istituzioni c’erano anche il ministero dell’Agricoltura, il ministero delle Finanze e l’Agenzia per lo sviluppo agricolo e rurale. La notizia però è stata tenuta segreta dalle istituzioni, come spesso accade in simili casi in Albania. Notizia che comunque non poteva rimanere tale per molto tempo. E così è stato. La Delegazione dell’Unione europea in Albania il 19 luglio 2023 ha distribuito un comunicato ufficiale, con il quale confermava che la Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale “ha informato il governo albanese di aver preso delle misure precauzionali in base ad un’informazione iniziale diramata dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), in seguito alle indagine su delle accuse di corruzione riguardanti l’attuazione del programma IPARD II”. In più in quel comunicato diramato si sottolineava che “…in via preventiva, a tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea, la Commissione europea ha temporaneamente sospeso i rimborsi alle autorità albanesi per le spese sostenute nell’ambito del programma IPARD II”.

    In seguito è stato confermato, altresì, che nella stessa lettera ufficiale, inviata il 14 luglio scorso dalla Direzione Generale della Commissione europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale alle autorità albanesi, non si informava solo della sopracitata sospensione dei pagamenti. L’autore di queste righe informava il nostro lettore nel settembre dell’anno scorso che “…oltre alla sospensione dei rimborsi, l’Albania potrebbe essere espulsa anche dal programma di finanziamenti IPARD III (2021 – 2027), attivo ormai da tre anni. Le cause di una simile e possibile espulsione, nel caso accadesse, sarebbero la gestione corruttiva e gli abusi dei finanziamenti europei stanziati per l’agricoltura e per lo sviluppo delle aree rurali in Albania” (Abusi anche con i finanziamenti europei; 19 settembre 2023).

    Ebbene le scorsa settimana è stato reso pubblico il rapporto ufficiale dell’OLAF per il 2023. In quel rapporto si affermava che OLAF ha investigato basandosi sulle “…gravi accuse riguardanti l’uso improprio dei fondi dell’Unione europea provenienti dallo strumento di assistenza pre-adesione per lo sviluppo rurale (IPARD II) in Albania”. Un’accusa fatta e confermata dalle indagini dell’OLAF si riferiva alla denuncia secondo la quale coloro che avevano presentato la richiesta per avere dei finanziamenti dal programma IPARD II “erano obbligati a pagare un’elevata percentuale della loro sovvenzione a società di consulenza ‘preselezionate’, che avrebbero poi agevolato i contratti con l’Agenzia albanese per lo sviluppo rurale e l’agricoltura (ARDA), che distribuiva i fondi”. In base alle indagini fatte e alle derivanti e fondate conclusioni, OLAF raccomandava alle istituzioni competenti dell’Unione europea “…di impedire che 112 milioni di euro di futuri finanziamenti (IPARD III) all’Albania provengano da spese indebite, fino a quando non saranno messe in atto misure correttive per proteggere gli interessi finanziari dell’UE da qualsiasi attività illegale”. Aggiungendo in seguito che “Considerate le possibili attività criminali scoperte durante l’indagine, l’OLAF ha inviato copia dei risultati anche alle autorità giudiziarie albanesi”.

    Chi scrive queste righe è convinto che le autorità giudiziarie albanesi, ubbidienti al primo ministro e/o a chi per lui, insabbieranno anche quel rapporto dell’OLAF sugli abusi dei fondi europei. Come hanno fatto con delle innumerevoli altre clamorose denunce in precedenza. Aveva ragione Paul Valéry, l’abuso è il contrassegno del possesso e del potere.

  • Il paradosso degli incentivi fiscali

    Gli incentivi fiscali possono determinare degli  esiti contraddittori a seconda del loro posizionamento.  Sembra incredibile come ancora oggi sia necessario precisare la differenza negli  esiti con la politica degli incentivi se posizionati a monte o a valle di una qualsiasi filiera industriale.

    Nel caso, per esempio, dell’industria automobilistica qualsiasi forma di incentivo relativo a favorire l’acquisto di un’auto, esattamente quanto scelto dal governo in carica, rappresenta un sostegno alla politica “commerciale” quasi sempre utilizzato, come diceva Marchionne negli anni passati, a favore della vendita di automobili estere e magari nell’ultimo periodo cinesi.

    Anche se gli esempi risultano sempre molto difficili da dimostrarsi veramente esemplificativi, sarebbe come se il bonus edilizio fosse stato adottato come incentivo alla vendita delle realtà immobiliari esistenti e non a favore di un eventuale efficientamento energetico, come è avvenuto in realtà, anche con effetti disastrosi per quanto riguarda il debito alla spesa pubblica.

    In quest’ottica, all’interno di una politica di sviluppo di una qualsiasi filiera industriale i medesimi incentivi dovrebbero rappresentare la prima forma di sostegno alle produzioni o quantomeno al mantenimento delle complesse filiere all’interno del confine nazionale.

    Solo in questo caso, quindi, questi assumerebbero i connotati di una forma di sostegno non al singolo settore manifatturiero, ma più complessivamente ne trarrebbe un vantaggio la stessa occupazione, e, di conseguenza, anche allo sviluppo della domanda interna e quindi dello stesso PIL.

    Nel complesso momento nel quale il sistema economico/industriale si trova, per la prima volta dal dopoguerra ad oggi, di fronte alla quindicesima flessione della produzione industriale un governo consapevole avrebbe dirottato ogni incentivo a monte della filiera, più che allo sviluppo del commercio dei prodotti per riuscire ad acquisire qualche decimale di crescita.

    In quanto l’obiettivo strategico dovrebbe essere quello di invertire il trend della disastrosa flessione della produzione industriale, la quale non è ancora oggi condizionata dalla politica fiscale a sostegno espressa dal governo in carica come dai precedenti.

    Va ricordato, infatti, come gli ultimi governi, compreso l’attuale, si sono dimostrati espressione di un imbarazzante pressapochismo economico optando  con la scelta dei bonus fiscali ed incentivi a valle di ogni filiera industriale e quindi anche di quella Automotive. Ed ecco allora come i risultati ovviamente non tardano ad arrivare, come qui sotto ricordati (*), con un calo della produzione industriale nel settore industriale dell’auto del -20%. Un disastro strategico e politico oltre che economico il quale non può venire semplicemente attribuito alla congiuntura internazionale ma anche ad un’incompetenza di fondo di chi ha gestito negli ultimi vent’anni la politica economica ed industriale del Paese.

    Tornando, quindi, agli incentivi fiscali ed economici, sarebbe opportuno ricordare come proprio dal loro posizionamento, se a monte o piuttosto a valle della filiera industriale, questi potranno garantire un futuro al nostro Paese oppure condannarlo alla propria estinzione industriale ed economica.

    (*) https://www.motorionline.com/anfia-ad-aprile-in-italia-la-produzione-cala-ancora-203/

  • Lo Stato di minoranza

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli

    Come istituzione lo Stato dovrebbe rendersi interprete dell’interesse dei propri cittadini, grazie all’opera degli organi istituzionali titolari dei poteri esecutivo, legislativo e giurisdizionale.

    In altre parole, ci dovrebbe essere in uno stato democratico la completa e totale identificazione degli obiettivi statali con le aspettative della maggioranza degli amministrati. Questo tipo di risultato può venire ottenuto e soprattutto mantenuto solo all’interno di una democrazia diretta, nella quale i cittadini possano esprimere la propria opinione sulle più diverse questioni di ordine economico, fiscale, politico ed anche infrastrutturale come attualmente solo in Svizzera avviene.

    Viceversa l’entità statale elabora una propria indipendente priorità di obiettivi politici, economici e, nell’ultimo decennio, anche ambientali ed etici, questi ultimi sicuramente importanti ma comunque espressione di una minoranza, in virtù di una presunta superiorità intellettuale la cui sola legittimazione deriva dal semplice mandato elettorale.

    Come logica conseguenza in questo caso lo Stato non solo diventa una istituzione non più in grado di interpretare le necessità dei cittadini ma addirittura neppure interessata alla loro conoscenza, così da rendersi distaccato e lontano ed alla fine autoritario, infatti uno Stato minoritario si dimostra tale quando la propria classe politica manifesta interesse solo ed esclusivamente per le aspettative delle minoranze.

    In quest’ultimo caso le due forme di sostentamento e di mantenimento dello Stato vengono rappresentate dalla gestione della spesa pubblica sempre in continuo aumento. In più, a questa forma di potere si aggiunge la gestione del credito esercitata da un sistema bancario che sostiene, in complicità con lo stato, l’esplosione del debito pubblico (*).

    Per ottenere il mantenimento di questa diarchia, lo Stato inevitabilmente non cerca di migliorare l’efficienza della spesa pubblica, e conseguentemente il benessere dei propri cittadini, ma canalizza tutte le proprie attenzioni verso obiettivi ancora una volta politici ed etici come la lotta alla evasione, in quanto l’obiettivo principale non è quello di razionalizzare la spesa, in relazione alla cui efficienza l’Italia è al 123° posto dietro ad Haiti, ma di aumentare la dotazione finanziaria della stessa e di conseguenza il potere di chi lo gestisce.

    All’interno infatti di una spesa pubblica che ha raggiunto i 1.129 miliardi e ben oltre il 57% del PIL, avrebbe un effetto minimale il recupero anche dell’intera evasione fiscale e contributiva attuale attorno agli 82 miliardi di imponibile.

    La sua resa finanziaria risulterebbe di circa 42 miliardi, anche applicando l’aliquota massima, il recupero totale, in ultima analisi, si attesterebbe al 3,5% della spesa pubblica totale. Quindi affermare che la sola lotta all’evasione possa essere la soluzione per sanare gli squilibri ingiustificabili causati dalla stessa spesa pubblica rappresenta un controsenso o peggio la tipica espressione di uno Stato assolutamente minoritario.

    Con questo termine si definisce quella entità statale espressione di una democrazia malata con un sistema elettorale bloccato dagli stessi partiti all’interno della quale la delega non rappresenta più una garanzia di democrazia, ma semplicemente una cambiale in bianco che viene utilizzata per sostenere e sviluppare interessi particolari.

    In questo contesto ecco allora che Stato ponendo la sua attenzione e la propria tecnologia digitale nella sola lotta all’evasione, causata anche dai “materassi normativi” creati da ogni governo, in barba a qualsiasi tutela della privacy utilizza sempre più strumenti invasivi della legittima sfera personale (**) assumendo sempre più i connotati orwelliani. Mentre se il medesimo impegno venisse indirizzato nel combattere i reati “minori”, ai quali la pessima riforma Cartabia del governo Draghi ha annullato la procedibilità d’ufficio, probabilmente i reati contro il patrimonio potrebbero sicuramente essere contrastati con maggiore efficienza.

    Risulta evidente, quindi, come l’attuale entità statale ora rappresenti non più gli interessi della comunità, ma semplicemente lo strumento per il conseguimento di interessi particolari sostenuti finanziariamente attraverso la spesa pubblica e la gestione del credito.

    In fondo non si rileva una grande differenza nella elaborazione delle priorità, espresse anche in sede europea, tra le teocrazie islamiche e gli attuali asset istituzionali minoritari attualmente espressi sia dall’Italia che dalla stessa Unione Europea.

    (*) novembre 2018 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-vera-diarchia/

    (**) giugno 2024 https://www.wallstreetitalia.com/anonimometro-gia-operativi-i-controlli-sui-conti-correnti/

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