I proventi della droga viaggiano attraverso le banche fantasma cinesi
La direzione distrettuale antimafia di Roma ha scoperto una banca fantasma cinese, che smistava in tutto il mondo i profitti del traffico di stupefacenti. In tutto gli indagati sono quaranta tra cittadini italiani e cinesi, per 19 sono scattate le misure cautelari, i reati contestati sono, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, il riciclaggio, l’estorsione, l’autoriciclaggio e la detenzione abusiva di armi.
Si tratta peraltro dell’ultimo di una serie di episodi analoghi su cui sono in corso indagini da tempo.
Nella prima relazione semestrale del 2020 della direzione antimafia, partendo dal crollo delle rimesse inviate dagli immigrati cinesi in Italia monitorato dalla Banca d’Italia. Nel 2017 la quota ammontava a 136 milioni di euro, nel 2019 a 11 milioni, nel 2022 la situazione non è migliorata molto: l’ammontare delle somme dirette a Pechino è risalito di poco, raggiungendo i 23 milioni di euro.
Denominato flying money, soldi volanti, dal cinese feich’ien, il sistema informale di trasferimento di valore è nato in Cina ai tempi dei Tang, la dinastia che ha regnato dal 618 al 907 dopo Cristo, ha portato l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia (Uif) a segnalare 62 operazioni sospette facenti capo a una rete di 1600 soggetti.