Attualità

La presunta “sostenibilità” del turismo

Dai lontani tempi del liceo la nomenclatura economica, politica ed accademica ha sempre individuato nella “economia turistica” la soluzione maggiormente sostenibile per lo sviluppo economico del nostro Paese ed in più a basso impatto ambientale. Una infantile ed imbarazzante visione in quanto si dimentica, allora come oggi, come la stessa economia turistica abbia una concentrazione di manodopera per milione di fatturato inferiore rispetto a quella industriale e soprattutto con qualifiche medie decisamente inferiori. Logica conseguenza sono le retribuzioni altrettanto inferiori determinando una conseguente bassa crescita economica.

Anche recentemente, all’interno di trasmissioni nazionali, si è parlato del turismo come “petrolio italiano”,

non prendendo in alcuna considerazione i fenomeni già noti da tempo con nuove ulteriori problematiche attorno alle quali per incapacità, indolenza ideologica o semplicemente superficialità si è sempre glissato.

Da anni, infatti, le maggiori località turistiche hanno conosciuto un costante ed irreversibile spopolamento senza precedenti più che proporzionale rispetto all’aumento dell’economia turistica locale. Fenomeni sociali ed urbani che hanno lasciato completamente indifferenti le autorità politiche locali (sindaci) e le istituzioni nazionali accecate dalla crescita dei flussi turistici e dalle nuove entrate per i comuni mai sazi di nuove risorse economiche. Talmente ingordi da pensare all’istituzione di un “ticket d’ingresso” per “regolare i flussi turistici”, i quali sul costo del soggiorno complessivo incidono minimamente, quindi risultano anche ininfluenti nella presunzione di modificarli (*).

Da decenni, Venezia come Cortina d’Ampezzo, subiscono una desertificazione urbana impressionante, aggravata, nel caso della città lagunare, da una classe politica che negli ultimi trent’anni ha contribuito ad un altro tipo di desertificazione, in questo caso quella industriale del porto.

I sindaci sembrano ora scoprire gli effetti delle loro stesse visioni complessive ed autonomamente decidono di introdurre una limitazione alla creazione di B&B nei centri storici, con Firenze capofila. Appoggiati da altrettanta incompetenza espressa dal governo il quale introduce una limitazione della libertà obbligando il soggiorno di una singola notte presso le sole strutture alberghiere, con  l’unico obiettivo di offrire una parvenza di capacità di intervento quando invece si conferma un sostanziale disprezzo nei confronti delle libertà individuali del turista e della libertà di impresa.

Queste medesime espressioni di competenze istituzionali  contemporaneamente sostengono la digitalizzazione dell’economica e della P.A. e si dimostrano incapaci di valutare l’effetto delle piattaforme digitali nella esplosione di domanda di turismo indipendente.

Nessuno ha intenzione di contestare l’impatto negativo della creazione di B&B in relazione alla minore disponibilità di alloggi per residenzialità permanenti. Contemporaneamente  andrebbe anche ricordata che la costituzionale tutela della proprietà privata e della propria gestione, così come la libertà di scelta del cittadino e turista.

Al di là delle piazzate dei sindaci o di ministri relative al numero di notti minime da passare nelle strutture ricettive, l’unica alternativa alla desertificazione urbana viene quindi rappresentata da nuovi  investimenti in economia industriale ed artigianale, se veramente si volesse pensare al bene delle città turistiche e combatterne lo spopolamento.

Tanto per restare nel Veneto, terza  regione più visitata  in Italia,  lo sviluppo dell’area industriale di porto Marghera a Venezia o artigianale di Pian da Lago a Cortina d’Ampezzo rappresenta, all’interno di una visione a medio e lungo termine, l’unica strategia per sviluppare una costante presenza di professionalità sul territorio per l’intero arco dell’anno.

Sembra incredibile come, ancora oggi, non risulti chiaro il diverso impatto economico tra una economia turistica che vende un prodotto ed una industriale che attraverso prodotti complessi moltiplica i fattori economici di crescita.

La crescita complessiva di un paese nasce dal know how espresso dal  sistema industriale e solo in parte  anche da un importante afflusso turistico. La politica della limitazione dei B&B imposta dagli enti locali e dal governo per arginare la carenza di residenzialità ed il conseguente spopolamento dei centri storici qualifica le competenze di chi la propone.

(*) Venezia ne rappresenta il caso emblematico

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