Turismo

  • A Milano il Premio Stampa Israele dedicato ai migliori servizi turistici del 2023

    Si è svolto a Milano, a Palazzo Bagatti Valsecchi il Premio Stampa che l’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo ha dedicato ai migliori servizi giornalistici dedicati al turismo in Israele realizzati nel 2023. L’evento ha celebrato il giornalismo di qualità, premiando le migliori narrazioni sul Paese attraverso diverse categorie mediatiche.

    “Con grande orgoglio abbiamo realizzato questo evento in un momento di apertura e speranza. Siamo felici di poter mostrare nuove immagini del lavoro del nostro Ministero che invita ad un ritorno in Israele in occasione anche, ma non solo, dell’anno del Giubileo”, ha dichiarato Kalanit Goren, delegata dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo a Milano. Speranza, curiosità, bellezza, fede, cultura, storia, rinascita, voglia di vivere le parole che hanno caratterizzato questa edizione del Premio che cade nell’Anno Santo, fortemente voluto da Papa Francesco, e in un periodo in cui la cronaca e la geopolitica riportano costantemente all’attenzione del mondo la delicata questione mediorientale.

    Le categorie premiate sono state otto: Stampa Trade, Social, Quotidiano, Online, Stampa periodica, TV Magazine, TV trade, Radio, alle quali quest’anno si sono aggiunti tre premi speciali per contributi particolarmente meritevoli e significativi.

    Per la Categoria Stampa Trade è stato premiato Travel Quotidiano, per la Categoria Quotidiano Il Giornale con un servizio di Anna Maria Catano, per i Social Media il premio è andato a Maria Teresa Ruta per i suoi racconti di viaggio in Israele e per la sua sempre grande attenzione e vicinanza alla destinazione, anche dopo i tragici eventi del 7 ottobre, a Isabella Radaelli, per la testata James Magazine, è andato il Premio Stampa per un bellissimo servizio dedicato all’aspetto glamour di Israele. Archeo, che ha pubblicato a fine 2023 una monografia dedicata all’Archeologia ai tempi di Gesù, è andato il Premio Categoria Stampa Periodica. Il premio è stato ritirato dal professore Stefano Struffolino. Per la Categoria Tv Magazine il riconoscimento è andato ad un servizio di Studio Aperto, Italia 1, realizzato da Elia Milani che ha raccontato “24 ore all’interno del Santo Sepolcro”, mentre per la categoria Tv Trade è stato premiato il programma turistico Gulliver di Alma TV, condotto da Stefano Ribaldi e per la Categoria Radio Maurizio Di Maggio, per Radio Montecarlo, per il programma dedicato al Turismo “In Viaggio con Di Maggio”.

    Novità 2024 sono stati i tre premi speciali di cui uno come menzione speciale andata a Silvia Grilli direttrice di Grazia, per la sua voce autorevole e appassionata che ha raccontato Israele con uno sguardo autentico e attento, mettendone in luce la ricchezza e la complessità. Ad Askanews il premio speciale per il costante impegno nel riportare con professionalità e accuratezza la realtà di Israele e al Gruppo Italiano Stampa Turistica (GIST) per il prezioso contributo alla promozione del turismo israeliano attraverso il giornalismo di settore con informazione constante e approfondita.

    Il Premio Stampa Israele conferma ancora una volta il ruolo fondamentale dell’informazione nella narrazione di un Paese ricco di storia, cultura e innovazione, valorizzando il lavoro dei professionisti che con passione e competenza raccontano Israele al pubblico italiano. E anche con una visione non comune. Non è un caso che Isabella Radaelli, vincitrice della categoria on line abbia sottolineato di aver voluto dare, nel suo articolo, un “focus glamour perchè Israele non è solo spiritualità ma anche luxury, un aspetto tutto da scoprire”.

    Tutti i premiati sono poi stati omaggiati di un premio davvero speciale: un albero che verrà piantato a loro nome in Israele dal KKL, il Keren Kaymet Leisrael.

  • La Borsa Mediterranea del Turismo scalda i motori per la 28esima edizione

    Torna a Napoli la Borsa Mediterranea del Turismo. La ventottesima edizione, in programma alla Mostra d’Oltremare da giovedì 13 a sabato 15 marzo 2025, è organizzata da Progecta, azienda leader nell’organizzazione di fiere professionali, e si estenderà su un’area espositiva di 12.000 mq. La Bmt si rivolge alle agenzie di viaggio ed operatori del settore Attesi tutti i big del turismo: tour operator, compagnie aeree, compagnie di navigazione, crociere, enti del turismo internazionali, regioni, catene alberghiere per tre giorni di lavori e business con un programma fitto di convention, convegni, presentazioni, corsi di aggiornamento.

    Oltre 50 i Paesi presenti alla Bmt: dalla Croazia con uno stand di 100 mq, al Brasile che torna dopo qualche anno di assenza, all’Uzbekistan e alla Barbados che debuttano, mentre tornano Qatar, Bahamas, Cuba, Repubblica Dominicana, Tunisia, Thailandia.

    Non solo estero, però. I visitatori della Bmt confermano il grande interesse per le destinazioni italiane, per il bel mare e per il buon cibo. A far da padrona la Regione Campania che amplia gli spazi per ospitare ancora più espositori nel proprio stand a turisti e local proponendo la partecipazione ai processi produttivi con degustazione finale. Presenti le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta e Sicilia. Non mancheranno il Comune di Napoli e la Città metropolitana che propongono un’offerta culturale sempre molto apprezzata.

    Numerosi come sempre i tour operator, le catene alberghiere e le compagnie di navigazione che solcano il Mediterraneo e non solo. Prevista l’area dedicata agli aeroporti che quest’anno vedrà la presenza dei due scali campani, Napoli e Costa d’Amalfi, e di Aeroporti di Roma. Tante anche le proposte dedicate turismo nautico e la predisposizione di un’area dedicata alle terme coordinata da Federalberghi.

  • La via Emilia (e Romagna) secondo Albasi: salute, sicurezza e territorio

    Salute, territorio e sicurezza sono i tre temi che Lodovico (Lello) Albasi, sulla base della sua esperienza come sindaco di Travo dal 2009 al 2024, viceprresidente dell’Unione Montana valli Trebbia e Luretta con delega alla scuola e ss45 (dal 2019 al 2024) e oggi di consigliere provinciale (con delega alla viabilità, trasporto e ss45), indica come prioritaria per l’Emilia Romagna, in vista del rinnovo del governo regionale alle elezioni del 17-18 novembre.

    Dire che la salute deve essere una priorità è facilissimo: primum vivere. Ma in concreto cosa significa?

    «Nonostante la recente buona partenza dei Cau (Centro di Assistenza Urgenza), dobbiamo proseguire a rafforzare l’offerta di cura ai cittadini adeguando i servizi della rete degli ospedali di comunità, migliorandone la regia per evitare sovrapposizioni e aprendo snelle strutture di prossimità nei quartieri. In tal modo si ridurranno drasticamente liste e tempi d’attesa, lasciando ai Pronto Soccorso solo la gestione delle emergenze. L’invecchiamento della popolazione impone la necessità di avere un occhio di riguardo per le persone anziane, sia per favorirne la qualità di vita, sia per ridurre il costo sociale delle patologie croniche. In questo caso la telemedicina può essere di grande aiuto per evitare trasferte disagevoli, anche riguardo i disabili, lasciandoli nel proprio ambito familiare, nel rispetto della loro dignità. Obiettivo che potremo raggiungere con la collaborazione dei medici di base che, se riusciamo a sgravarli da un carico burocratico troppo spesso oneroso, possono tornare ad offrire la propria professionalità ed avere un rapporto più stretto col paziente.

    Discorso a parte merita il nuovo polo ospedaliero che coprirà una superficie di 117mila metri quadri con 498 posti letto e 8 sezioni sanitarie. Oggi è più che mai urgente recuperare velocemente tutte le risorse necessarie e accelerare i lavori per portare a completamento l’intera opera e l’adeguamento delle infrastrutture viabilistiche».

    Ecco appunto: parliamo di sostenibilità di bilancio. La sanità pubblica non si paga, non direttamente. Eppure si paga, perché occorre trovare le risorse nel bilancio della pubblica amministrazione.

    «Il PNRR ha stanziato 1 miliardo di euro per realizzare 307 Ospedali di comunità entro il 2026. Si tratta di strutture sanitarie territoriali, rivolte a pazienti che, a seguito di un episodio di acuzie minore o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che necessitano di assistenza e sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a domicilio o in mancanza di idoneità del domicilio stesso (strutturale o familiare). Realizzare nella nostra provincia e soprattutto in quelle aree pedemontane penalizzate dai servizi, servizi diagnostici dislocati in punti strategici del territorio, per facilitare l’accesso in modo rapido e snello a tutti, sarebbe per me un traguardo di civiltà: le persone non possono sottostare a lunghi trasferimenti e attese, devono poter contare su un servizio di maggiore vicinanza».

    Primum vivere significa anche non dover gravare sulla sanità pubblica in seguito a violazioni della propria incolumità personale…

    «Mi piacerebbe che ci fosse un maggiore e migliore coordinamento tra i vari organismi preposti al controllo e alla sicurezza del territorio, introducendo anche il controllo di vicinato. Obiettivi che si possono raggiungere incrementando gli ausili di video sorveglianza e, soprattutto, potenziando le forze dell’ordine che attualmente sono sotto dimensionate».

    Anche la natura, mi si perdoni la mezza battuta, in Emilia Romagna pare piuttosto aggressiva, ogni anno…

    «Il cambiamento climatico sta mettendo in evidenza una fragilità dovuta troppo spesso alla mancanza di interventi non realizzati nel passato. Il dissesto idrogeologico ha ormai carattere di emergenza: è urgente fare un programma serio di messa in sicurezza e ripristino di aree trascurate che comprenda anche un progetto di viabilità. Facilitare l’accesso alle nostre valli consentirebbe anche di sviluppare un turismo di qualità, abbiamo un’offerta incredibile di borghi antichi, castelli medievali, boschi, percorsi enogastronomici, trekking. Sono luoghi unici, con identità esclusive, ricchi di eccellenze da scoprire che potrebbero favorire lo sviluppo di strutture ricettive diffuse. Le valli sono il polmone verde della nostra Provincia, tutelarle significa molto per la salute di tutti i piacentini».

    Stiamo parlando di tutela del territorio o di marketing territoriale?

    «È difficile fare una graduatoria delle bellezze e delle opportunità che offrono le nostre splendide valli, ma dovendo fare una scelta al primo posto metterei territorio e persone. Territorio come immensa varietà paesaggistica, biodiversità, storia, cultura, buona cucina e salubrità. Persone come depositarie di grandi valori legati alla tradizione, al reciproco sostegno, alla forza di carattere e a un bagaglio di preziose conoscenze che non può andare perduto. Sono cresciuto in queste zone e vado fiero del senso di comunità che mi è stato trasmesso. Quando mi guardo intorno e mi riempio di queste bellezze, quando osservo come vive e agisce la gente cresce in me un grande desiderio di migliorare le condizioni di vita, di offrire più opportunità ai giovani, di muovere l’economia, di valorizzare e tutelare queste terre. Affinché queste valli possano diventare luoghi veramente sostenibili, da ogni punto di vista: sociale, economico e ambientale».

    Touché, mi ha preso proprio alla lettera. Ma torniamo al nocciolo della domanda iniziale: la protezione rispetto alla natura matrigna.

    «Che la Pianura Padana sia una delle zone più inquinate d’Europa è cosa risaputa, la conformazione geografica, chiusa tra arco alpino e appenninico, non permette all’aria di circolare come dovrebbe. Piacenza mostra un carico di inquinamento maggiore a causa del traffico, del polo logistico e dell’agricoltura, un recente rapporto di Legambiente la colloca tra le 9 città più inquinate in Italia e la prima a livello regionale. Qualcosa è stato fatto per migliorare questo parametro, infatti le rilevazioni 2023 dell’Arpa hanno registrato un miglioramento, ma non è sufficiente soprattutto perché a breve entreranno in vigore le nuove direttive europee ancora più restrittive. Ritengo si debba superare l’abitudine ad intervenire con azioni di emergenza, come il blocco del traffico per esempio, e progettare un piano integrato che comprenda interventi più sostenuti sul fronte della viabilità (bike e car sharing), della transizione digitale, della transizione energetica, della riduzione di emissioni e del potenziamento del verde cittadino. Ci sono ampi margini per salvaguardare e incrementare il verde, penso per esempio che potremmo creare polmoni verdi attorno alla città con ampi parcheggi per limitare la mobilità in centro come suggerito dal progetto PUMS (Piano Urbano della Mobilità) già in essere e da potenziare. La congestione del traffico e l’aria inquinata si ridurrebbero con una positiva ricaduta sulla salute dei cittadini».

    Problema vero, non voglio passare per negazionista. Mi pare però che al momento sia più urgente quel che dal cielo è precipitato su larga parte della Regione piuttosto che quello di poco pulito che continua ad albergare nell’aria.

    «Se guardo al futuro della mia Regione e della terra nella quale sono nato e cresciuto, vedo gente capace di rialzarsi da terremoti e alluvioni mentre con le maniche della camicia arrotolate riesce a strappare un sorriso e a rinascere dalle rovine. Vedo la gente delle nostre valli così fiera di far parte di una comunità, vedo filari di vigne e alberi da frutto crescere nelle asperità di queste estati roventi, vedo bambini che corrono nei prati e vedo la mia città, Piacenza, che si colora a festa di bianco e di rosso per le celebrazioni della Primogenita d’Italia. Se chiudo gli occhi vedo gente orgogliosa delle proprie origini, sana, capace di fare rete, di accogliere. Vedo una comunità umana e la mia voglia di contribuire al bene comune si fa grande. Perché il benessere condiviso è la base della felicità».

  • Gli effetti, anche fiscali, della crescita turistica

    L’economia turistica purtroppo viene ancora oggi indicata come il “petrolio italiano” ed ottiene una maggiore attenzione e sostegno politico rispetto al settore industriale ed ai propri servizi collegati, gli unici in grado di esprimere un effetto moltiplicatore del valore aggiunto.

    Tuttavia, questa strategia conferma una errata interpretazione non solo della situazione del turismo in Italia e del suo trend ma soprattutto degli effetti economici negativi in quanto espressione di una semplice speculazione.

    Da decenni, la politica governativa e parlamentare ha sempre dimostrato di considerare il turismo come un centrale volano economico e si è sempre affermato come il processo di internazionalizzazione delle strutture alberghiere attraverso l’acquisizione di alberghi storici operati da Fondi privati esteri rappresentasse un plus per il Paese, a dimostrazione della sua appetibilità.

    Da Cortina d’Ampezzo, in pieno delirio olimpico per quanto riguarda la speculazione edilizia, a Venezia, passando per Roma e Firenze, sono decine gli alberghi passati in mano di fondi privati esteri, i quali ora  li stanno ristrutturando in previsione di un turismo “elitario”, quindi molto spesso rivolti ad una clientela estera.

    Al di là dell’impatto che arrecano sulla struttura sociale nelle località, queste operazioni di speculazione edilizia, tali da  meritare una ampia trattazione a parte, questa cieca accondiscendenza dell’intero sistema politico e delle associazioni di categoria risulta figlia di un pressapochismo economico, ma anche probabilmente di una disonesta complicità che ora non tarda a manifestare i propri effetti deleteri proprio a livello economico e fiscale.

    La cifra indicata come perdita per il sistema fiscale causata proprio dalla “natura fiscale” di questi investimenti di fondi privati esteri (*) ammonta a due (2) miliardi di euro, e risulta a quasi il 50% del valore degli sconti fiscali sulle accise dei carburanti introdotti dal governo Draghi.

    In altre parole, questa strategia speculativa non solo priva il patrimonio italiano di molti simboli della hotellerie storiche,ma in più presenta un costo aggiuntivo a carico dei cittadini italiani i quali si vedono annullati determinati incentivi fiscali o al contrario aumentata la pressione fiscale.

    Ecco, quindi, come una scellerata politica economica, in questo caso in ambito turistico, possa rivelarsi persino in un fattore di aumento della pressione fiscale a causa dell’impatto negativo per le entrate fiscali,

    i cui costi aggiuntivi andranno interamente addebitati alla fiscalità generale a carico dei cittadini e delle imprese italiane.

    La strategia turistica italiana fornisce un supporto all’economia nazionale ma si rivela, se considerata all’interno di un’ottica più generale, proprio a causa della sua approssimativa gestione, un terribile boomerang economico e fiscale oltre che sociale.

    In  ultima istanza questa esprime una facile complicità tra l’universo politico e l’interesse di una elite finanziaria decisamente speculativa attiva nel settore alberghiero. Risulta quindi inevitabile come ai sempre più sottostimati costi sociali a carico delle comunità locali, come lo spopolamento,  la chiusura delle attività commerciali ed artigianali storiche, si aggiungano ora quelli fiscali  a carico dell’intera comunità.

    (*) https://www.affaritaliani.it/roma/il-turismo-in-mani-straniere-e-il-fisco-ci-rimette-2-mld-ogni-anno-l-industria-che-non-c-e-929623.html

  • Il turismo di non ritorno

    Il mercato globale ha determinato anche la globalizzazione della domanda turistica e con lei la volontà di visitare le località più belle del mondo, molte delle quali si trovano in Italia, creando le condizioni dell’overtourism, termine molto “qualificante”.

    Da anni il turismo rappresenta una risorsa importante ma contemporaneamente abbina dei costi impliciti ancora oggi non perfettamente calcolati e forse neppure conosciuti.

    Solo ora,  in seguito ad una nuova esplosione di domanda turistica, gli effetti si cominciano ad intravedere, attraverso lo spopolamento dei centri storici delle maggiori località turistiche e con un appiattimento delle figure professionali richieste solo dalla ristorazione come dall’hotellerie (giugno 2023 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-presunta-sostenibilita-del-turismo/).

    Uno degli aspetti più importanti che il vero sviluppo economico ha portato con sé può venire individuato nella crescita di nuove aggregazioni urbane, proprio dove si creano posti di lavoro legati all’industria e quindi ad un sito produttivo creatore di valore aggiunto.

    Con il turismo, invece, avviene esattamente lo stesso in quanto i prezzi delle case subiscono delle rivalutazioni scollegate dal contesto ma basate solo ed esclusivamente su un interesse turistico globale.

    In questo contesto risulta più remunerativo avviarle verso gli affitti turistici più che darle come residenza di famiglia.

    Questo dimostra come il turismo non rappresenti una forma di sviluppo per un paese, in quanto vende un prodotto esistente ad un valore base e non ha nessun coefficiente moltiplicatore se non quello speculativo relativo ad una domanda turistica crescente.

    Credere che il turismo rappresenti il futuro della nostra economia dimostra sostanzialmente una assoluta incapacità di comprensione relativa ad un fenomeno certamente in crescita ma molto lontano dalla creazione di quel valore aggiunto quale può nascere solo ed esclusivamente attraverso un sistema industriale capace di rispondere ad una domanda globale.

    In altre parole, il turismo rappresenta una forma di economia per pochi, semplice ed immediata ma che porta inevitabilmente qualsiasi località e paese ad un declino proporzionato alla percentuale di importanza della economia turistica (luglio 2023 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-cuba-del-terzo-millennio/).

    In questo contesto risulta espressione della medesima incapacità di comprendere e gestire un fenomeno complesso e mondiale l’idea di inserire un ticket di ingresso ad un patrimonio rappresentato da una città come Venezia o le Dolomiti stesse.

    A questo si aggiunga come per la città Veneta il flusso di turismo sia legato ormai ai dodici mesi dell’intero anno, mentre per le Dolomiti, studiando i flussi turistici e soprattutto il traffico sulle statali più battute, si rivela essenzialmente legato al massimo a due o tre periodi all’anno, che quindi non giustificano alcun intervento strutturale e tanto meno un ticket.

    Il vero obiettivo delle istituzioni dovrebbe essere rappresentato dalla responsabilità di tramandare ai posteri il patrimonio che hanno ereditato senza alcun merito se non quello di essere nati nel nostro meraviglioso Paese.

  • Tanzania tourism: World Bank suspends funding for Ruaha National Park project

    The World Bank has halted its funding of a $150m (£120m) tourism project in Tanzania following allegations of rape, evictions and killings.

    The Ruaha National Park was reportedly meant to double in size as part of the project, but critics say the expansion has led to widespread abuses.

    The bank began investigating last year after it was accused of complicity in the abuses.

    On Tuesday, it said it was “deeply concerned” about the allegations.

    “We have therefore decided to suspend further disbursement of funds with immediate effect,” a spokesperson from the bank, which provides loans to developing countries, said.

    The Resilient Natural Resource Management for Tourism and Growth (Regrow) project was launched in 2017 in an effort to improve the “management of natural resources and tourism assets” in southern Tanzania, including in a number of national parks, the bank said.

    At least $100m has already been disbursed for the project, according to the US-based think tank Oakland Institute.

    Work to expand the boundaries of the Ruaha National Park, a 12,950-sq-km (5,000-sq-mile) conservation area that is home to lions and other wild animals, has been under heavy scrutiny.

    For over a year Oakland Institute has reported alleged abuses linked to development which, while being funded by the bank, has been carried out by the Tanzanian authorities.

    The Tanzanian government had not responded to BBC requests for comment.

    Last September, Oakland Institute said its research team had interviewed several villagers who alleged they were raped by rangers funded by Regrow.

    In its publication, Oakland Institute also pointed to reports from a Tanzanian MP and a community organisation that rangers had allegedly killed villagers.

    The think tank said government agencies had seized cattle en masse in a bid to force villagers off their land and that the Tanzanian government “blatantly” violated the bank’s procedures by planning to evict villagers without a formal plan to resettle them.

    The bank had “turned a blind eye to the horrific abuses unleased onto the communities”, the report alleged.

    The following month, the bank announced an investigation into the allegations.

    After the bank announced it was suspending its funding of Regrow on Tuesday, Anuradha Mittal, executive director of Oakland Institute, said the “long overdue” decision was a “crucial step towards accountability and justice”.

    “It sends a resounding message to the Tanzanian government that there are consequences for its rampant rights abuses taking place across the country to boost tourism.”

    The think tank said villagers who had been “victims of gross human rights violations” should now receive “adequate” and “prompt” reparations.

    It also said the bank must prevent the forced evictions of other villagers.

    The bank said it had “robust policies” in place to prevent any potential “harmful impacts” and that it would “continue to work with the authorities and the local communities to ensure all Bank-supported projects protect and improve the lives of Tanzanians”.

    Allegations of abuse are not limited to tourism projects is the south – in recent years groups like Amnesty International and Human Rights Watch have accused the government of forcibly evicting thousands of Tanzanians from the Maasai ethnic group in order to develop a game reserve in the northern Ngorongoro region.

    The government has previously denied the allegations.

  • Tunisia gettonatissima per l’estate, il vettore aereo nazionale fa il pieno di prenotazioni

    La Tunisia si prepara alla stagione estiva per cui è atteso un considerevole aumento di turisti e visitatori. Dal trasporto aereo alle strutture ricettive, che approfittano della relativa calma del mese sacro islamico di Ramadan per lavori di manutenzione e rinnovi, tutti in Tunisia scommettono in una stagione da record. A partire dal 18 aprile, la compagnia di bandiera tunisina, Tunisair, offrirà due voli settimanali da e per Venezia. Il collegamento rientra nel programma eccezionale messo in atto dal vettore durante il periodo estivo 2024 per cui si prevede un considerevole aumento della domanda. Tunisair ha dichiarato di aver ricevuto prenotazioni per 7.068 voli ossia 2,7 milioni di posti, il che rappresenta un aumento del 19% rispetto all’estate dell’anno scorso.

    Per soddisfare la domanda, la compagnia è riuscita a mobilitare 16 aerei e a noleggiarne altri due che hanno rispettivamente una capacità di ospitare 300 e 160 passaggi, per un totale di 18 aerei rispetto ai soli 11 dell’anno scorso. La compagnia di bandiera della Tunisia riprenderà inoltre un volo regolare a settimana verso ogni lunedì, a partire dal primo maggio, due voli settimanali da Tunisi e un volo settimanale da Djerba verso Zurigo a partire dal 2 aprile. Maggiori collegamenti settimanali sono stati annunciati verso gli aeroporti francesi di Nantes, Lione, Marsiglia, Nizza e Parigi Orly, da Tunisi, Djerba e Monastir. Offrirà anche da 3 a 11 voli settimanali per il Marocco ed almeno tre voli a settimana verso i Paesi dell’Africa sub-sahariana.

    Il turismo ha registrato una netta ripresa in Tunisia nel 2023 con 8,8 milioni di visitatori, in crescita del 57,4 per cento in un anno rispetto ai 5,2 milioni del 2022. In testa troviamo gli algerini (3 milioni contro gli 1,2 dell’anno precedente) seguiti dai libici (2,5 milioni). Anche i flussi turistici dai paesi europei hanno registrato un incremento, raggiungendo i 2,5 milioni di ingressi rispetto a 1,8 dell’anno precedente, in particolare i francesi, circa 1 milione contro 839,7mila dell’anno precedente, i tedeschi 303,2 mila contro 187,4mila del 2022, gli italiani 123.078, al sesto posto in termini di nazionalità in ingresso. Il settore era già in ripresa nel 2022, quando la Tunisia aveva recuperato il 68 percento del flusso turistico del 2019.

    Nei primi due mesi del 2024, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca centrale tunisina (Bct), la Tunisia ha registrato un aumento delle entrate dal settore del turismo del 10,6 per cento dall’inizio dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023, raggiungendo i 216 milioni di euro. Nello stesso periodo, le rimesse cumulative dei lavoratori sono aumentate del cinque per cento superando i 293 milioni di euro. Il turismo in Tunisia comprende attrazioni che vanno dalla sua città cosmopolita, nonché capitale, Tunisi, alle antiche rovine di Cartagine e Dougga, i tradizionali quartieri musulmano ed ebraico di Djerba, il deserto del Sahara con le oasi di Tozeur ed infine località costiere come Monastir, Sousse e Kelibia. Ricca anche l’offerta culturale con kermesse, eventi e festival dedicati a cinema, teatro, danza e arti tradizionali, partendo dalla Fiera internazionale del libro di Tunisi, in programma dal 19 al 28 aprile e che vedrà l’Italia in qualità di ospite d’onore.

    Martedì 2 aprile, il ministro del Turismo, Mohamed Moez Belhocine, si è recato sull’isola di Djerba, accompagnato dal governatore di Medenine, Saeed bin Zayed, per fare il punto sull’andamento dell’attività turistica e sul grado di preparazione per la stagione estiva. L’obiettivo è quello di fornire un servizio d’eccellenza al visitatore partendo dal suo arrivo in aeroporto. “Il miglioramento della qualità inizia con la fornitura dei migliori servizi all’arrivo del turista in aeroporto fino alla sua partenza dal Paese”. Ha dichiarato Belhocine, facendo visita al Centro di formazione turistica di Djerba, dove viene formata forza lavoro specializzata nell’ambito del programma di partenariato tra l’Agenzia di formazione per le professioni del turismo e il Centro Alif locale. Il ministro ha anche ammirato la bellezza di una tradizionale “Casa di Djerba” vista la recente inclusione dell’isola nella lista del patrimonio mondiale Unesco e l’antica medina di Djerba Midoun.

  • Il patrimonio olimpico

    Le Olimpiadi, specialmente quando vengono disputate in piccole località turistiche, rappresentano sicuramente un’occasione unica.

    Nel caso delle prossime Olimpiadi 2026 sicuramente anche per il bellunese l’occasione si presentava decisamente interessante ed importante nel senso di un nuovo potenziale economico e specificatamente turistico. Non andrebbe infatti dimenticato che una delle motivazioni giustamente addotte per sostenere la candidatura nel 2018 di Cortina d’Ampezzo come sede delle prossime Olimpiadi 2026 era stata indicata anche nella certezza che questa stupenda manifestazione mondiale si sarebbe potuta rivelare un importante volano nel tentativo di bloccare lo spopolamento delle comunità montane.

    Viceversa, un articolo del 13 febbraio 2024 del Corriere delle Alpi dimostra semplicemente come già ora il primo obiettivo sia stato clamorosamente mancato in quanto viene certificato l’abbandono da parte dei giovani bellunesi dell’intera provincia verso zone ad intensità lavorativa maggiore.

    Nessun effetto si è concretizzato evidente nei cinque anni dall’assegnazione dei giochi all’interno della provincia di Belluno nella quale, invece, si vede confermato il fenomeno dell’esodo giovanile in cerca di lavoro e di condizioni migliori.

    Neppure la tanto contrastata realizzazione della prossima pista di bob nella Conca, per la quale verranno impegnati degli operai norvegesi, ha dato un minimo di respiro all’occupazione bellunese. Il tutto avviene clamorosamente con una implicita approvazione dei sindacati di categoria i quali dovrebbero avere, invece, come primo obiettivo lo sviluppo delle opportunità di lavoro per i residenti. Questo silenzio, infatti, certifica di fatto l’assenso delle maggiori organizzazioni sindacali alle importazioni di manodopera in sostituzione di quella italiana.

    Tornando agli effetti sul territorio, avendo mancato quello occupazionale si potrebbe sperare, allora, nel valore aggiunto offerto come “Patrimonio Olimpico” il quale si compone essenzialmente, oltre l’evento sportivo, della rivalutazione degli asset esistenti e con l’inaugurazione di nuovi impianti per le discipline olimpiche invernali.

    In questo contesto andrebbe considerato l’aspetto fortemente polemico e divisivo che l’allestimento della pista di bob negli ultimi cinque anni ha creato non solo all’interno della comunità ampezzana, ma con degli effetti devastanti in termini di immagine anche a livello internazionale in quanto si sta arrivando ad avere il CIO espressamente contrario alla realizzazione della nuova pista.

    Allora a livello di semplice comunicazione l’obiettivo di una rivalutazione complessiva del paese e delle località (*) che ospiteranno le competizioni olimpiche risulta già ampiamente compromesso. Non solo a causa dei ritardi certificati ed evidenziati persino dagli stessi esponenti della maggioranza in regione, come il leader di Forza Italia, ma soprattutto perché l’evento olimpico si dimostra un elemento divisivo e non più di unità per un intero paese attorno ai contenuti valoriali olimpici. Le Olimpiadi rappresentano un momento meraviglioso di confronto agonistico all’interno però di un contesto che presenta dei valori umani, etici e sportivi molto chiari. A cinque anni dalla loro assegnazione invece il percorso verso la loro realizzazione sta assumendo i contorni di un semplice gioco di finanza e spesa pubblica (**) ma privo di impatti positivi per il territorio sia professionali che lavorativi e soprattutto ancora privi di un barlume di programmi gestionali post olimpici. In ultima analisi, poi, disperdere questo patrimonio rappresenta un delitto nei confronti del territorio bellunese, veneto e nazionale.

    (*) Valutata in modo decisamente ambizioso in oltre 1 miliardo dall’università di Venezia

    (**) Qualcuno disse: “Saranno Giochi ad impatto zero e diffusi con costi notevolmente inferiori rispetto alle precedenti”. Ad ora, a due anni dall’inaugurazione, siamo già arrivati a 3,2 miliardi di cui 2,8 finanziati dallo Stato

  • La Commissione fa il bilancio dei progressi compiuti verso un turismo verde e digitale

    La Commissione ha pubblicato una relazione contenente un primo bilancio del percorso di transizione per il turismo, il più avanzato dei percorsi di transizione. A due anni dalla pubblicazione del percorso, la relazione enumera i risultati concreti ottenuti in tutti i settori strategici grazie al sostegno garantito dall’impegno dei portatori d’interessi del settore turistico in tutti gli Stati membri dell’UE e al di fuori dell’Unione.

    Dalla relazione emerge che 204 organizzazioni (comprese le PMI), rispondendo all’invito, si sono assunte 424 impegni per rinnovare il turismo nell’UE. La maggior parte delle azioni dei portatori di interessi mira a sostenere la transizione verde del turismo. Ad esempio, in Italia, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa si è impegnata a conseguire soluzioni sostenibili e flessibili per il trasporto multimodale e a sviluppare politiche per proteggere il patrimonio naturale e la biodiversità, nel rispetto dell’autenticità socioculturale delle comunità di accoglienza. Come tutti gli impegni, anche questo è stato pubblicato sul sito web della Commissione quale esempio concreto e stimolante da seguire.

  • Il turismo questo sconosciuto

    Durante tutto il 2023 non è passato giorno nel quale ministri, governatori delle regioni assieme agli stessi sindaci non avessero esaltato le performance dell’economia turistica.

    Tutte le affermazioni e gli ipotetici successi vantati tanto dai rappresentanti istituzionali quanto dagli operatori del settore del mondo del turismo italiano risultano, invece, viziate da un banale opportunismo politico.

    Rispetto ai nostri diretti concorrenti nel mondo dell’economia turistica l’Italia ha perso tra il -5/-6% (fonte WSJ) in termini generali, mentre i dati aggiornati relativi ai pernottamenti nel mese di luglio 2023 segnano una flessione del -15,3% con poco più di 64 milioni rispetto al 2019 nel quale segnarono oltre 74 milioni.

    In altre parole, oltre alla mistificazione dei dati oggettivi la complessa economia turistica italiana ha perso in competitività ed attrattività rispetto ai concorrenti europei, in particolare Grecia, Francia e Spagna.

    Paradossale poi che molti analisi individuino una delle cause di questa flessione nella ricerca della centralità di una offerta legata “al lusso” che ha per contro assicurato un pessimo ritorno di immagine con i lettini venduti nel Salento a 1000 euro.

    Questi impietosi dati vengono, poi, confermati anche per la stagione invernale, come riportato da demoskopika.it, che ha rilevato una contrazione del -6,7% degli arrivi e dei turisti stranieri ed una flessione della spesa del -7,1%.

    In questo contesto di numeri importanti ma al tempo stesso incontestabili sarebbe opportuno ripensare le strategie che sembrano alla base dell’economia turistica italiana, partendo dal semplice presupposto che l’Italia rappresenti un unicum nel mondo e quindi meriti la elaborazione di strategie turistiche uniche.

    Risulta evidente come la scelta verso un banale turismo di lusso indicata tanto per tanto per Cortina d’Ampezzo (si pensi alla questione dell’aeroporto di Fiames) quanto per Venezia, che si vorrebbe trasformare in una piccola Montecarlo (dimenticando il vantaggio fiscale del Principato), rappresenti un approccio banale ed espressione di incompetenza, oltre che essere inapplicabile ed assolutamente deleteria per il settore turistico in generale, come i dati hanno confermato.

    Il turismo rappresenta sicuramente una fonte importante di sviluppo economico dell’economia italiana, ma contemporaneamente assicura una bassa concentrazione di manodopera per milione di fatturato e con qualifiche professionali più basse rispetto al mondo manifatturiero.

    Al contrario, basti pensare come la Gran Bretagna stia raggiungendo un livello di economia manifatturiera molto simile a quella degli anni settanta/ottanta grazie ad una strategia adottata degli anni passati dal primo ministro Cameron (2010/16).

    L’unicità dell’offerta turistica italiana dovrebbe indurre al ricorso di strategie che non si limitino ad adottare modelli a noi lontani ma ad un approccio diverso rispetto ad ogni altra parte del mondo in forza proprio della sua specificità.

    I numeri dimostrano come fino ad ora il turismo non sia ancora stato compreso nella sua articolata espressione e rimanga un settore sconosciuto soprattutto a quelle figure istituzionali che si vantano di inesistenti successi.

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