Attualità

I numeri e i parametri

I numeri risultano un’espressione dei parametri che vengono scelti per le diverse rilevazioni statistiche. Da sempre inascoltato mi ostinavo ad affermare come i risultati relativi all’aumento dell’occupazione attribuita all’attività  degli ultimi governi, ed in particolare negli ultimi due anni, risultassero falsati dai parametri di cui questi numeri erano espressione.

A tal proposito si ricorda come lo storytelling governativo, confermato dai principali giornali italiani, anche economici, declini come un successo dell’attività di governo il raggiungimento di circa un milione di posti di lavoro, un numero assolutamente non in linea con la realtà in quanto andrebbe ricordato che, specialmente nel primo anno di ingresso del Jobs Act, i risultati puramente numerici andrebbero depurati delle riconversioni di contratti già in essere.

Dando anche comunque per reale il milione di posti di lavoro, a nulla serviva ricordare come per l’Istat  risultasse un lavoratore occupato chiunque venisse chiamato anche solo per un’ora la settimana per una volta alla settimana. In questo modo veniva quindi negato qualsiasi tipo di associazione numerica ad un parametro qualitativo. Come a nulla serviva ricordare agli esponenti del governo e ai  parlamentari della maggioranza come il 33% di questi nuovi posti di lavoro e di questi contratti fosse relativo ad occupazioni della durata di tre giorni.

Contemporaneamente il vero dato importante pone l’industria al centro della ripresa economica in quanto da sola riesce ad esprimere la propria importanza attraverso una  percentuale del 23% di contratti a tempo indeterminato, a fronte di un dato generale del 9% che di fatto dimostra come il settore dei servizi abbia un valore vicino allo zero per quanto riguarda i contratti a tempo indeterminato.

Fino a ieri si leggevano toni trionfalistici da parte di giornali che negavano l’evidenza, come i politici e gli economisti legati al governo, veri e propri professionisti nella rappresentazione della verità parziale.

Finalmente ora il presidente della BCE Mario Draghi si è dichiarato preoccupato perché pur avendo raggiunto il numero di occupati numericamente a livello pre crisi non ha potuto non rilevare come il livello dei contratti, e di conseguenza il livello retributivo, risultino molto inferiori rispetto a quelli del livello pre crisi 2008. Del resto risultava sufficiente analizzare l’andamento dei consumi per comprendere come la dinamica economica fosse assolutamente disgiunta e addirittura opposta rispetto all’andamento numerico dei nuovi  contratti.

Ovviamente i sostenitori dello storytelling governativo degli ultimi anni “sorvoleranno”  la dichiarazione del presidente della BCE o peggio presenteranno come proprie queste riflessioni, dimostrando, ancora una volta, come anche nella semplice lettura numerica delle analisi statistiche l’onestà intellettuale non rappresenti la conditio sine qua non anche se da applicarsi alla semplice lettura dei semplici numeri, in particolar modo se legati a delle successive analisi qualitative.

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