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L’uomo e il pianeta vivranno solo se l’ecosistema manterrà il suo equilibrio

Sabato 19 ottobre, al Mulino di Tuna (Gazzola – PC), si è svolto il convegno Dal ghepardo all’elefante, dal lupo all’orso, per salvare l’uomo e la terra. Grande la partecipazione del pubblico che ha manifestato interesse e desiderio di rimanere aggiornato sui problemi e sulle proposte per mantenere e salvare l’ecosistema. All’incontro hanno partecipato Betty von Hoenning, presidente della sezione italiana del Cheetah Conservation Fund, Giovanni Quintavalle Pastorino, ricercatore all’Università Statale di Milano e dell’Università di Manchester, Maurizio Ritorto, veterinario che si occupa prevalentemente di medicina e chirurgia degli animali da compagnia, Anastasia Palli, responsabile per la Lombardia di A.A.A.L.I. (Associazione degli Affidatari Allevatori del Lupo Italiano), l’On. Cristiana Muscardini, che al Parlamento europeo è stata vicepresidente dell’Intergruppo per la protezione degli animali e della quale riportiamo di seguito l’intervento tenuto in occasione del convegno.

Il pianeta e perciò l’uomo possono continuare a vivere solo se l’ecosistema mantiene il suo equilibrio. L’inquinamento è una delle principali cause del disequilibrio, ormai in essere, e per questo da qualche tempo si sono alzate più voci, accademiche e di popolo, affinché la politica e l’economia, nei suoi vari aspetti produttivi, invertano la rotta rendendo compatibili le diverse attività umane con l’abbassamento dell’inquinamento. Vi sono poi cause naturali che portano a modifiche climatiche che a loro volta modificheranno l’assetto geologico e la vita delle future generazioni.

Un aspetto che sembra però sfuggire, sia alla politica che all’economia, è che l’ecosistema si basa sulla sopravvivenza delle migliaia di specie della fauna e della flora. Stanno scomparendo, e sono già scomparse, troppe specie non solo di animali selvatici ma anche domestici. Il non rispetto delle diversità oltre a creare omologazione culturale, anche nel cibo e nei manufatti, crea squilibri sempre più pericolosi. La distruzione, voluta e procurata, di immense aree verdi, dall’Amazzonia alle aree nordiche, non ha solo distrutto i polmoni verdi del pianeta ma piante, insetti ed animali la presenza dei quali ha consentito, fino ad ora, quell’equilibrio che ormai è seriamente a rischio. Se a questo aggiungiamo che la popolazione mondiale è in continuo aumento, nonostante la sempre più forte carenza di acqua e di cibo, è facile comprendere come la preservazione delle specie in via di estinzione dovrebbe essere un dovere non solo di associazioni meritorie che purtroppo sono troppo isolate nella loro tenace attività.

Come far convivere gli animali selvatici con l’agricoltura, le strade, le case che avanzano? In Europa l’inutile consumo di suolo è un problema ignorato dalla politica mentre deve essere una priorità, non solo per i paesi meno industrializzati, l’attenzione a non distruggere le aree verdi, i polmoni verdi che non appartengono ad un solo stato o ad un solo continente ma ad un intero pianeta ed in certe aree del mondo questo è un problema che va affrontato anche culturalmente.

La battaglia per evitare sparizione di alcune specie animali è alle ultime battute, se non si interviene sarà troppo tardi. Citiamo solo alcuni esempi: il corno d’Africa, per altro quasi tutto in mano agli Shabaab, gli islamisti terroristi che si sono macchiati e continuano a macchiarsi dei più sanguinosi attacchi terroristici anche negli stati confinanti, alimenta un importante commercio illegale di cuccioli di ghepardo. La Cnn rivela che ogni anno almeno 300 cuccioli sono catturati, ancora piccolissimi, la maggior parte muore durante il trasporto verso gli Emirati arabi dove sono molto richiesti come status symbol per super ricchi.

Il rinoceronte bianco è ormai estinto e solo la passione di alcuni scienziati, tra i quali Cesare Galli, cerca di salvarne la specie con l’unione degli ovuli delle uniche due femmine viventi e lo sperma congelato di due maschi già deceduti, un’impresa difficilissima alla quale auguriamo ogni successo. Ma anche i rinoceronti neri sono ad altissimo rischio, infatti i bracconieri continuano a cacciarli per poter vendere ad alto prezzo il loro corno richiestissimo, specie in Cina, per le sue fantomatiche doti afrodisiache e curative. Ancora nel novembre del 1991 chiedevo, in una interrogazione alla Commissione europea, in quali Stati, a partire dal Regno Unito, fosse ancora in essere la vendita dei corni di rinoceronte visto che era già entrato in vigore il divieto. Ancora nel dicembre 2012 tornavo sul problema del bracconaggio, che negli anni ha sterminato decine di migliaia di elefanti, per chiedere ragione della continua caccia permessa in alcuni Stati sia ai grandi felini che in Namibia alle ontarie da pelliccia. Stava e sta di fatto che, nonostante gli sforzi di alcuni governi, il Kenia ha addirittura bruciato tonnellate d’avorio come esempio per lottare contro questo traffico, il prezzo dell’avorio e del corno di rinoceronte continua a salire per una domanda che non si arresta, ecco perché il problema è anche culturale.

Oltre mille ghepardi sarebbero in mano a privati nei paesi del Golfo e secondo Il Corriere della Sera del 27 agosto in Iran alcuni scienziati, impegnati nel collocare fotocamere per controllare i movimenti dei cinquanta ghepardi superstiti, al fine di preservarli, sono stati arrestati dai Guardiani per la Rivoluzione con l’accusa di spionaggio ed uno di loro è morto in prigione.

Dal primo film del Re Leone, uscito 25 anni fa, la popolazione dei leoni africani si è dimezzata. I contrabbandieri e i bracconieri, nonostante le leggi che proteggono gli animali selvaggi, uccidono i leoni per estrarre denti ed artigli che saranno poi utilizzati per fabbricare gioielli. Se dal Nepal arriva la buona notizia dell’opera che sta facendo il Wwf per salvare la tigre, purtroppo lo sterminio di questo animale continua in alcuni paesi asiatici, in tutto il Nepal sono rimaste solo 235 tigri e 103 nel Bhutan. Le fotocamere sono uno strumento molto importante per ben identificare le tigri e i loro spostamenti in quanto ogni tigre ha delle strisce diverse  dall’una all’altra.

Secondo un articolo di Francesco Petretti mentre le specie selvatiche si estinguono al ritmo di due al giorno si stanno estinguendo anche diverse razze di animali domestici dalla capra girgentina, con le corna a cavatappi, agli asinelli bianchi dell’Asinara, solo in Italia sono a rischio 38 razze di pecora, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di uccelli da cortile e 7 di asini. “La scomparsa delle razze domestiche non è solo una perdita culturale ma significa mettere un’ipoteca sulla capacità futura di produrre cibo”, certamente Petretti ha ragione perché le diversità delle razze e degli animali domestici corrispondeva alle diversità ed alle esigenze del territorio.

La recente strage di elefanti in Sri Lanka ripropone il problema di come salvare gli animali salvando le colture, l’agricoltura, gli insediamenti di una popolazione in espansione e che deve capire come gli animali possono anche essere fonte di reddito tramite il turismo.

In Italia, nonostante la legislazione europea, ‘Progetto Life’, vi sono regioni che insistono nel chiedere l’abbattimento dei lupi, specie protetta ed oltremodo necessaria per controllare l’eccessiva proliferazione di ungulati. In questi anni gli agricoltori si sono lamentati più volte per l’eccessivo aumento dei cinghiali, animale particolarmente prolifico e solo dove sono finalmente ritornati i lupi, per altro in tutta Italia non sono più di mille, il problema dei cinghiali si è ridimensionato. Anche l’orso è nel mirino di chi vuole tornare ad aprire la caccia a loro e ai lupi. Nei giorni scorsi vi è stata una manifestazione a Roma, a Piazza Montecitorio, per ricordare che dell’orso marsicano ormai esistono solo 50 esemplari, infatti negli ultimi 25 anni abbiamo perso 43 orsi, di cui il 40% per bracconaggio (avvelenamento, arma da fuoco e lacci), il 25% per cause accidentali legate all’uomo (investimenti stradali e ferroviari e annegamento in vasche artificiali). Anche i lupi continuano ad essere uccisi dai bracconieri, impiccati, impalati, torturati perché la violenza dell’essere umano è resa ancora più devastante dalla crudeltà e dall’ignoranza, tanto l’animale uccide per sfamarsi nel rispetta della più antica legge di natura, la catena alimentare, tanto l’uomo uccide per depravazione e piacere perverso.

Vi è necessità di interventi urgenti per consentire la convivenza tra gli uomini, la loro attività e gli animali selvatici. Vi è urgenza di tutelare quanto è necessario all’uomo per vivere e all’essere umano è necessario che l’ecosistema sopravviva ma senza le diverse specie animali l’ecosistema muore.

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