Attualità

Poesia e numeri reali

La follia rappresentata dagli attuali esponenti del governo ha avuto l’ardire pochi mesi fa di prevedere per il 2019 ed il 2020 una crescita rispettivamente del 2% e del  3% (ministro Savona 8 ottobre 2018, ora presidente Consob).

Anche i bimbi sapevano benissimo come la ripresa economica gestita dai governi Renzi e Gentiloni risultasse semplicemente legata all’aumento della domanda internazionale più che da meriti di investimenti strutturali propri. In altre parole le nostre PMI, per la loro capacità, facevano  parte di filiere internazionale ad alto valore aggiunto. Prova ne è che i flussi finanziari risultarono negativi già nel 2015, nel 2016 e confermati successivamente.

Partendo da questa situazione critica l’attuale governo invece, incapace di comprenderne le dinamiche nel breve come medio termine, è  riuscito in pochi mesi, complice anche un rallentamento internazionale, a portare il nostro paese sull’orlo del baratro. Di fatto, sempre a causa della propria incompetenza assoluta unita ad una arroganza ideologica che ricorda i gruppi eversivi di sinistra e destra, hanno riportato il nostro paese nelle medesime condizioni del novembre 2011 (https://www.ilpattosociale.it/2018/11/12/novembre-2011-2018/).

Il governo in carica si è dimostrato sordo e probabilmente incapace di comprendere come tutti gli indicatori degli ultimi sei mesi segnalassero un forte rallentamento della crescita economica e di conseguenza anche di quella italiana risultando la nostra economia export-oriented.Viceversa gli  ispiratori della manovra economica di cui abbiamo già parlato, Borghi – Bagnai – Savona, isolati  nel loro delirio autoreferenziale hanno varato un Def con una crescita prevista del 1,2%.

Poche ore fa, la conferma della frenata economica, l’Unione Europea ha attribuito per il 2019 una crescita dell’economia italiana vicino allo 0,2%, la quale alla fine dell’anno si tradurrà in una crescita zero. Logica conseguenza vuole che noi abbiamo un differenziale tra il Def e la crescita reale dell’1% di crescita PIL. Questo determina una mancanza di copertura finanziaria per l’anno in corso non tanto legata al reddito cittadinanza o a quota 100 nel sistema pensionistico (finanziati interamente a debito e con coperture legate alle clausole di salvaguardia) quanto alle semplici spese correnti.

Quindi risulterà inevitabile una manovra correttiva per finanziare appunto le sole “spese correnti” quanto meno di quindici miliardi. Questi miliardi rappresentano il primo costo tangibile della decrescita “felice” promessa da questi irresponsabili ed incompetenti ora al governo. A questi ovviamente andranno aggiunti i 23 miliardi per il 2020 e 29 per il 2021 delle clausole di salvaguardia per l’evidente impossibilità di raggiungere gli obiettivi di crescita prefissati dal governo in carica.

Numeri e non poesie, espressione di un governo accecato da una ideologia devastante  per il  nostro sistema economico italiano.

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