Tempo reale
Mai come negli ultimi anni il concetto di “tempo reale” rappresenta il perno di ogni strategia economica, politica e sociale. In particolare nel settore economico-industriale questo concetto di derivazione digitale rappresenta l’evoluzione del “Just in time” che aveva rivoluzionato il processo produttivo negli anni ’90 cercando di sintonizzare quanto più possibile l’offerta di prodotto alla domanda del mercato.
Il concetto di “tempo reale” è fondamentalmente una logica applicazione proveniente dalla inarrestabile evoluzione tecnologica del mondo digitale inserita all’interno di strategie, queste ultime da intendersi come sintesi di intelligenza umana e conoscenza. In altre parole, al di là dell’importanza del supporto tecnologico che fornisce le necessarie informazioni risulta fondamentale la capacità di analisi ed elaborazione delle medesime. La digitalizzazione rappresenta, quindi, un supporto fondamentale ma risulta molto più legata ad una innovazione di processo che non ad una innovazione di prodotto, anche inteso nella sua accezione più ampia e quindi anche come strategia economica, “prodotto” della competenza professionale. Risulta, invece, assolutamente inutile, va comunque sottolineato, se tale supporto non venga correttamente utilizzato.
In questo contesto, allora, mentre in Europa fervono le campagne elettorali e nei singoli Paesi come l’Italia si discute della riduzione dell’IVA sugli assorbenti, ecco che la guerra commerciale che contrappone gli Stati Uniti alla Cina ha comunque avviato un processo all’interno del mondo produttivo ed economico mondiale. Molte aziende internazionali che avevano delocalizzato la propria produzione all’interno della Repubblica cinese, per evitare anche solo l’idea di dover pagare dei dazi per accedere al mercato statunitense, stanno infatti riposizionando le proprie produzioni. Alcune di queste prendono la via dell’Indonesia o del Vietnam, giocando sempre su fattore del basso costo della manodopera. Altre aziende, invece, stanno adottando la politica del reshoring produttivo riportando negli Stati Uniti le produzioni una volta in territorio cinese. In questo secondo caso viene considerato dalle stesse aziende maggiormente vantaggioso il pacchetto costo del lavoro/servizi offerti dalla pubblica amministrazione statunitense ad una politica fiscale incentivante dei singoli stati della federazione.
In questo contesto ecco come una visione intelligente e strategica sia da parte dell’Unione Europea che del nostro Paese spingerebbe entrambi ad aprire, assieme all’associazione di categoria (Confindustria e Api in accordo con i sindacati), una piattaforma normativa e fiscale per agevolare l’occasione che la guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti sta offrendo e quindi supportare il rientro di aziende manifatturiere all’interno del perimetro nazionale. Avviando in questo modo finalmente una politica di sviluppo economico non basata su una maggiore spesa pubblica (come sempre da oltre vent’anni finanziata a debito) ma attraverso riallocazioni produttive, le uniche che possano assicurare livelli di occupazione e retribuzioni medio alte e di conseguenza un concreto aumento della domanda interna di beni e servizi.
Viceversa, l’intera classe politica italiana ed europea dimostrano ancora una volta la propria inettitudine per l’incapacità di cogliere le opportunità che anche una situazione di crisi geo politica come quella che contrappone i due colossi Stati Uniti e Cina possa offrire. Dimostrando, in questo modo, come anche il supporto digitale da solo non possa contribuire a supportare alcun beneficio se non accoppiato ad una capacità intellettiva della classe politica e dirigente. L’evoluzione tecnologica rappresenta, infatti, un fattore fondamentale come supporto all’elaborazione di strategie offrendo la possibilità di analisi in “tempo reale”. Di certo, però, non può sostituirsi alla assoluta incompetenza, espressione di tempi assolutamente “pre analogici” che il governo in carica come la stessa Unione Europea esprimono senza vergogna avendo eletto la propria incompetenza ad espressione di virtù.