Addio a Giacomo Bulleri, simbolo della ristorazione milanese e italiana
Lutto nel mondo della grande ristorazione milanese e italiana. Il 7 settembre, all’età di 94 anni, è morto Giacomo Bulleri, un simbolo della città e della cucina italiana. Nel 1958 aveva aperto a Milano il suo primo ristorante, Trattoria Da Giacomo, in via Donizetti, dove sono passate celebrità come la Callas, Kissinger, Versace, Mondadori, Montanelli, Letizia e Gianmarco Moratti. Nel 2017 il New York Times lo aveva definito «The man who cooked for Italy”. Nato a Collodi, in Toscana, nel 1925, Bulleri si era trasferito giovanissimo a Torino, dove aveva lavorato “a bottega” per carpire i segreti della cucina italiana. Nel 1958 a Milano l’apertura del primo ristorante, Trattoria Da Giacomo, appunto, in cui prende forma la visione filosofica della sua arte culinaria che, partendo dalla tradizione italiana, si arricchisce di spunti ogni volta diversi. In quegli anni l’incontro con l’architetto Mongiardino che segna una svolta nella ‘filosofia’ culinaria di Giacomo che decide di unire la visione della cucina alla cura dell’estetica del luogo che l’accoglie. Nel 2009 il connubio tra la figlia di Giacomo, Tiziana, e il genero Marco Monti con lo Studio Peregalli porta all’apertura di altri ristoranti, dove Giacomo è sempre stato presente. Da quel primo locale di via Donizetti Giacomo si è espanso fino a creare ben otto locali: tre ristoranti, un bar, una pasticceria, una rosticceria e una tabaccheria. Ai quali si aggiunge il più recente, a Pietrasanta in Toscana. Ha costruito un impero, Giacomo Bulleri, partendo dalla gavetta, grazie a lungimiranza, collaborazione con la famiglia e i suoi diversi staff e soprattutto al rispetto per il cliente. Amatissimo dalle star italiane e straniere i suoi ristoranti sono stati e sono meta di tanti personaggi quali Franca Sozzani, Mike Bongiorno, Michelle Obama, Woody Allen, Maradona, Morgan Freeman, Mick Jagger, Madonna, Rania di Giordania diventati ormai amici e con i quali lo si poteva vedere chiacchierare e scambiare battute. La sua filosofia è stata consacrata da Elisabetta Sgarbi nel 2013 nel libro “Ricette di vita” e premiata con l’Ambrogino d’oro nel 2015 e l’insegna di Negozio Storico della Regione Lombardia. Un non milanese che alla città di Milano ha dato tanto lustro.