Costume e Società

Enea

Mario Spizzico

Ciao piccolo Enea,

le cronache dicono che sei appena venuto al mondo e già ti hanno abbandonato. Con te portavi un bigliettino di accompagnamento, una sorta di certificato di qualità: “sono nato in ospedale e sono super sano”. Sono parole queste che, forse, nelle intenzioni di chi le ha scritte dovevano essere da stimolo e viatico ad una pronta adozione.
Io, invece, penso che siano espressione di un certo orgoglio per averti concepito e donato la vita. D’altronde traspare fierezza e cultura dal nome che ti ha dato. Pensa che si chiamava come te un grande e coraggioso guerriero. Era fortissimo tanto che, quando fu costretto a lasciare la sua città, se ne andò in giro a lungo portandosi sulle spalle l’anziano padre che non voleva abbandonare. Lo so che tu ora mi dirai: ma io sono piccino e non pesavo niente. È vero, però devi sapere che questi greci vengono da levante e non sono affidabili: sono spesso figli degli dei ed è facile per loro avere super poteri. Qui da noi non è così e molte mamme sono costrette a deporre il loro “fardello”. Capita da sempre, da tempi immemorabili. Tante sono le cause e molto se ne discute. Qualcuno un po’ feroce parla di colpa ma si dice pronto a perdonare. Una cosa però è certa: nessuno domanda di tuo padre e, questo, mi pare molto grave. Chissà come sarebbero andate le cose se solo ti avesse preso in braccio e portato sulle spalle. Ma è acqua passata e tutto si sistemerà. Ora dormi sereno Enea bambino fortunato che hai ricevuto la vita e sei stato abbandonato ma…con il “certificato”.

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