I figli di Dio non sono in vendita. Il film contro la tratta internazionale dei bambini
Franco Maestrelli
Dal 19 febbraio scorso è arrivato finalmente nelle sale cinematografiche italiane, dopo una serie di proiezioni in anteprima nelle principali città, il film The sound of freedom – Il canto della libertà del regista Alejandro Monteverde e con protagonista Jim Caviezel, il Gesù del film The Passion of the Christ di Mel Gibson, ed è risultato secondo al botteghino. La distribuzione in Italia è merito della Dominus Production di Federica Picchi, che coraggiosamente si assume la missione di distribuire nel nostro paese pellicole cinematografiche scomode che altrimenti non riusciremmo a vedere (Cristiada, Dio non è morto, Unplanned). Anche fuori d’Italia questo film ha incontrato diverse traversie: realizzato nel 2018, incagliatosi in USA e riacquistato con un’operazione di crowfunding, nell’estate 2023 è giunto nei cinema statunitensi e contro ogni aspettativa è stato un vero successo di pubblico. A fronte di un budget di realizzazione di 15 milioni di dollari a fine 2023 ne ha incassati 250 milioni. The sound of freedom è un film d’azione ispirato alla realtà. Jim Caviezel interpreta l’agente Tim Ballard della Homeland Security che si occupa della pedopornografia in rete. Ballard è sconvolto dal fatto che la maggioranza delle vittime di questo odioso crimine e coinvolte nella tratta internazionale scompaiono per sempre. Un dato questo reale e confermato anche per l’Italia dove nel 2022 il Ministero dell’Interno segnala ben 17 mila minori scomparsi e non tutti ritrovati. Il buon Ballard, la cui filosofia è che “non si toccano i figli di Dio”, si dimette dalla HS e intraprende la sua ricerca per riportare al padre due bambini, fratello e sorella, rapiti in Honduras e trasferiti in Colombia. Anche nella realtà Ballard, dimessosi dalla HS, diede vita insieme ad altri ex agenti a un’organizzazione per il recupero dei minori scomparsi (Operation Underground Railroad). Un vero film d’azione le cui difficoltà di distribuzione sono dovute al tema sensibile della pedofilia. Infatti subito l’ambiente liberal internazionale ha reagito accusandolo di divulgare le tesi complottiste di QAnon che in realtà all’epoca in cui il film fu iniziato (2015) non esisteva neanche e nel film non appare alcun riferimento a tali deliranti ipotesi. Si sa bene che la cultura liberal è molto indulgente nei confronti di queste perversioni. In Italia, fin dai tempi dell’icona della cultura gay Mario Mieli, di tanto in tanto si levano voci che chiedono la liberalizzazione della pedofilia. Da anni don Fortunato Di Noto con la sua Associazione Meter Onlus raccoglie e segnala migliaia di video pedopornografici ma a causa dell’organizzazione dislocata in vari paesi i colpevoli raramente vengono consegnati alla giustizia. Si comprende quindi facilmente come questo film abbia trovato difficoltà di distribuzione che, superate, sono state premiate dal successo di pubblico e dalla maggioranza dei critici obiettivi e non ideologizzati. Il merito del film è di mostrare con realismo ma senza alcuna concessione alla morbosità o a scene sconsigliabili a un pubblico di minori la realtà perversa e il modus operandi di questi perversi criminali rompendo una cortina di silenzio favorita da complicità internazionali e dagli altissimi profitti perché, come viene detto nella pellicola, la cocaina si vende una volta sola, mentre un bambino può venire abusato molte volte.