Costume e Società

Transgender ideology e Self Id

Salvo Migliorino

Transgender ideology e “Self Id”, in italiano “ideologia dell’auto-identità” o meglio, nell’uso corrente, ideologia dell’identità di genere, un’ideologia già molto diffusa nei paesi anglofoni e ancora poco, ma sempre più presente anche nel nostro Paese.

Nei succitati paesi sono ormai state promulgate leggi a difesa di questo concetto, a difesa cioè del diritto di decidere della propria identità di genere, a prescindere dalla realtà biologica.

L’ideologia dell’identità di genere parte dal presupposto che l’uomo e la donna siano due identità e non due realtà biologiche. Mentre per le altre specie si continua a parlare di leone e leonessa, di gallo e gallina etc., non si ritiene che “uomo” e “donna” si riferiscano rispettivamente al maschio e alla femmina adulti della specie umana, bensì che si tratti della percezione di appartenenza all’uno o all’altro sesso, indipendentemente dalla realtà biologica. Se dunque un uomo si veste da donna, ama truccarsi e “si percepisce” come donna andrà considerato come tale (e viceversa). Tutto ciò ha portato ad un epidemico aumento delle richieste di “transizione” da parte di ragazzine in età preadolescenziale. Il messaggio è chiaro: se non ti piacciono i trucchi, se non ti interessano le bambole e ti piace giocare a calcio, non puoi essere una ragazza (!). “Sei nata in un corpo sbagliato” e le “gender clinic” ti aiuteranno con mastectomie (in alcuni stati avvenute anche a 13 anni) e testosterone di sintesi. Peccato che – andrebbe forse ricordato – non siamo cernie, pesci marini che possono cambiare sesso, e l’unica cosa certa che questi interventi ormonali e chirurgici hanno creato è innanzi tutto un enorme giro di affari.

Diretta conseguenza di questa ideologia è che per esempio nello sport aumenta il numero di uomini che “si identificano in donne” e che pertanto potranno partecipare alle competizioni sportive nella categoria femminile. Un caso che recentemente ha fatto molto discutere è quello del nuotatore “Lia Thomas”, il cui vero nome è Will Thomas. Questo sportivo ha in sostanza trovato il modo di passare dall’essere un atleta mediocre (quando gareggiava con altri uomini) a diventare una “campionessa”, appunto da quando si identifica in Lia e può pertanto gareggiare con le donne.

Leggiamo infatti in un sito femminista e sicuramente non conservatore: “USA: il caso “Lia” Thomas, IL nuotatrice ruba-trofei. Will Thomas ha trovato il modo di battere ogni record: chiamarsi Lia e sbaragliare le avversarie, passando dal 462° posto nello stile libero maschile al primo in quello femminile” (https://feministpost.it/magazine/primo-piano/usa-il-caso-lia-thomas-la-nuotatore-ruba-trofei/). Non si tratta di un caso unico, ma di uno dei tanti sportivi che, in nome del Self ID, riesce a primeggiare tra le donne, lasciandosi alle spalle un passato di mediocrità. Va da sé che le atlete che osano ribellarsi vengano tacciate di transfobia.

Se non è bello perdere la competizione perché superati dal nuotatore Lia, è ancora più grave rischiare di subire violenza a causa della stessa ideologia. Bagni pubblici, spogliatoi, centri accoglienza per donne vittime di violenza maschile dei paesi in cui già sono in vigore le leggi a difesa di questo diritto di auto-identità sono invasi da uomini che si identificano in donne. Recentemente in California un pedofilo, che stuprò nel 2014 una bambina di dieci anni in un bagno pubblico, è stato condannato e incarcerato in una prigione femminile minorile, perché così si sente James Tubbs, ormai Hannah.

Foxnews riporta “Un giudice della contea di Los Angeles giovedì ha condannato Hannah Tubbs, una donna transgender californiana, a scontare due anni in una struttura giovanile dopo essersi dichiarata colpevole di aver aggredito sessualmente una bambina di 10 anni nel 2014”. Tubbs ha ora 26 anni, mentre al momento delle molestie stava per compierne 18. Allora e fino al momento dell’arresto si sentiva uomo, solo dopo si è percepito come Hannah (https://www.foxnews.com/us/transgender-ca-woman-molesting-sentenced).

Dai documenti da noi visionati sembrerebbe, ma approfondiremo ulteriormente, che questa ideologia più che tutelare discrimini senza ritegno.

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