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Brexit: nuova proroga al 31 ottobre

L’Unione europea, dopo una riunione notturna di sette ore, ha accettato una nuova proroga della data d’uscita del RU, che è stata rinviata al 31 ottobre. E’ scongiurato, per ora, io spettro del drammatico no deal. Il Consiglio europeo straordinario ha dato anche via libera alla clausola di flessibilità, che prevede l’uscita immediatamente dopo l’eventuale approvazione dell’accordo di divorzio. Il Consiglio è stato diviso a lungo tra chi voleva un periodo di proroga breve (come Macron) e chi invece voleva un’estensione più lunga (come Merkel e Tusk). Il compromesso (“il miglior compromesso possibile” – ha detto Macron) è stato trovato sulla data del 31 ottobre, con l’impegno di rivedere la situazione a giugno, subito dopo le elezioni europee. Il 1° novembre entrerà in funzione la nuova Commissione e l’uscita prevista entro il 31 ottobre è stata scelta proprio per evitare che nella nuova Commissione possa entrare un rappresentante britannico. La May ha un compito duro da assolvere: trovare una soluzione con la maggioranza del Parlamento su un nuovo accordo prima delle elezioni, oppure partecipare alle elezioni e uscire prima della fine d’ottobre. Non è un compito facile, dopo le sbandate offerte fino ad ora dai parlamentari. Hanno sempre detto no ad ogni proposta, ma se il no continuerà, nessuno sarà in grado di evitare l’uscita no deal, paventata dai più. Anche in questo summit è stata preziosa l’attività della Merkel che ha saputo con convinzione e molta pazienza, condurre il Consiglio europeo all’accettazione di un compromesso tra la posizione rigida di Macron e la disponibilità di Juncker e di Tusk. Una non comune responsabilità pesa anche sulle spalle del leader dei Laburisti Jeremy Corbyn, che dovrebbe consentire la formazione di una maggioranza parlamentare per la definizione dell’accordo finale. Sono finiti i giochetti politicanti contro la May, tanto da parte dei suoi che degli oppositori. In gioco non c’è solo un governo, ma l’avvenire del Regno Unito, con o senza un accordo con l’UE. I britannici parteciperebbero alle elezioni europee, ma gli eurodeputati eletti si ritirerebbero al momento della Brexit. Se il Regno Unito decidesse di non partecipare al voto Ue, la Brexit scatterà il primo giugno.

l problema delle elezioni può complicare le procedure, anche per questo la May, al termine del lungo Consiglio europeo, non ha escluso la possibilità di una fine anticipata del periodo transitorio se il parlamento inglese trovasse un accordo su una soluzione prima del 31 ottobre. “Non faccio finta che i prossimi giorni siano facili – ha detto la May – Abbiamo un dovere come politici: adempiere alla decisione democratica del referendum, portare a compimento la Brexit”. E’ l’ennesima volta che lo dice. Ci crede davvero. Ma la politica talvolta percorre strade che non portano direttamente al traguardo.

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