La Commissione europea vuole disciplinare ulteriormente la filiera agroalimentare
La Commissione europea ha predisposto misure, ora al vaglio di Parlamento e Consiglio europeo, per combattere le pratiche commerciali sleali più dannose nella filiera alimentare per agricoltori e piccole e medie imprese, vulnerabili di fronte ai partner nella filiera perché spesso non dispongono di potere contrattuale né di alternative per far arrivare i loro prodotti ai consumatori.
Le pratiche commerciali sleali che la Commissione intende vietare sono i pagamenti tardivi per i prodotti alimentari deperibili, la cancellazione degli ordini all’ultimo minuto, le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti e l’obbligo imposto al fornitore di pagare per gli sprechi. Altre pratiche saranno autorizzate solo se soggette a un accordo iniziale tra le parti chiaro e privo di ambiguità: l’acquirente restituisce a un fornitore i prodotti alimentari invenduti; l’acquirente impone al fornitore un pagamento per garantire o mantenere un accordo di fornitura relativo a prodotti alimentari; il fornitore è tenuto a sostenere i costi legati alla promozione o al marketing dei prodotti alimentari venduti dall’acquirente. La proposta della Commissione impone agli Stati membri di designare un’autorità pubblica responsabile di garantire l’applicazione delle nuove norme. In caso di accertata violazione, l’organo responsabile sarà competente per imporre una sanzione proporzionata e dissuasiva. Tale autorità avrà la facoltà di avviare indagini di propria iniziativa o a seguito di una denuncia. In tal caso, le parti che presentano la denuncia sono autorizzate a richiedere la riservatezza e l’anonimato al fine di proteggere la loro posizione nei confronti del partner commerciale. La Commissione istituirà un meccanismo di coordinamento fra le autorità incaricate di garantire l’applicazione delle norme per consentire lo scambio di migliori prassi. Si tratta di misure che integrano quelle esistenti negli Stati membri e il codice di condotta volontario della Supply Chain Initiative, rispetto alle quali gli Stati membri possono adottare ulteriori misure ritenute utili.
L’iniziativa fa seguito ai riferimenti alla filiera alimentare nei discorsi del presidente Juncker sullo stato dell’Unione del 2015 e del 2016 ed è una risposta politica alla risoluzione del Parlamento europeo adottata nel giugno 2016, che invita la Commissione europea a presentare una proposta relativa a un quadro dell’Ue per quanto riguarda le pratiche commerciali sleali. Inoltre, nel dicembre 2016, il Consiglio ha esortato la Commissione a effettuare una valutazione d’impatto al fine di proporre un quadro normativo dell’Ue o altre misure non legislative volte a combattere le pratiche commerciali sleali.
“Nella filiera alimentare vi sono squilibri nel potere contrattuale. Con questa proposta la Commissione intende combattere con fermezza le pratiche commerciali sleali, che compromettono la vitalità economica degli operatori. Stabilendo standard minimi e rafforzando l’attuazione delle norme, la proposta dovrebbe consentire agli operatori di competere su un piano di parità, contribuendo così all’efficienza complessiva della filiera. Si tratta di una chiara affermazione della volontà di rendere più eque le pratiche commerciali” ha commentato Jyrki Katainen, vicepresidente e commissario responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività. Phil Hogan, commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha dichiarato: “Qualsiasi catena è forte solo quanto il suo anello più debole: per essere equa una filiera alimentare deve essere efficiente ed efficace. La proposta presentata oggi intende essenzialmente garantire l’equità, dando voce a coloro che non he hanno, a coloro che senza averne colpa si trovano a subire una posizione negoziale più debole. L’iniziativa odierna volta a vietare le pratiche commerciali sleali mira a rafforzare la posizione dei produttori e delle PMI nella filiera alimentare. L’iniziativa intende inoltre garantire una solida ed efficace applicazione delle norme. Intendiamo eliminare il «fattore paura» dalla filiera alimentare grazie a una procedura di denuncia riservata”.