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Cresce la voglia d’Italia, enoturismo e borghi smart

Il successo del vino, testimoniato all’ultima edizione del Vinitaly dalla presenza di 4mila aziende espositrici su 18 padiglioni al completo, racconta un’Italia che attira un numero crescente di enoturisti da ogni dove, e potrà persino spingere degli stranieri, è questa la scommessa del governo, a trasferirsi in uno dei tanti borghi della penisola per lavorare “nel Paese più bello del mondo”, come detto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

E’ allo studio un provvedimento, per sintesi indicato dal ministro Urso “Lavora nel mondo, vivi in Italia”, volto ad attrarre i navigatori digitali per ripopolare i piccoli centri, anche rurali. Considerato lo sviluppo dello smart working durante la pandemia, “questa rivoluzione digitale – ha detto Urso – rende straordinariamente competitivi i borghi italiani nell’economia globale”. A Vinitaly, il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste Francesco Lollobrigida, ha detto di avere registrato “ottimismo, aziende interessate all’innovazione, e con tanta voglia di fare”.

Proprio a Verona 30 anni fa nasceva il Movimento Turismo del Vino, la prima associazione sull’enoturismo e oggi Città del Vino, Donne del Vino, La Puglia in Più e il Movimento celebrano l’anniversario nel segno della crescita di questo comparto. Oggi la tipologia di cantina turistica più diffusa in Italia,  precisa una indagine a cura Nomisma-Wine monitor condotta in 265 cantine aderenti al Movimento Turismo Vino e all’Associazione Donne del Vino e e 145 comuni di distretti enologici, è quella piccola e familiare (39%) che appare particolarmente presente in Campania, Puglia e Umbria. Seguono le cantine con rilevanza storica o architettonica (14%) che hanno le percentuali più alte in Veneto e in Piemonte. Le imprese con marchio famoso o storico sono il 12% del totale e sono particolarmente diffuse in Veneto e Sicilia.

La presenza delle cantine è rilevante anche sui social, il 99% dichiara di avere almeno un social mentre in Puglia e in Umbria è più alta la quota di cantine ben organizzate per l’incoming. “Siamo molto soddisfatti – sottolinea Nicola D’Auria, presidente nazionale Movimento Turismo del Vino – della crescita dei servizi enoturistici avvenuta negli ultimi 10 anni. E speriamo che tutte le Cantine del Movimento, comprese quelle lontane da itinerari e flussi turistici consolidati – criticità emersa in modo chiaro dalla ricerca – possano contribuire a risvegliare e coinvolgere i diversi territori. Ma un dato emerge in modo chiaro e incontrovertibile: se prima il turismo del vino viaggiava spedito, ora corre velocissimo”. Per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega) “già oggi l’enoturismo in Italia ha un valore di circa 2,5 miliardi di euro e porta nelle nostre Regioni tra i 10 e i 15 milioni di visitatori. Sono numeri che possono crescere ancora notevolmente e dare lavoro a molti giovani, anche aiutando fenomeni come la destagionalizzazione e la riscoperta di borghi e territori a rischio abbandono”. E l’enoturismo, ricorda Confagricoltura, ben si coniuga a un mezzo di trasporto slow come la bicicletta, offrendo la possibilità di godere della bellezza di vigneti e borghi, e di assaporare eccellenze vitivinicole e gastronomiche.

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