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Il coronavirus offre l’alibi per non cercare lavoro

Centomila occupati in meno solo all’inizio della pandemia, con una scure che si è abbattuta soprattutto sui contratti a termine e l’effetto dell’emergenza sanitaria e del lockdown che ha di fatto limitato la ricerca di un posto di lavoro. Con un conseguente calo dei disoccupati ma un exploit degli inattivi, ovvero di coloro che non si mettono a caccia di un impiego. Nell’arco dei primi tre mesi dell’anno, su un aumento annuo di 290mila inattivi, per ben 260mila il motivo per cui non si è cercato lavoro è riconducibile all’emergenza Covid. E’ il bilancio che emerge dai dati trimestrali dell’Istat sul mercato del lavoro, che riflettono il primo impatto del coronavirus sull’occupazione.

Nel primo trimestre, il numero di occupati diminuisce di 101mila unità (-0,4%) rispetto al trimestre precedente (mentre rallenta la crescita nel confronto annuo, fermandosi a +52mila occupati, +0,2%). Il calo si concentra soprattutto tra l’ultima settimana di febbraio ed il mese di marzo, quando hanno cominciato a dispiegarsi “le forti perturbazioni” indotte dall’emergenza sanitaria, sottolinea lo stesso Istituto di statistica. E la discesa non è destinata a fermarsi: come rilevato nei dati mensili già diffusi, a questo numero fa seguito il calo di aprile quando gli occupati sono diminuiti di 274mila unità (-1,2%) rispetto a marzo, portando il totale a circa 400 mila in meno in poco più di 2 mesi. In ogni caso a pagare il prezzo più pesante sono ancora i contratti a tempo determinato: il calo delle centomila unità nei primi tre mesi dell’anno è infatti il frutto della “rilevante” diminuzione dei contratti a termine (-123mila, -4,1%) e di quella, meno accentuata, dei lavoratori indipendenti (-28mila, -0,5%), bilanciati dalla crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+50 mila, +0,3%).

In questo panorama, il tasso di occupazione scende al 58,8% ma anche il tasso di disoccupazione cala al 9,4%. Si contano così 467mila disoccupati in meno in un anno (-16,3%) e contestualmente 290mila inattivi in più, sempre su base annua (+2,2%). In totale, i disoccupati sfiorano i 2,4 milioni, gli inattivi superano quota 13,5 milioni.

“L’anomalia” del primo trimestre “emerge chiaramente – sottolinea l’Istat – alla luce del fatto che al rallentamento della crescita del tasso di occupazione corrisponde un aumento degli inattivi più distanti dal mercato del lavoro, cioè di coloro che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare, associato al calo dei disoccupati”. A spiegarla è proprio l’impatto dell’emergenza sanitaria su disoccupazione e inattività. Dinamica che caratterizza in particolare, come sottolinea ancora l’Istituto, il mese di marzo, quando la progressiva chiusura dei settori produttivi non essenziali e le limitazioni nella possibilità di movimento delle persone per l’emergenza sanitaria hanno modificato i comportamenti individuali nella ricerca di lavoro. Mettersi alla ricerca di un lavoro o essere disponibile ad iniziare un impiego entro 2 settimane è stato “difficile, se non quasi impossibile” durante il lockdown. Così sono diminuiti i disoccupati e aumentati gli inattivi.

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