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Il Messico si scusa con i Maya

A 500 anni dalla Conquista spagnola e a 200 dalla dichiarazione d’indipendenza dalla Spagna, il Messico ha ufficialmente presentato le sue scuse al popolo indigeno Maya per i “terribili abusi” commessi contro di loro durante i secoli successivi alla colonizzazione iberica. A chiedere perdono è stato il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, “per i torti commessi nel corso della storia e per la discriminazione di cui sono ancora vittime oggi”.

“Offriamo le più sincere scuse al popolo Maya per i terribili abusi commessi da individui e autorità nazionali e straniere nella conquista, durante i tre secoli di dominazione coloniale e in due secoli di Messico indipendente”, ha detto il leader messicano lunedì durante una cerimonia nello stato sudorientale di Quintana Roo, alla quale ha partecipato il suo omologo guatemalteco Alejandro Giammattei.

Nel suo discorso, il presidente ha ricordato in particolare la Guerra delle Caste del 1847-1901, una ribellione indigena in cui si ritiene siano morte circa 250.000 persone. Ha inoltre riconosciuto che il razzismo e la discriminazione continuano ad affliggere la minoranza etnica. “La verità è che tutti i popoli originari del Messico, fino al periodo attuale, hanno subito sfruttamento, espropriazioni, repressione, razzismo, esclusione e massacri, ma gli Yaqui e i Maya sono stati, per la vergogna di tutti, quelli trattati in modo peggiore, le vittime delle più grandi crudeltà”, ha sottolineato il capo di Stato all’evento, parte delle commemorazioni per i 500 anni della conquista europea e i 200 anni dell’indipendenza nazionale.

Quello degli indigeni è un tema significativo nella storia di Lopez Obrador, che ha iniziato la sua carriera come attivista per queste popolazioni. “Sebbene ci sia ancora molta povertà, non si può dire che il presente sia come il passato opprimente”, perché “c’è una nuova volontà di rendere giustizia per il bene del popolo” e “per questo stiamo qui a chiedere perdono e a dire che non dimenticheremo mai i popoli del Messico profondo”, ha dichiarato il presidente.

Durante la cerimonia, le parole di Lopez Obrador hanno attirato fischi da parte di residenti che si oppongono al Treno Maya, un progetto turistico del governo che prevede 1.500 chilometri di ferrovia per collegare località caraibiche con gli antichi siti archeologici rappresentativi della cultura Maya. I critici dell’iniziativa ritengono che il Treno Maya danneggerà l’ambiente e le comunità indigene, ma l’esecutivo è deciso ad andare avanti. Lunedì, il presidente ha realizzato un sopralluogo per supervisionare l’andamento dei lavori a Calakmul (stato di Campeche) e ha sottolineato che la ferrovia consentirà a milioni di turisti stranieri di visitare il sud-est del Paese, escludendo che possa danneggiare l’ambiente e i luoghi storici.

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