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La corsa ai computer quantistici vale oltre 25 miliardi di dollari

Oltre 25 miliardi di dollari di investimenti pubblici, colossi tecnologici come Amazon ma anche decine di piccole imprese a start up in tutto il mondo: la ‘corsa’ verso i computer quantistici diventa sempre più globale. Strumenti potentissimi ancora in fase ‘esplorativa’ che promettono di aprire una nuova finestra sul mondo dei quanti, un ‘ponte’ tra due mondi governati da leggi e logiche differenti.

“I computer quantistici si trovano ancora in una fase che potremmo definire ‘esplorativa'” – ha detto all’Ansa il direttore del Quantum computing di Amazon Web Services (Aws), Simone Severini – e due sono gli indirizzi della ricerca: da un lato migliorarne le prestazioni per renderli pienamente operativi dall’altro comprenderne pienamente le possibili applicazioni”. Computer quantistici e supercomputer tradizionali sono infatti due tipologie di macchine completamente diverse e che lavorano in due ‘mondi’ differenti. “Difficile dire come evolverà il settore e quali applicazioni concrete se ne avranno”, ha aggiunto Severini. “Come in biologia si eseguono esperimenti ‘in vitro’ replicando fenomeni biologici in laboratorio, forse tra un po’ lavoreremo ‘in silico’, replicando la fisica nel computer”.

“Ritengo che i computer quantistici – ha osservato Severini – debbano essere interpretati prima di tutto come nuovi e potenti strumenti scientifici, come lo sono i telescopi o gli acceleratori di particelle. I computer quantistici ti permettono di accedere a una realtà fisica fondamentale, quella dei quanti: aprono le porte di ‘luoghi’ che non avevamo ancora esplorato”. Proprio i ‘bizzarri’ comportamenti dai quanti usati come unità di informazione del computer (i qubit, ossia i bit quantistici) diventano il ponte tra due mondi regolati da logiche e leggi completamente differenti, quello ‘tradizionale’ della fisica classica e quello dei quanti, e simulare così quel che avviene ad esempio nelle molecole su scale atomiche o durante le reazioni chimiche.

Anche se il settore è ancora pionieristico le tecnologie quantistiche stanno però attirando grandi investimenti: a guidare la classifica di quelli pubblici è la Cina che ha stanziato ben 10 miliardi di dollari nello sviluppo del settore e gli Usa con un piano pubblico oltre 1 miliardo a cui si aggiungono gli investimenti di molti colossi tech. Tra i protagonisti anche l’Europa con una ‘flagship’ da 1 miliardo e le scelte di singoli Paesi come Germania, Francia e Paesi Bassi (complessivamente 5 miliardi) come anche Canada, India e Giappone, fino a Nuova Zelanda e Israele. Complessivamente 25 miliardi a cui vanno sommati gli sforzi di grandi aziende come Google e Ibm e decine di start up. A dare una spinta al settore ha contribuito anche il servizio Braket di Amazon Web Service, un servizio cloud di computer quantistici “che in un certo senso fornisce una finestra aperta a tutti quelli interessati a capire e vedere a che punto è la tecnologia evitando la complessità di doversi dotare di queste macchine”, ha spiegato Severini.

Tantissime le realtà che sfruttano questa possibilità: a partire da enti di ricerca, ad esempio in Italia l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e il Cineca, oppure le startup come QCWare e Qu@Co che stanno sviluppando applicazioni, la prima in ambito finanziario la seconda nella chimica. Braket offre un ‘parco’ macchine diversificato, da computer a superconduttori a quelli a ioni intrappolati, e ora si arricchirà con due nuove tipologie di computer quantistici tra cui quello sviluppato da QuEra che utilizzando atomi di Rydberg ha caratteristiche ideali per lo studio della fisica fondamentale.

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