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Collaborazioni occulte, accuse pesanti e attese conseguenze

L’unica cosa da cui non puoi sottrarti sono le conseguenze delle tue azioni.

Isabelle Holland

Il karma è una parola usata ormai in diverse lingue e in diversi contesti, Si tratta di una parola ereditata e acquisita dal sanscrito, una delle lingue più antiche del mondo parlata dalle popolazioni della penisola indiana. Karman, ossia karma, è una parola che rappresenta ed esprime uno dei concetti basilari della filosofia e della religione buddista e di quella induista. Il suo significato in italiano viene definito dai dizionari. Riferendosi al Grande dizionario italiano Hoepli la parola karma nelle religioni indiane significa “…il frutto delle azioni compiute da un essere vivente nel corso delle precedenti vite, che determina il destino della vita successiva”. Mentre per il dizionario Treccani la parola karma è un termine che “…nella religione e filosofia indiana indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, che influisce sia sulla diversità della rinascita nella vita susseguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa”. Lo stesso dizionario precisa, altresì, che viene usata come sinonimo di destino “concepito però non come forza arcana e misteriosa, ma come complesso di situazioni che l’uomo si crea mediante il suo operato”. In realtà questo è il significato della parola karma nelle lingue comunemente usate attualmente. Anche nella lingua italiana. Normalmente perciò, viene usata per esprimere le conseguenze delle azioni, dell’operato delle persone, che si basano sul principio di “causa – effetto”. In un contesto più vasto, la parola karma viene usata per indicare che qualsiasi azione, qualsiasi atto, consapevole o involontario che noi compiamo ha ed avrà sempre e comunque delle inevitabili conseguenze che potrebbero riguardare e coinvolgere, nel bene e nel male, oltre a noi stessi, anche altre persone. Bisogna sottolineare che, non di rado ed erroneamente, la parola karma viene usata per esprimere una specie di fatalismo. Nella lingua italiana, ma anche in altre lingue, c’è un detto secondo il quale il karma è una puttana che agisce sul lungo termine. Un detto che viene usato per attirare e focalizzare l’attenzione sulle conseguenze, quelle non gradevoli, ma anche gravi, delle azioni e opere fatte.

Il 21 gennaio scorso, all’aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy di New York, veniva arrestato un uomo di 54 anni, un importante ex funzionario dell’Ufficio Federale di Investigazione degli Stati Uniti d’America (Federal Bureau of Investigation – FBI; n.d.a.), con ventidue anni di carriera presso quell’Ufficio Federale. Era appena ritornato da un viaggio in Sri Lanka. Si tratta di colui che è stato a capo dei servizi di controspionaggio dell’FBI nella capitale statunitense fino al 2016, per poi dirigere, dall’inizio d’ottobre 2016 fino al 2018, quando è andato in pensione, la più importante divisione del servizio di controspionaggio con sede a New York. Si tratta di colui che, a capo della divisione di New York e responsabile per le attività di controspionaggio sulla Russia, ha coordinato anche le indagini sugli oligarchi russi. Ma nonostante ciò lui, guarda caso, non si era accorto proprio delle ingerenze degli agenti russi sul processo delle elezioni presidenziali dell’8 novembre 2016 negli Stati Uniti d’America. Ingerenze scoperte ed evidenziate solo dopo le elezioni, a risultato dichiarato ufficialmente, dalla stessa FBI. Bisogna sottolineare che il 31 ottobre 2016, a quasi un mese dalla nomina dell’ex alto funzionario dell’FBI a capo della divisione di controspionaggio di New York, ormai sotto indagini, veniva pubblicato un articolo dal New York Times che si riferiva a fonti interne e credibili dell’FBI. In quel articolo, secondo le informazioni assicurate dal giornale, si affermava che l’FBI non aveva trovato alcun legame evidente tra il vincitore delle elezioni e la Russia.

L’ex capo della divisione di New York dei servizi di controspionaggio sulla Russia dal 2016 fino al 2018, quando è andato in pensione, arrestato il 21 gennaio scorso dopo la richiesta congiunta delle autorità di Washington e di New York, adesso deve rispondere a diverse accuse. Una è quella di aver ricevuto denaro da un noto e potente oligarca russo, molto vicino al presidente russo, magnate dell’industria dell’alluminio e titolare di diverse altre attività molto redditizie. Quell’oligarca è stato inserito in un elenco, insieme con altri oligarchi molto vicini al presidente russo, di persone soggette a severe sanzioni poste, dal 2018, dalle autorità statunitensi. In più deve rispondere all’accusa di aver cospirato con un cittadino russo naturalizzato statunitense per fornire dei servizi al sopracitato oligarca russo. Proprio per quella ragione lo Stato di New York ha messo sotto accusa il capo della divisione newyorchese di controspionaggio dal 2016 al 2018 per avere violato le sanzioni poste dal governo federale degli Stati Uniti d’America a determinati oligarchi russi e di essere stato impegnato personalmente nel riciclaggio di denaro. Un’altra accusa alla quale deve rispondere l’ormai ex alto funzionario dell’FBI è quella di aver ricevuto 225.000 dollari, non dichiarati, da un ex agente dei servizi segreti albanesi. In più l’ex alto funzionario dell’FBI viene accusato di aver svolto attività lobbistiche, richieste dal primo ministro albanese contro un altro partito politico albanese. Tutto fa pensare che si tratterebbe di un partito avversario. Il che dimostrerebbe come il primo ministro albanese da anni stia cercando di controllare anche i partiti dell’opposizione. Un fatto questo ormai noto anche per il nostro lettore. In più l’ex alto funzionario dell’FBI viene accusato anche di non avere dichiarato alcuni dei suoi spostamenti ed incontri all’estero e di non avere dichiarato nessuna somma di denaro e/o regali ricevuti. Un obbligo noto per tutti i dipendenti dell’FBI, nonostante il rango istituzionale. Secondo le indagini delle autorità competenti dello Stato di New York, l’ex alto funzionario dell’FBI è stato in Albania diverse volte non solo dopo il 2018, quando è andato in pensione, ma anche quando era ancora in servizio. Durante quei viaggi ha incontrato spesso anche il primo ministro. Dalle indagini risulta che loro due si sono incontrati anche negli Stati Uniti. E non ha dichiarato niente. Mentre, riferendosi alle indagini svolte dalle autorità competenti a Washington DC, si stanno esaminando i tanti viaggi dell’ex alto funzionario dell’FBI in diversi Paesi europei e nei Balcani occidentali, soprattutto in Albania. Bisogna sottolineare che nelle dichiarazioni ufficiali delle autorità statunitensi ad ora rese pubbliche su questo scandalo tuttora in corso l’unico ad essere citato, per ben 14 volte, è il primo ministro albanese. Bisogna altresì sottolineare che, guarda caso, l’oligarca russo, con il quale da tempo collaborava l’ex alto funzionario dell’FBI, ormai sotto accusa, ha cercato di influenzare, in accordo con l’attuale presidente russo, anche gli sviluppi politici in Ucraina nel 2014, appoggiando l’allora presidente ucraino, molto legato alla Russia. E, guarda caso, l’oligarca russo, insieme con l’ex alto funzionario dell’FBI hanno registrato ufficialmente, da alcuni anni, delle attività di impresa e di consulenza in Albania.

L’arresto, il 21 gennaio scorso, all’aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy di New York, di un importante ex funzionario dell’FBI, è stato reso pubblicamente noto all’inizio della scorsa settimana. Da allora tutti i media negli Stati Uniti d’America hanno quotidianamente trattato ed informato il vasto pubblico statunitense, ma non solo, dello scandalo in cui sono stati coinvolti, oltre all’ex alto funzionario dell’FBI ed alcuni suoi colleghi, ormai fuori servizio, anche un noto oligarca russo, il primo ministro albanese, un ex agente dei servizi segreti albanesi, un “consigliere esterno” del primo ministro albanese che ha “sponsorizzato” alcuni viaggi della persona indagata, ma non solo, nonché dei “benefici” ad altre persone. Si tratta di collaborazioni occulte, di accuse pesanti a carico non solo dell’ex alto funzionario dell’FBI. E in attesa della fine delle indagini tuttora in corso, che si stanno svolgendo parallelamente sia dalle autorità competenti a Washington DC che a New York, molto probabilmente potrebbero risultare anche gravi conseguenze per alcune delle persone sopracitate e per altri ancora.

Ovviamente la notizia di questo scandalo intercontinentale è stata resa pubblica anche in Albania. In  questi giorni sono state tante le reazioni politiche forti da parte dei massimi rappresentanti dell’opposizione. Sono state numerose anche le analisi critiche e piene di fatti ormai noti, ma anche nuovi dettagli che riguardano le persone nominate nelle indagini statunitense. Sono trattati anche i legami del primo ministro soprattutto con il suo “consigliere esterno”, che ha, tra l’altro, delle attività imprenditoriali anche con i cinesi. Colui che circa due anni fa portava nell’ufficio del primo ministro dei rappresentanti del più noto gruppo messicano dei narcotrafficanti. Colui che appare spesso accanto al primo ministro in diverse attività ufficiali. Compresa anche la visita del primo ministro, il 15 giugno scorso in Ucraina e l’incontro con il presidente ucraino. Il “consigliere esterno” era sempre li, accanto al primo ministro. Come mai e chissà perché?!

Nel frattempo e per cinque giorni consecutivi il primo ministro non si è fatto vivo. Niente, nessuna dichiarazione, nessun “cinguettio” in rete. Niente. Poi finalmente lunedì ha messo in rete un video con il quale “confidava” che era stato con una forte influenza stagionale. Chissà se ha detto la verità? Soprattutto lui che mente sempre. Ma nello stesso video ha detto che, comunque, anche in questi giorni aveva lavorato con la sua squadra di ministri e di collaboratori per portare avanti delle “iniziative” a favore dei cittadini (Sic!). Questa si che era una notizia! Da lui che da quando ha cominciato il suo primo mandato da primo ministro nel 2013 ha fatto poco o niente per i cittadini. Strano però che non abbia detto niente durante questi giorni di “belle notizie”, forse però aveva la voce rauca per l’influenza. Ma almeno un “cinguettio” lo poteva fare. Anche perché nel frattempo le gravi notizie sulle collaborazioni occulte con l’ex alto funzionario del FBI stavano prendendo tutto lo spazio mediatico ed avevano suscitato molte discussioni e dibattiti. Le cattive lingue dicono però che aveva ben altro e non l’influenza. Era succube e tuttora lo è delle sue buie angosce dovute alle notizie che arrivano da oltreoceano.

E parlando di amici, nel settembre scorso, proprio riferendosi all’ex alto funzionario del FBI ormai sotto indagini, dichiarava che lui “il capo del controspionaggio dell’FBI è stato ed è mio amico, non si discute!”. Mentre l’ultima volta che è apparso in pubblico cinque giorni fa, rispondendo alla domanda di un giornalista, ha detto che si era creato un “malinteso”. Si perché lui, il primo ministro si era espresso in inglese e parlava di “una relazione amichevole”. La fata turchina diceva a Pinocchio che le bugie hanno il naso lungo o le gambe corte. E le bugie del primo ministro albanese hanno le gambe cortissime. Perché le registrazioni delle sue dichiarazioni fatte nel settembre scorso erano tutte ed interamente in albanese. Ma lui comunque mente, mente ed inganna come se niente fosse. Semplicemente per oltrepassare delle situazioni di imbarazzo, di difficoltà come questa che lo sta mettendo in una molto difficile situazione. E non si sa cosa accadrà con le indagini in corso e quali potrebbero essere le conseguenze anche per il primo ministro albanese.

Il karma è una puttana che agisce sul lungo termine, recita il detto popolare. Il vero significato del detto si sta verificando adesso proprio sul primo ministro albanese. Lui sta subendo le conseguenze di quanto ha fatto durante tutti questi anni. Usando solo la prima parte di questo detto egli stesso ha fatto una gaffe due settimane fa al vertice di Davos, rivolgendosi alla Presidente del Parlamento europeo (Finanziamenti occulti in cambio di influenze internazionali; 23 gennaio 2023).

Chi scrive queste righe pensa cosa avrebbero raccontato le mura dell’ufficio del primo ministro albanese se avessero avuto orecchie e bocca. Adesso lui deve capire  che, come affermava Isabelle Holland, “l’unica cosa da cui non puoi sottrarti sono le conseguenze delle tue azioni”.

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