Despoti che scappano
E sai perché non trovi sollievo nella fuga?
Perché mentre fuggi ti porti sempre dietro te stesso.Lucio Anneo Seneca
Dopo aver governato per dieci anni con il pugno di ferro la Macedonia (27 agosto 2006 – 18 gennaio 2016), dall’8 novembre scorso l’ex primo ministro è in fuga. Tutto ciò accadeva soltanto poco prima d’essere stato accompagnato in carcere, dalla sua abitazione in Scopie. Abitazione di fronte alla quale c’erano sempre agenti delle truppe speciali, sue guardie del corpo e sua scorta. Ma nessuno ha visto e/o sentito niente. Condannato a due anni per corruzione e abuso di potere, e in attesa di altri probabili processi giudiziari, Nikola Gruevski, con il passaporto ormai confiscato, è riuscito comunque a scappare. Non si sa se di nascosto oppure con qualche “copertura occulta”. Da sottolineare che il mandato di cattura internazionale per Gruevski è stato rilasciato soltanto il 13 novembre scorso dalle autorità macedoni, mentre da cinque giorni risultava irreperibile. Sono tante le riflessioni che si possano fare, riferendosi al mancato controllo e alla fuga. Una, per esempio, potrebbe essere: a chi gioverebbe la fuga di Gruevski? Non è che forse, con Gruevski non più in Macedonia, si eliminerebbe una seria e presente preoccupazione per l’attuale primo ministro macedone e per altri politici locali?! Forse.
Nella sua ben organizzata fuga, prima è entrato in Albania, ma non si sa dove e quando questo sia avvenuto. Perché non risulta registrato in nessuno dei punti di controllo di frontiera tra l’Albania e la Macedonia. Si sa però che è uscito dall’Albania, viaggiando con una macchina di proprietà dell’ambasciata ungherese a Tirana e usando una carta d’identità. Da un comunicato stampa della polizia albanese, risulta che Gruevski ha lasciato il territorio albanese per entrare in quello del Montenegro, l’11 novembre 2018 alle ore 19.11. In più si sa anche la targa della macchina diplomatica con la quale viaggiava. La fuga dell’ex primo ministro macedone è continuata poi nel territorio montenegrino, dal quale risulta essere uscito lo stesso giorno. Ma anche in questo caso, da notizie e indiscrezioni mediatiche, risulterebbero alcuni elementi, tipici dei film polizieschi e di spionaggio.
La meta prestabilita, almeno per il momento, della fuga di Gruevski sembra essere l’Ungheria. E non a caso. Si sa pubblicamente che tra lui e il presidente Orban ci siano da tempo buoni rapporti di amicizia e di sostegno reciproco. Lo scorso 13 novembre sembra che Gruevski abbia postato un messaggio su Facebook, dichiarando che si trovava a Budapest, in attesa dell’asilo politico. La sua presenza in Ungheria la conferma una dichiarazione di un alto rappresentante del governo ungherese. Dalla dichiarazione risulta che le autorità ungheresi “hanno permesso a Gruevski di consegnare ufficialmente la richiesta di asilo e hanno sentito il suo ragionamento presso gli uffici per la Migrazione e Asilo a Budapest”. In più, nella dichiarazione si conferma che le autorità ungheresi tratteranno la richiesta e che la valuteranno “in accordo con le leggi ungheresi e quelle internazionali”. Sempre nella sopracitata dichiarazione si sottolinea che le autorità ungheresi non interverranno nelle questioni interne dei paesi sovrani, considerando perciò che “la valutazione della richiesta d’asilo per l’ex primo ministro (Gruevski; n.d.a.) sarà trattata soltanto per l’aspetto giuridico”. Nel frattempo, i rappresentanti dell’ambasciata ungherese in Albania non hanno accettato di commentare il perché dell’accompagnamento di Gruevski al passaggio di frontiera con il Montenegro, con una macchina diplomatica, insieme con uno o due impiegati dell’ambasciata.
Una storia di fuga quella, che ha avuto l’attenzione mediatica internazionale in questi ultimi giorni. Ovviamente, come accade in simili casi, non mancano neanche le speculazioni e le false notizie. Ma comunque sia, si sa con certezza ormai che Gruevski è fuggito dalla Macedonia, dove doveva scontare una condanna di due anni di carcere per corruzione e abuso di potere legata all’acquisto di una macchina per circa 600.000 Euro. Si sa anche che su di lui gravano pure altre accuse di corruzione, di malgoverno ecc., e che la giustizia doveva determinare la veridicità. Accuse che si basano su fatti evidenziati e documentati. Scappando, lui, in qualche modo, ha ammesso la sua colpevolezza. Da indiscrezioni mediatiche risulterebbe anche che, da settembre scorso, Gruevski abbia provveduto a ritirare tutta la liquidità dai sui depositi bancari.
L’ex primo ministro in fuga ha dominato la scena politica macedone in questi ultimi dodici anni. Ma la sua carriera politica comincia nel 1996, come consigliere locale a Scopie, per poi diventare ministro del Commercio nel 1998 e, un anno dopo, ministro delle Finanze. All’inizio della sua attività politica e governativa non era lo stesso che diventò in seguito. O, perlomeno, così appariva. È stato lui che ha avviato la riforma della deregolamentazione dell’economia, chiedendo anche la tassa sul valore aggiunto, la tassa piatta e la restituzione delle proprietà sequestrate durante il periodo del comunismo. All’inizio ha avuto un vasto consenso elettorale, non solo dai macedoni, ma anche dagli albanesi in Macedonia, che rappresentano circa il 25% della popolazione. Poi, nel 2015, ha cominciato il suo inarrestabile declino. Tutto dovuto alla pubblicazione di migliaia di intercettazioni telefoniche, da parte del suo avversario, l’attuale primo ministro macedone. Intercettazioni che testimoniavano degli abusi clamorosi del potere, delle diffusa corruzione, delle continue manipolazioni delle elezioni ecc. (Patto Sociale n.257).
Il caso Gruevski però rappresenta più che un caso personale. Rappresenta un fenomeno, almeno regionale. Politici ai vertici del potere, onnipotenti, autocrati, spesso arroganti, ma comunque corrotti e coinvolti in chissà quanti scandali, si trovano attualmente anche in altri paesi della regione balcanica, come in Kosovo e in Serbia, ma soprattutto come in Albania.
La continua e consapevole violazione della Costituzione e delle leggi sono purtroppo, fatti alla mano, una costante del modo di pensare e di agire del primo ministro albanese. La corruzione radicata e diffusa, la connivenza con la criminalità organizzata e l’uso di quest’ultima per garantire il condizionamento e la manipolazione del risultato elettorale, sono soltanto alcune delle gravi e allarmanti realtà vissute quotidianamente in Albania.
Chi scrive queste righe è convinto che, in confronto a Gruevski, il primo ministro albanese ha molte più colpe e perciò, anche molte più ragioni per fuggire. E forse verrà, auguratamente, un giorno che lo faccia. Ma se ancora non lo ha fatto è perché il sistema della giustizia, tutto il sistema, è ormai da circa un anno, totalmente controllato da lui. Perciò il primo ministro non può indagare e condannare se stesso. Soltanto la rivolta popolare può salvare l’Albania e gli albanesi da un despota peggio di Gruevski. Ma prima però, bisogna costituire una vera, consapevole, determinata e attiva opposizione. Non come quella attuale, semplicemente di facciata, incapace e che facilita le malefatte del primo ministro. Un’opposizione che fa ridere anche i polli.